Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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corrispondeva a  un  nome spesso deriso. Scardanelli scardinava il passato.
rammento. Io la vidi aperta sul mare, come  un  occhio a guardare, coronata di nidi. Ma non so né dove, né
né dove, né quando, mi apparve; tenebrosa come il cuore di  un  usuraio, canora come l'anima di un fanciullo. Era la
come il cuore di un usuraio, canora come l'anima di  un  fanciullo. Era la finestra di una torre in mezzo al mare,
lontani da piccole folli signore incipriate, le confortava  un  poco. Qualche gufo co' i tristi occhi, dall'alto nido
nella torre, come nel mio cuore. Sotto la polvere ancora,  un  odore appassito, indefinito, esalavano le cose, come se le
cose. Lacrimava dolcemente quietamente per ore e ore, come  un  piccolo fanciullo malato. Dopo, per la finestra veniva il
infrante, naufragate lontano. Una sera per la malinconia di  un  cielo che invano chiamava da ore e ore le stelle, volarono
le ultime rondini e a poco a poco nel mare caddero i nidi:  un  giorno non vi fu più nulla intorno alla finestra. Allora
Allora qualche cosa tremò si spezzò nella torre e, quasi in  un  inginocchiarsi lento di rassegnazione davanti al grigio
nudo, atterrito. Le smorfie dell'agonia, stupore, orrore.  Un  clown al suo ultimo spettacolo, un teatro per il niente. La
stupore, orrore. Un clown al suo ultimo spettacolo,  un  teatro per il niente. La fatica del passaggio. Verso che?
santa Musa, il mio immacolato amor! l'ultimo... eterno, se  un  inganno non è l'occhio di Dio che nelle tombe io scerno.
la bella allegria dei fanciulli il nostro invito: fu certo  un  cenno della mia sorella che di me ti ha invaghito, o un
un cenno della mia sorella che di me ti ha invaghito, o  un  sospir di mia madre! - Ero un intruso di cui dicean " morrà
che di me ti ha invaghito, o un sospir di mia madre! - Ero  un  intruso di cui dicean " morrà presto ", ero un bimbo
madre! - Ero un intruso di cui dicean " morrà presto ", ero  un  bimbo pallido e biondo e tutto in sé racchiuso, quasi
dolci occhi dell'ava e della mia sorella... E fui poeta. -  Un  povero poeta di te indegno, o divina; un sognatore cui
E fui poeta. - Un povero poeta di te indegno, o divina;  un  sognatore cui mancâr l'ali alla celeste meta, ma non mancò
prati, e canta a vespro la fulva cicala. Traversa il cielo  un  vento accidioso, della sua meta incerto e senza lena; al
appena. Giù nel fosco lontan di quando in quando guizza  un  baleno debole e perplesso; d'amor regna sull'orbe un senso
guizza un baleno debole e perplesso; d'amor regna sull'orbe  un  senso blando, e un vago accenno di pietà con esso.
e perplesso; d'amor regna sull'orbe un senso blando, e  un  vago accenno di pietà con esso. Raccogliti, cor mio, l'ora
dell'universa luce alle parvenze del mister lo impalma, e a  un  altar malinconico lo adduce. Raccogliti, cor mio, povero
core! Raccogliti, e preghiam; la prece è bella qui dove  un  vale, un sì el creatore giunge col raggio di ciascuna
Raccogliti, e preghiam; la prece è bella qui dove un vale,  un  sì el creatore giunge col raggio di ciascuna stella.
in cielo e nei fiori in giardino; dammi la calma e dammi  un  po' d'amore e permetti che viva il mio bambino! Agosto 1874
osterie che i pittor ricoverate? Delle vostre cucine è nume  un  niente frammisto di cipolle e di patate! Sognate vino e
di cipolle e di patate! Sognate vino e ostiera seducente?  Un  vecchio marinar vi ritrovate, che vi schiude una stanza
amabile pilota narra gli eventi della sua barchetta e  un  letticciuol le stanche membra aspetta ... l'itinerario del
la pollastra bianca e ha la faccia livida. Passano giorni.  Un  mattino Anna ode un pianto convulso. Pensa alla moglie del
e ha la faccia livida. Passano giorni. Un mattino Anna ode  un  pianto convulso. Pensa alla moglie del vicino, che tradisce
ancora piangendo: «Aspetta! ti faccio vedere che ho fatto».  Un  attimo e torna, getta in strada un involto, la madre getta
vedere che ho fatto». Un attimo e torna, getta in strada  un  involto, la madre getta un grido, ammutisce tre giorni.
