Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Contro la tubercolosi. Saggio popolare

412783
Giulio Bizzozero 50 occorrenze
  • 1899
  • Fratelli Treves
  • Milano
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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È per l'appunto dall'osservazione quotidiana di codesti fatti che derivò la credenza comune, che la tisi sia malattia inguaribile, superiore a qualunque farmaco, a qualunque risorsa della medicina.

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A ciò si aggiunge un'alimentazione variata, sostanziosa e così abbondante, che a prima giunta non sembrerebbe tollerabile. Inoltre si eccita l'attività della pelle con frizioni secche con flanella, o con frizioni umide stimolanti, o con qualche bagno. Ai malati s'insegna a non tossire che quando è necessario per l'espettorazione, e si danno norme rigorose riguardo allo sputo, comminando a chi non le osservasse l'espulsione dallo stabilimento.

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Dettweiler, uno dei più ferventi apostoli della nuova idea, con somme largite dalla cittadinanza di Francoforte potè impiantare un piccolo sanatorio pei poveri, di 28 letti, vicino al suo sanatorio per gli agiati a Falkenstein nel Taunus; nel 1893 la munificenza di una baronessa di Rothschild permise l'apertura di un sanatorio di 80 letti a Ruppertshain; nell'ottobre 1892 la città di Berlino fondò a Malchow un sanatorio per uomini, cui fece seguire nel 1893 un altro a Blankenfeld per donne, e ancora nel giugno 1892 una Società di Brema ne aperse uno a Rehburg.

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S'intende che le baracche servono soltanto provvisoriamente; a mano a mano che si raccolgono quattrini, esse vengono sostituite da costruzioni in muratura. Per esempio, il sanatorio di Grabowsee, che alla sua fondazione contava 26 baracche, ora non ne ha più che tredici.

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Ciò posto, si comprende facilmente come entrambe queste istituzioni (che vivono per contributi annui pagati in parte dagli iscritti, in parte dai loro padroni e dal Governo) abbiano il più grande interesse a limitare la diffusione della tubercolosi, e quando un operaio ne viene colpito, a procurare:

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1) passano alle famiglie dei malati un sussidio che varia da 0,50 a 2 marchi al giorno a seconda del numero e dell'età dei figli;

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Gli altri Stati europei si dispongono a seguire l'esempio della Germania.

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In Francia si hanno due sanatorii per ragazzi, l'uno a Ormesson, l'altro a Villier; inoltre un sanatorio per adulti, dovuto alla beneficenza privata, venne compiuto a Lione, e un altro pel comune di Parigi è in costruzione a Angicourt, ma non potrà venir aperto che nel 1900.

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A tutti questi Enti importa che i lavoratori si conservino atti più a lungo che sia possibile a guadagnarsi la vita; essi devono pertanto trovare il loro tornaconto nell'aiutare i sanatorii, che in pochi mesi di cura restituiscono alla società, ancora idonei al lavoro per parecchi anni o per tutta la vita, molti individui che altrimenti finirebbero per morire troppo presto per sè stessi e per le loro famiglie, troppo tardi per quegli enti che devono sopportarne per parecchi anni, quanto dura la malattia, il peso della cura e del mantenimento.

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Sarebbe già molto se il Governo, valendosi di quell'autorità morale che esercita pur sempre in Italia, s'adoperasse a destare il movimento dove non nasce spontaneo, a stabilire le norme regolanti i rapporti fra i diversi Enti che si associano per dar vita ai benefici Istituti, e a sorvegliare che il denaro venga speso bene e il funzionamento dei sanatorii sia tale da dare il massimo frutto.

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Ecco, adunque, come gran parte d'ogni ospedale sia a servizio di malati cronici, i quali, mentre non ne traggono profitto per sè, essendo le condizioni in cui vi si trovano assai più atte a peggiorare il loro stato che a migliorarlo, danneggiano quei malati pei quali sarebbe indicata la cura nell'ospedale, impedendo la loro ammissione per la mancanza di letti disponibili.

