Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Sul clima di Vigevano. Risultati di osservazioni fatte in questa città per 38 anni (1827-1864) dal cavaliere Dott. Siro Serafini calcolati e dedotti da G. V. Schiaparelli

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Schiaparelli, Giovanni Virginio 27 occorrenze
  • 1868
  • Francesco Vallardi
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A partir da quest’epoca la serenità declina uniformemente con tale rapidità, che nell’ultima decade di novembre ha raggiunto il valore minimo 0,33. Mentre il periodo discendente non dura che circa quattro mesi, otto ne conta il periodo ascendente; ma questo secondo è ben lontano dall’avere nel suo corso la regolarità del primo. Dalla fine di novembre la serenità aumenta a 0,43 fino alla fine di dicembre: ricade durante il gennaio a 0,36, quindi risale rapidamente, ed al principio di marzo essa è 0,57. Durante i mesi di marzo, aprile e maggio essa è quasi stazionaria, oscillando incerta intorno al valor medio annuo 0,55. Nella seconda decade di maggio scende fino a 0,53: risale rapidamente durante il giugno, ed al cominciar di luglio riprende il valor massimo 0,77. Oltre a queste irregolarità principali, altre minori si manifestano nell’andamento della curva, le quali tuttavia in parte possono attribuirsi alle inevitabili incertezze provenienti da ciò, che un periodo di 38 anni non basta a compensare tutte le irregolarità accidentali.

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Forza del vento osservata a Vigevano in 38 anni(dal 1827 al 1864).

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Giorni di nebbia osservati a Vigevano durante 38 anni (1827-1864).

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Noi vedremo più basso, che a questa decade corrisponde il pronunciatissimo maximum delle pioggie di primavera. Per studiare con diligenza questo fenomeno noi abbiamo esaminato l’andamento della serenità nei mesi di aprile e di maggio, calcolandola non di decade in decade, ma di giorno in giorno. Per ciascun giorno di questi due mesi furono dunque raccolte le 38 osservazioni fatte nei 38 anni dei registri, e riunite insieme in modo da fame risultare la frazione di serenità corrispondente ad ogni giorno (tavola II, colonna Y). Le indicazioni diurne così riunite presentano delle gravi irregolarità, a diminuire le quali fu fatta la perequazione di 5 in 5 (colonna VI). Or qui si vede in tutta la sua evidenza il fenomeno: la serenità che era ancora 0,58 il 3 maggio, è scesa a 0,49 il giorno 13 ed è risalita a 0,65 il giorno 20.

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Per la frazione di serenità fu estesa a parte la tavola X, nella quale

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A cagione delle 11 interruzioni di questa tavola, il numero delle sequenze da 455 è ridotto a 429. Di queste 224 sono permanenze, 205 variazioni. La differenza non è tale che facilmente non si possa attribuire al caso. Difficilmente adunque si potrà, dallo stato che il cielo ha serbato durante un mese, argomentare rispetto a quello che terrà nel mese seguente.

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Per ricavare dalle nostre osservazioni tutto il frutto possibile in ordine a questa materia, ho riunito insieme i risultati delle due enneadecateridi nella tavola XIII, la cui forma è affatto identica a quella delle

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A questo effetto per maggiore facilità di calcolo, invece di considerare l’anomalia vera della luna corrispondente a ciascun giorno d’osservazione, furono introdotti gli intervalli di tempo trascorsi a partire dall’ultimo passaggio della luna al suo apogeo. Vale a dire, che fu considerato come primo giorno della rivoluzione anomalistica quello, in cui secondo le Effemeridi astronomiche succede tale passaggio: come secondo giorno il seguente, ecc… e così di seguito fino al giorno del passaggio apogeo consecutivo. In tal maniera ad ogni giorno d’osservazione fu assegnato un numero analogo a quello dei giorni della rivoluzione sinodica impiegato nella ricerca relativa alle fasi.

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Nel prendere a considerare il difficile argomento della variabilità del tempo, comincierò a premettere, per fuggire equivoci, che per variazioni del tempo s’intendono qui le sole variazioni della serenità del cielo, indipendentemente da altri elementi meteorici, che non sono senza influsso sul giudizio ordinario degli uomini intorno ai cambiamenti di tempo, p. e. la temperatura, la pioggia, e la direzione del vento.

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specie ascende a 7540. In un anno di 365 sequenze si avranno dunque in media 189 permanenze, 153 variazioni semplici e 23 variazioni doppie equivalenti a 46 semplici.

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In qualunque stagione dell’anno il tempo oppone maggior resistenza a scostarsi dal suo stato normale, che a ritornarvi. Conseguenza importante, che merita di essere verificata con altre osservazioni.