attimo e torna, getta in strada un involto, la madre getta  un  grido, ammutisce tre giorni. Anna salta dal letto, vede la
le riesce di interpretare  un  suo sogno recente e questo la inquieta.
la malinconia, par, della via fra i suoni incerti e uguali,  un  la stonato in una sinfonia: è quello il tempo di trovar
ha il core intirizzito; e nella pace del deserto tetto di  un  angelo che seco a un muto invito s'assida al focolar, dolce
e nella pace del deserto tetto di un angelo che seco a  un  muto invito s'assida al focolar, dolce è l'aspetto!
conosciuto Jung di persona. Sta traducendo dall'inglese  un  libro assai difficile sull'anima.
sono solo e percorro  un  sentiero erboso: alla mia sinistra scorre l'acqua, sulla
dopocena, precoce per le abitudini italiane, ma di luce già  un  po' incerta, cosi a nord, quasi all'altezza della Norvegia.
Norvegia. D'improvviso, in simultanea, accadono due cose:  un  cane border collie si avventa, a difesa del suo pezzo di
 un  mortale anelava il fuggente globo di Venere; e le montagne
sbadiglia il chierico; e la matrona si dibatte, appesa a  un  sogno isterico. Dalle cantine stridevano i galli col canto
il pispiglio dei passeri sorgeva fuor dalle foglie. Ed era  un  altro dì fra i dì già sorti e scesi al tumulo; un altro
Ed era un altro dì fra i dì già sorti e scesi al tumulo;  un  altro giorno che dei giorni morti correva al cumulo.
Nera, uno di quei rivoli da niente che poi esplodono in  un  fiordo interminabile, ali di farfalla capaci di provocare a
di farfalla capaci di provocare a migliaia di chilometri  un  tornado.
angioli d'Iddio! Sul cranio mio, tomba ove giace estinto  un  giovinetto, tu fai l'effetto di un bell'inno pensato in
tomba ove giace estinto un giovinetto, tu fai l'effetto di  un  bell'inno pensato in paradiso; e il tuo sorriso è l'aura
di una beltà costante; venga il dicembre, ed operi  un  cambiamento a vista: un grazie al macchinista dal petto
venga il dicembre, ed operi un cambiamento a vista:  un  grazie al macchinista dal petto esalerò. Venga il gennaio,
a colorir lo stile del pallido pittor. E accosciata in  un  angolo al muro crepitante, sospirosa e pettegola come una
e la speranza, la fede tornerà. Venga il febbraio: ho  un  piccolo vaso di sempre-vivi che i vezzi non invidiano dei
che i vezzi non invidiano dei fiorellini estivi; ho  un  uccellino in gabbia, un canerin gentile... febbraio, marzo,
invidiano dei fiorellini estivi; ho un uccellino in gabbia,  un  canerin gentile... febbraio, marzo, aprile... ecco l'estate
all'amor si beve, il mandorlo è una neve, la stalattite è  un  fior!
l'artiglio! - Ritornerai guarito all'aer gioioso! - Avremo  un  figlio! Fanciulle mie, dalle cantine ai tetti al nascere
mie, dalle cantine ai tetti al nascere d'ogni anno è  un  coro uguale; cantan l'atre galèe, cantano i letti
il mondo intier canta alla Dea loquace! E, prima ancor che  un  altro mese scocchi, il mondo intiero si ricrede, e tace col
assai più che nel riso; quell'esser triste e sol mi sembra  un  poco di paradiso. I miei morti mi narrano segreti di radici
e te sogno, gentil mia creatura, ti sogno addormentata in  un  giardino, più soave, più candida, più pura di un gelsomino!