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In un paese montuoso come la Svizzera, essi sono a grandi altezze: quello di Berna a Heiligenschwendi è a 1140 metri, quello di Basilea a Davos-Dorf a 1660 metri, quello di Leysin, per le donne, a 1450 metri sul livello del mare, mentre nelle grandi pianure della Germania settentrionale si hanno sanatorii a piccolissime altezze, come quelli di Berlino, e l'altro testè inaugurato a Geesthacht presso Amburgo.

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Si avverta, anzi, di munire di drenaggio il terreno che sta a monte dello stabilimento per togliere l'umidità che a questo sarebbe portata dall'acqua scorrente dal monte.

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Giova che i boschi circondino per buona parte lo stabilimento (che ha sempre libera, s'intende, la facciata rivolta a sud) e concorrano, così, coi monti circostanti a fornire una larga protezione contro i venti.

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Esternamente siano protette da persiane (preferibilmente a rotolo), che servano a governare l'entrata della luce, dell'aria e del calore. Le porte e gli stipiti siano di legno piano, senza ornamenti.

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A questa conclusione non è lecito sottrarsi quando si facciano le considerazioni seguenti:

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Questa quantità di sostanze nutrienti può essere rappresentata da una razione alimentare costituita come segue: carne cotta grammi 210 (corrispondente a gr. 336 di carne cruda senza ossa), burro gr. 57, pane bianco gr. 200, latte intero gr. 1000, oltre ad ortaggi, patate, salse, guarnizioni, ecc. che vengono fornite a volontà.

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22 andata a letto.

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19 cena (come a pranzo, più una zuppa);

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Non è neanche lontanamente possibile di congetturare a quanto possa salire la cifra di quelli, che a questo modo vengono sottratti alla tubercolosi; certo si tratta di diecine di migliaia.

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A questo dobbiamo tener fisso il pensiero, a questo dobbiamo cercare di porre riparo.

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Degli avvisi affissi nei locali pubblici devono ricordare a tutti questo obbligo.

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1.° La maggior violenza della malattia si spiega nelle grandi città; vale a dire nei focolai più attivi e preziosi dell'attività umana. Ad esempio, ecco la mortalità per tubercolosi in rapporto a 10 mila abitanti verificatasi nell'anno 1896 in alcune grandi città italiane, paragonata con quella dei Comuni minori del Regno.

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Vuole che, seguìta la morte del tisico, chi avrà assistito al medesimo, e a cui saranno state consegnate le robe inventariate, sia obbligato a denunziar la roba ne' rispettivi suddetti tribunali.

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Non durarono però a lungo (in Toscana, il Granduca Pietro Leopoldo le revocava nel 1783), non tanto perché, essendo troppo vessatorie, non potevano non suscitare lamentele e reazione, quanto perché le idee della maggioranza dei medici intorno alla natura della tubercolosi subirono una radicale trasformazione alla fine del secolo passato e al principio del nostro. Mentre dapprima predominavano le teorie contagioniste, a poco a poco presero il sopravvento le teorie contrarie.

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Interpretando meno che rettamente i risultati ottenuti nell'esame dei cadaveri, si volle vedere nel tubercolo null'altro che la conseguenza di una infiammazione, null'altro che il prodotto di un'irritazione, che ha esercitato la sua azione su di una parte predisposta, a cagione di debolezza congenita o acquisita, a sentirla in un modo speciale.

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A questa circostanza a noi favorevole se ne oppone un'altra a nostro danno. Il bacillo ha una grande tenacità di vita: venne trovato ancora vivo e virulento in sputi disseccati da parecchi mesi. Pertanto, considerato il numero grande di malati di tubercolosi che lo diffondono, si potrebbe credere che il bacillo fosse nel suolo, nell'aria, dappertutto nei luoghi abitati, e che quindi dappertutto si fosse in pericolo di essere colpiti dalla malattia. Fortunatamente l'esperienza ha dimostrato che questa supposizione è infondata.

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Non potendo i bacilli vegetare indefinitamente fuori del corpo animale, la loro presenza nel mondo esterno sarà limitata a quei punti in cui si trovano gli animali che li producono e li diffondono intorno a sè, e meno difficile quindi sarà il distruggerli.

