cogli occhi commossi, prima che colla bocca. - A lei, | Don | Gaudenzio; mi tagli un po' di cotesto, ma, per carità, non |
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lascia altrui la intiera responsabilità delle conseguenze. | Don | Gaudenzio pareva creato da Dominiddio apposta per coprire |
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- Non è mica ch'io abbia parlato per me .... - Oh! osservò | don | Luigi, chi mai potrebbe pensarlo? E mi diè un'occhiata di |
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Le domande fioccavano, nè a tutto potevo rispondere. | Don | Gaudenzio era stato in seminario con un tale abatino pieno |
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Egli voleva sapere da me che cosa ne fosse avvenuto. - | Don | Ambrogio Marzocchi? Non lo ho mai sentito nominare. - Pare |
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è almeno almeno canonico del duomo. - Sarà benissimo. | Don | Gaudenzio non mi guardò più che con aria di suprema |
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i baffetti. Due commensali non apersero bocca, L'uno era | don | Sebastiano, il vice-curato, l'ombra di quel quadro luminoso |
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e non bevette che acqua, ciò che non fece, per esempio, | Don | Gaudenzio. Si era appena finito, e i commensali stavano |
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all'aria, maneggiava con fare sbadato, uno stuzzicadenti; | don | Anastasio, il prete che aveva fatto allibire il povero |
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era andato a collocarsi presso la porta da cui era uscito | don | Luigi e origliava. Solo don Gaudenzio, disteso ancora |
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la porta da cui era uscito don Luigi e origliava. Solo | don | Gaudenzio, disteso ancora tranquillamente davanti agii |
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E la sua fantasia si era accesa di più, dal giorno che | don | Corrado della Posta, com'egli chiamava l'ufficiale postale, |
SCURPIDDU -
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fatto entrare dalla parte del cortile, col permesso di | don | Corrado, che giusto in quel momento trasmetteva un |
SCURPIDDU -
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che i terremoti li facevano là, con quel pilastro, Mauro e | don | Corrado. - Perchè fate i terremoti, Dio ne scampi! Don |
SCURPIDDU -
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e don Corrado. - Perchè fate i terremoti, Dio ne scampi! | Don | Corrado si mise a ridere. E accortosi che Scurpiddu moveva |
SCURPIDDU -
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per le armi di fanteria . - Nient'altro? - soggiunse | don | Corrado, ridendo per quell' Istruzione per le armi di |
SCURPIDDU -
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a scuola e che amava d'istruirsi, era caso così raro che | don | Corrado guardava Scurpiddu dalla testa ai piedi. Scurpiddu |
SCURPIDDU -
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segnata con fitte linee perpendicolari. E si voltò verso | don | Corrado, sorridendo d'incredulità, supponendo che egli si |
SCURPIDDU -
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meteorologico! Scurpiddu uscì di là con la convinzione che | don | Corrado avesse parlato turco e avesse voluto dargli a bere |
SCURPIDDU -
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E ora che le carte son pronte ... me l'ha mandato a dire | don | Corrado della Posta… - C'è entrato di mezzo pure quello |
SCURPIDDU -
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Posta… - C'è entrato di mezzo pure quello scomunicato? | Don | Corrado non era in odore di santità presso la massaia. Don |
SCURPIDDU -
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Don Corrado non era in odore di santità presso la massaia. | Don | Pietro soleva chiamarlo protestante , perchè era liberale; |
SCURPIDDU -
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soggiunse questi, sporgendo la testa dietro le spalle di | don | Aquilante. «Andate di là; mi spiccio subito.» Don Aquilante |
Il Marchese di Roccaverdina -
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spalle di don Aquilante. «Andate di là; mi spiccio subito.» | Don | Aquilante abbozzò un gesto per significare: «Fate pure con |
Il Marchese di Roccaverdina -
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bocca simili a un torrente. E durò una buona mezz'ora. | Don | Aquilante, con una gamba accavalciata all'altra, una mano |
Il Marchese di Roccaverdina -
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sì.» «Compare Santi era mal consigliato», disse | don | Aquilante. «Sono vecchio, eccellenza. Ho consumato la mia |
Il Marchese di Roccaverdina -
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quasi bagnate di lagrime. «Ve l'ho già spiegato», disse | don | Aquilante. «Nell'operato del giudice istruttore il signor |
Il Marchese di Roccaverdina -
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la peggio!» «Ora non sapete quel che vi dite!», lo ammonì | don | Aquilante. «Lo so anzi, signor avvocato! E il pianto che |
Il Marchese di Roccaverdina -
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e giù per la stanza, stringendosi le mani. «Vedete?», disse | don | Aquilante. «Il marchese non vuole neppure aver l'aria di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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vostra. E questo qui», soggiunse il marchese indicando | don | Aquilante, «vale per dieci! Alle spese penso io. Non c'è |
Il Marchese di Roccaverdina -
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nera e immobile come una statua su la soglia dell'uscio, | don | Aquilante, che si era già dato una spiegazione di quella |
Il Marchese di Roccaverdina -
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essa deve sembrargli una fantasima di mal augurio», pensava | don | Aquilante, «anche forse perché gli fa temere una ripresa |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Compare Santi però ... », tentò d'interromperlo | don | Aquilante per calmarlo. Ma il marchese non gli diè retta, e |
Il Marchese di Roccaverdina -
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non vuole!». «Zitto! ... Settant'onze!», buttò là in mezzo | don | Aquilante. E fece il gesto, quasi aprisse il pugno pieno di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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e ripetevano insieme sottovoce: - Uh! Il Drago! Il Drago! | Don | Paolo Drago - drago di nome e di fatto, diceva la gente - |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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- tornate a casa, e dite a quella strega di vostra zia: | Don | Paolo non vuole che domandiamo l'elemosina! Tornate a casa. |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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e allo svolto dello stradone si fermarono, aspettando che | Don | Paolo si fosse allontanato; poi, saltellanti, tornarono al |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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strega di tua zia? - È fuori di casa. - Glie l'hai detto: | Don | Paolo non vuole che domandiamo l'elemosina? - No. - Glie lo |
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al braccio, borbottando e trascinando la gamba storta. | Don | Paolo l'apostrofò di lassù: - Come? Mandate quest'orfanelle |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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dovevano guadagnarsi da vivere così. Appena le vide, | Don | Paolo diventò un drago a dirittura. - Di nuovo qui? Su, su |
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in fondo alla via, si rizzò inviperita, e non attese che | don | Paolo parlasse, per urlare: - Fatevi i fatti vostri, |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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dragaccio! Che ve n'importa? Son figlie vostre, forse? Ma | don | Paolo, che era una linguaccia anche lui, non si lasciò |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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la strega, che non era stata zitta e ne aveva dette a | don | Paolo di tutti i colori, avvicinandosegli con le braccia in |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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E allora si vide un miracolo - come dissero poi tutti. | Don | Paolo saltava giù di sella, quasi volesse cavar gli occhi |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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seggiola, o su la catasta delle materasse o dei coltroni. | Don | Paolo durava quella vitaccia da più di trent'anni, |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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età, incontrandolo, lo fermava per domandargli: - Che fate, | don | Paolo? - Aspetto la morte, - rispondeva. - Che altro posso |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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si