in un giardino, più soave, più candida, più pura di  un  gelsomino! E le farfalle colle aluccie d'oro dicon
desti mormoran fra loro: "Che bella cosa, che dolce vista  un  angioletto blando!...". Tu schiudi gli occhi alle dolci
gli occhi alle dolci parole, e quello sguardo tuo somiglia  un  brando snudato al sole! Mi desto anch'io. Penso ai monti
se fo com'un che viaggia senza scorta e a piedi scalzi. Fra  un  sì ed un no tutto quaggiù tentenna: la nube, il vento, il
che viaggia senza scorta e a piedi scalzi. Fra un sì ed  un  no tutto quaggiù tentenna: la nube, il vento, il cuor
la nube, il vento, il cuor dell'uomo e il mare... Io mi son  un  che quando va la penna la lascio andare... Amate i fior? di
eterne solitudini ride il sole come  un  pazzo, e le fervide risate son di raggi immense ondate; per
mio cranio, orsù, ti sdraia; tavolozza, si sbadiglia? come  un  feretro sei gaia!... in un dente che somiglia a una torre
tavolozza, si sbadiglia? come un feretro sei gaia!... in  un  dente che somiglia a una torre rovinata, ho una danza
E le madri rampognarono i ragazzi scapestrati!... Ma a  un  bel fuoco i piccioletti piedi e gli abiti asciugati, in
confetti ci ponemmo a desinare; era il giorno del compare,  un  bel giorno in verità! Dio! d'argento son le nuvole... Io
putrido d'amor!- Nelle eterne solitudini ride il sole come  un  pazzo, e le fervide risate son di raggi immense ondate: per
fino a tardi: Gran Premio, diecimila persone, verso la fine  un  'oppressione da svenire e prima - appena entrato - il mio
vorticoso e lontano, la piadina alla salsiccia che mangio è  un  grumo informe, nella mia mano.
di Pio nono, che dei tiranni al trono malediceva allor. Ma  un  dì la madre dissemi, tutta piangente e smorta: - Questa
italiche tutte ammonir la prole, perché di Roma il sole  un  lampo, un lampo fu! Quei bimbi che inneggiavano or più non
tutte ammonir la prole, perché di Roma il sole un lampo,  un  lampo fu! Quei bimbi che inneggiavano or più non siam,
tempo stesso che questa fosse più simile a una poesia che a  un  monologo.
notte, al fiorir delle tue stelle, trasaliscono i monti, in  un  respiro che rassomiglia al mio, nel dolce suono del tempo
pura è appena segnata di nubi leggere. L'aria è rosa.  Un  antico crepuscolo ha tinto la piazza e le sue mura. E dura
acqua ed acqua senza fretta, nella vetta con il busto di  un  savio imperatore: acqua acqua, acqua getta senza fretta,
acqua getta senza fretta, con in vetta il busto cieco di  un  savio imperatore romano. Un vertice colorito dall'altra
con in vetta il busto cieco di un savio imperatore romano.  Un  vertice colorito dall'altra parte della piazza mette
una torre quadrata mette quadretta svariate di smalto,  un  riso acuto nel cielo, oltre il tortueggiare, sopra dei
7 luglio, mercoledi, torno in  un  caldo che ossessiona dal lavoro, per pranzare con te.
nomi, mi ha ricordato di colpo il grande vetro - quasi  un  quadro - che conserva le ossa degli 800 martiri in una
conoscere noia, il comandante turco (che ora dà il nome a  un  ristorante alla moda) fece uccidere le ottocento persone
avevano rifiutato di convertirsi all'Islam. Stipate dietro  un  vetro che ha molte parti già offuscate, le tibie sono molto
del salotto e guardo in alto, a volte c'è una mosca a volte  un  moscerino che volando descrive traiettorie stranamente
geometriche, di colpo e di continuo svoltando con  un  angolo di solito acuto, e quello che è più strano è che
inutilmente i pallidi giacinti interrogai... Seppellivano  un  vecchio, o bimbo, a te vicino: un grido del becchino mi
Seppellivano un vecchio, o bimbo, a te vicino:  un  grido del becchino mi rapì le visioni. Perchè nascesti
sul core!... Oh gli orrendi spettacoli del nostro cimitero!  Un  muricciuolo squallido, un campo grasso e nero, ed una danza
spettacoli del nostro cimitero! Un muricciuolo squallido,  un  campo grasso e nero, ed una danza assidua di tibie
meste, tarlate, mute... dell'eterna salute ove, ove trovi  un  segno? Bambino, l'ineffabile tuo visino d'amore giace fra
cercandoti il pianto e la preghiera, bimbo, se tu se'  un  angelo scendi alla madre accanto e lo spirito affranto come
sposi partiranno prima di notte, per  un  paese remoto di cui nessuno sa pronunciare il nome.
