Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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 LA  VEGLIA La sera dei giorni di festa a Villa Castelli la
VEGLIA  La  sera dei giorni di festa a Villa Castelli la gente si
VEGLIA La sera dei giorni di festa a Villa Castelli  la  gente si riunisce a veglia in casa degli amici o dei
intorno ai camino e fanno cuocere le castagne sotto  la  cenere o ascoltano le novelle. Nonna Giuditta sa le storie
Nonna Giuditta sa le storie più belle ed i bambini non  la  lasciano mai in pace perchè essa le racconti. Quando la
non la lasciano mai in pace perchè essa le racconti. Quando  la  cara vecchina è stanca, dice che non ne sa più; ma i
Concimi minerali. Calce. 1.  La  calce si dà alle terre che ne mancano. Ed è un concime
si dà alle terre che ne mancano. Ed è un concime buono per  la  vite, pei cereali; ottimo per le leguminose (trifoglio,
al gambo del frumento, e impedisce che alletti; favorisce  la  vegetazione di tutte le piante, accelerando a loro
di tutte le piante, accelerando a loro vantaggio  la  scomposizione delle materie animali, e vegetali, contenute
delle materie animali, e vegetali, contenute nel terreno.  La  calce è ancora un buon correttivo per terre compatte, che
di calce viva, perchè brucierebbe le piante, ed i semi.  La  si lascia prima sfiorire. Per ciò si dispone a mucchietti
di terra. Dopo 15 o 20 giorni, rimescolata bene con  la  terra, si spande uniformemente sul campo, e con replicate
di applicarla è di farne composte. Per ciò si dispone  la  calce viva a strati alternati con altri di zolle erbose, di
si cuopre con uno strato di terra; si lascia sfiorire  la  calce; poi si rimescola bene due o tre volte, a distanza di
volte, a distanza di alcuni giorni da una volta all'altra.  La  sua azione sarà tanto più efficace, quanto più vecchia, e
più efficace, quanto più vecchia, e ben rimescolata, è  la  composta. 3. La calce si impiega in quantità variabile
quanto più vecchia, e ben rimescolata, è la composta. 3.  La  calce si impiega in quantità variabile secondo la natura
3. La calce si impiega in quantità variabile secondo  la  natura dei terreni. Agli argillosi, e ai torbosi, se ne dà
Agli argillosi, e ai torbosi, se ne dà molto. In generale  la  dose varia da 3 a 5 ettol. per anno, e per ettaro. Ma si
e perciò in dose proporzionatamente maggiore. DOMANDE: 1.  La  calce a quali terre si dà, e a quali piante giova? - È un
LUPO E  LA  VOLPE LA CALDAIA DEL RISO Il lupo e la volpe s'incontrarono
LUPO E LA VOLPE  LA  CALDAIA DEL RISO Il lupo e la volpe s'incontrarono un
LUPO E LA VOLPE LA CALDAIA DEL RISO Il lupo e  la  volpe s'incontrarono un giorno per un sentiero. - Uu! -
ferocemente il lupo, e voleva addentare l'avversaria. Ma  la  volpe furba gli disse: - Lap! lap! prima ti voglio invitare
da mangiare? - Un buon piatto di riso. - Bene, ma dopo  la  minestra mangerò te per pietanza. - La volpe non disse nè
- Bene, ma dopo la minestra mangerò te per pietanza. -  La  volpe non disse nè sì nè no. Menò il lupo a casa di un
non disse nè sì nè no. Menò il lupo a casa di un contadino.  La  massaia era uscita e in cucina sugli alari bolliva una
cucina sugli alari bolliva una caldaia di riso. - Tira giù  la  caldaia - disse allora il lupo alla volpe. - Tocca a te,
alla volpe. - Tocca a te, che sei più robusto - ripicchiò  la  furbacchiola. Il lupo, inorgoglito della lode rispose: -
- Hai ragione. Si fece avanti e con le fauci sganciò  la  caldaia dal rampino. Ma la caldaia scottava, e il riso gli
avanti e con le fauci sganciò la caldaia dal rampino. Ma  la  caldaia scottava, e il riso gli si rovesciò sulle gambe.
rovesciò sulle gambe. Per il che il lupo fuggì via urlando.  La  volpe, furba, appena il riso si fu raffreddato sul
tempo, le si slanciò addosso per sbranarla. - Lap, lap...  La  volpe fece uno scarto e disse: - Abbi pazienza, prima di
che farebbe risuscitare un morto. - Dove? - Vieni con me.  La  volpe menò il lupo in un orto, dove era un pozzo con due
due secchie pendenti dalla carrucola. - È lì dentro - fece  la  volpe. - Entraci prima tu - quasi le comandò il lupo, che
- Questa volta non ti befferai di me. - Ubbidisco - disse  la  volpe. Entrò nella secchia vuota, si calò giù, e bevve
calò giù, ma calando lui ch'era più pesante fece venire su  la  volpe ch'era nell'altra secchia. Quando la volpe fu
fece venire su la volpe ch'era nell'altra secchia. Quando  la  volpe fu sull'orlo del pozzo, d'un balzo saltò fuori e
del pozzo. Accorsero alcuni contadini, i quali, tirata su  la  secchia, e scoperto il lupo che s'era seduto dentro, gli
coi bastoni e lo accopparono. Il lupo era più forte, ma  la  volpe fu astuta...
 LA  PREGHIERA DEI MORTI La preghiera dei morti è così breve,
PREGHIERA DEI MORTI  La  preghiera dei morti è così breve, che anche i bambini la
La preghiera dei morti è così breve, che anche i bambini  la  possono dire. Eccola: «L'eterno riposo, dona, loro, o
dire. Eccola: «L'eterno riposo, dona, loro, o Signore, e  la  luce perpetua loro risplenda. Riposino in pace. Così sia».
Gli altri gridano: -No, no, è troppo facile!- Allora  la  Maria propone:--Le ore del mattino hanno l'oro in bocca - e
mattino hanno l'oro in bocca - e aggiunge: -Me l'ha detto  la  maestra stamattina.- Ma anche questo non piace. Invece i
con Maria: -Perché stai lì dritta? -Dritta io? Non sono  la  superbia.- Tutti ridono e Giorgio pensa: -È «la superbia».-
risponde: -Andò.... andò.... - e non sa dir altro. Tutti  la  beffano e non la vogliono più nel gioco. Narcisa va fuori,
andò.... - e non sa dir altro. Tutti la beffano e non  la  vogliono più nel gioco. Narcisa va fuori, e Chicchi che non
castigo. Detta una bugia, ne inventano altre per nascondere  la  prima, e credono di farla franca. Ma la bugia ha le gambe
per nascondere la prima, e credono di farla franca. Ma  la  bugia ha le gambe corte; appena detta è scoperta; la si
Ma la bugia ha le gambe corte; appena detta è scoperta;  la  si legge sul volto, e negli occhi; corre su pel naso di chi
si legge sul volto, e negli occhi; corre su pel naso di chi  la  dice. Un bugiardo si conosce più presto che uno zoppo; la
la dice. Un bugiardo si conosce più presto che uno zoppo;  la  verità, come l'olio, viene a galla. Ma poi, anche non si
viene a galla. Ma poi, anche non si venisse a scoprire  la  bugia, forse che Dio non vede nel cuore? Non lo sa la
la bugia, forse che Dio non vede nel cuore? Non lo sa  la  coscienza? La bugia è un vizio brutto, e schifoso, che fa
forse che Dio non vede nel cuore? Non lo sa la coscienza?  La  bugia è un vizio brutto, e schifoso, che fa nell'anima una
che fa nell'anima una macchia più nera dell'inchiostro.  La  bugia è il primo passo al mal fare. Per ciò i bugiardi, e
conosciuto bugiardo non si crede più nulla, neanche se dice  la  verità. Peppina ha commesso un piccolo fallo; lo confessò
tutti le vogliono bene. Quando si manca, bisogna confessare  la  propria mancanza, come ha fatto Peppina. Bisogna dir sempre
propria mancanza, come ha fatto Peppina. Bisogna dir sempre  la  verità, anche se, a dirla, ce ne vien danno. È brutta cosa
a dire il falso, può venirne vantaggio. Non devi far  la  spia dei falli altrui. Ognuno ha da guardare a sè. Prima di
diventare proprio forti per compiere il loro dovere. Ma  la  maestra ha fatto scrivere su delle striscie di carta delle
suoi piccoli allievi a meditarle. Quando sentono più viva  la  voglia di marinare la scuola essi devono ripetere
a meditarle. Quando sentono più viva la voglia di marinare  la  scuola essi devono ripetere mentalmente: Giovane ozioso,
mentalmente: Giovane ozioso, vecchio bisognoso. Chi  la  dura' la vince. Chi fu sollecito non fu mai poverello. Quel
Giovane ozioso, vecchio bisognoso. Chi la dura'  la  vince. Chi fu sollecito non fu mai poverello. Quel che
LUPO E  LA  CAPRA Un Lupo e una Capra pensarono di fare tutto in
di seminare del grano. Giunto il momento dei raccolto  la  Capra, per andar d'accordo, domandò al Lupo se volesse il
si stimava furbo, disse pronto: - Il mucchio più grosso - E  la  Capra rideva mentre mangiava il buon grano. E il Lupo si
mangiava il buon grano. E il Lupo si strozzava a buttar giù  la  paglia. L'anno dopo i due amici decisero di seminare le
furbo, decise di prendere tutto il bel verde del campo. E  la  Capra ebbe tutte le belle rape bianche. Anche questa volta
volta il Lupo si pentì di essersi sbagliato nella scelta.  La  Capra al terzo anno domandò al Lupo: - C'è un bel raccolto
il disopra delle rape disse svelto: - Questa volta voglio  la  parte di sotto.- Figuratevi l'allegria della Capra nel
di sotto.- Figuratevi l'allegria della Capra nel mangiare  la  bella foglia e l'umiliazione del Lupo nel mangiare le
Lupo nel mangiare le stoppose radici dei cavoli! Tanta fu  la  sua rabbia, che non volle più, stare in società con la
fu la sua rabbia, che non volle più, stare in società con  la  Capra.
