“I nomi la confondono eppure la ua attenzione si è moltiplicata, lo sguardo si è fatto prensile, cpace di rischiare il pensiero: vai verso la morte
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È già il secondo piccione, chissà, sarà stata una moto, è il secondo nei vicoli, sotto la segatura coperto per metà, e all'uscita da scuola nemmeno
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Anziane e vedove, tornano a vivere insieme nella casa in cui trascorsero una giovinezza allegra e accordata.
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vetri e le foglie scrosciano a terra. Il caffè brucia nel vano della cucina in lontananza. E il pericolo è buio, buio e polvere misti a desiderio.)
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E quando resto impigliato nei loro nastri d'asfalto, allora cerco l 'acqua, la guardo e rabbrividisco. Fa freddo.
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Lungo la strada, cataste di legna sotto la neve. Di la dal villaggio, salendo, boschi con acque e sentieri, con dirupi e radure. In alto, pinnacoli
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La furia improvvisa delle campane nel sabato lontano di resurrezione e il sole ancora dolce nella strada, le strisce d'ombra sui marciapiedi e le
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A questo punto si sveglia, si calma. Ora sa che il fidanzato, poi suo marito, è morto da dieci anni. E ricorda quando si risvegliava angosciata da
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L'ospite la contraddice. Ha letto di recente, su giornali sicuri, che un gruppo di psicologi ha seguito e studiato almeno cento fenomeni di
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È successo che avevamo rinunciato a sognare, e a riconoscere il profilo e il colore delle cose. Attraverso di noi cresceva la stagione peggiore. Un
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Adesso, quando non sappiamo cosa fare possiamo andare sulla terrazza e chiedere al vento se è vero che siamo felici. Ma tutto questo movimento di
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che la luce se ne vada, arriva il vento, prima da te, entrando dalla camera, e poi da me nell'altra stanza. Allora ci mettiamo in piedi con le
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Si pensa sempre a sé come invariabili, ma non avrei che sarei durato, come carne che cammina, come pensieri sentlrnentr e vite altrui che ti si
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È per questo che ho scritto una poesia che ha bisogno di un gesto e di un pensiero.
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Sulla via della Clusaz, oltrepassato l'ultimo lampione del paese, la stessa luna che alle nostre spalle illumina il monte e il torrente e le case
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L'uomo ha una gamba di legno, ma ha la voce gentile. La bambina spinge la porta e quello subito chiude e manda il chiavistello. La precede nel buio
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Mi volto, in silenzio, e torniamo indietro, senza più il piglio di chi sfida anche un implacabile acquivento. Di buon grado, muto, vado verso
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Poi che la nube si fermò nei cieli Lontano sulla tacita infinita Marina chiusa nei lontani veli, E ritornava l'anima partita Che tutto a lei
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Il mio cuore è una rossa macchia di sangue dove io bagno senza possa la penna, a dolci prove eternamente mossa. E la penna si muove e la carta
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Passata la Madonna dell' Orto e seguiti per pochi passi i portici del centro svoltai poi su per la rampa che conduce all' ospedale e giunsi in breve
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è giunta l'ora del distacco, è giunta; io vi lascio sedili riscaldati aule sapienti portici affollati ora e per sempre! Ansie e battaglie e faticose
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Giaccio fra l'erbe sulla schiena del monte, e beve il sole il mio corpo che il vento m'accarezza e sfiorano il mio capo i fiori e l'erbe ch'agita il
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Vita, morte, la vita nella morte; morte, vita, la morte nella vita. Noi col filo col filo della vita nostra sorte filammo a questa morte. E più forte
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Non sorridente sotto il sole estivo, la faccia luminosa e gli occhi chiari nel doppio raggio del sole e del mare - non melodiosa in tutta la persona
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I mattini passano chiari e deserti. Così i tuoi occhi s'aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento, era un gorgo d'immobile luce. Taceva. Tu
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Hai viso di pietra scolpita, sangue di terra dura, sei venuta dal mare. Tutto accogli e scruti e respingi da te come il mare. Nel cuore hai silenzio