erano divertite a dargli una mano come avevano potuto. | Don | Paolo, portate le materasse al sole su la terrazza, le |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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ma meglio del covile dove le faceva giacere la strega. | Don | Paolo non pareva più lui, con quegli occhi sorridenti, con |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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io, povero usciere, eseguisco gli ordini. Dalla rabbia, | don | Paolo poco dopo leticò con la sarta che non trovava modo di |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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con tanto d'occhi, e subito si misero a piangere. Allora | don | Paolo diventò proprio furibondo; e dalla finestra cominciò |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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si rivolgeva alla gente radunatasi a godersi lo spettacolo: | don | Paolo, che sembrava un predicatore sul pulpito; la vecchia, |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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casa; e se mastro Roc- co il falegname non avesse detto a | don | Paolo: - Vi confondete con costei? C'è la giustizia che |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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con costei? C'è la giustizia che protegge le orfanelle. | Don | Paolo, ritiratosi dalla finestra, trovate le orfanelle |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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avuto scarpe ai piedi? - Ora cuciniamo la minestra, - disse | don | Paolo. - Vieni qua, Lisa; tu che sei la maggiore accendi il |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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c'era stato uomo al mondo che gli avesse. mai fatto, a lui, | don | Paolo, una soverchieria; e questa sarebbe stata proprio una |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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a pelare?. - gli aveva domandato il pretore. - Perchè? E | don | Paolo era rimasto un po' scombussolato, non sapendo che |
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sembrasse la sola ragione in quel punto. - Perchè? - ripetè | don | Paolo. - Non lo sapete neppure voi. Don paolo scoppiò: - |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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- Perchè? - ripetè don Paolo. - Non lo sapete neppure voi. | Don | paolo scoppiò: - Ah! dunque la legge vuole che quelle due |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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in settimana il consiglio di famiglia ... Vedremo... E così | don | Paolo Drago ebbe una settimana d'inferno, come diceva alle |
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che il pretore gli disse: - Ora il tutore siete voi! - | Don | Paolo piangeva di contentezza, e volle per forza baciargli |
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rabbia, peggio per lei! Quella volta, contro il suo solito, | don | Paolo fece doppia pipata. * * * Le bambine non si |
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le gonne da una e i busti dall'altra. Cosi l'illusione per | don | Paolo era completa; Lisa e Giovanna gli parevano proprio |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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le parole del pretore erano diventate un ritornello per | don | Paolo. Infine, se si rammaricava di dover morire - il |
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ci arrivava. - Aspetta; ti metterò qualcosa sotto i piedi. | Don | Paolo la sorvegliava, la incoraggiava. - Brava! Bene! - e |
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Per le bambine tutto quel tramenìo era un divertimento, ma | don | Paolo ci godeva più di loro; e dava un'occhiata ora a Lisa, |
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- Come Lisa e Giovanna, Dio le abbia in gloria! - pensava | don | Paolo, intenerito dal grazioso spettacolo e dai ricordi. - |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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bambine che ridevano, quasi facessero il chiasso, mentre | don | Paolo girava di qua e di là il pastone, ne ricacciava in |
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farina con le mani e le braccia impiastricciate di pasta. | Don | Paolo le avrebbe baciate, se i baci non gli fossero parsi |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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e spolveratevi bene! Ogni giorno, una lezione pratica. | Don | Paolo sapeva fare tutto, fin la calza, e voleva insegnargli |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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minestra! La scuola è per le principesse. Su questo punto | Don | Paolo non intendeva ragione. - Io sono della pasta antica, |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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sua mano pochi giorni prima della disgrazia. Quel gelsomino | don | Paolo lo aveva curato tant'anni, raccogliendone i fiori e |
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e fiorito da un pezzo. - Il gelsomino e di Lisa, - diceva | don | Paolo a Giovanna. - Perchè? - domandava la bambina un |
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E mentre i suonatori passavano davanti la porta di casa, | don | Paolo, che faceva ferrare l'asino, accennato a mastro |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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a Giovanna: - Io non m'addormenterò. - E neppure io. Ma | don | Paolo, che le aveva udite dall'altra stanza soggiunse: - |
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così bene, che si addormentarono profondamente. * * * | Don | Paolo, aspettando i suonatori, si era messo ad acconciare |
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il vento, il grugnito del contrabbasso, ma lontano assai. | Don | Pa- olo s'impazientiva delle troppe fermate, e rifletteva |
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oltre il suono del contrabbasso, anche quello dei violini; | don | Paolo si sentiva in- tenerire. E appena si persuase che i |
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... - Ora si fermano ... Invece, con gran rabbia di | don | Paolo, i suonatori erano passati oltre. Egli tremava |
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- Come? Non ve ne rammentate, dal gran sonno? - rispose | don | Paolo, sforzandosi a ridere. - Eppure io vi ho svegliate. E |
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nava, tirava vento; ma la chiesa era lì a quattro passi, e | don | Paolo non aveva creduto di commettere un'imprudenza, |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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- Santo Dio, voi mi spogliate! Questo è l'ultimo soldo. E | don | Paolo faceva atto d'arrovesciare una tasca. - No, ce n'è |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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- La faremo noi, - aveva risposto Lisa, ridendo. - Brava! E | don | Paolo si era lasciato spogliare anche delle due mezze |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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- C'è da prendere un malanno all'uscita! - rifletteva | don | Paolo. E infatti egli lo prese,: tosse e febbri, febbri e |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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suono delle sillabe. - Sedete, dottore! sedete! - disse | don | Paolo, con voce lamentosa, interrotta da colpi di tosse. |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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in mezzo a una via, ditemi la veri- tà! - Certe cose, caro | don | Paolo, - rispose il dottore, tirandosi le punte del |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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Chiesa. - Dunque sono spacciato? - Non esageriamo caro | don | Paolo!... Ecco qui un calmante per la tosse! una |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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Niente di grave. - La mia sentenza di morte! - pensava | don | Paolo, seguendo con gli occhi la mano che scriveva la |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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s'affrettò a mandargli pure suo compare, il canonico. Ma | don | Paolo, che aveva dovuto fare un bello sforzo per vincere |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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- Sono venuto per una visita, - si scusava il canonico. | Don | Paolo però seguitava a strillare: - No, compare; se mi |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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che mi son confessato e comunicato, dice: - Quel povero | don | Paolo portiamolo in paradiso, è meglio, giacchè ora si |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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chiacchierato troppo! Infatti, calmatasi l'eccitazione, | don | Paolo era ricaduto, ansimante, con la testa sui guanciali, |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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e che quasi l'accusavano di aver ammazzato il malato, visto | don | Paolo in atto di fare il cuoco, s'era messo a ridere e |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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a colazione? - Se volete favorire, - aveva risposto | don | Paolo, sorridendo. Ma per levarselo di torno subito, gli |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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del marito di Lisa che aveva posto gli occhi su Giovanna; e | don | Paolo sembrava più arzillo di quando aveva leticato con la |