che raccomando alla tua memoria: 1.Le buone azioni sono  la  benedizione della nostra vita. 2.Il corpo è sostenuto dagli
viene a galla. 18.La bugìa ha le gambe corte. 19.Abbi  la  ragione per guida anche nelle minime cose. 20.La compagnia
e niente costa. 25.La civiltà è una moneta che fa ricco chi  la  spende. 26.Le buone maniere trovano ogni uscio aperto. 27.È
fa, piacer riceve. 30.La limosina non impoverisce chi  la  fa. 31.Chi del suo dona, Dio gli ridona. 32.Fa al tuo
tempo. 41.Le ore non tornano indietro. 42.Il riposo, e  la  salute si guadagnano col lavoro. 43.Ad imparare non è mai
51.Esperienza madre di scienza. 52.L'istruzione è utile,  la  virtù è necessaria. 53.Bontà passa beltà. 54.Onestà e
e gentilezza, sopravanza ogni bellezza 55.La castità è  la  prima beltà. 56.La ragazza è come la perla; men che si
55.La castità è la prima beltà. 56.La ragazza è come  la  perla; men che si vede, più è bella. 57.Anche tra le spine
senza regola è barca senza timone. 59.La roba sta con chi  la  sa tenere. 60.Perde il molto chi trascura il poco. 61.Donna
62.Donna accorta val tant'oro. 63.La savia donna rifà  la  casa; la matta la disfà. 64.Chi compera il superfluo,
accorta val tant'oro. 63.La savia donna rifà la casa;  la  matta la disfà. 64.Chi compera il superfluo, venderà il
val tant'oro. 63.La savia donna rifà la casa; la matta  la  disfà. 64.Chi compera il superfluo, venderà il necessario.
per nuocere. 71.Ogni stato ha le sue spine, e ogni porta  la  sua croce. 72.Non è tutt'oro quel che luce. 73.Chi si
Nella faccia e nelle mani sembra uno spazzacamino; ha  la  testa arruffata; i piedi scalzi, e così sporchi, che mette
alla domenica. Ne conosco delle altre che si lavano con  la  punta delle dita, con una sola mano, come fa la gatta. Ma
lavano con la punta delle dita, con una sola mano, come fa  la  gatta. Ma fossero pulite come la gatta! La gatta ama la
con una sola mano, come fa la gatta. Ma fossero pulite come  la  gatta! La gatta ama la nettezza: tutti i giorni si lava il
mano, come fa la gatta. Ma fossero pulite come la gatta!  La  gatta ama la nettezza: tutti i giorni si lava il muso con
fa la gatta. Ma fossero pulite come la gatta! La gatta ama  la  nettezza: tutti i giorni si lava il muso con lo zampino; si
lo zampino; si lecca ora qua, ora là; si liscia il pelo. Se  la  arruffi, le fai dispiacere; se la insudici, si
là; si liscia il pelo. Se la arruffi, le fai dispiacere; se  la  insudici, si impermalisce, e ti graffia, perchè vuol essere
Le ragazze sporche, come Filomena, dovrebbero imparare  la  pulizia dalla gatta. Infine poi, non ci vuole gran fatica a
sporcizia; non fare economia d'acqua; làvati ogni mattina  la  faccia, e il collo, con acqua limpida e fresca. Lava gli
a raccogliere legna per riscaldarsi. Nel tornar a casa  la  strada era lunga e il peso troppo grave, tanto che la
casa la strada era lunga e il peso troppo grave, tanto che  la  povera donna ogni poco lasciava cadere il fascio. Passò
non tardò molto a pentirsene e ne fu addolorato per tutta  la  strada. Ma passò Amalindo ed ebbe compassione della
ebbe compassione della vecchietta. Si caricò sulle spalle  la  legna e gliela portò a casa, poi riprese la sua via,
sulle spalle la legna e gliela portò a casa, poi riprese  la  sua via, contento di aver fatto una buona azione.
DI SCUOLA Oggi Mario è tornato a scuola. Egli ha ritrovato  la  sua maestra dell'anno scorso, i suoi vecchi compagni e
i suoi vecchi compagni e qualche scolaro nuovo, che ripete  la  classe. Mario dice che si vergognerebbe a ripetere la
la classe. Mario dice che si vergognerebbe a ripetere  la  classe, perciò ha promesso che starà attento e studierà.
animali sorpassano tutte le altre in potenza fertilizzante.  La  carne, il sangue, le ossa, i peli, le corna, la lana, i
La carne, il sangue, le ossa, i peli, le corna,  la  lana, i residui delle concerie, e dei lanifizi, sono
delle concerie, e dei lanifizi, sono concimi efficacissimi.  La  carne degli animali morti, separata dalle ossa, e
entro una fossa, e cuoprire di calce viva, per affrettarne  la  scomposizione; e dopo un certo tempo si adopera per
applicano nella dose di 100, e fino a 150 mgr. per ettaro;  la  loro azione dura per tre anni sulle terre arative, e per
e per cinque a sei anni sui prati. 3. I peli, le unghie,  la  lana, i ritagli di cuoio sono un eccellente concime per la
la lana, i ritagli di cuoio sono un eccellente concime per  la  vite, per l'olivo, per la canapa, pel tabacco, ecc.
sono un eccellente concime per la vite, per l'olivo, per  la  canapa, pel tabacco, ecc. DOMANDE: 1. Qual è l'efficacia
dei concimi animali? - Come si prepara per concime  la  carne di animali morti? 2. Le ossa a quali colture giovano
due ale sollevasi l' uomo da terra, cioé con  la  semplicità e con la purità; semplicità dev' essere
sollevasi l' uomo da terra, cioé con la semplicità e con  la  purità; semplicità dev' essere nell'intenzione, purità
- Non è creatura così piccola e vile che non rappresenti  la  divina bontà. Il cuor puro trapassa il cielo e l'inferno.
giungere al paese. Si scorgeva, tra gli alberi fronzuti,  la  vetta del campanile: le campane che suonavano mezzogiorno
qualche istante a una fontana che chiocchiolava lungo  la  via. La fontana non c'era quando essi lasciarono il paese.
istante a una fontana che chiocchiolava lungo la via.  La  fontana non c'era quando essi lasciarono il paese. Essa era
lasciarono il paese. Essa era stata costruita insieme con  la  strada, e qualche donna era lì con i secchi ad attingere la
la strada, e qualche donna era lì con i secchi ad attingere  la  fresca acqua corrente. Una lapide infissa dietro la fonte
la fresca acqua corrente. Una lapide infissa dietro  la  fonte indicava il nome di colui che l'aveva donata al
 La  scena rappresenta un muro entro il quale si apre una
si apre una porticina. È l'alba. (Entrano Tyltyl, Mytyl,  la  Luce, il Pane, lo Zucchero, il Fuoco e il Latte). LA LUCE
Mytyl, la Luce, il Pane, lo Zucchero, il Fuoco e il Latte).  LA  LUCE Scommetto che non immagini dove siamo.... TYLTYL No
siamo.... TYLTYL No davvero, Luce, perchè non lo so....  LA  LUCE Non riconosci quel muro e quella porticina, laggiù?...