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La polvere inquinata di bacilli era in particelle così fine, che tante cautele furono insufficienti a trattenerla, e il muco nasale dello sperimentatore, raccolto dopo l'esperimento e inoculato in cavie sane, trasmise loro la tubercolosi. Avviso a chi volesse ritentare la prova, e, a differenza di Cornet, non avesse sufficiente fiducia nella forza di resistenza del proprio organismo, o non fosse disposto a far sacrificio della vita a pro della scienza.

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Fra le diverse sputacchiere sono da preferire quelle di porcellana o di metallo smaltato, foggiate a scodella. Devono essere della profondità di sei centimetri almeno, avere il fondo un po' più largo della bocca, perché non si rovescino facilmente, ed essere abbastanza grandi per evitare che, non imberciando chi ne usa, lo sputo vada a cadere fuori della sputacchiera. A meglio togliere questo inconveniente molti usano tenere la sputacchiera a una certa altezza dal pavimento, affidandola ad un sostegno infisso nel muro.

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., il bacillo difterico, atto pure nello sputo disseccato a trasmettere ad altri la difterite. Come si potrà provvedere a ciò?

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A Sydney, in Australia, parimenti sono colpiti dalla multa di 25 lire tutti coloro che sono colti a sputare sul pavimento di uno stabilimento pubblico o anche in una via. E nessuno ci trova a ridire, e chi per malattia od altro non può fare a meno di sputare, va sempre munito della sua brava sputacchiera tascabile.

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Si è cercato, allora, di desumerne la frequenza dal numero degli animali trovati tubercolosi all'atto della macellazione, e per questa via si è accertato, che essa varia assai da paese a paese, e che, anzi, può variare di non poco nello stesso paese. Così, per esempio, limitandoci all'Italia, Alessi e Arata al macello di Roma avrebbero trovato che, sopra cento vacche di razza svizzero-lombarda, si conterebbero sei casi di tubercolosi, mentre sopra altrettante di razza romana brada non se ne conterebbe che uno; a Padova il Cappelletti calcola che nel sessennio 1890-95 la tubercolosi tra le vacche macellate si sia riscontrata nella proporzione del 3 per cento; più rara sarebbe a Firenze, a Pisa, a Napoli, a Torino; assai più frequente, invece, in Lombardia. A Civitavecchia, secondo il dott. Croce, si avrebbero differenze grandissime secondo l'epoca dell'anno che si considera: dal maggio all'agosto vi si macellano vacche selvaggie della campagna romana, che danno il 4 per cento di tubercolosi; nei mesi invernali si ammazzano vacche di scarto provenienti dalle latterie suburbane di Roma, che presentano l'enorme proporzione del 30 per cento di tubercolosi; negli altri mesi, infine, si fa uso di giovani vacche toscane, in cui la tubercolosi si riduce al 2 per cento.

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Da noi, per esempio, vennero trovati da Alessi e Arata a Roma, dal Fiorentini nella bassa Lombardia, dal Rondelli a Torino, dal Massone a Genova; non vennero, invece, trovati dal De Rossi in buon numero di campioni del latte di Pisa.

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Se ne trarrà vantaggio, oltre che per la tubercolosi, per altre malattie, che pure sono trasmissibili per mezzo del latte, come sarebbero la febbre tifoide, la scarlattina, e alcune forme di catarri acuti dell'intestino; senza contare, che la bollitura serve a conservare il latte a lungo, anche nella stagione estiva.

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Qualche cosa a questo riguardo si era fatto, anni fa, anche da noi, quando l'abolita Direzione di Sanità aveva istituito un Laboratorio per preparare la tubercolina e distribuirla a minimo prezzo; ma, pur troppo, anche questa savia istituzione andò travolta dal turbine distruggitore, che imperversò nel 1896 sotto l'ultimo ministero Rudinì.

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Finora abbiamo studiato in quali modi i bacilli tubercolari penetrino nel nostro corpo, e come si possa riuscire a sbarrar loro la via, ma non abbiamo ancora considerato un altro elemento di difesa, che riceviamo dalla natura, e possiamo rafforzare coll'arte, voglio dire la resistenza che il nostro corpo può opporre a bacilli che già vi sono penetrati, e tentano di spiegarvi, o hanno cominciato a spiegarvi la loro azione malefica.