Il Drago e cinque altre Novelle per fanciulli -
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era nemmeno quieto e sollevato il cuore del povero | don | Antonio, il giorno che ritornò a Santafusca in compagnia di |
Il cappello del prete -
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sanguigne di un delitto. Le testimonianze di Filippino, di | don | Ciccio, di Gennariello, di Giorgio, dei contadini della |
Il cappello del prete -
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prete Cirillo fosse andato in Levante. - Fatevi coraggio, | don | Antonio, che se anche il prete è morto, non lo abbiamo |
Il cappello del prete -
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- Che volete dire ora? - Guardate là... - Dove? | Don | Antonio segnò col dito la villa dei Santafusca, che dormiva |
Il cappello del prete -
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un pezzo di strada in silenzio. Poi tutto a un tratto | don | Antonio, che non poteva fuggire alle sue meditazioni, |
Il cappello del prete -
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uscivano da Santafusca. Con questo sospetto fitto in cuore | don | Antonio entrò in casa e si fece condurre nella sua stanza, |
Il cappello del prete -
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dalla stanza dell'Intendente di finanza, nell'anticamera, | don | Crescenzo ebbe un barbaglio e vacillò: - Vi sentite male? - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Bisognerebbe sapere i numeri certi, - mormorò l'usciere, - | don | Crescenzo… vorremmo scialare, alla faccia di questo infame |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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visto il pallore mortale di cui si era coperto il volto di | don | Crescenzo, udendo le due sillabe crudeli. Con lo Stato non |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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lo Stato non fa credito. Ogni settimana, ai versamenti di | don | Crescenzo, mancavano delle somme, e ogni settimana |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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aspettasse il pagamento del sempre più grande debito, che | don | Crescenzo veniva contraendo verso lo Stato: ogni settimana! |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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all'Intendente, ed egli aggrottava un poco le sopracciglia. | Don | Crescenzo ascoltava col capo chino, sussultando quando |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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la cauzione e dava querela per appropriazione indebita a | don | Crescenzo. Costui aveva dato solo in un lamento, alle |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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andate in carcere, - aveva conchiuso il degno funzionario. | Don | Crescenzo si era messo a pregare, allora; aveva moglie e |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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questa volta costui lo guardava così glacialmente, che | don | Crescenzo intese; questa volta era finita davvero, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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nelle loro riunioni, aveva tenuto mano al sequestro di | don | Pasqualino, così, acciecato anch'esso: e il lusso borghese |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e fra tutti, era quello che meno poteva aver denaro. Ora, | don | Crescenzo non voleva cominciare per essere crudele con un |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che da tre settimane non poteva dare un centesimo a | don | Crescenzo! Che importa! Era un uomo di denaro, Costa. Il |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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subito a parlare dei propri affari, lasciando in asso | don | Crescenzo. Egli, che con la fiducia bizzarra dei disperati |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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da che era principiata la decadenza: si rammentava, adesso, | don | Crescenzo, di averlo accompagnato una sera, uscendo dal |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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la persona che fosse venuta presso la porta, origliasse. - | Don | Ninetto, sono io, aprite, tanto so che siete in casa e non |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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voi? - disse egli, con un pallido sorriso. Fece entrare | don | Crescenzo nel salottino, un meschino salotto di casa |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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vi ho cercato alla Borsa: non ci siete andato? - domandò | don | Crescenzo, che sentì di nuovo un gran calore allo stomaco. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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o quattro giorni.. - E che fate? - chiese angosciosamente | don | Crescenzo. - Che fo? Niente, - disse l'altro, con un gesto |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Rovinato, rovinato! - gridò, levando le braccia al cielo, | don | Crescenzo. L'altro si morsicava un mustacchio, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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pane. Voi dovete darmi le millecento lire, capite? - gridò | don | Crescenzo, in preda a un gran furore. - Io non le ho. - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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andare in carcere per voi. Trovatele. - È impossibile, | don | Crescenzo mio, - disse l'ex agente di cambio, con le |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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tratta di salvare un galantuomo dalla rovina. Per carità, | don | Ninetto, voi sapete quanto è caro l'onore… - Sì, - disse |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Non le ho: non le posso avere; non mi mettete in croce, | don | Crescenzo, non ho un soldo. - Mettetemi una firma sotto una |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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mi lasciate, in questa rovina? - rispose, quasi piangendo | don | Crescenzo. - E che cuore avete? - Che cuore, che cuore! - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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sì, domani… - E per martedì mi mandate denaro? - Non credo, | don | Crescenzo, non credo, - disse con una dolcezza disperata, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Ma proprio, non mi potete dare niente? - Ve le darei, | don | Crescenzo, ma vi giuro che non ho un soldo. A Roma…poi… |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che non ho un soldo. A Roma…poi… vedrò… Deluso, eccitato, | don | Crescenzo si levò per andarsene, fra la collera e il |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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così dolorosa, che egli non disse altro. - Addio, | don | Crescenzo… scusate… - Addio, don Ninetto… non vi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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non disse altro. - Addio, don Crescenzo… scusate… - Addio, | don | Ninetto… non vi dimenticate di me, a Roma… - Non dubitate, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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poteva trovare in piazza; alla fine doveva ottocento lire a | don | Crescenzo, gliele avrebbe date, don Crescenzo gli si |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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doveva ottocento lire a don Crescenzo, gliele avrebbe date, | don | Crescenzo gli si sarebbe messo appresso, sino alla sera. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che scriveva i numeri col carboncino, sulla carta. | Don | Crescenzo salì gli scalini a quattro a quattro, correndo, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e gli occhi cisposi e rossastri del beone fissarono | don | Crescenzo. - Volete l'avvocato? - domandò, asciugandosi le |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Ha avuto nu tocco in salute vostra. - Gesù! - gridò | don | Crescenzo, buttando in terra il suo cappello, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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poco, beveva acqua… capite… - Oh Dio, oh Dio… - mormorava | don | Crescenzo, lamentandosi. - È volontà di Dio… - mormorò il |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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vi è speranza. - Lo so io, perché mi dispero! - gridò | don | Crescenzo. - Dovrei piangere io, - soggiunse il beone, - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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miseria, capite! - Ma come è stato, come è stato? - chiese | don | Crescenzo, mettendosi le mani nei capelli. - Aspettate un |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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nei capelli. - Aspettate un poco, ora vengo. E andò di là. | Don | Crescenzo si guardò attorno, sbalordito dal dolore. La |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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migliaia e migliaia di lire, nella sua professione! | Don | Crescenzo sentì stringersi il cuore in una morsa di sangue |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Ma il ciabattino ritornava: - Che fa? - chiese sottovoce | don | Crescenzo. - Sta assopito. - Dorme? - No, è la malattia. - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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è stato, come è stato? - chiese ancora, disperatamente, | don | Crescenzo. - Mah! Tante cose sono state. Ha avuto certi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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dispiaceri. - Oh povero, povero! - esclamò a voce bassa | don | Crescenzo. - Questa chiamata del presidente è stata per lui |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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ecco la vera ragione del tocco! Come sarebbe? - Voi sapete, | don | Crescenzo, che i miei lavori di matematica, con l'aiuto di |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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ogni tre o quattro mesi, un ambo… soggiunse scetticamente | don | Crescenzo. - V'ingannate, si può dire che io l'ho |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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e bevve un sorso di vino. - Vorrei vederlo, - chiese | don | Crescenzo, improvvisamente. Entrarono nella stanzetta da |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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giunta sino alla vergogna. - Avvocato, avvocato? - chiamò | don | Crescenzo, piegandosi sul lettuccio. L'infermo fissò gli |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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vi riconosce, - mormorò il ciabattino, pigliando tabacco. | Don | Crescenzo uscì subito dalla stanza, sentendosi aggravare |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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morirà come un cane! Allora tutto il represso dolore di | don | Crescenzo scoppiò. - Mi doveva ottocento lire, e sono |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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di vino bluastro, che aveva lasciato in fondo al bicchiere. | Don | Crescenzo fuggì. Ora, a intervalli, sentiva che gli si |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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con cui si procurava denaro per giuocare: due volte | don | Crescenzo vi era stato, ma aveva assistito a tali scene |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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l'altro sempre fuori la porta. - Vi è, vi è, - disse | don | Crescenzo, irritato. - Tanto, è inutile che si neghi, io lo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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occhiali sul naso. - Vengo per denaro, - disse brutalmente | don | Crescenzo. - Non ne ho, - rispose duramente il debitore. - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Sicché sei sul lastrico? - Sul lastrico. Allora soltanto | don | Crescenzo si accorse che il viso del professore era pallido |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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decisione è presa: tutto per tutto! - Che cosa? - domandò | don | Crescenzo, sorpreso. - Domani accetto le offerte fattemi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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come se non reggesse a quell'idea dell'abiura. Anche | don | Crescenzo, nella sua stupefazione, aveva dimenticato i suoi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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la madre. - Ma lasciare la religione di Cristo! - esclamò | don | Crescenzo, con quell'orrore del protestantesimo, che è in |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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la sua fede, il suo Dio, per una pagnotta di pane. | Don | Crescenzo lo guardava e taceva, stupito. Lo aveva sempre |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che nuovamente egli insultava con la sua apostasia. E | don | Crescenzo, sebbene ristretto di mente, comprendeva tutto lo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Quando sarà, questo?… - chiese, dopo una esitazione, | don | Crescenzo. - Fra un mese: ci vuole un mese d'istruzione, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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celando il volto fra le mani. - Me ne vado, - mormorò | don | Crescenzo, prostrato oramai, in uno stato di accasciamento |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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vanità, che dà il castigo divino. Quando fu nelle scale, | don | Crescenzo fu preso da tale debolezza che dovette sedersi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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non avevano neppure risposto. Quando, verso le sei, entrò | don | Crescenzo, dopo aver bussato inutilmente, li trovò quasi al |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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rispose un gemito di sua moglie. - E quando torna? - gridò | don | Crescenzo, agitatissimo, preso da un impeto di furore. - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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quell'infame? - In America, a Bonaria. Gesù! - disse solo | don | Crescenzo, cadendo di peso sopra una sedia. Tacquero. La |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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il rosario. Ma ambedue parevano così stanchi, che | don | Crescenzo fu preso da una disperazione, trovando dovunque |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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con le preghiere di perdono, con le umili scuse. Due volte | don | Crescenzo lesse quella lettera straziante, scritta da un' |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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E dinanzi a quel dolce e pensoso occhio di fanciulletta, | don | Crescenzo sentì legarsi la lingua e fu con un grande sforzo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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la carta da cento dalle mani di sua madre e dandola a | don | Crescenzo. Ah, in quel momento, di fronte a quella povera |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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come se non si dovessero vedere più. Adesso, quando | don | Crescenzo si trovò sotto il portone del palazzo Rossi, dopo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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il sole, nelle vie, fra le fabbriche in costruzione; e | don | Domenico Mayer, l'impiegato ipocondriaco, che in un giorno |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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del Popolo: l'ombra era profonda, le guardie non videro | don | Crescenzo, disteso sul sedile. Ma egli, come per un rapido |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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del Collegio, urlava quel che gli veniva suggerito da | don | Leandro, il servente comunale, per gli incanti che si |
Racconti 2 -
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sentirla. - L'altro giorno intanto tu ti lavavi la bocca di | don | Domenico, per via della casa. Quel galantuomo te la |
Racconti 2 -
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il re in persona, e non potrebbe dirmi: "Esci di lí". Se | don | Domenico ha la pancia grossa e piena zeppa di quattrini, a |
Racconti 2 -