TYLTYL Vedo un muro rosso e una porticina verde....  LA  LUCE Non ti ricordano nulla?... TYLTYL Mi ricordano
ricordano soltanto questo, che il Tempo ci ha scacciati....  LA  LUCE Che strana cosa, è il sogno!... Non ci fa riconoscere
cosa, è il sogno!... Non ci fa riconoscere più neanche  la  nostra propria casa.... TYLTYL Chi sogna?... Io, forse?...
nostra propria casa.... TYLTYL Chi sogna?... Io, forse?...  LA  LUCE O io, piuttosto.... Che ne sappiamo?... Quel muro però
sei nato.... TYLTYL Una casa che io ho veduto più volte?...  LA  LUCE Ma sì, non capisci?... È la casa che lasciammo una
io ho veduto più volte?... LA LUCE Ma sì, non capisci?... È  la  casa che lasciammo una sera, un anno fa per l'appunto....
fa per l'appunto.... TYLTYL Un anno fa?... Ma allora....  LA  LUCE Perbacco!... Spalanchi un paio d'occhi.... due grotte
paio d'occhi.... due grotte di zaffiro!... È proprio lei,  la  cara casetta del babbo e della mamma.... TYLTYL
porticina.... Riconosco il chiavistello. E il babbo e  la  mamma sono lì dentro?... Siamo tornati dalla mamma?...
voglio entrare subito... Voglio abbracciarla subito!...  LA  LUCE Un momento.... Stanno dormendo, non bisogna destarli a
non bisogna destarli a un tratto.... E poi, tanto,  la  porta non si aprirà che a quella tale ora.... TYLTYL Quale
ora.... TYLTYL Quale ora?... C'è da aspettare molto?...  LA  LUCE Ahimè, no.... Pochi minuti soltanto.... TYLTYL Non sei
Che cos'hai, Luce?... Sei pallida, ti senti poco bene?...  LA  LUCE Non è nulla, bambina mio.... Sono un po' triste perchè
perchè sto per lasciarvi.... TYLTYL Come!... Ci lasci?...  LA  LUCE Purtroppo!.... Qui non ho più niente da fare; l'anno è
Qui non ho più niente da fare; l'anno è compiuto;  la  Fata sta per tornare, verrà a chiederti l'Uccellino
mia se mutano colore, se muoiono o volano via?... Credi che  la  Fata andrà in collera?... Che cosa credi che dirà?... LA
la Fata andrà in collera?... Che cosa credi che dirà?...  LA  LUCE Abbiamo fatto tutto quello ch'era in noi.... Bisogna
che muta colore quando si mette in gabbia.... TYLTYL E  la  gabbia, dov'è?... IL PANE È qui, padroncino.... Essa fu
cure durante questo lungo e pericoloso viaggio; oggi che  la  mia missione è compiuta, ve la restituisco, intatta e ben
pericoloso viaggio; oggi che la mia missione è compiuta, ve  la  restituisco, intatta e ben chiusa, tale e quale la ebbi in
ve la restituisco, intatta e ben chiusa, tale e quale  la  ebbi in consegna.... (Col tono di un oratore che sta per
con cesso di aggiungere poche parole.... IL Fuoco Non ha  la  parola!... L'ACQUA Silenzio!... IL PANE Le malevoli
nemico disprezzabile, di un rivale invidioso.... (Alzando  la  voce) non m'impediranno di compiere fino alla fine il mio
In nome di tutti dunque.... IL Fuoco Non in nome mio!... Ho  la  lingua, se mai, per parlare!... IL PANE .... In nome di
profonda, io mi congedo da questi due predestinati bambini,  la  cui alta missione è oggi compiuta. E nel dare loro l'addio
missione è oggi compiuta. E nel dare loro l'addio con tutta  la  tristezza e tutta la tenerezza che la vicendevole stima....
E nel dare loro l'addio con tutta la tristezza e tutta  la  tenerezza che la vicendevole stima.... TYLTYL Come?... Ci
l'addio con tutta la tristezza e tutta la tenerezza che  la  vicendevole stima.... TYLTYL Come?... Ci dici addio? Ci
anche tu?... IL PANE Ahimè, è così.... Vi lascio, sì, ma  la  separazione sarà soltanto apparente: voi non udrete più la
la separazione sarà soltanto apparente: voi non udrete più  la  mia voce, è vero, ma.... IL Fuoco Non sarà un gran male!...
insulti non mi toccano.... Io dunque dicevo: non udrete più  la  mia voce, non mi vedrete più sotto questa mia forma
non vi abbandonerò mai.... IL Fuoco E io dunque?...  LA  LUCE Su, via, il tempo passa, sta per scoccare l'ora nella
brucia!... TYLTYL Ahi! Ahi!... Mi brucia il naso!...  LA  LUCE Via, Fuoco, modera un po' la tua foga.... Non hai mica
Mi brucia il naso!... LA LUCE Via, Fuoco, modera un po'  la  tua foga.... Non hai mica che fare col tuo focolare.... L'
Ha inondato ogni cosa!... L'ACQUA Quando vi riposerete,  la  sera, vicino alle sorgenti, - ce ne sono tante, qui, nella
IL Fuoco Non si direbbe!... L'ACQUA Quando vedrete  la  boccia dell'acqua ricordatevi di me.... Mi troverete anche
vuoto nella vostra memoria, ricordate qualche volta che  la  mia presenza fu Alce un giorno per voi.... Non posso
(La Gatta entra correndo con i peli irti, spettinata, con  la  veste strappata, premendosi il fazzoletto sulla guancia,
mal di denti, e gemendo rabbiosamente; mentre il Cane  la  rincorre dandole pugni, calci e testate). IL CANE
dandole pugni, calci e testate). IL CANE (picchiando forte  la  Gatta) Tieni!... Ne hai abbastanza?... Ne vuoi ancora?...
Ne hai abbastanza?... Ne vuoi ancora?... To', to'!...  LA  LUCE, TYLTYL e MYTYL (precipitandosi per separarli)
Aspetta!... (Separano con energia i due contendenti).  LA  LUCE Che c'è? Che succede?... LA GATTA (piagnucolando e
i due contendenti). LA LUCE Che c'è? Che succede?...  LA  GATTA (piagnucolando e asciugandosi gli occhi) La colpa è
LA GATTA (piagnucolando e asciugandosi gli occhi)  La  colpa è del Cane, signora Luce.... Mi ha ingiuriata, mi ha
mi ha messo dei chiodi nella minestra, m'ha tirato  la  coda, m'ha picchiata, mentre io non avevo fatto nulla,
di quelle buone e ne avrai dell'altre!... MYTYL (stringendo  la  Gatta fra le braccia) Dove ti ha fatto male, mia povera
mia povera Tylette? Ora mi metto a piangere anch'io....  LA  LUCE (al Cane, con accento severo) La tua condotta è tanto
piangere anch'io.... LA LUCE (al Cane, con accento severo)  La  tua condotta è tanto più riprovevole in quanto che hai
un tratto) Stiamo per separarci da, questi poveri bimbi?...  LA  LUCE Sì, sta, per scoccare quella tale ora che già,
nel regno del Silenzio.... Non potremo più rivolgere loro  la  parola.... IL CANE (urlando a un tratto disperatamente e
faccia qualche cosa di eccezionale?... Vuoi che abbracci  la  Gatta?... MYTYL (alla Gatta) E tu, Tylette?... Non ci dici
MYTYL (alla Gatta) E tu, Tylette?... Non ci dici nulla?...  LA  GATTA (fredda, enigmatica) Io vi voglio bene a tutti e due,
vi voglio bene a tutti e due, secondo i vostri meriti....  LA  LUCE E ora, bambini miei, tocca a ma di darvi l'ultimo
Diremo alla mamma che sei stata tanto buona con noi....  LA  LUCE Non è possibile, purtroppo.... A noi non è concesso di
porta, e debbo TYLTYL E dove andrai, così sola sola?...  LA  LUCE Non andrò molto lontano, cari bambini: vado laggiù,
no, non voglio!.... Veniamo con te.... Dirò alla mamma....  LA  LUCE Non piangete, cari piccini.... Io non ho la voce, come
mamma.... LA LUCE Non piangete, cari piccini.... Io non ho  la  voce, come l'Acqua; ho soltanto il mio splendore, che
otto, dietro il muro). Sentite!.. Scocca l'ora.... Addio!  La  porta si apre!... Entrate, entrate, entrate!... (Spinge i
e a sinistra, fra le quinte. Urla del Cane, da un angolo.  La  scena rimane per un istante vuota; poi il fondo, che
il fondo, che rappresenta il muro entro il quale si trova  la  porticina, si apre nel mezzi. e scopre l'ultimo quadro).