candida la vesta e danzava in mezzo ai fior! Vidi al corso  un  cocchio splendido: son gli eredi di un marchese, che di
fior! Vidi al corso un cocchio splendido: son gli eredi di  un  marchese, che di qui, non corse un mese, dentro il feretro
son gli eredi di un marchese, che di qui, non corse  un  mese, dentro il feretro passò! Una sposa mi mostrarono più
lungo amò ... Così bella, così giovane, chiusi gli occhi a  un  altro avea: or le fila ritessea dell'amor che sepellì! Sì,
è il tuo cantor! Spesso i giorni dei superstiti son da  un  feretro abbelliti, dei nepoti agli appetiti desco è spesso
feretro abbelliti, dei nepoti agli appetiti desco è spesso  un  freddo avel; se qui pria giunge la figlia presto il padre
padre si consola, che davanti a un'altra stola potrà dare  un  altro anel; più il riccone invecchia e al parroco sospirar
domani dalle bianche cortine sul letticciuolo, troverà  un  sorriso men scolorito sotto il biondo crine, e per gli
unica mia dolcezza, o mio giglio, o mimosa, qui chiamato da  un  attimo di ebrezza per esser schiavo a un secolo di noia, mi
qui chiamato da un attimo di ebrezza per esser schiavo a  un  secolo di noia, mi farò ancor cattolico, e all'altare
tanti gli orror di questa vita!... Perché farmi tremar come  un  pusillo? - Dormi, guarisci, la coltre è pulita, tepida è
è pace intorno... - Sai che per te vo' comperar domani  un  famoso gingillo? Non so se oggi lo vidi, o un altro giorno:
domani un famoso gingillo? Non so se oggi lo vidi, o  un  altro giorno: rappresenta un pastore che accarezza una
Non so se oggi lo vidi, o un altro giorno: rappresenta  un  pastore che accarezza una pecora, e dagli occhi par che la
padrone di casa,  un  anziano barone, chiede e ottiene aumenti da tutti gli
nel teschio mio, o santa origine del santo oblio, come  un  intingolo della massaia quando i fittabili tornan dall'aia
gorgoglii è tutto tuo l'ingegno, o a poco a poco, come  un  intingolo, ti fai bollente del mio cranio al foco? Ah,
se cacci l'anima dal suo canile, come dal rischio si caccia  un  vile; se, ubbriacandomi come un idiota, conquisto i meriti
come dal rischio si caccia un vile; se, ubbriacandomi come  un  idiota, conquisto i meriti di un'arma vuota, e posso
meriti di un'arma vuota, e posso credermi una locanda dove  un  incognito vive e comanda; ah, solitario ospite mio color di
la morte, ma stringe e spinge ogni attimo per seguitare.  Un  brusio nel tumulto, un passo nella ressa. Folle generano
e spinge ogni attimo per seguitare. Un brusio nel tumulto,  un  passo nella ressa. Folle generano folle per annientarsi,
Dovunque eccidi, rovine. L'angelo sterminatore non manca  un  solo giorno di scendere da qualche parte a fare il suo. E
siamo e questo restare, questo seguitare. E la grazia di  un  gesto, la credulità nella promessa. E il vuoto in cui tutto
e giù d'urti e di inchieste ti circonda di pescatori  un  garrulo drappello, e dura legge è pur che si risponda. -
- E cosa ? - L'onda. - L'onda del mar? ... ci metta anche  un  battello. - Il tuo, no, il mio che azzurri ha remi e
- La gente crolla il capo e se ne va, dicendo : - É  un  pazzo - ed io soggiungo piano : - V'ha chi tali ci crede
passano chiari e deserti. Così i tuoi occhi s'aprivano  un  tempo. Il mattino trascorreva lento, era un gorgo
s'aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento, era  un  gorgo d'immobile luce. Taceva. Tu viva tacevi; le cose
sotto i tuoi occhi (non pena non febbre non ombra) come  un  mare al mattino, chiaro. Dove sei tu, luce, è il mattino.
