sua morte, noi non possiamo pronunciare ancora senza un sospiro di rimpianto, come se a noi stessi fosse stata rapita innanzi tempo la consolazione
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a poco a poco tende a divagare e distrarsi; vi sono del periodi nei quali si stende una nube tra noi e il pensiero che malgrado ogni sforzo non lo
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sanguigni, che occorre a tenere elevata la pressione del sangue. La tonicità maggiore, come diciamo noi, si produce anche nei muscoli a fibre liscie di
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riposato. Numero delle contrazioni 11 Lavoro in chilogrammetri 1.086 La fatica del cervello diminuisce la forza dei muscoli, e coll' ergografo noi
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delle variazioni diurne che succedono nella vita del sistema nervoso. Noi sappiamo già che la temperatura interna del corpo, la pressione del sangue
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si esauriscono e devono riposarsi. È una specie di febbre che noi ci procuriamo col lavoro. Tutti coloro che hanno conosciuto del tisici si saranno
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Alcuni credono che le condizioni mutate della società moderna inducano molti scrittori a lavorare di notte. Noi troviamo pensò leggendo le biografie
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' attenzione del pubblico si è rivolta meno che in altri paesi allo studio di questo problema, e forse anche perchè da noi meno si risente il danno di
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. Parlando del meccanismo col quale noi eseguiamo dei movimenti volontari, Borelli diceProposizione XXIV, pag. 59.: "Nella quiete profonda e nel sopore
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. Quando noi comprimiamo una molla a spirale, e la chiudiamo in tensione, come succede in molti giocattoli, il lavoro che parve consumato in quest' atto
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temperatura dell' aria, rammentiamoci che è una parte del calore assorbito delle foreste e dai campi che noi restituiamo all'atmosfera. E gli animali
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destro, per registrare contemporaneamente il polso di questa parte del corpo. Noi vediamo così nella linea A l' ingrossamento che succede nell
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effetto di un male, noi ci troviamo in condizioni patologiche. Nel primo caso l'uomo, essendo libero, usa di un bene, del quale può fino ad un certo
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derivano che dall'eccesso dell'amore di noi stessi, per il quale esageriamo il nostro valore individuale onde impicciolire in questo modo quello altrui
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Tutte le volte che contempliamo con soverchia compiacenza noi stessi nella nostra coscienza, noi proviamo un piacere colpevole e diventiamo superbi
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classi: fisica, morale e intellettuale. L'amore della nostra immagine fisica riflessa al di fuori di noi costituisce la prima forma di vanità, la
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ridere quasi mai di un riso franco ed espansivo, perchè essa ha sempre una forma anormale, ed è una vera profanazione del cuore, che offende in noi il
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riunisce in sè i piaceri ideali e calmi che ci procurano i beni immobili, e le gioie plastiche e vivaci dei beni mobili. Esso rimane immutato, se noi
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che noi dobbiamo esercitare a soccorrerlo. Nel modo diverso con cui si combinano questi due elementi, sta tutto il mistero del valore morale delle
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vivaci. Qualche volta il piacere trabocca da ogni parte, ma noi lo nascondiamo con eroica ipocrisia, onde mostrare all'uomo che soccorriamo, che la
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polso accelera, il piacere si diffonde a larga superficie del corpo; si alzano grida acute, la respirazione è irregolare, e, se l'attacco continua e noi
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naturale: sarebbe stato lo stesso come imporre all'uomo di respirare. Noi siamo dotati di moltissime facoltà morali di puro lusso, le quali non cessano
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sodisfatto. In molti altri casi però il bisogno di combattere sorge in noi primitivamente, e i muscoli non servono che di strumento all'azione; per cui la
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Noi non giungiamo a conoscere i caratteri fisici degli organi che costituiscono il nostro corpo, senza anatomizzarli sui cadaveri dei nostri fratelli
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cresce di un grado, e, diventando riflessione, può produrre in noi un piacere ancor più vivo. In questo caso si potrebbe supporre che il piacere sia