 LA  PREGHIERA DELLA STAGIONE RISORTA Quando la primavera
PREGHIERA DELLA STAGIONE RISORTA Quando  la  primavera trionfa siamo grati a Colui che ci largito
nuovamente luce, fiori, speranze! Eleviamo quindi a Lui  la  nostra preghiera: «Gloria al Padre e al Figliolo e allo
in alcuni casi  la  zappa fa miglior lavoro della vanga; e ciò accade in terre
si ricorre al piccone, fig. 6. 4. Si adoperano specialmente  la  vanga e la zappa per smuovere la terra nei vigneti, nei
al piccone, fig. 6. 4. Si adoperano specialmente la vanga e  la  zappa per smuovere la terra nei vigneti, nei gelseti, nei
Si adoperano specialmente la vanga e la zappa per smuovere  la  terra nei vigneti, nei gelseti, nei frutteti, a filari poco
DOMANDE: 1. Con quali strumenti si lavora il terreno? 2.  La  vanga come lavora il terreno? 3. Qual lavoro fa la zappa? -
2. La vanga come lavora il terreno? 3. Qual lavoro fa  la  zappa? - In quali terre la zappa serve meglio della vanga?
il terreno? 3. Qual lavoro fa la zappa? - In quali terre  la  zappa serve meglio della vanga? 4. In quali casi è più
 LA  TESSITRICE Il suo nome era Rosa, ma tutti la chiamavano
LA TESSITRICE Il suo nome era Rosa, ma tutti  la  chiamavano Tuna. Tuna, da Fortuna, poichè la buona
Rosa, ma tutti la chiamavano Tuna. Tuna, da Fortuna, poichè  la  buona vecchietta soleva dire che la fortuna del poverello è
da Fortuna, poichè la buona vecchietta soleva dire che  la  fortuna del poverello è nella salute e nella voglia di
del poverello è nella salute e nella voglia di lavorare. E  la  Tuna era sempre vissuta sana come un pesce, sana da
maritata, sana anche ora che i settant'anni sono suonati.  La  vedovanza e la solitudine gravavano sulle sue spalle senza
anche ora che i settant'anni sono suonati. La vedovanza e  la  solitudine gravavano sulle sue spalle senza curvarle.
così d'estate come d'inverno, ella era in piedi. Rifaceva  la  cameretta, e scendeva quei pochi scalini di legno tarlato
un po' con quel pigrone del gatto che osava chiederle  la  colazione con insistente miagolìo, preparava la sua solita
chiederle la colazione con insistente miagolìo, preparava  la  sua solita tazzina di caffè, fatto di orzo, cicoria e
tesi i fili che si svolgevano dal roccchettone man mano che  la  tela s'ordiva e s'arrotolava intorno al cilindro. La Tuna,
che la tela s'ordiva e s'arrotolava intorno al cilindro.  La  Tuna, sorbito il caffè, sedeva al telaio: sedeva, per modo
sedeva, per modo di dire, poichè, appena messa in corsa  la  spola, le mani e le braccia non avevano più requie, e i
le gambe facevano una ginnastica ininterrotta: di modo che  la  vecchierella s'appoggiava appena sul duro sedile. E allora,
ai primi richiami argentini delle campane di mezzogiorno.  La  spola andava e tornava, quasi come una lucertolina chiusa
da una mano all'altra. Tic tac, tic tac, mentre fuori  la  neve cadeva a larghe falde in silenzio, coprendo il
fiocchi bianchi come fiori di cotone; tic tac, mentre fuori  la  primavera copriva di un abito verde i castagni ed i noci:
tic tac, fino a che, le ombre della sera non immergevano  la  stanza nella più profonda oscurità. A settant'anni la Tuma
la stanza nella più profonda oscurità. A settant'anni  la  Tuma aveva la resistenza di una ragazzotta di venti. Quando
nella più profonda oscurità. A settant'anni la Tuma aveva  la  resistenza di una ragazzotta di venti. Quando veniva una
venti. Quando veniva una promessa sposa per farsi tessere  la  tela del corredo, la Tuna parlava dei suoi tempi molto
una promessa sposa per farsi tessere la tela del corredo,  la  Tuna parlava dei suoi tempi molto lontani, quando ogni
molto lontani, quando ogni sposa filava e tesseva da sè  la  tela occorrente al proprio corredo. O come sono mutati i
di là si soffermavano a scambiare quattro parole con  la  Tuna, che non cessava il suo lavoro. Sempronio e
Asciutta di carni, e un po' giallognola in volto per  la  vita passata in gran parte all'aria chiusa e nella
all'aria chiusa e nella semioscurità della sua casupola,  la  Tuna pareva una di quelle vecchie fate delle fiabe che
di quelle vecchie fate delle fiabe che operano prodigi con  la  rocca e con l'ago: e alle quali i fanciulli che hanno molta
capanna, alzandosi all'alba per lavorare e coricandosi  la  sera per riposare qualche ora e poter riprendere la mattina
la sera per riposare qualche ora e poter riprendere  la  mattina l'usato lavoro, che fanno ormai non più per sè, ma
fanno ormai non più per sè, ma per gli altri, intessendo  la  tela alle spose giovani che cominciano ora la vita, e che
intessendo la tela alle spose giovani che cominciano ora  la  vita, e che preparano le fasce per le creaturine che
nella credenza quando avevo tutto finito, tutto ciò era per  la  signorina Nicoletta! - Tutto ciò era per Nicoletta, -
poteva arrischiar questo. - Questo povero agnellino, - dice  la  vecchia governante che contempla Nicoletta scotendo la
dice la vecchia governante che contempla Nicoletta scotendo  la  testa - curato da tre ragazzi nella soffitta! - Curata così
soffitta. - Per fortuna! - dice Alano. Ora bisogna che  la  mamma racconti la sua scoperta. I ragazzi hanno fretta di
fortuna! - dice Alano. Ora bisogna che la mamma racconti  la  sua scoperta. I ragazzi hanno fretta di saper tutto. -
giorni nessuno si era accorto che c'era? - Ah, - risponde  la  mamma - è stato Matù a raccontarmi la sua storia e a
- Ah, - risponde la mamma - è stato Matù a raccontarmi  la  sua storia e a condurmi da Nicoletta! - Evviva Matù! -
e a condurmi da Nicoletta! - Evviva Matù! - grida Maurizio.  La  mamma racconta dunque che, appena fatto il bagno, era
Nell'ultimo cassetto che ha aperto e dove proprio c' è  la  cintura, vede una cosa inaspettata e sorprendente: dei
legati con uno spago. « Che cosa può essere? » pensa  la  signora d'Aufran. «È strano: questi capelli nel mio
dei ragazzi. Purchè non abbiano fatto qualcosa di grave. »  La  signora d'Aufran, perplessa, rimette i riccioli biondi nel
rimette i riccioli biondi nel cassetto e si mette  la  cintura. Un leggero grattare alla porta la fa sorridere: sa
e si mette la cintura. Un leggero grattare alla porta  la  fa sorridere: sa che è Matù. - Mrrrr, - fa Matù dietro la
la fa sorridere: sa che è Matù. - Mrrrr, - fa Matù dietro  la  porta. E quando gli viene aperto, entra, maestoso, amabile
viene aperto, entra, maestoso, amabile e carezzevole con  la  sua padrona che ama tanto. I suoi grandi occhi verdi sono
grandi occhi verdi sono chiari come un'acqua limpida: è  la  gioia. La pupilla non è
occhi verdi sono chiari come un'acqua limpida: è la gioia.  La  pupilla non è
chiamavano in casa Gigetto perchè  la  mattina era un pigrone. Non voleva mai scendere dal letto e
fare uno scherzo al signorino Marmotta , che dormiva ancora  la  grossa. Prese una bottiglia d'acqua di seltz, si accostò
giù sùbito, e appena potè capire da che parte era venuta  la  doccia, corse per farla pagar salata ad Antonietto. Ma per
pagar salata ad Antonietto. Ma per fortuna, sopraggiunse  la  mamma, e rimise la pace fra i due litiganti sgridandoli
Antonietto. Ma per fortuna, sopraggiunse la mamma, e rimise  la  pace fra i due litiganti sgridandoli entrambi. Sgridò
Antonino, per lo scherzo che non doveva fare, e Gigetto per  la  sua grande poltroneria.
da quelle che si trovano in esso prevalenti. Se  la  materia che predomina è sciolta, gli dà scioltezza; se è
di un terreno alla coltivazione, bisogna studiarne  la  composizione. 2. I terreni coltivabili sono principalmente
che ora ti farò praticamente conoscere. L'argilla è  la  terra da stoviglie e da mattoni: ed eccone le sue
le sue proprietà. Se prendi un po' di questa terra, e  la  bagni, diventa molle, pastosa, attaccaticcia; puoi farne
puoi farne pallottole; stemperarla in poltiglia. Se  la  fai seccare al sole, diventa compatta, dura, si restringe,
dura, si restringe, e si screpola in ogni senso. Se  la  metti al fuoco si cuoce, arrossa, indurisce come pietra. La
la metti al fuoco si cuoce, arrossa, indurisce come pietra.  La  sabbia, che tu ben conosci, ha qualità opposte a quelle
tatto. Lascia passar l'acqua come un filtro. Il calcare è  la  pietra da calce, quella che si mette nella fornace per fare
nella fornace per fare della calcina. Il calcare è, come  la  sabbia, poco consistente; assorbe molt'acqua, e prontamente
sabbia, poco consistente; assorbe molt'acqua, e prontamente  la  perde; si impasta debolmente con l'acqua; seccando si
calcare a colpo d'occhio, versandovi sopra un po' di aceto:  la  terra bolle, fischia, e fa molta spuma. DOMANDE: 1. Perchè
e fa molta spuma. DOMANDE: 1. Perchè si deve studiare  la  composizione dei terreni? 2. Di quali sostanze sono
- Per quali caratteri e qualità distingui l'argilla? -  La  sabbia? - Il calcare?
