A Siena APOLLONIO NASINI, ultimo di questa famiglia di pittori (n. 1689, m. 1768), aiutò nelle opere Giuseppe suo padre e lo zio Antonio. Ma se bene
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A Prato poi lavoravano di prospettive GIUSEPPE CASTAGNOLI (n. 1754, m. 1832) stato maestro d’ornati nell’Accademia fiorentina, e autore di un libro
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(da “Art e Dossier” n. 246, luglio-agosto 2008)
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totem sono «animati» con evidenti allusioni antropomorfiche (sculture N. 5 e N. 2); altri, di tematica più chiusa o decorativa (sculture N. 6 e N. 8
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W. PATER: Il Rinascimento. Studi d'arte e di poesia. Traduz. De Rinaldis. Napoli, 1912 (in: 'La Voce', IV, 1912, n. 39, p. 902).
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M. REYMOND, De Michel-Ange à Tiepolo. Paris, Hachette, 1913 (in «La Voce ». VI, 1914, n. 1, pagg. 37-41).
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E. FROMENTIN. Correspondence et fragments inédits. Paris, 1912 (in: 'La Voce', IV, 1912, n. 39, p. 902).
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A Catania, nel Museo Civico, non sfugge a chi abbia pratica di caravaggeschi un Cristo flagellato, di mezze figure (n. 58) *.
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A Vienna, nei depositi del Museo storico-artistico, una Coronazione di spine (n. 8) * è giustamente determinata come d'un seguace di Caravaggio, Il
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Il Cristo con la croce, lievemente mitigato nel tipo, si ripete nella mezza figura isolata [figura 94] nella Quadreria dei Gerolomini (n. 20), ove
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(n.107).
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Bianchezze inestimabili sono pure nell'opera entrata da non molto nella Galleria di Berlino (n. 1686 [figura 140]), ed anche in essa i bianchi
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A. BRASCHI, Storia popolare della pittura italiana dal XIV al XIX secolo. Milano, Vallardi, 1915 (Bibl. pop. di cult., n. 56) (in: ‘L'Arte’ 1916, p
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Le pitture del Castello Sforzesco di Milano, in «Piccolo Cicerone moderno», n. 7. Milano, 1916 (tavole 52) (in: ‘L’Arte’, 1916, p.369-70).
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Dell'Urbino crediamo pure la Pentecoste (n. 195), che reca tuttavia il nome di Camillo Procaccino.
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Il San Protaso (n. 172), di qualche scolaro del Moncalvo e non di Camillo Procaccini.
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Il San Girolamo (n. 171) si rivela chiaramente del verdastro e dolce Moncalvo, non del Nuvolone [figura 146 a].
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Il Santo in orazione (n. 125) a luce di notte pare, piuttosto che un Mathys Naiveu, un Goffredo Schalcken.
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Del Cairo, è pure il Busto di donna, finissimo, che non reca alcuna attribuzione (n. 272) [figura 145].
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Il San Rocco (n. 174), un Morazzone dei più lampanti, è anche più inesplicabilmente attribuito al Panfilo, sebbene con dubbio [figura 146 b].
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Il Salvatore Benedicente (n. 191) è troppo debole per Daniele Crespi; pare invece opera del cremasco Carlo Urbino, che lavorò molto a Milano tra il
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Il quadretto (n. 98) assegnato vagamente alla Scuola olandese del secolo XVII e rappresentante Gesù che cade sotto la croce, è senza dubbio un
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Il San Sebastiano (n. 23) non potrebbe mai essere attribuito a Giulio Cesare Procaccini, trattandosi di opera almeno mezzo secolo anteriore a lui
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Il travaso particolare dello stile di Rubens quale appare nella Strage degli innocenti (n. 220) è quello solito ai Genovesi e particolarmente al
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A Giulio Cesare Procaccini conviene infine togliere la mezza figura del San Sebastiano (n. 194) [figura 147], che ci pare di qualche francese
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precisamente di scuola del Piazzetta, è il bozzetto con la Vergine tra Frati adoranti (n. 287).