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Poiché le variazioni doppie sono indizio di un passaggio subitaneo del tempo da un estremo all’altro, e le variazioni semplici danno invece segno di mutazioni graduali; sarà agevole conoscere a qual fatto si riferisca la legge dei numeri qui esaminati. In quel periodo, in cui le variazioni doppie negative prevalgono sulle positive, diremo che il tempo passa con più rapidità dal bello al brutto, che dal brutto al bello: in una parola, che il tempo si guasta più rapidamente e si ricompone più lentamente. Tal periodo dura dal settembre, per tutto l’inverno, fino all’aprile. Invece, nei mesi estivi, dal maggio all’agosto, il tempo andrà al bello con più prontezza che al brutto, ed avrà maggior difficoltà a guastarsi che a ricomporsi.

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Per quanto è possibile giudicare dalla scarsità di questi numeri e dal loro andamento saltuario, proveniente dalla non bastevole copia delle osservazioni, si vede che le serie qui addotte hanno un sufficiente parallelismo, e che il numero delle escursioni immediate sta a quello delle mediate in un rapporto press’a poco costante e non molto diverso da 5:7.

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ed a cagione λ + μ + ν = 1,

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Ciò dimostra colla massima evidenza, che le cause, dalle quali è derivato lo stato del cielo per un giorno, tendono a modificare lo stato del giorno seguente nel medesimo senso. O in altri termini: il tempo è dotato di una certa inerzia, ossia tendenza a rimanere nel suo stato attuale. Tale inerzia è massima nell’ultima e nella prima decade dell’anno, per cui la variabilità osservata non è che 0,60 della variabilità eventuale: minima, ma tuttavia ancora notevole nella decade XXI (ultima di luglio), in cui la variabilità osservata arriva a 0,82 della eventuale.

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Ora questa legge di persistenza, per cui lo stato del cielo tende a continuarsi da un giorno al giorno seguente, si estenderà essa fino al posdomani, e nei giorni ulteriori? Qual è il limite oltre a cui tale tendenza cessa di esser sensibile? Tali importanti questioni si potranno sciogliere facilmente esaminando non più le variazioni tra un giorno ed

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Dividendo questo numero per il doppio numero delle sequenze o dei paragoni, si ottenne la variabilità relativa da un giorno a quello che vien due giorni dopo. Avendo noi sopra designate con U1 la variabilità relativa da un giorno al suo seguente, con U2 fu indicata quest'altra variabilità che corrisponde a due giorni d’intervallo. I numeri U2 sono dati nella colonna quarta, e valgono prossimamente per la decade media di ciascun mese. Accanto ad essi fu iscritta la variabilità eventuale V corrispondente a questa decade media. È chiaro

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Per ridurre i risultati a forma regolare, le annotazioni esposte nei registri in modo istorico, furono, con acconce abbreviazioni, ridotte in quadri propri a mostrare a colpo d’occhio l’andamento dei fenomeni di giorno in giorno. Nel formare i risultati medii fu scelta d’ordinario la divisione dell’anno in decadi, siccome quella che è più propria a mostrare con precisione l’andamento annuo dei fenomeni: ogni decade essendo stata osservata 38 volte, il suo risultato medio si appoggia sopra osservazioni di circa 880 giorni. La prima decade d’ogni mese comprende i dieci primi giorni 1—10: la seconda altri dieci, 11—20: la terza abbraccia quella parte del mese che rimane dal giorno 21.° fino alla fine, e può comprendere, a seconda dei casi, 8, 9, 10 ed 11 giorni. Ogni decade fu designata col numero d’ordine ch’essa tiene nell’anno, da I a XXXVI: ed in questo modo essa si trova indicata nelle Tavole numeriche annesse a questa memoria.

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Considerando le classi II, III, IV, che sole hanno un valore reale nelle loro indicazioni, si vede, che i quattro mesi di marzo, aprile, maggio e giugno sono i più ventosi dell’anno, e tutti in egual grado a un dipresso. Luglio ed agosto sono mesi di transizione: tutti gli altri sono mesi di calma, e press’a poco il loro stato è uniforme dal settembre al febbrajo.

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Estate secca, di cui i danni cominciarono a sentirsi verso la metà di giugno, e durarono fin entro il settembre.

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Dicembre fu senza neve; il 17 gennaio la terra ne era coperta a mezzo metro; il 22 a 0m,70 di altezza. Presto tuttavia scomparve, ma l’inverno fu lungo e sempre rigido.

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Grandine a mezzanotte.

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Termometro a + 4° la mattina.

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Vento fortissimo simile a turbine.

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Termometro a 2°. Poi nuvoli e di bel nuovo grandine; indi sereno.

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(1.a enneadecateride, 1827-1845).