sollevarsi leggiera, serena, come al respirare un' aria che  la  nutre, ch'è la sua, non ebbe certamente, nè avrà mai quel
serena, come al respirare un' aria che la nutre, ch'è  la  sua, non ebbe certamente, nè avrà mai quel senso divino che
dimmi, non ti nacque nell'anima un pensiero almeno, che  la  vita vi possa esser più felice, gli anni più lenti e men
patria, dove si piacque di crear così bella e benedetta  la  natura? - Se tu non facesti questo voto, io lo feci per te.
io lo feci per te. Era una mattina piena d' incanto. -  La  primavera cominciava appena; la limpidezza dell'aria e lo
mattina piena d' incanto. - La primavera cominciava appena;  la  limpidezza dell'aria e lo splendore del cielo, l'armonia
era bellezza e mistero. È il bel tempo che il poeta sogna  la  gioventù del mondo, i giorni della creazione, quando terra
della materia e della forza; che al ricco ozioso ristora  la  stanca complessione, e al povero contadino fa le promesse
più forte il bisogno d'amare i nostri fratelli, d' amar  la  terra dove nascemmo i luoghi dove il nostro cuore apprese
dove anche abbiam dovuto gustare i primi dolori, e piangere  la  prima volta! O nostra patria! - Ecco il sole che, nella
della sua luce suscita l' allegrezza nel cielo, sparge  la  fecondità nelle campagne , la tranquillità nella vita, e
allegrezza nel cielo, sparge la fecondità nelle campagne ,  la  tranquillità nella vita, e l'amore nell'anima di tutti!
di vigneti e di pascoli, di casolari e di borgate! Qui  la  bellezza del cielo e della terra, la frequenza degli
e di borgate! Qui la bellezza del cielo e della terra,  la  frequenza degli uomini, la leggiadria delle donne.... È la
del cielo e della terra, la frequenza degli uomini,  la  leggiadria delle donne.... È la terra de' nostri padri,
la frequenza degli uomini, la leggiadria delle donne.... È  la  terra de' nostri padri, dell'antica nostra religione, delle
 La  zappa, o marra, fig.4, 5, non capovolge le zolle, le
è men buono che quello della vanga: onde si dice che  la  zappa ha la punta d'argento.
buono che quello della vanga: onde si dice che la zappa ha  la  punta d'argento.
 la  scolaresca era rimasta meravigliata. Giulio, quel birichino
col caldo evapora, forma il vapore acqueo e le nubi.  La  pioggia cade abbondante specialmente in primavera e in
specialmente in primavera e in autunno. D'inverno cade  la  neve. D'estate cade la grandine che fa tanto male. L'uomo,
e in autunno. D'inverno cade la neve. D'estate cade  la  grandine che fa tanto male. L'uomo, lavandosi bene, si
bene, si mantiene sempre in buona salute.» Com'era contenta  la  signorina! E anche Giulio era molto contento. Che cominci a
non ghiotta, ma sufficiente al bisogno. Il campo ti dà  la  farina pel pane, la polenta, e le paste; l'orto ti dà i
sufficiente al bisogno. Il campo ti dà la farina pel pane,  la  polenta, e le paste; l'orto ti dà i legumi, ed erbe per
per condimento; il porco ti fornisce il lardo, e il grasso;  la  vacca il latte, il burro, e il cacio; la gallina le uova;
e il grasso; la vacca il latte, il burro, e il cacio;  la  gallina le uova; gli alberi i frutti. Di questi prodotti
una parte puoi riservarla per l'uso domestico, e vendere  la  rimanente. Se a questi cibi aggiungi talvolta un pezzo di
vacca, o una fetta di salame, fai un pranzetto che ristora  la  tua gente, e la mette in allegria. Fin che dura la buona
di salame, fai un pranzetto che ristora la tua gente, e  la  mette in allegria. Fin che dura la buona stagione, ti è
ristora la tua gente, e la mette in allegria. Fin che dura  la  buona stagione, ti è facile variare i cibi; non hai che a
hanno il pregio di rendere i cibi più gustosi, e saporiti.  La  massaia spensierata, che non prevede, e non provvede, ha i
crucci, nell'inverno, a preparare i pasti. Al contrario  la  massaia attiva, e previdente, ha raccolto un po' di tutto,
attiva, e previdente, ha raccolto un po' di tutto, come  la  formica; perciò non ha fastidio pel desinare, e, spendendo
pel desinare, e, spendendo nulla di più, fa star bene  la  famiglia.
Se non sa che cosa fare delle proprie mani; Se lascia  la  casa, per correre dalle comari del vicinato a menar con
per correre dalle comari del vicinato a menar con esse  la  lingua sul conto del prossimo; Se si mangia di nascosto i
e vorrebbe mutar vestito ogni domenica, come si cambia  la  camicia; Se non ha cura dei vecchi, compassione degli
è ignorante, e non vuole istruirsi; Se non ama l'ordine, e  la  nettezza; Se non è contenta del proprio stato, e invidia
del proprio stato, e invidia l'altrui; Se fa consistere  la  religione nella bigotteria; e per essa trascura i suoi
questi difetti non sarà mai buona moglie, e buona madre; nè  la  felicità, nè la fortuna, troverà mai l'uscio di sua casa.
sarà mai buona moglie, e buona madre; nè la felicità, nè  la  fortuna, troverà mai l'uscio di sua casa.
il luogo specialmente destinato per onorare e pregar Dio è  la  chiesa. Quella è la sua casa, luogo di pio raccoglimento, e
destinato per onorare e pregar Dio è la chiesa. Quella è  la  sua casa, luogo di pio raccoglimento, e immagine del
Nella chiesa ci sembra di essere più vicini a Dio;  la  nostra fede in lui è più viva, e più fervorosa è la
a Dio; la nostra fede in lui è più viva, e più fervorosa è  la  preghiera. Là sentiamo proprio d'essere tutti fratelli,
uniti in un solo affetto, si prega insieme, e si invoca  la  benedizione del Signore sulle nostre famiglie, su tutto il
Una volta fu domandato ad un vecchio sapiente qual fosse  la  prima virtù dei bambini, ed egli rispose: -L'obbedienza. -E
prima virtù dei bambini, ed egli rispose: -L'obbedienza. -E  la  seconda? -L'obbedienza. -E la terza, quella che deve
rispose: -L'obbedienza. -E la seconda? -L'obbedienza. -E  la  terza, quella che deve comprendere tutte le altre virtù?- E
 LA  DOMENICA La domenica è iI giorno dedicato al Creatore del
DOMENICA  La  domenica è iI giorno dedicato al Creatore del Mondo. Gli
si lavano di buon mattino tutto il corpo, si mettono  la  biancheria, pulita e indossano gli abiti della festa.
le cattive erbe. Si adoperano soli, o in composte. 2.  La  marna è pure un correttivo, ed un concime. Opera come la
2. La marna è pure un correttivo, ed un concime. Opera come  la  calce; ma la sua azione è meno energica. Si applica a
pure un correttivo, ed un concime. Opera come la calce; ma  la  sua azione è meno energica. Si applica a intervalli di 5 a
dove si può avere a poca distanza, ed a buon prezzo.  La  calce, e la marna, aumentano il prodotto delle terre; ma le
si può avere a poca distanza, ed a buon prezzo. La calce, e  la  marna, aumentano il prodotto delle terre; ma le spossano
perchè agiscono come stimolanti, e rendono più pronta  la  scomposizione dei concimi. Esse dunque non suppliscono alla
Esse dunque non suppliscono alla concimazione ordinaria;  la  richiedono anzi maggiore, e la rendono più utile. 3. Il
alla concimazione ordinaria; la richiedono anzi maggiore, e  la  rendono più utile. 3. Il gesso è un concime utile alla
a vegetazione già cominciata, di buon mattino con  la  rugiada, perchè si fermi sulle foglie delle giovani piante.