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All'eredità si è data, fino a questi ultimi tempi, grande importanza, e non era senza uno stringimento di cuore che si guardavano i figli di genitori, e specialmente di madri tubercolose, considerandoli predestinati, salvo rare eccezioni, a morire della stessa malattia.

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A questi fatti isolati, che cadono sovente sott'occhio a medici e profani, si aggiungono, conferma indiscutibile, quelli osservati su larghissima scala nei brefotrofi ben diretti.

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Fatti consimili vennero osservati a Norimberga e a Pietroburgo.

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Ma anche chi è nato tutt'altro che debole, può diventar tale a cagione delle condizioni in cui scorre la sua vita. Tale debolezza acquisita noi la vediamo sopravvenire in coloro che vivono in cattive condizioni igieniche, abitano p. es. in camere o lavorano in opifici soverchiamente affollati, umidi, poveri di luce e d'aria, o con aria carica di polvere o di gas irritanti, si nutrono in modo insufficiente, faticano oltre la loro potenzialità fisiologica; oppure la vediamo tener dietro a parti troppo ripetuti, a un allattamento troppo protratto, a gravi e prolungati dolori morali, a soverchie fatiche intellettuali, e eccessi d'ogni genere; oppure, infine, la vediamo conseguenza di malattie svariate, che infiacchiscono profondamente l'organismo, quali le malattie croniche dello stomaco, il diabete, la tifoide, il morbillo, il vaiuolo.

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II dei danni della tubercolosi ho detto, come essi sieno maggiori nelle città che nelle campagne, e a prova ho citato le statistiche italiane; ma avrei potuto citare statistiche d'ogni paese, perché p. es. nel Belgio la mortalità per tubercolosi nelle campagne è di un terzo minore che nelle città, nella Baviera quella sta a questa come 28,1 sta a 41,3, nella Svizzera come 19 sta a 32 e così via.

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A Berlino, p. es., durante il 1888 nel quartiere poco popolato di Friedrichstadt si contarono, per ogni 100 mila abitanti, 190 morti per tubercolosi, mentre in quello popolatissimo di Louisenstadt i morti salirono a 460.

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Quanto alla durata, può oscillare fra limiti assai ampi, giacchè a lato di malati che riescono a difendere la propria vita per venti, trent'anni e più, ne abbiamo altri che la perdono nello spazio di poche settimane, come suol avvenire nella tubercolosi miliare acuta, e nelle forme galoppanti della tubercolosi polmonare.

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Faccio grazia al lettore delle considerazioni filosofiche che scaturiscono da queste cifre; la tirannia dello spazio mi costringe a limitarmi a quelle che sono in più stretto nesso col nostro argomento.

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Crescono fra gli stenti, e, giovanissimi ancora, se riescono a sopravvivere alle malattie dell'infanzia, sono spesso costretti a lavorare in condizioni tutt'altro che conformi a quelle richieste dall'igiene.

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A questo proposito si hanno delle statistiche desolanti; ne citerò qualcuna. Secondo Sommerfeld, a Berlino la mortalità per tisi degli operai che respirano aria senza polvere sta a quella degli operai respiranti aria polverosa, come 2,39 sta a 5,42. Nelle professioni polverose, poi, la mortalità varia secondo la natura della polvere, come appare dalle seguenti cifre:

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È lecito quindi trarne la conseguenza generale, che l'esame accurato degli elementi nocivi che agiscono nelle singole professioni può guidare a eliminarli o ad attenuarne l'azione, ed a rendere così la professione stessa meno insalubre.

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Nei precedenti capitoli abbiamo veduto in quali modi si possa impedire che i materiali tubercolari pervengano ad infettare le persone sane, e si riesca a mantenere elevata la forza di resistenza che l'organismo possiede per natura contro i bacilli. Il nostro studio, però, sarebbe incompleto se non ci occupassimo di un'istituzione, che è il portato di questi ultimi decennii, e può servire efficacemente non meno a curare che a prevenire la tubercolosi, voglio dire la istituzione dei sanatorii.

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De refectoires il n'y en a point et les distributions de pain et de bouillon se font au lit même du malade, souvent au milieu des préparatifs de thoracenthèse ou de ponction que nécessite la pleurésie ou l'ascite du voisin!

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