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(2.a enneadecateride, 1846-1864).

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Topografia e clima di Milano

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Schiaparelli, Giovanni Virginio 23 occorrenze
  • 1881
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Temperature estreme osservate nei singoli anni a Milano dal 1838 al 1880.

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La temperatura pare dunque nella stazione di via Vigentina notevolmente più calda nell'estate e più fredda nell'inverno, che a Brera. Oltre alla diversità del luogo concorre probabilmente a questo anche la diversa altezza sul livello del suolo. La media annuale però differisce poco nei due luoghi, risultando di soli 0°,30 più elevata nella stazione di via Vigentina.

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Però l'umidità è come la temperatura, soggetta a grandi variazioni irregolari. Eccettuati i mesi di giugno e di luglio, in tutto l'anno si può arrivare al punto di saturazione, in cui il vapore atmosferico si depone dappertutto, e penetra i corpi organizzati, portando danni d'ogni maniera. Questo accade nei mesi da novembre a febbrajo più spesso che in ogni altra epoca dell'anno. Quando un alto grado di umidità si combina con una calda temperatura, a Milano si possono esperimentare gli effetti del clima di Batavia o di Calcutta. Succede allora che ad un metro cubo d'aria possono essere mescolati fin a 20 in 24 grammi d'acqua. Il giorno 11 giugno 1877 a 3 ore pomeridiane, essendo la temperatura di 34°,7, si trovò che l'aria conteneva 28gr di vapore ogni metro cubo, quantità relativamente enorme, e che a Batavia in dieci anni d'osservazioni (1866-75) è stata sorpassata solo due volte. Interessante è il confronto delle massime quantità di vapore osservate a Milano e a BataviaBergsma, Observations made at the magnetical and meteorological Observatory at Batavia. Vol. III, pag. 1.2. .

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Nei mesi di marzo e di aprile i venti cospirano a render più rapido il decremento dell'umidità relativa; ma sopraggiungendo le pioggie di primavera, in maggio questo decremento si arresta; onde l'umidità del maggio è quasi esattamente uguale a quella dell'aprile. Cessate le pioggie primaverili, l'umidità relativa seguita a diminuire col crescere della temperatura sino alla fine di luglio, dove la media della giornata si riduce a 62° che è il minimum normale dell'anno; poi decrescendo la temperatura, ricomincia a crescere, ajutata anche in ottobre ed in novembre dalle pioggie autunnali. Nell'inverno finalmente l'umidità relativa raggiunge il suo maximum negli ultimi di dicembre; questo maximum supera alquanto 88.°

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Quando a Milano succede il mezzodì medio si hanno le seguenti ore di tempo medio nei luoghi della terra qui sotto indicati:

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La ripartizione dei giorni di pioggia segue un andamento consimile a quello della quantità millimetrica. Vi sono in un anno medio a Milano 100 giorni piovosi, distribuiti secondo i mesi come segue:

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Interessante sarà qui pure il confronto delle pioggie di Milano con quelle delle montagne che stanno al Nord a piccola distanza.

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Negli otto anni 1858-65 si ebbero le seguenti misure a Milano ed a TremezzoDürer, memoria citata..

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Si può dunque calcolare che per due millimetri di pioggia a Milano, ve ne sono quasi tre sul Lario. La differenza nell'inverno è poco sensibile, e quasi tutta si produce nei mesi estivi e autunnali dal maggio all'ottobre e specialmente in luglio, agosto e settembre, durante i quali la quantità d'acqua è più che doppia sul Lario di quella che cade a Milano: in agosto è quasi tripla. Una grande differenza si riscontra altresì nel numero dei giorni piovosi, il quale durante l'ottennio 1858-65 fu in media di 125 all'anno, mentre nell'uguale intervallo a Milano fu di 104.

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Sul totale dell'anno la proporzione di serenità è la stessa nelle tre stazioni; ma la ripartizione secondo i mesi, identica a Milano e a Vigevano (come era da aspettarsi), è notevolmente diversa a Tremezzo. In tutte e tre le stazioni si ha un maximum estivo di serenità corrispondente ai mesi di luglio e di agosto, ma a Tremezzo i mesi di dicembre e di gennajo danno un secondo

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Comunque sia, ecco i numeri esprimenti quanto per cento di tempo sereno è stato constatato nei varî mesi dell'anno a Milano (1858-1865), a Vigevano (1827-1864) ed a Tremezzo (1858-1865) dagli osservatori già più volte citati.

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maximum, che manca affatto nella pianura, dove in sua vece i mesi di novembre a febbrajo offrono un minimum molto prolungato.

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Nel corso dell'anno a Milano la serenità oscilla dal 30 al 77 per cento, a Tremezzo gli estremi sono più ravvicinati, e l'oscillazione va solo dal 41 al 68 per cento.