Qual è l'azione della marna? - In qual dose si applica? -  La  calce, e la marna, bastano a concimare le terre? 3. A quali
della marna? - In qual dose si applica? - La calce, e  la  marna, bastano a concimare le terre? 3. A quali piante
 LA  STRADA
 LA  CUCINA DI ZELINDA Zelinda, un'amica di mamma Vittoria, è
mamma Vittoria, è una brava donna da casa. A qualunque ora  la  si vada a trovare ha sempre le sue stanze rassettate. La
la si vada a trovare ha sempre le sue stanze rassettate.  La  cucina è la stanza dove Zelinda trascorre il maggior tempo
a trovare ha sempre le sue stanze rassettate. La cucina è  la  stanza dove Zelinda trascorre il maggior tempo della
il maggior tempo della giornata. Essa mostra con gioia  la  sua bella cucina. Ecco il focolare colla cappa del camino,
bolle un tegame che manda odore d'intingolo. Le molle e  la  paletta pare che facciano da guardiani al focolare. Ad una
si vedono i ramaiuoli, il colabrodo, uno strizzalimoni,  la  grattugia e il tagliere; i mestoli, sempre puliti, sono
le stoviglie e vicino una piattaia o rastrelliera.  La  tavola posta nel mezzo è grande e pulitissima, attorno sono
e pulitissima, attorno sono disposte in ordine le sedie.  La  cucina di Zelinda è così lucida e ordinata che invita
é nato cieco e prega spesso il Signore perchè gli, conceda  la  grazia di poter vedere il sole, i fiori e la mamma sua. Una
gli, conceda la grazia di poter vedere il sole, i fiori e  la  mamma sua. Una notte, mentre il bimbetto dormiva tranquillo
sussurrò all'orecchio: -Se vuoi venir con me poitrai vedere  la  luce, i fiori, un magnifico giardino illuminato dalle
buoni. Vengo subito - rispose il ciechino, e prese  la  mano dell'Angelo che lo condusse verso la porta di fuori.
ciechino, e prese la mano dell'Angelo che lo condusse verso  la  porta di fuori. Giunti in un giardino, Gigino pensò alla
in un giardino, Gigino pensò alla sua mamma e chiese: - E  la  mia mamma? - La mama resta; ella non può stare fra i
Gigino pensò alla sua mamma e chiese: - E la mia mamma? -  La  mama resta; ella non può stare fra i bambini - rispose
Gigino, appena svegliatosi, abbracciò con più affetto  la  mamma sua.
 LA  SCUOLA È CHIUSA La scuola è chiusa. Mario, che ormai è
SCUOLA È CHIUSA  La  scuola è chiusa. Mario, che ormai è stato promosso alla
serrate, e prova come un senso di malinconia. - Dove sarà  la  mia maestra? Tornerà un altr'anno? - E suoi compagni? Essi
anzi si incontran con lui. Ma è diverso trovarsi per  la  campagna dal trovarsi fra i banchi. Intanto la scuola è
trovarsi per la campagna dal trovarsi fra i banchi. Intanto  la  scuola è chiusa. A Mario pareva a volte, andandovi, di
manchi qualcosa. Forse i suoi libri, i suoi quaderni; forse  la  voce della sua maestra che gli insegnava a guardare le
momento era venuto. Lo stesso vecchio servitore attraversò  la  galleria, borbottando fra le gengive, e scomparve dietro
interne, fatto segno alla giovine di seguirlo, lasciò  la  vecchia, dispettosa di quel complimento, a contemplare a
della sconosciuta dama, pure rassicuravasi pensando che  la  signora, s'era vero quanto la vedova le aveva ripetuto,
rassicuravasi pensando che la signora, s'era vero quanto  la  vedova le aveva ripetuto, doveva esser buona e pietosa; e
aveva ripetuto, doveva esser buona e pietosa; e rammentava  la  prima sua benefattrice, la contessa Anna; ma tanto Maria
buona e pietosa; e rammentava la prima sua benefattrice,  la  contessa Anna; ma tanto Maria aveva sofferto, che non
adesso, come lo fu allora. Appena il servitore ebbe aperta  la  porta del gabinetto, s'intese di là entro una voce d'uomo:
una voce d'uomo: « Venite pure, quella giovine, venite;  la  signora marchesa ha la degnazione di ricevervi. » Ella
Venite pure, quella giovine, venite; la signora marchesa ha  la  degnazione di ricevervi. » Ella entrò, in atto rispettoso,
fece alcuni passi, e modestamente sollevò gli occhi.  La  marchesa era seduta sur un canapè ricoperto di un drappo di
di bizzarri fregi, intagli e ghirigori, che avrebbero fatto  la  maraviglia de' nostri moderni amatori dell' arredare
dell' arredare antico. Parca e malinconica penetrava  la  luce per l' unica finestra di sotto a' lembi semiaperti di
nera a trafori; il ritratto d' una santa vergine e martire.  La  signora marchesa mostrava nell' aspetto la dignità d'un
e martire. La signora marchesa mostrava nell' aspetto  la  dignità d'un buon mezzo secolo compiuto; e benché altri non
e amico di casa, pure ella si teneva ritta e dura su  la  persona, con la faccia secca, grinzosa, acuto il mento, e
casa, pure ella si teneva ritta e dura su la persona, con  la  faccia secca, grinzosa, acuto il mento, e le braccia
di ricchi merletti a can- noncini le s' impadiglionava su  la  testa e proteggeva due ciocche di capelli biondi
artificiali; uno sciallo nero le copriva le spalle magre e  la  persona; e i suoi piccoli piedi, che forse erano stati la
e la persona; e i suoi piccoli piedi, che forse erano stati  la  disperazione de' ballerini dell' aristocratico minuetto,
che le sedeva a lato, finiva allor' allora di succhiare  la  consueta cioccolata sul dipinto labbro della chicchera, e,
suo costume per le visite della mattina; delle quali  la  prima era appunto per la buona cioccolata della marchesa
visite della mattina; delle quali la prima era appunto per  la  buona cioccolata della marchesa Due lunghe, uguali e
e del canonico, furono il primo interrogatorio che subì  la  fanciulla, e bastarono a rapirle dal cuore la poca fiducia
che subì la fanciulla, e bastarono a rapirle dal cuore  la  poca fiducia con che veniva, e ad agghiacciarle su gli
molto propizio alla nostra Maria, se le prime parole che  la  dama le rivolse, furono: « M'avevano prevenuta che una
mia umile condizione. » « Però quel color nero fa spiccare  la  vostra fisonomia; siete un po' pallida, ma bellina. » « Oh!
vero.... Perchè, » aggiunse, fissando di nuovo gli occhi su  la  fanciulla « lo dovete alla sua raccomandazione, se
a far qualche cosa per voi.... » « Oh! signora marchesa!...  la  prego, la prego.... » disse in atto d'umiltà e di riverenza
cosa per voi.... » « Oh! signora marchesa!... la prego,  la  prego.... » disse in atto d'umiltà e di riverenza il
disse in atto d'umiltà e di riverenza il canonico; « già è  la  nostra parte, di noi altri preti, quella di procurare il
quella di procurare il bene de' poveri. E quando s' ha  la  fortuna d'aver a fare con dame illustri e pie, come lei,
» « Il male è» ripigliò questa « che pur troppo  la  nostra carità il più delle volte è sterile: è il grano che
poveri, ma onesti.... e adesso sono morti..,. « Sì, sì,  la  solita storia; tutte così.... ma prima, spiegatevi;
signori inglesi.... » « Ah sì?... » domandò, strabiliando,  la  marchesa; « veramente, è una circostanza che non mi piace
Ma chi vi mise in quella casa forestiera » « È stata  la  sorte.... un caso.... io era la compagna delle damigelle di
casa forestiera » « È stata la sorte.... un caso.... io era  la  compagna delle damigelle di quel signore; avevo passati
occhi. « E questo vostro fratello cos' era?... » Così, con  la  freddezza di un giudice processante, continuava la marchesa
con la freddezza di un giudice processante, continuava  la  marchesa il suo interrogatorio. « Era vicecurato in un
» « Come?... come?... » interruppe il canonico; e battendo  la  tavola con una palmata, che fece sobbalzare a un punto
prete Carlo ***? » « Proprio lui, » proferì con fioca voce  la  sbigottita giovinetta, e chinò sul seno la faccia,
con fioca voce la sbigottita giovinetta, e chinò sul seno  la  faccia, lasciando in quell' atto cadere il velo, che prima
signora marchesa, non ne facciamo niente.... ritiro  la  raccomandazione.... Non si può, la mia ragazza, non ai può
niente.... ritiro la raccomandazione.... Non si può,  la  mia ragazza, non ai può So ben che ci canzonate! » Che cos'
canonico, si spieghi, ch' io mi sento venir fredda!... » E  la  marchesa, sbarrando con ispavento i piccoli occhi, scoteva
marchesa, sbarrando con ispavento i piccoli occhi, scoteva  la  cuffia, a gran rischio di scompigliare le bionde sue
Il canonico si levò in piedi, e delle braccia fatto arco su  la  tavola, si chinò all'orecchio della marchesa, sfiorando