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sono in mano di Dio ... - Ecco, ora non la finisce piú! - | Don | Domenico gli avrebbe rotto anche l'altra gamba e lo avrebbe |
Racconti 2 -
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mano in alto indicava ogni cosa, come sarebbe stato quando | don | Domenico avrebbe fabbricato: qui i terrazzini, lí la |
Racconti 2 -
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- Andiamo via, se no faccio qualche bestialità! - disse | don | Domenico che masticava bile da due ore. E d'allora in poi |
Racconti 2 -
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non si poteva murare neppure un sasso. - Finalmente | don | Domenico l'ha capita! - Lo Sciancato continuò a bandire, |
Racconti 2 -
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faceva un movimento. - Qui son vissuto e qui voglio morire. | Don | Domenico può darsi pace; non la spunta. Ho la testa dura, |
Racconti 2 -
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peccato. Sereno di coscienza, non faceva male a nessuno. Se | don | Domenico fidava nella propria pancia, nei propri quattrini |
Racconti 2 -
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chi ha quattrini compera anche questa! - E intanto che | don | Domenico, dal finestrino di cucina, continuava a buttare |
Racconti 2 -
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di Calcagno ... - E son tre voooci!! - Crepa! - rispondeva | don | Domenico. Invece crepava lui dalla rabbia, e diceva omnia |
Racconti 2 -
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maccheroni a tradimento. - E intanto se li è mangiati! - | Don | Domenico avrebbe voluto tirarglieli, filo per filo, fuor |
Racconti 2 -
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faceva la calza con mani che andavano leste come il vento. | Don | Domenico, sul tardi, fumando tanto di pipa, l'aspettava |
Racconti 2 -
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meglio di quando ella aveva con sé quel forca del saponaio. | Don | Domenico le prometteva anche una mantellina nuova di panno |
Racconti 2 -
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di Dio - egli conchiuse. Fu con questo tradimento che | don | Domenico ebbe la casa dello Sciancato, e comare Angela del |
Racconti 2 -
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fino. - Non l'ho fatto per la mantellina - ella disse a | don | Domenico - ma per affezione alla sua famiglia. Il maggior |
Racconti 2 -
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giallo che mi fa rivoltare lo stomaco. - Zitta! - rispose | don | Domenico, ridendo; - le sessant'onze della casa te le |
Racconti 2 -
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a rannicchiarsi, coi suoi quattro cenci, nel tugurio che | don | Domenico dovea lasciargli abitare, giusta il contratto, |
Racconti 2 -
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il capomastro. E un manovale aggiunse: - È mal'augurio per | don | Domenico! - Mineo, 28@ 28 maggio 1881@. 1881. |
Racconti 2 -
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stata presa. Sospettava della moglie del mezzadro di Poggio | Don | Croce là accosto, che aveva bisogno di una chioccia, e |
SCURPIDDU -
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aveva fatto una corsa fino alla mezzadria di Poggio | Don | Croce. Davanti a la porta della casa, una ragazzina, figlia |
SCURPIDDU -
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di quella strega che voleva picchiarlo, accortosi che | Don | Pietro e Capobanda erano entrati nella vigna, non li |
SCURPIDDU -
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Tiù! Tiù ! Esclamando di tratto in tratto. - Bravo, | Don | Pietro ! Bravo, Capobanda ! - vedendo che i tacchini |
SCURPIDDU -
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lo interrogasse coi gracchi: Faccio bene? Poi, vedendo che | Don | Pietro e Capobanda , si inoltravano troppo, Scurpiddu tirò |
SCURPIDDU -
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della tacchina, poichè se l'erano presa quei di Poggio | Don | Croce, Il massaio penserebbe lui a farsela rendere: anche |
SCURPIDDU -
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Gli era balenato in mente il sospetto che quei di Poggio | Don | Croce avessero voluto vendicarsi sùbito. Ma come? Ma |
SCURPIDDU -
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alla Purità incarnata" disse Giovanni "mi vedo davanti | don | Clemente. Ti ho detto che viene alla riunione di stasera? |
IL Santo -
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e poi vengono." "Te ne sei ricordata perché ho nominato | don | Clemente" disse Giovanni sorridendo. "Sì" rispose sua |
IL Santo -
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sai che non credo." L'alta fronte, gli occhi azzurri di | don | Clemente tanto sereni e puri, come avrebbero conosciuta la |
IL Santo -
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che il frate venisse alla riunione? Sì, n'era certissimo. | Don | Clemente ne aveva ottenuto il permesso dal Padre Abate, |
IL Santo -
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lì sulla scala: "Il signor Abate Marinier, di Ginevra. | Don | Paolo Farè, di Varese, che Lei conosce già di nome." Selva |
IL Santo -
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esclamava uscendo sulla terrazza: "Oh, c'est admirable!" E | don | Paolo Farè, da buon comasco, mormorava:"sì, bello, bello," |
IL Santo -
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del Francolano che serra, scuro e grande, il levante. | Don | Farè divorava con gli occhi Selva, l'autore di scritti |
IL Santo -
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anche gli altri due! Per Verità né l' Abate Marinier, né | don | Farè erano attesi. Altri, invece, mancava. Mancavano un |
IL Santo -
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di essere venuto. Era stato Dane, il colpevole. E per | don | Paolo Farè il colpevole era stato di Leynì. Selva protestò. |
IL Santo -
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posso esser sicuro di dividere le vostre idee in tutto." | Don | Paolo non seppe trattenere un gesto d'impazienza. Anche |
IL Santo -
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d'uno che approvasse poco. Ma perché, allora, era venuto? | Don | Paolo faceva smorfie di malcontento, gli altri tacevano. Vi |
IL Santo -
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aveva già servito il caffè quando arrivarono, a un punto, | don | Clemente a piedi da Santa Scolastica, Dane, il Padre |
IL Santo -
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professore Minucci in un legno a due cavalli da Subiaco. Ma | don | Clemente, ch'era seguito dal suo ortolano, vista la |
IL Santo -
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Scese ella stessa col lume la scala a chiocciola, accennò a | don | Clemente di volergli parlare e diede un'occhiata |
IL Santo -
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significativa all'uomo che gli stava dietro le spalle. | Don | Clemente si voltò a costui, gli disse di stare ad |
IL Santo -
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a fronte di una inattesa opposizione. Desiderava che | don | Clemente lo sapesse, che fosse preparato. Glielo diceva lei |
IL Santo -
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i suoi ospiti. E si congedava, nel tempo stesso, da | don | Clemente, non avendo intenzione, lei donna e tanto |
IL Santo -
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"un'amica intima di mia sorella, certa signora Dessalle." | Don | Clemente voltò la testa di scatto, e Maria n'ebbe il |
IL Santo -
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calma! Ne arrischiò una essa pure. "Lei la conosce, Padre?" | Don | Clemente non rispose. Sopraggiungeva in quel momento il |
IL Santo -
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studiolo di Giovanni. Era così piccolo che il bollente | don | Farè, non potendosi tenere aperte le finestre per un dovuto |
IL Santo -
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timidamente un paralume, che fu cercato, trovato e posto. | Don | Paolo si fremette dentro: "questa è un'infermeria!" e anche |
IL Santo -
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di obbedire sempre l'autorità ecclesiastica legittima ..." | Don | Paolo Farè scattò. "Secondo!" Un vibrare di subiti |
IL Santo -
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né su nostro labbro, né in nostro petto verso nessuno!" | Don | Paolo scattò da capo. "Odio no ma sdegno sì! Circumspiciens |
IL Santo -
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no ma sdegno sì! Circumspiciens eos cum ira!" "Sì" disse | don | Clemente con la sua dolce voce velata "quando avremo |
IL Santo -
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Cristo in noi, quando sentiremo una collera di puro amore." | Don | Paolo, che gli stava vicino, non rispose niente, lo guardò |
IL Santo -
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le mani e gli strumenti. Questo sdegno, questa ira che Lei, | don | Paolo, dice, è una grande potenza del Maligno sopra di noi, |