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A Milano all'altezza del luogo dove soglionsi fare le osservazioni (147 metri sul livello medio dell'Adriatico) la pressione

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. — Esatte ricerche sull'andamento dei venti a Milano non si son potuto fare se non dopo che furono a Brera stabiliti gli strumenti registratori della direzione e della velocità. Con questi si hanno cotidianamente 24 indicazioni ripartite ugualmente sul giorno e sulla notte, e sono eliminati gli errori di stima, troppo frequenti e troppo varî nei diversi osservatori.

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A questo si deve il copioso contingente

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Una tale contro-corrente si presenta per lo più a noi sotto forma di vento di Nord-Est, umido e piovoso. Così si rende ragione della grande frequenza di questi venti, e del fatto, altrimenti inesplicabile, della gran quantità di pioggia che a noi apportano. Se infatti quei venti venissero a noi dalla pianura dell'Ungheria o dalla Germania, sarebbero affatto asciutti. Ogni dubbio a questo riguardo poi scompare, quando si riflette che i venti di Nord-Est sono i più piovosi non solamente a Milano, ma anche a Venezia, ad Udine ed a Pola. Accade dunque in piccola scala ed a irregolari intervalli quello stesso fatto, che in colossali proporzioni e in modo quasi continuo si verifica a Sierra Leone, nelle montagne di Assam, in Norvegia e a Sitka

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Il periodo annuo degli elementi magnetici è a Milano ancora inesplorato: si richiedono a ciò ben altri apparati di quelli che

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sia possibile installare nell'Osservatorio di Brera, collocato in alto in mezzo a grandi masse stabili e mobili di ferro. Con qualche cura invece si è potuto constatare l'andamento delle variazioni diurneQuanto segue sulle variazioni diurne del magnetismo terrestre a Milano è tratto da calcoli parte editi e parte inediti del Dottor Rajna, assistente dell'Osservatorio di Milano. Vedi Rendiconto dell'Istituto Lombardo; tomo XII, p. 599..

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L'intensità totale, cioè la quantità della forza che costringe il magnete a prendere la sua direzione naturale, varia assai poco durante le 24 ore. Però intorno a mezzodì, per alcune ore subisce una sensibile diminuzione, la quale importa in inverno circa quattro diecimillesimi del suo valore, in estate circa il doppio di questa quantità.

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escludendolo, la media si riduce a 1098mm, che è inferiore a parecchie altre del periodo. Tutte queste diversità da un anno all'altro si annullerebbero, quando si potesse disporre di osservazioni esatte di più lunga durata; una prova ne abbiamo nella colonna della temperatura, che è molto più uniforme delle altre a cagione appunto della più lunga serie di osservazioni che per essa si è potuto adottare. Dato dunque che esista una connessione dei fenomeni meteorologici col periodo undecennale delle macchie solari, questa connessione è così poco sensibile e tanto occulta, che alcuna traccia palese non se ne può ricavare dalle medie di un secolo intiero di osservazioni: ciò equivale a dire che tale connessione non può essere presa per base di alcuna regola di previsione, e malgrado la sua altissima importanza teoretica, non può essere di alcuna utilità pratica. Vano è pertanto il cercare di leggere nelle fluttuazioni del corpo solare o nelle oscillazioni del magnete la tanto desiderata previsione del tempo. La previsione del tempo! è quanto dire la pietra filosofale dei nostri giorni. Questa previsione o è empirica, e limitata a brevissima scadenza, ed allora non ci conduce molto al di là di quanto insegna ai nostri campagnuoli la lunga esperienza del clima locale; o si vuole estendere al di là del domani, e fondare sopra una cognizione completa del meccanismo atmosferico, e allora pur troppo si deve confessare che questa scienza non esiste ed è tuttavia nascosta nelle nebbie dell'avvenire. Sarà dunque opportuno che si cessi una volta dal promettere alle popolazioni a nome della scienza ciò che oggi la scienza non può dare.

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Così 18°, 20 R equivalgono a centigradi

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Le variazioni di temperatura, durante il periodo delle 24 ore, seguono a Milano le stesse leggi che negli altri luoghi della zona temperata. La variazione dal giorno alla notte è maggiore a ciel sereno che a cielo coperto, ed anche in generale più grande nell'estate che nell'inverno. Il massimo di temperatura succede di regola due o tre ore dopo mezzodì, il minimo al levar del sole o poco prima. Ecco su tale argomento indicazioni più precise riferentisi ai singoli mesi dell'anno. I tempi notati del massimo o del minimo sono tempi medi di Milano; per avere i tempi di Roma bisogna aggiungere 13 minuti.

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