che mistero. Ma quelle parole furono come colpo di folgore.  La  marchesa balzò in piedi anch'essa, con una ciera sdegnosa,
anch'essa, con una ciera sdegnosa, stralunata; fulminò  la  povera giovine con un'occhiata terribile; poi, a poco a
sono proprio accorata, ma non posso far niente per voi....  la  cosa è troppo, troppo seria. Voi forse non ne avete colpa,
Voi forse non ne avete colpa, ma le leggi, il governo,  la  religione e la quiete della mia coscienza, vogliono così; è
non ne avete colpa, ma le leggi, il governo, la religione e  la  quiete della mia coscienza, vogliono così; è impossibile,
terribile, immeritata, che faceva altrui delitto  la  pietà verso l'infelice orfanella? Era l' infamia che pesava
e caro? Essa tremava, come veramente fosse colpevole;  la  sua mente si smarriva, nè so qual forza la sostenesse in
fosse colpevole; la sua mente si smarriva, nè so qual forza  la  sostenesse in quella difficile prova. S'avanzò con
prova. S'avanzò con sommessione, com' era venuta, verso  la  sdegnata marchesa; timida arrischiò un passo, e tentò di
marchesa; timida arrischiò un passo, e tentò di baciar  la  mano di lei, per chiederle perdono d'averla sturbata. Ma la
la mano di lei, per chiederle perdono d'averla sturbata. Ma  la  pia e superba dama ritirò la mano, e la congedò dicendo: «
perdono d'averla sturbata. Ma la pia e superba dama ritirò  la  mano, e la congedò dicendo: « Mi rincresce, la mia giovine;
sturbata. Ma la pia e superba dama ritirò la mano, e  la  congedò dicendo: « Mi rincresce, la mia giovine; ma, per
dama ritirò la mano, e la congedò dicendo: « Mi rincresce,  la  mia giovine; ma, per ora, non m' è concesso assolutamente
in segreto, e con gran calore. Maria trovò nella galleria  la  vecchia Giuditta; la quale, rassegnata ad aspettarla, erasi
calore. Maria trovò nella galleria la vecchia Giuditta;  la  quale, rassegnata ad aspettarla, erasi a tutto bell'agio
volto sereno, che voleva dire: - E così? siete contenta? Ma  la  fanciulla, tutt' ancora confusa, le prese tremando la mano,
Ma la fanciulla, tutt' ancora confusa, le prese tremando  la  mano, e stringendosele vicino: « Andiamo, » le disse, «
inutile tentativo presso d'un'altra caritatevole signora,  la  quale trovò Maria d'età troppo fresca, per essere cameriera
essere cameriera di una sua figliuola sposa, fu allora che  la  povera giovine accettava di collocarsi, come ricamatrice,
vita nessuno le avrebbe rimproverato il dolore,  la  sua misera condizione; nessuno sarebbe venuto a ripeterle
le avesse chiesto mai il perché della sua tristezza. Anche  la  signora Giuditta, da prima così premurosa, così affannosa',
poiché, appena le venne fatto d'appoggiare altrove  la  fanciulla, non si lasciò più tampoco vedere. Non già
che essa l'aveva veduto l'ultima volta. L'onesta crestaja  la  teneva in casa sua, avendole destinata una cameretta buja,
in casa sua, avendole destinata una cameretta buja, a mezzo  la  scala, che prima serviva di ripostiglio, e che rispondeva
nane, e un piccolo scanno nella stradetta fra il letto e  la  parete. Una luce morta, rabbujata dal colore delle tettoje
un aspetto più tristo ancora, e quasi di carcere. Eppure  la  buona orfanella, quando si trovava, nel misero asilo, dove
e della pace. E poi, ella coricavasi col cuor libero, con  la  mente serena, dormiva ancora i soavi sonni dell'infanzia. E
que' sei mesi. E nel giorno de' morti, era venuta su  la  fossa della madre, fra i poveri e i buoni, a portare anch'
nei tini e diventò vino, che fu portato all'oste. Ma quando  la  castagna uscì dal riccio, il contadino la raccolse nei
Ma quando la castagna uscì dal riccio, il contadino  la  raccolse nei sacchi e la tenne per sè, ringraziando il
uscì dal riccio, il contadino la raccolse nei sacchi e  la  tenne per sè, ringraziando il Signore di avergli donato,
per sè, ringraziando il Signore di avergli donato, per  la  brutta stagione, un frutto così saporito e nutriente.
saper conservare quel che si ha, e quel che si guadagna.  La  vera economia vuole che si spenda il necessario; non più, e
è una bella virtù, dall'avarizia che è una brutta passione.  La  donna economa provvede ai bisogni della casa, in
conto; ma non mette passione nel possederlo. Al contrario  la  donna spilorcia, ed avara, ama il danaro per se stesso, e
della famiglia, risparmia anche le spese necessarie, soffre  la  fame, e la fa soffrire ai figlioli; al danaro sacrifica la
risparmia anche le spese necessarie, soffre la fame, e  la  fa soffrire ai figlioli; al danaro sacrifica la pace, e il
la fame, e la fa soffrire ai figlioli; al danaro sacrifica  la  pace, e il benessere della famiglia. La donna economa è
al danaro sacrifica la pace, e il benessere della famiglia.  La  donna economa è padrona del danaro; la donna avara ne è
della famiglia. La donna economa è padrona del danaro;  la  donna avara ne è schiava. E sempre s'è visto che il danaro
FRA GLI UCCELLINI Il suolo era gelato.  La  neve, cadendo, infarinava ogni cosa. I passerotti, sorpresi
arruffate dal vento. Quando Sempronio corse per avvertire  la  sorella che la neve fioccava, ella era già in cortile e
vento. Quando Sempronio corse per avvertire la sorella che  la  neve fioccava, ella era già in cortile e stava aprendo il
si levò da terra, là dove rasente alla parete, sotto  la  bassa grondaia, la neve non s'era posata. C'erano passeri,
là dove rasente alla parete, sotto la bassa grondaia,  la  neve non s'era posata. C'erano passeri, cardellini,
e selvaggi abitatori della campagna, e però, appena buttata  la  mondiglia ai polli, e foglie e torsi di cavoli e un pugno
agli uccellini digiuni. Da quel giorno, per quanto durò  la  neve, tutte le volte che Sempronella si recava a dar da
sempre avvolta da un nuvolo di uccelletti che aspettavano  la  loro parte di cibo.
a giocare in soffitta, Nicoletta avrebbe dovuto passar  la  notte sul tetto! - Altro che la notte!... - rinforza
avrebbe dovuto passar la notte sul tetto! - Altro che  la  notte!... - rinforza Maurizio. - Tutta la vita, forse,
- Altro che la notte!... - rinforza Maurizio. - Tutta  la  vita, forse, perchè nessuno viene mai in soffitta. -
piano: - Il mio angelo custode, in questo momento, è  la  mia buona mamma. Essa ha preso il suo posto, lo so! - I tre
lo so! - I tre ragazzi guardano con tenera compassione  la  loro flglia adottiva, e nessuno di loro pensa che sia
e nessuno di loro pensa che sia possibile chiudere....  la  finestra della propria casa a un ospite mandato dagli
 la  formica:
 LA  BARCHETTA Piegano e ripiegano il foglio, ed ecco, i due
i loro sguadi, e sulle onde che si inseguono essi gittano  la  minuscola imbarcazione; essi varano con grida di gioia il
carta, destinato a una rapida corsa e a un certo naufragio.  La  carta non regge alla foga impetuosa del fiume, l'acqua la
La carta non regge alla foga impetuosa del fiume, l'acqua  la  bagna e la inzuppa: ben presto i bordi immollati cedono, la
non regge alla foga impetuosa del fiume, l'acqua la bagna e  la  inzuppa: ben presto i bordi immollati cedono, la navicella
la bagna e la inzuppa: ben presto i bordi immollati cedono,  la  navicella perde a poco a poco la sua forma slanciata, fino
i bordi immollati cedono, la navicella perde a poco a poco  la  sua forma slanciata, fino a che un'onda più alta delle
forma slanciata, fino a che un'onda più alta delle altre  la  copre di un suo fiotto, la sommerge miseramente. La
che un'onda più alta delle altre la copre di un suo fiotto,  la  sommerge miseramente. La barchetta è perduta! Non aveva nè
altre la copre di un suo fiotto, la sommerge miseramente.  La  barchetta è perduta! Non aveva nè remi nè vela: non aveva
rive del mare. Essa ha durato quanto dura un piccolo gioco.  La  carta con cui l'avevano fabbricata era scritta; una mano di
di punteggiatura. E l'acqua ha stemperato e disciolto tutta  la  bella scrittura, il componimento è affondato insieme con la
la bella scrittura, il componimento è affondato insieme con  la  carta della barchetta, insieme con quel bel nove azzurro
onde in tempesta, e lottano, lottano disperatamente con  la  furia dei venti e dei marosi, e al fine devono cedere alla