IL Santo -
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è accettata, si vedrà in qual modo sia da porla in atto." | Don | Paolo esclamò impetuosamente che il principio nemmanco era |
IL Santo -
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grande Pescatore di Roma li frigge." "Questa è buona!" fece | don | Paolo con un sussulto di riso. Gli altri tacevano, gelidi. |
IL Santo -
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sorriso: "C'est beau mais ce n'est pas la logique." | Don | Paolo scattò: "Ma che logica!" "Ah!" rispose il Marinier |
IL Santo -
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maligna faccia compunta. "Se rinunciate alla logica ...!" | Don | Paolo, tutto acceso, era per protestare ma il professore |
IL Santo -
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"Ma sapete bene che le similitudini non sono argomenti!" | Don | Clemente, che stava in piedi nell'angolo tra l'uscio del |
IL Santo -
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a quel nobile viso di arcangelo, arrossente ma eretto. | Don | Clemente esitò un poco, e quindi parlò con la sua voce |
IL Santo -
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sa? Io non dispero che possa già esistere." "Lui" mormorò | don | Paolo. "Ora" proseguì don Clemente "io vorrei dire al |
IL Santo -
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già esistere." "Lui" mormorò don Paolo. "Ora" proseguì | don | Clemente "io vorrei dire al signor Abate Marinier: siamo in |
IL Santo -
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quel mistico asceta, si era proposto, facendo parlare prima | don | Clemente, di dargli tempo a chetarsi. Egli scattò. La |
IL Santo -
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colpire: oggi il professore Dane, ad esempio, domani | don | Farè, posdomani qui il Padre; ma il giorno in cui quella |
IL Santo -
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dixerint omne malum adversum vos, mentientes, propter me." | Don | Paolo Farè saltò in piedi e abbracciò l'oratore. Di Leynì |
IL Santo -
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in lui con occhi accesi di entusiasmo. Dane, Selva, | don | Clemente, l'altro frate tacevano, imbarazzati, sentendo, |
IL Santo -
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i suoi piccoli occhi brillanti. Guardò l'amplesso di | don | Paolo con un misto d'ironia e di pietà, poi si alzò in |
IL Santo -
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per accomiatarsi. Subito gli furono tutti attorno, meno | don | Paolo e Minucci, per non lasciarlo partire. Egli insisteva |
IL Santo -
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a Farè, gli accennò di unirsi agli altri; ma il focoso | don | Paolo gli rispose con una violenta spallata, con una |
IL Santo -
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da certe pietà fervorose che credono santificarsi ... Qui | don | Paolo e Minucci brontolarono: "Questo non c'entra." Il |
IL Santo -
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Minucci indovinò il suo pensiero e tacque, l'inconsiderato | don | Paolo non capì nulla e strepitò che si doveva deliberare, |
IL Santo -
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però; fremeva contro lo svizzero, sopra tutto. Dane e | don | Clemente erano poco soddisfatti, quale per una ragione, |
IL Santo -
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suo contro Marinier e si doleva di averlo portato con sé; | don | Clemente avrebbe voluto dire che le parole del Padre |
IL Santo -
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per lui. Chi gliela poteva indicare di lì? Gliela indicò | don | Clemente. Era la stessa che aveva percorso venendo da |
IL Santo -
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S. Paolo. L'altro pensò invece che Marinier era Marinier. | Don | Clemente osservò che neppure tutti i Santi si potevano |
IL Santo -
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lo credo" esclamò il Padre Salvati. Invece l'entusiasta | don | Faré si teneva certo che sarebbe Sommo Pontefice. L' Abate |
IL Santo -
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baleno, quello cui subito non aveva pensato, la presenza di | don | Clemente, il dubbio che fosse lui l'amante scomparso di |
IL Santo -
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servite della carrozza che veniva a prender lui! Anche | don | Clemente pareva molto inquieto. Selva si affrettò, |
IL Santo -
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le robinie, che Maria non potesse riconoscere suo marito e | don | Clemente nelle due ombre che uscivano di casa sua. Ella, |
IL Santo -
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svoltare a destra, si fermò esclamando: "Dove andate?" e | don | Clemente, forse per aver veduta questa signora ferma sulla |
IL Santo -
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subito salutò allargando le braccia, come per nascondere | don | Clemente, il quale, seguito dall'ortolano, passò |
IL Santo -
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ad abbracciarlo. Intanto Selva si compiacque di vedere che | don | Clemente era sfuggito all'incontro. Selva, scioltosi |
IL Santo -
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di frapporsi, nel momento pericoloso, fra la signora e | don | Clemente, il Padre era anche passato quasi di corsa, ma |
IL Santo -
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dove trovarlo un altro avvocato più esperto e più onesto di | don | Aquilante Guzzardi? Bisognava prenderlo così com'era, con |
Il Marchese di Roccaverdina -
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avere chi sa che tempesta, eh? E invece! ... », esclamò | don | Aquilante. «Per questo non ho voluto rimettere a domani la |
Il Marchese di Roccaverdina -
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il marchese si era seduto dal lato opposto della tavola, | don | Aquilante riprendeva: «Finalmente ci siamo!». Il marchese |
Il Marchese di Roccaverdina -
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segue il fatto, che cosa si può chiedere di più?» Parlando, | don | Aquilante aggrottava le sopracciglia, storceva le labbra, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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da me, l'altra mattina, la povera vedova di Rocco», riprese | don | Aquilante, vedendo che il marchese stava zitto. «Sembrava |
Il Marchese di Roccaverdina -
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E nessuno ha udito, nella notte, neppure quel colpo.» | Don | Aquilante socchiuse gli occhi, scosse la testa e fece una |
Il Marchese di Roccaverdina -
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non ne facesse uscire nessun suono. «Per conto mio», disse | don | Aquilante, destandosi improvvisamente dalla concentrazione |
Il Marchese di Roccaverdina -
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se dico così», lo interruppe il marchese. «E avete torto!» | Don | Aquilante, col viso rischiarato da un orgoglioso sorriso di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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abolire la polizia.» «È un altra quistione!», rispose | don | Aquilante. «Lasciamo andare; non mi convincerete mai, mai, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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spalancò poi la vetrata e si affacciò al terrazzino. | Don | Aquilante lo raggiunse. Dietro le nuvole diradate e |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Suo marito la tiene incatenata come una bestia», rispose | don | Aquilante. «Dovrebbe immischiarsene l'autorità; farla |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Sempre così! Sarà un gran guaio anche quest'anno!», disse | don | Aquilante. «Buona notte, marchese.» Il marchese stava per |
Il Marchese di Roccaverdina -
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nera comparve sulla porta aperta del salotto di | don | Innocenzo, nascondendo il cielo stellato; una voce disse: |
Malombra -
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via, chi sa domani dove si sarebbe attaccato!" "Bene" disse | don | Innocenzo "parce sepulto." "E ha sentito della lettera?" |
Malombra -
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la spiegano loro?" "Lo avrà minacciato di ammazzarlo" disse | don | Innocenzo. "Gran brutte cose" concluse il sindaco "gran |
Malombra -
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si fu allontanato, Steinegge cinse col braccio la vita di | don | Innocenzo, gli posò la fronte sopra una spalla. "Povera |
Malombra -
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fortuna, e Steinegge non poteva vedere sul viso sincero di | don | Innocenzo i suoi veri convincimenti, il dolore d'aver |
Malombra -
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Edith. "Non è un poco umido?" disse Steinegge volgendosi a | don | Innocenzo. "Oh no, a quest'altezza no" rispose il curato. |
Malombra -