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Alla ricca e un po’ noiosa serie dei Nuvoloni ci pare debba riunirsi anche il Cristo e la Samaritana (n. 299), che ad ogni modo non ha che vedere col
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Egitto (n. 205) assegnato con qualche dubbio a scuola lombarda del secolo XVII.
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L'Annunciazione (n. 200), creduta di scuola secentesca milanese, è invece una cosetta del Cortona, o dal Cortona.
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H. FOLNESICS, Niccolò Fiorentino, ein unbehannter Donatello-schüler («Monatsh, f. Kunstwiss n, 1915, VI) (in: 'L'Arte', 1917, p. 171-72).
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È un buon riassunto di tutti i ritrovamenti compiuti da qualche tempo intorno al versatilissimo Francesco di Giorgio. Lo Schubring stesso se n'era
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J.von DERSCHAU, Irrige Zuschreibungen an Sebastiano Ricci (Monatsh. f. Kstwiss. n, 1916, V) (in: 'L'Arte', 1917, p. 177).
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H. VOSS, Italienische Gemälde des XVII Jahrhunderts in der Galerie des Ksthist. Hofmuseum zu Wien («Zeits. f. B. Kst.», N. F., XXIII, 2) (in: 'L'Arte
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Ficcarsi in mente che la Salita al Calvario della Pinacoteca di Parma (n. 103), di un tardo parmigiano fra il '500 e il '600, sia di Lorenzo Lotto?
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Sirén recentemente (v. questo Bollettino 1918, n. 1) propose invece il nome del Boccati.
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C. RICCI, Rembrandt in Italia. Milano, Alfieri e Lacroix, 1918 (in: 'L'Italia che scrive', 1919, n. 2, p. 18-19).
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I maestri dell’arte. Monografie d’Artisti Italiani moderni compilate da FRANCESCO SAPORI, n.1-8: Duprè, Costa, Barabino, Serra, Palizzi, Tito, Vela
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Non era facile dire la verità intorno alla tavoletta n.258, relegata troppo in alto, fra gli scarti di una sala solitamente non accessibile al
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L'opera è senza dubbio la stessa citata al Louvre nel vecchio catalogo del Villot (1869, pag. 322) al n. 530 della Scuola Italiana, con questi
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Lo vedrete nelle due storie di N. S. adottar un altro suo stile più risentito alquanto; un accordo, non facile che in lui, del verissimo Spagnoletto
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29. La fuga in Egitto. Roma, Galleria Nazionale (L) [figura 164]. Per altro dipinto, orientabile verso l'Ansaldo, v. a CAVALLINO, n. 267 [figura 230].
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lombarda». Nella seconda ottenevo che gli venissero restituite l'Erodiade pure di Torino [figura 240], prima attribuita al Morazzone col n. 698, e la
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Incerti mi sembravano i nn. 379 e 380 con Scene carnevalesche della Coll. Lazzaroni. La Sant’Agata, n. 381 della Coll. Gualtieri facevo ridurre ad
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Feci osservare che la sigla L. G. signifìcava Luca Giordano cui infatti il quadro venne restituito nella seconda edizione al n. 484 A.
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470. Il martirio di San Bartolomeo. Roma, Coll. Marchesi. Si veda sopra, alla voce BONITO, per il n.10 v. AMIGONI, JACOPO.
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. In ogni caso venne, nella seconda edizione, ridotto a Scuola Veneziana del '700 (n. 902).
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826, 827. Burrasche. Bassano, Museo Civico. Mi risultavano della stessa mano dei nn. 638, 639, da Bologna, esposti come Magnasco e del n. 421 di
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896. Giuditta. Torino, Coll. Damiano. Mi pareva certamente lombarda e probabilmente del Morazzone. Per il n.900 si veda a: MANFREDI, BARTOLOMEO.
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edizione, n. 590).
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Per il n. 970 si veda a: CARPIONI, GIULIO [figura 226].
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