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Io ho cercato nel mio letto, nelle notti, colui che l'anima mia ama: io l'ho cercato e non l'ho trovato - Ora mi leverò e andrò attorno per la città
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Costei, la bionda dagli occhi procaci, costei, la bella che ha fralezze di fior, raggi di stella, io la vorrei compagna e schiava dei dolori miei
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L'hai tu veduto, pensierosa luna, l'hai tu veduto il suo bacio all'amica?... Sorgevi appunto allor, per l'aura bruna, in un manto di fosforo e di
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Come è bella la sera in mezzo ai monti! Te ne ricordi?... ti ricordi quando si vagheggiava i rapidi tramonti, e tornavamo a braccio, e sussurrando
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Pallida, mesta, e collo sguardo chino a che pensi, seguendo, o giovinetta, il mio cammino? Forse sospiri che lungi è la vetta, che seguirmi in eterno
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belli, io credo che se mai lassù piangete, gli è quando nei tessuti e nei gioielli Eva scorgete. Pensate il mio dolore: eran profili fatti per suscitare
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Stanco son io di splendidi cieli e fronzute piante; mi annoia lo spettacolo di una beltà costante; venga il dicembre, ed operi un cambiamento a vista
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Sciagura a te, sciagura a te, vegliardo che non amasti mai, e a me t'affacci, aruspice infingardo, gridando : - Guai! - Quando rugge la pugna, e si
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La notte piombava dai campi celesti, e gli uomini onesti - russavano già. Il cielo era un buio germoglio di stelle; s'empìa di fiammelle - la negra
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Suonano a esequie, un feretro s'avvia, un prete è in allegria. O mio canestro di olezzanti fiori, tavolozza di forme e di colori, o stelle che dal
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CANZONE DI UN MISANTROPO E beata è colei che non si sarà scandolezzata di me. Evangel. S. Matteo, c. XI., v. 6. Come un raggio di sol su un vecchio
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Datemi un nappo, datemi dei versi; le imposte aprite, entrino i venti e il sole: quanti fantasmi nel cervel dispersi! Che musica di forme, e di
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- No, mia diletta, non ho più quattrini, per mutarteli in nastri e in cappellini: siamo a Natale, e le mie due sorelle aspettano un mio dono a farsi
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- A messa mi volete alle sett'ore? No, guardate lassù che amena vetta! Domani io sarò là sul primo albore, a cogliere per voi timo e violetta. E se
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Coppie eleganti della vaga festa, c'è alla porta una folla di signori di vario sesso, di diversa vesta, amici che vi aspettano di fuori. Son tanti i
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Vengono al mar quando la luna accende per gli spazi tranquilli il mesto vel; vengono al mar quando la nebbia stende le bianche braccia e lo congiunge
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Coll'ultima cadenza l'aurora in ciel spuntò, coll'ultima cadenza la bella si svegliò! Al davanzal la povera fanciulla accorsa è già, ed occhieggiando
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Tibi solae adre, narrartela vorrei la storia, ma è fumo, è nebbia nella memoria. Storia di grandini e di vendemmie, storia di lagrime e di bestemmie
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O primavera, gioventù dell'anno, gioventù, primavera della vita. Creso pagò con lucciole ed Elena ha sorriso: la terra e il paradiso favellano d'amor
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questo improbo viaggio che si chiama la vita, una sorella e una madre miraggio dei miei pensieri facesti, o mia Musa. soccorrimi! un bel canto
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quasi spenta è la face! * * Non oso palesarti, o fanciullo, perché mi attardai tanto. Dimmi, andando a dormire, la nostra madre ha pianto? * No, ma
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Gennaio! È il mese in cui la Dea Speranza, la Dea che accanto a me più non ritrovo, fanciulle mie, bussa alla vostra stanza, vestita a nuovo. - Certo
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o di un bisavolo; zoppicava, aleggiava, certo in cerca di un buco, sul foglio sparso di versi neonati. Rideano i giorni in cui sbuccia il sambuco, e
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Talpa, il Bòtolo e il Ramarro da molte albe tacevano nell'edere e nel loto. Il giardino pareva attonito ed immoto, e dal loto e dall'edere correano
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