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aveva sonno, lo pregò di lasciarla ancora un pochino con | don | Innocenzo, per quest'ultima sera. Suo padre si dolse |
Malombra -
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al nemico. Marta recò un altro lume pel suo padrone; ma | don | Innocenzo, a un cenno di Edith, congedò la domestica, le |
Malombra -
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e non parlava; ma le si vedevano lagrime negli occhi. | Don | Innocenzo, guadagnato, oppresso da quel dolore intenso, |
Malombra -
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padre! Tanto ingiusto!" "Ma no, ingiusto" si provò a dire | don | Innocenzo. Ella alzò una mano senza rispondere, indi la |
Malombra -
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non può dire una sola parola di difesa, avendone tante, io, | don | Innocenzo, lo dimenticherò, lo abbandonerò anche col |
Malombra -
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quei discorsi orribili!" "No... non mi pare..." balbettò | don | Innocenzo. "Ho udito tutto, tutto, signor curato. Io sono |
Malombra -
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allora era negletto o respinto da tutti. Chi sa, chi sa, | don | Innocenzo, che cattivi pensieri avrà avuto, povero giovane, |
Malombra -
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Non poté continuare. "No, signora Edith" rispose | don | Innocenzo "non bisogna mettersi in mente queste cose. Come |
Malombra -
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anche lui. Preghi anche dopo" soggiunse "e faccia pregare." | Don | Innocenzo glielo promise, ma ella non era contenta ancora, |
Malombra -
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nessuno ha da saper niente e mio padre meno di tutti." | Don | Innocenzo le prese una mano, gliela strinse |
Malombra -
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della lucerna veniva meno, la notte entrava nella camera. | Don | Innocenzo si alzò. "Adesso vada a riposare" diss'egli. Ma |
Malombra -
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"Vengo subito, papà." Ella entrò nel salotto e fece a | don | Innocenzo un saluto silenzioso con la mano. Quegli raccolse |
Malombra -
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"Weh deve significare male in tedesco" disse tra se | don | Innocenzo. "Ma l'm?" Finì di cancellare la parola e |
Malombra -
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un'altra settimana. Sarei venuto al cottage a congedarmi. - | Don | Liddu, voi potete andarvene - disse miss Elsa. - Mi fermerò |
IL BENEFATTORE -
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- disse miss Elsa. - Mi fermerò un po' dal notaio. | Don | Liddu esitò un istante. - Oh, non abbiate paura! - |
IL BENEFATTORE -
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che aveva capito. - Avrò un cavaliere, caso mai ... | Don | Liddu non sa ancora capacitarsi che una signorina possa |
IL BENEFATTORE -
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E rideva. - E se suo papà mi domandasse ... - disse | don | Liddu per scusarsi. - Non vi domanderà niente - rispose |
IL BENEFATTORE -
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Non ho segreti per lui. - Voscenza ha ragione! - Povero | don | Liddu! Va via mortificato - disse Paolo Jenco, senza |
IL BENEFATTORE -
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pregava. - Senti, - proseguì Paolo - va' a rapportargli: | Don | Paolino diceva che voscenza è un buffone. - No, - |
IL BENEFATTORE -
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l'agave che volevo farle vedere" disse | don | Innocenzo a Steinegge. "Bella eh?" Era lì a godersi il |
Malombra -
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saltava sopra il valloncello, sibilava giù nel frutteto di | don | Innocenzo, sul tetto della canonica, si spandeva nei prati |
Malombra -
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rovi, era la vita, la parola, la passione del paesaggio. | Don | Innocenzo aveva fatto portar lì un sedile rustico e vi |
Malombra -
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per lui?" "Oh no, non moltissima, spero, ma via!" disse | don | Innocenzo, mortificato della poca attenzione ottenuta dal |
Malombra -
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vecchio e c'è anche altre cose da pensare!" "Venga" disse | don | Innocenzo, commosso, pigliando Steinegge pel braccio e |
Malombra -
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impreveduta. "Cosa?" diss'egli. "Venga, venga, sieda qui." | Don | Innocenzo non trovava la prima parola, stringeva |
Malombra -
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a che Ella, amico mio, ottimo e carissimo amico mio..." | Don | Innocenzo gli prese, parlando, una mano. "...intendesse |
Malombra -
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sera... ma poi adesso... credevo che fosse contenta..." | Don | Innocenzo si chinò a raccogliere le parole inintelligibili. |
Malombra -
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subito. Io farò tutto, andiamo subito." "No no no" rispose | don | Innocenzo. "Non accetterebbe un atto compiuto per amor suo |
Malombra -
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leggeremo, discuteremo... diremo male dei preti, se vuole!" | Don | Innocenzo aggiunse sorridendo queste parole, perché gli |
Malombra -
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come se fiutasse qualche putredine. "Che spropositi!" disse | don | Innocenzo con le sopracciglia aggrottate e la bocca |
Malombra -
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E questa gente guiderà il mondo? Male lo guiderà." | Don | Innocenzo si alzò in piedi, infuocato in viso, con gli |
Malombra -
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frenetica, uno strepito che impediva di udire le parole. | Don | Innocenzo sempre acceso in viso, non potendo parlare, |
Malombra -
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con passione: ch'io perdonassi." "E ha perdonato?" disse | don | Innocenzo. "Io ho fatto i più grandi sforzi" rispose |
Malombra -
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in gola soffocata. "Ho fatto quel che ho potuto" diss'egli. | Don | Innocenzo, pure commosso, tacque. Forse la coscienza lo |
Malombra -
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stette un po' silenzioso, poi abbracciò appassionatamente | don | Innocenzo, lo baciò sulla spalla, gli disse con voce |
Malombra -
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curato!" C'era della gente nell'orto, uomini e donne. | Don | Innocenzo sorpreso, affrettò il passo. V'erano la Giunta, |
Malombra -
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a domandarne l'autorevole parere. Costoro attorniavano | don | Innocenzo, parlandogli tutti in una volta, gridandosi l'un |
Malombra -
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del tal altro, discorso in chiesa, discorso al cimitero. | Don | Innocenzo ottenne a stento che si chetassero e lo segui |
Malombra -
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male doveva essere più profondo di quanto gli avesse detto | don | Innocenzo. Dov'era dunque Edith? Perché non poteva egli |
Malombra -
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discorrendo tranquillamente. "Niente di meglio" diceva | don | Innocenzo, soddisfatto, guardando Steinegge. "Ma!" rispose |
Malombra -
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fino alla cartiera." "Bravi, bravi! Vengo anch'io" disse | don | Innocenzo, che avea congedato allora allora tutta la |
Malombra -
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volta delle solite cerimonie, s'incamminò per il primo. | Don | Innocenzo colse il destro di sussurrare a Edith: "Non c'è |
Malombra -
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"Forse il Suo biglietto!" "Il mio?..." rispose Edith. | Don | Innocenzo fe' cenno di sì e andò a prendere il braccio di |
Malombra -
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di essere in fondo a una tazza di Reno." "Vuota" osservò | don | Innocenzo. "Oh, questa è un'idea triste, non affatto |
Malombra -
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che inebbria meglio del Johannisberg." "Si voltino" disse | don | Innocenzo "guardino la mia casetta come sta bene." Stava |
Malombra -
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Edith rispose con gli occhi gravi, meravigliati. | Don | Innocenzo ammutolì. "Non sarebbe il solo tesoro sepolto in |
Malombra -
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Steinegge volgendosi al curato con un gesto ossequioso. | Don | Innocenzo si schermì, arrossendo e ridendo, dall'incensata. |
Malombra -
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nel bollore dell'affetto o dello sdegno. Si voltò quindi a | don | Innocenzo senz'aspettare la replica di Edith. "Non è vero" |
Malombra -
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Eh? Non è questo?" Aperse gli occhi un momento per guardar | don | Innocenzo che rideva e tornò a chiuderli. "E adesso vedo... |