che anche lei ha  un  cancro, nella pancia, perciò è disperata. Dice che non e
per cercare di spiegare, una poesia a cui non so dare  un  titolo:
croce, la scienza feroce ai posteri serbò; fra il torso di  un  ginnastico e una mesta vetrina dove la mano infusero di
di un'etica bambina, vidi una cosa orribile vidi di  un  uomo il feto; quella tomba d'aceto un canto mi cercò. Era
cosa orribile vidi di un uomo il feto; quella tomba d'aceto  un  canto mi cercò. Era un bel dì di luglio; dagli ampii
uomo il feto; quella tomba d'aceto un canto mi cercò. Era  un  bel dì di luglio; dagli ampii finestroni piovean cadenze e
già, nell'orto botanico, scalda ai fecondi affetti, e in  un  bacio affamiglia il ciel, lo stagno, il sasso, e il giovin
amanti lo sussurravan già!... Oh dell'alcova fascini dove  un  bimbo è aspettato! Oh pregustati palpiti dell'istante
a' tuoi paragrafi la mano infanticida! Tu accusi chi  un  cadavere fuor dal recinto pose, che tuoni a chi l'ascose di
mondo gli appar giulivo, che ha sulla faccia immobile  un  punto ammirativo: che i nostri mar son lucidi, le nostre
Saprai che, da quest'orride burle della natura, tutto  un  sistema eressero, tutta una legge oscura; che multiformi
che vien. E ha già segnato il numero il povero bambino, e  un  bel nome scientifico, e il cippo cristallino, prima ancor
e che nell'ansia estrema se ne insudici il sen. Ed ecco  un  incolpevole bimbo che il capo ha tronco, e inonorati
orbi crani, e faccie cui sul lercio tessuto del pianto di  un  minuto l'orme nessun lavò. Questo, ironia satanica, due
petto, e accanto a lui, crisalide di non terreno affetto,  un  corpicin di femmina, stipato di mammelle, perde la lunga
concetti insieme al gaudio di chiamarsi fratelli; guarda:  un  orrendo bacio nell'almo sen li strinse, e colla morte
colla morte avvinse gli sventurati amor... Madri che avete  un  pargolo gaio, ricciuto e bello, gli anatemi frenatemi del
ha pianto, l'orribile mio canto posso mutare ancor... Era  un  bel dì di luglio; dagli ampii finestroni piovean cadenze e
una landa solitaria e bella come la speme di  un  morente. Il cielo è di un vivido azzurro e senza velo;
e bella come la speme di un morente. Il cielo è di  un  vivido azzurro e senza velo; contadina che spigoli sul
sul prato, né carro appar nel piano interminato; solo  un  tempio romano, ove facella più di vestal da secoli non
e ai sacrifici l'augure non scende, innalza torvo su  un  letto d'ortiche le sue colonne antiche. Le falangi dei
e troveresti in mezzo ai sassi, a caso frugando, forse di  un  olimpio il naso, che greco artista sculse e dei circensi
sito; la beltà che dan gli anni alle rovine, come raggio di  un  martire sul crine, siede grande e severa alla sua porta, e
rimasta la tua gonna, se a Fiesole sul muro della casa o in  un  albergo d'Arno; chissà dove ho lasciato me ad attendermi,
chissà dove ho lasciato me ad attendermi, contemplando  un  cancello o a un tavolino di caffè all'aperto, fosse Lucca o
ho lasciato me ad attendermi, contemplando un cancello o a  un  tavolino di caffè all'aperto, fosse Lucca o Volterra, fosse
Forse solo una ragione più ampia di questa bastata finora:  un  fiammifero nel buio.
è adesso che vengono Hitler (31 gennaio,  un  giorno di San Geminiano!), l 'incendio del Parlamento, le
e tristo per disegni orrendi. Io non ho pace, l'anima è  un  pantano; nell'anima stagnarono i ricordi, subitamente; oh
i tonfi sordi sé avvolse in bende assai più gravi e tetre.  Un  ragno tesse la sua tela folta per il mio teschio e nella
per farne una corona alle mie bende. Il mio cortile con  un  po' di cielo, con poche stelle, a me sembra uno strano
è triste molto, come il suono di una placida campana sotto  un  cielo di nuvole e di pioggia. Una bianca tristezza senza
veste i muri, e nell'alto, una lontana luce, su li orli,  un  oro dolce sfoggia. Tu che mi ascolti non aver pietà, non
dissangueranno le sue ferite per la doglia atroce infin che  un  tarlo, - quando? - lentamente roda i chiodi terribili che
invano quel suo cuore ardente. Chi mi parla dell'anima?  Un  impuro ladro, forse, o un abate incipriato? L'anima è morta
ardente. Chi mi parla dell'anima? Un impuro ladro, forse, o  un  abate incipriato? L'anima è morta ed io ne son sicuro. Come
tenere per la sua sete giovane una stilla! Morì così, come  un  ignoto sole spento su le fiorite primavere. Chi batte alla
grigia bara? Mi ricordo di te, sola; eri bionda, esile come  un  sogno giovinetto, pallida come un astro mattutino; te sola,
eri bionda, esile come un sogno giovinetto, pallida come  un  astro mattutino; te sola, nell'oscurità profonda del mio
Errando teco, pallida Sofia. Vi cantava la messa  un  cherubino, e vi nascean colombe ed usignuoli: oh il bel
oh grazie del pane e del vino, quando canta la messa  un  cherubino!