si vedono perduti, tutti piangono, gridano, implorano:  la  imbarcazione è perduta, galleggia in balia delle onde,
alla deriva, sbatte contro gli scogli, va in frantumi, ed è  la  morte per tutti! La violenza dell'acqua è tremenda. Al paro
contro gli scogli, va in frantumi, ed è la morte per tutti!  La  violenza dell'acqua è tremenda. Al paro della carta, ad
c' è poesia senza verità e senza virtù. Se  la  Musa non veste il semplice manto della verità, se la virtù
Se la Musa non veste il semplice manto della verità, se  la  virtù non le insegna il suo casto e tranquillo sorriso, le
avrà il suo più dolce premio, quell'intimo assenso ch' è  la  risposta dell'anima; non troverà nessuno che gli consacri
d' amare; il cuore sente bensì e gusta quello che accarezza  la  sua parte di creta, ma intende e ama ciò che solleva la sua
la sua parte di creta, ma intende e ama ciò che solleva  la  sua parte più bella, la coscienza. Per chi studia il cuore
ma intende e ama ciò che solleva la sua parte più bella,  la  coscienza. Per chi studia il cuore e le sue migliori
che nutrono le virtù semplici e domestiche, anche  la  vita della più umile creatura, anche la storia segreta
e domestiche, anche la vita della più umile creatura, anche  la  storia segreta dell'anima più modesta, sono una lezione
virtù sono rare, e per questo appunto sono grandi; ma  la  virtù modesta, la virtù docile e vera abita in mezzo di
e per questo appunto sono grandi; ma la virtù modesta,  la  virtù docile e vera abita in mezzo di noi. E tu, sempre che
virtù docile e vera abita in mezzo di noi. E tu, sempre che  la  cerchi, a ogni passo puoi incontrarti con essa; la ritrovi
che la cerchi, a ogni passo puoi incontrarti con essa;  la  ritrovi ne' piccoli e ne' potenti; e più spesso forse nella
che l'anima più severa e resIla non può a meno di sentirne  la  bellezza, di donarle grazia, amicizia, o se non altro, di
e pellegrina nel mondo. Dapprima il cielo, il sole,  la  bella natura, la contentezza dell'oggi e del dimani, tutto
nel mondo. Dapprima il cielo, il sole, la bella natura,  la  contentezza dell'oggi e del dimani, tutto è per lei. Essa
per poco. Dice un filosofo, che l' uomo è così grande, che  la  sua grandezza appare anche in ciò, ch'egli si conosce
de' suoi dolori, trova in sè medesimo una forza novella,  la  speranza. Questa gli dona la consolazione dell' amicizia,
sè medesimo una forza novella, la speranza. Questa gli dona  la  consolazione dell' amicizia, la dolcezza dell'amore; ed
speranza. Questa gli dona la consolazione dell' amicizia,  la  dolcezza dell'amore; ed egli, incapace di sprezzar sè
del bene. Allora l'amore sostiene il cuore, consiglia  la  fede, suscita la volontà: e così tutti i nostri giorni
l'amore sostiene il cuore, consiglia la fede, suscita  la  volontà: e così tutti i nostri giorni fossero come quelli
una seconda natura; e questa, il più delle volte, soggioga  la  prima. Onde i meglio fortunati son coloro che, senza
Onde i meglio fortunati son coloro che, senza fallire  la  via, toccano più vicino alla meta; avendo saviezza bastante
sè stessi, o coraggio abbastanza per soffrire. E anch'essa,  la  debole creatura, nata solo per amare o per piangere,
i più bei fiori della vita, conserva nel cuore un tesoro,  la  sua rassegnazione e la sua fede. L'angustia del dubbio, il
vita, conserva nel cuore un tesoro, la sua rassegnazione e  la  sua fede. L'angustia del dubbio, il languore dell'abbandono
L'angustia del dubbio, il languore dell'abbandono logorano  la  sua fragile esistenza; pure essa sostiene le prove della
le prove della sventura, che son lunghe e dolorose, perchè  la  sventura è fedele. Ella è sola quaggiù, ma Dio è sopra di
testimonio della virtù abita- trice della terra. - Così  la  storia d' una vita semplice e giusta può esprimersi in tre
il padre tuo e  la  madre tua. I genitori sono l'immagine di Dio sulla terra;
fece a tutti questo comandamento: «Onora il padre, e  la  madre, se vuoi vivere lungamente sopra la terra». Guai a
il padre, e la madre, se vuoi vivere lungamente sopra  la  terra». Guai a chi trasgredisce il comando di Dio! Guai
e non li rispetta come deve! Guai a chi fa piangere  la  sua madre! Dio conta quelle lagrime, e la cattiva figliola
a chi fa piangere la sua madre! Dio conta quelle lagrime, e  la  cattiva figliola piangerà poi per tutta la vita. La buona
lagrime, e la cattiva figliola piangerà poi per tutta  la  vita. La buona figliola rispetta sempre i genitori, e li
e la cattiva figliola piangerà poi per tutta la vita.  La  buona figliola rispetta sempre i genitori, e li ama quali
più, perchè hanno patito maggiori privazioni per lei, e  la  sua affezione è un grande conforto alla loro povertà. Sono
bisogni? Li soccorre quanto può, più che può. Insomma,  la  brava figliola in tutta la sua vita non dimentica mai che,
può, più che può. Insomma, la brava figliola in tutta  la  sua vita non dimentica mai che, per quanto ella faccia, non
 la  Luisa aveva una bambola. Gliel'aveva regalata una signora
regalata una signora che abitava nella stessa casa.  La  Luisa, felice, voleva insegnarle tante belle cose. Voleva
merito dell'Emilia. - Soprattutto diceva adunque un giorno  la  Luisa alla bambola - devi imparare a star bene a tavola. Si
a tavola. Si spiega il tovagliolo e ei si forbisce spesso  la  bocca. Ti piace il vino dolce? Ma bada, ve', che non
nè berlo tutto d'un fiato fino all'ultima goccia. -  La  povera bambola, che non capiva un bel nulla, la fissava coi
goccia. - La povera bambola, che non capiva un bel nulla,  la  fissava coi suoi occhioni di vetro spalancati, immobili e
fissava coi suoi occhioni di vetro spalancati, immobili e  la  Luisa continuava: - Ohibò, non si beve mentre si ha la
e la Luisa continuava: - Ohibò, non si beve mentre si ha  la  bocca piena, e poi non si fanno i bocconi così grossi,
sul piatto degli altri, e non parlare mentre mangi e hai  la  bocca piena. Allora diventerai tu pure una bambola ben
Luisa! Chi l'avesse sentita avrebbe riso certo, perchè, se  la  fanciulla aveva imparato a mente tutte le buone regole di
tanto forte dalla chioccia che gli sanguina un ditino.  La  chioccia ha creduto che Mario, giocando coi pulcini, glieli
si è rivoltata con slancio beccandogli il dito forte forte.  La  chioccia è per l pulcini come la madre pei figli. Guai a
il dito forte forte. La chioccia è per l pulcini come  la  madre pei figli. Guai a chi glieli tocca!
 LA  GUERRA
casetta, accanto a quella di Mario c'è un bambino che ha  la  febbre da parecchi giorni. Il bambino è affidato alla nonna
non possono restare a curarlo. Pensate che cosa ha fatto  la  povera vecchia invece di chiamare ll dottore. È andata a
formiche; quando le formiche avranno mangiato l'uovo, pensa  la  vecchina, che ricorda questo rimedio usato un tempo dalla
che ricorda questo rimedio usato un tempo dalla sua mamma,  la  febbre sarà passata! Speriamo che i genitori possano tornar
chiamare il dottore, perchè il povero bambino può morire se  la  guarigione deve dipendere dalle formiche.
qualche volta fa i capriecetti. Un giorno  la  mamma le disse: - Làvati bene il collo col sapone. Non devi
che l'inverno è passato. - L'Emilia si decide a lavarsi Ma  la  fanciulla cominciò a piagnucolare e a toccare l'acqua
cominciò a piagnucolare e a toccare l'acqua appena con  la  punta delle dita. - Fin che farai così e sarai sudicia, non
che farai così e sarai sudicia, non mi piacerai - le disse  la  mamma. L'Emilia voleva piacere a tutti e specialmente alla
violetta. Tu conosci  la  violetta mammola. Essa è l'immagine della modestia: col suo
dà nell'occhio, ed anche si sta nascosta sotto le foglie.  La  violetta non grandeggia sullo stelo; non risplende per
umile, e per vederla, bisogna andarla a cercare. Ma a chi  la  cerca, e la trova, dà bella vista, e odore soave; e però le
vederla, bisogna andarla a cercare. Ma a chi la cerca, e  la  trova, dà bella vista, e odore soave; e però le mammolette
fioracci prosontuosi che brillano di vivi colori, levano su  la  testa sopra tutti gli altri, e poi, in vece di odore, fanno
Queste sì che somigliano le viole mammole. Esse amano  la  semplicità nel vestire; non ambiscono di essere vedute e