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La verità è un'idea; ma è fuor di dubbio che noi la sentiamo, e che essa occupa i due campi della mente e del sentimento. Noi ci accorgiamo di questa
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un'immagine morale che contrasta in modo particolare coi sentimenti del bello, del buono o del vero che abbiamo in noi. Un cozzo più forte delle immagini
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scoraggiarsi: noi possiamo colla mente uscire dai limiti del nostro orizzonte materiale, ma non possiamo pretendere di abbracciare il cosmo in un unica
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generale la sensazione che ha il carattere specifico che noi possiamo esprimere con una formula, ma che non possiamo definire. Essa non esprime alcun
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piacere di cui sono suscettibili; ma noi non possiamo leggere la gioia che in quelli la cui fisonomia più si avvicina alla nostra. Nei pesci e nei
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, consiste nel pensiero formulato dalla parola. Più volte, provando un piacere, noi parliamo anche da soli, perchè l'idea riflessa nella coscienza non ci
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non deve essere l'ultimo e unico scopo della vita, noi non abbiamo il coraggio di confessare la nostra fame ingorda di gioia, e, mentre con tutti gli
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loro moti noi sentiamo la sodisfazione di un bisogno. Il petto si dilata all'aria pura che i polmoni aspirano ampiamente, il polso si fa più celere e
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esiste ancora, e noi possiamo vantarci certamente di godere della tavola meglio dei nostri padri. Noi godiamo dei tesori dell'arte culinaria avuti per
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estate beviamo con delizia l'acqua ghiacciata, o sentiamo fondersi nell'arsa bocca la neve mollissima e granulosa d'un gelato, noi abbiamo il massimo
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Un oggetto da noi mai veduto giunge ad eccitare la nostra curiosità: dovrebbe essere assai ributtante o contrario alle leggi del bello, perchè il
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natura è così infinita, che l'occhio non si stanca mai di vedere e di guardare. Alcune immagini hanno tante attrattive, che noi le troviamo sempre belle e
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sensibile del nostro corpo. Un senso di vigore e di benessere, ci avverte di questo benefico assorbimento e noi ci troviamo alla soglia di piaceri
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del mondo con noi medesimi, e il sentimento consueto della maraviglia rinasce. Sì, un'enorme distanza ci divide. Scacciamo dunque l'immagine di quei
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dove c'eran signore, quel linguaggio era un po' troppo.... colorito. Ma noi scusavamo, pensando ai molti comandanti d'altre nazioni, che son perfetti
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coro di mormorii: - Già, noi non siamo italiani. - Non parliamo il genovese, noi. - Si sa, ora sono quelli di laggiù che comandano. - Era una cosa che
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Bengala e nell'arcipelago delle Molucche. Ma vicino a noi l'acqua ardeva e viveva, era una bellezza, un inseguirsi e un incrociarsi di fuochi fatui, un
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! la benedetta apparizione! La divina cosa che vidi! Un piroscafo enorme e nero, imbandierato e affollato, veniva maestosamente 7 verso di noi, fendendo
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Che piacevole risvegliarsi! Quelle parole "oggi sentiremo la terra sotto i piedi" nelle quali s'esprimeva il pensiero di tutti, avevan per noi come
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, che facessero festa a quel lembo di terra, ch'essa vedeva forse assai più vasto di noi. La sola faccia che rimaneva chiusa era quella del garibaldino, e
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Il sole intanto era andato sotto, diritto davanti a noi, di là dalla terra, e si vedeva un crepuscolo stupendo, bello quanto più belli che avevamo
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, memore di Garibaldi: un paesaggio vasto e semplice, che aspettava il sole, in silenzio. Lontano fumavano dei vaporini che venivano verso di noi.
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s'avvicinarono al supposto "ladro" e mentre noi ci aspettavamo che arrestassero, tutti e tre si scappellarono e s'inchinarono profondamente, e l'uno disse
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d'affettuoso in quella moltitudine. - Buon viaggio, signorina! - Dio la benedica! - Dio Ia faccia guarire! - Si ricordi di noi! - Buon viaggio alla
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fantastiche, formate, disperse, rifatte, scompigliate come la faccia d'un mondo dal capriccio d'un Dio. Ma quel ribollimento era intorno a noi
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