delirando negli affanni. Oh! quei dì!... quand 'era  un  subito apparir di giovinetta, nel mio cor - tempesta
il demone, il gemello inesorato... innocenza, fede... -  un  tumulo- e un'epigrafe : - Passato! - Disperammo, o cosa
or frenetico di orgoglio, or gemente e vergognoso, come  un  uom che in una reggia porti un abito cencioso; né in quei
gemente e vergognoso, come un uom che in una reggia porti  un  abito cencioso; né in quei dì che al vol fantastico del
lampada, d'esser vista e d'esser raggio; né quel dì che  un  primo fischio mi trafisse a parte a parte, per scoprirmi
e susurralo all'orecchio del mio pallido bambino: non  un  verso a Bruto o a Cesare, non un sol gettato ai venti in
mio pallido bambino: non un verso a Bruto o a Cesare, non  un  sol gettato ai venti in cui freme e rugge e turbina la
in cui freme e rugge e turbina la bufera degli eventi! Non  un  solo all'empia Satira, alla livida Ironia... Diedi il
dove nuvole van pel cielo o spuntan fiori, dappertutto dove  un  atomo l'universo mi palesa, dove un astro od una lucciola
fiori, dappertutto dove un atomo l'universo mi palesa, dove  un  astro od una lucciola mi rivelano la chiesa, dappertutto, o
marito e che continua ad abitare con lui. Dice che aspetta  un  figlio, ancora nessuno lo sa.
 Un  fruscio, uno stormire di foglie, sì la memoria che scroscia
che si perde nei vicoli lontani, tutto è quiete... Ma  un  canto ecco s'innalza, e un uomo, al muro brancicando,
lontani, tutto è quiete... Ma un canto ecco s'innalza, e  un  uomo, al muro brancicando, arriva. - Chi è, chi non è ? Oh
sol. Ma vedi lassù... Che avvenne, che fu ? Oh domine!...  un  gatto che coda non ha! É un vecchio ; io lo so : la gelida
avvenne, che fu ? Oh domine!... un gatto che coda non ha! É  un  vecchio ; io lo so : la gelida età con furti siffatti
" Povero vecchierello! bevi, bevi, ché il vin ti accende  un  lumicin di fede!... Se il confessor così ti sente e vede
tetto che orbò la morte d'ogni tuo diletto; alzerà il vino  un  lembo al velo bruno, rivedrai, brancolando, i tuoi parenti,
mi volle rubar. L'anel della moglie - mio dolce signore.  un  dono del core - che più non vedrò!... Venduti son gli abiti
Venduti son gli abiti - del povero Tonio.. la larva di  un  conio - più in tasca non ho. Sa lei chi era Tonio ? - mio
- più in tasca non ho. Sa lei chi era Tonio ? - mio figlio!  un  bel bruno! Lavoro e digiuno - l'han fatto morir. Gli
". Partire! ma...e l'anima? - sù, lei...che ne dice? Di  un  vecchio infelice - la morte cos'è? Ha fatto i suoi studii?
le pallide stelle svanivano già, e desta al sussurro di  un  gaio mattino dal sonno sorgeva la immensa città. Le mani
fino a spegnersi e forse si disfa: una sconosciuta in  un  posto sconosciuto.
i loculi. Una bella parete di mattoni a vista, e in  un  silenzio, in un verde, sembra un giardino pubblico insiste
Una bella parete di mattoni a vista, e in un silenzio, in  un  verde, sembra un giardino pubblico insiste mia madre come
di mattoni a vista, e in un silenzio, in un verde, sembra  un  giardino pubblico insiste mia madre come volesse
e toschi, sei stanco, amico, e aneli ai verdi boschi e a  un  po'di acqua corrente; a un po' di acqua corrente in cui si
e aneli ai verdi boschi e a un po'di acqua corrente; a  un  po' di acqua corrente in cui si specchia la ricciuta
ti accoglie umano, e la cuoca stringendoti la mano, par che  un  bacio ti scocchi. Dove ti sveglia all'alba il bue che mugge
del vero, di cui siam casti amanti. Penna e pennello,  un  dio v'agita allora!... su, facciam le valige, Enrico, è