Malombra -
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di me?" diss'ella. "Vuoi viver solo?" "Come solo?" esclamò | don | Innocenzo. "Non sente che vivrebbe con me?" "Io sono |
Malombra -
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il baroccio e divise Edith da' suoi due compagni. | Don | Innocenzo si accostò rapidamente a Steinegge e gli disse |
Malombra -
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me, dimenticavo, tornavo ilare. Ieri, trovandomi ancora con | don | Innocenzo, stando nella su a chiesa, ho sentito quanto |
Malombra -
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male che si credeva." "Papà" disse Edith alzandosi "lo sa | don | Innocenzo quello che mi hai detto prima?" "Un poco, solo un |
Malombra -
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sull'erba presso a suo padre, che riconobbe la voce di | don | Innocenzo, ed esclamò volgendosi a lui raggiante: "Così |
Malombra -
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ed esclamò volgendosi a lui raggiante: "Così presto?" | Don | Innocenzo vide, comprese, non rispose. "Signor curato" |
Malombra -
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con suo padre sulla strada. "Ella ritrova un'altra Edith." | Don | Innocenzo si provò a far l'ingenuo, ma ci riusciva solo |
Malombra -
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di suo padre, appoggiandogli quasi il capo alla spalla. | Don | Innocenzo teneva lor dietro soffiando perché il capitano |
Malombra -
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passo di carica. Attraversarono così i prati senza parlare. | Don | Innocenzo non ne poteva più; si fermò trafelato. "Bella" |
Malombra -
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il signor Giacomo stesso dovessero saper qualche cosa di | don | Franco; e qualche cosa certo se ne doveva sapere a |
Piccolo mondo antico -
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solitari, nelle stanzette dell'ultimo piano, il prete | don | Giuseppe Costabarbieri e la sua serva Maria, detta la Maria |
Piccolo mondo antico -
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parte che avrebbe fatto. Il lago era quieto come un olio e | don | Giuseppe, un bel pretazzuolo, piccolo, grosso, dai capelli |
Piccolo mondo antico -
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Pasotti, trovata aperta la porta di strada, entrò, chiamò | don | Giuseppe, chiamò Maria. Poiché nessuno rispondeva, piantò |
Piccolo mondo antico -
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seggiola e discese in giardino, andò diritto al fico dove | don | Giuseppe, al vederlo, fu preso da un accesso di convulsioni |
Piccolo mondo antico -
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non voleva saperne di "andar su"; voleva a forza restar lì. | Don | Giuseppe si mise a vociare: "Maria! Maria!". Ecco il |
Piccolo mondo antico -
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il faccione della Maria ad un finestrino dell'ultimo piano. | Don | Giuseppe le gridò di portar giù una seggiola. Allora il |
Piccolo mondo antico -
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la presenza di sua moglie, onde il faccione scomparve e | don | Giuseppe ebbe un altro accesso. "Comè? Comè? La sciora |
Piccolo mondo antico -
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veder prendere due o tre di quei mostri di cavedini; e | don | Giuseppe, per quanto protestasse alla sua volta: "Oh dess! |
Piccolo mondo antico -
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e poi gittò egli pure il suo. Cominciò con domandare a | don | Giuseppe da quanto tempo non fosse andato a Castello. Udito |
Piccolo mondo antico -
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di Castello! Che cuor d'oro! E a casa Rigey c'era andato, | don | Giuseppe? No, la signora Teresa stava troppo male. Altri |
Piccolo mondo antico -
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avanti? "So nient so nient so nient!", fece bruscamente | don | Giuseppe. A quel precipitoso negare, gli occhi di Pasotti |
Piccolo mondo antico -
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brillarono. Egli fece un passo avanti. Era impossibile che | don | Giuseppe non sapesse niente, diavolo! Era impossibile che |
Piccolo mondo antico -
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di ciò con l'Introini! Non lo sapeva l'Introini, che | don | Franco aveva passato la notte in casa Rigey? "So nient", |
Piccolo mondo antico -
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aveva passato la notte in casa Rigey? "So nient", ripeté | don | Giuseppe. Pasotti sentenziò allora che il voler nascondere |
Piccolo mondo antico -
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nascondere certe cose note era un far pensar male. Diamine! | Don | Franco era certamente andato in casa Rigey con fini |
Piccolo mondo antico -
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"Pécia, pécia, pécia!", fece sottovoce, frettolosamente, | don | Giuseppe curvandosi tutto sul parapetto, stringendo la |
Piccolo mondo antico -
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l'avarà sentì a spongg", fece sospirando e raddrizzandosi | don | Giuseppe che intanto, avendo sentito egli pure il punger |
Piccolo mondo antico -
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come il pesce. L'altro ritornò all'assalto, ma invano. | Don | Giuseppe non aveva veduto niente, non aveva udito niente, |
Piccolo mondo antico -
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di vecchiaia e tristezza. Ecco finalmente Pasotti, ecco | don | Giuseppe che ricomincia a sbuffare: "Ah Signor! Cara la mia |
Piccolo mondo antico -
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ritornò, tra soddisfatto e preoccupato, nella stanza dove | don | Giuseppe stava spiegando alla signora Barborin, con gesti |
Piccolo mondo antico -
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pieno di ciliege allo spirito, speciale e celebrata cura di | don | Giuseppe che soleva presentarlo agli ospiti con solennità, |
Piccolo mondo antico -
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di strada. "L'è on bargnifòn, minga on bargnìf", esclamò | don | Giuseppe, pensando all'amo. E con quell'appellativo di |
Piccolo mondo antico -
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non giuocava a tarocchi. Discorrendo una sera nell'orto con | don | Franco delle solenni scorpacciate e trincate che Pasotti e |
Piccolo mondo antico -
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"Don Franco?", esclamò Pasotti. "Benissimo. Allora, siccome | don | Franco ha molta bontà per me, mi rivolgerò a lui." E trasse |
Piccolo mondo antico -
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me, mi rivolgerò a lui." E trasse la tabacchiera. "Povero | don | Franco!", diss'egli, guardando il tabacco e palpandolo con |
Piccolo mondo antico -
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recondito di un tartufo. Le spaventate difese di | don | Giuseppe, le difese ostinate della Maria, l'imbarazzo e lo |
Piccolo mondo antico -
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cerimonie, avendo già nello stomaco, oltre alle ciliege di | don | Giuseppe, anche la birra del Gilardoni; ma dovette finire |
Piccolo mondo antico -
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dei nuovi? Forse per la Luisina? Per quel matrimonio? E | don | Franco non veniva mai a Castello? Di giorno, no, va bene; |
Piccolo mondo antico -
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pazzia del marchese. «Ma come? Ma come?» Lo zio | don | Tindaro era accorso tardi; nessuno aveva pensato di farlo |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Cipolla ne ha detta una più stupida: "La colpa è di | don | Aquilante che gli ha sconvolto il cervello con lo |
Il Marchese di Roccaverdina -
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male. Lo spiritismo? Può darsi benissimo! ... E vedrete che | don | Aquilante finirà pazzo anche lui!» «Mi par di sognare!» |
Il Marchese di Roccaverdina -
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non invadesse la casa. «Ma come? Ma come?», ripeteva | don | Tindaro, nel salotto dove la marchesa era svenuta per la |
Il Marchese di Roccaverdina -
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donne in camera per soccorrere la svenuta. Dal corridoio, | don | Tindaro e il notaio udivano gli urli del marchese, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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... mani e piedi! Chi poteva mai supporre ... !» Lo zio | don | Tindaro non osava d'inoltrarsi, inorridito dalla vista |
Il Marchese di Roccaverdina -
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l'ostinazione della figlia), aveva voluto parlarne allo zio | don | Tindaro e al cavalier Pergola. Il vecchio rispose |
Il Marchese di Roccaverdina -
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mai il nome di Zòsima gli fosse venuto alle labbra. Lo zio | don | Tindaro e il cavalier Pergola entravano, a intervalli, dal |
Il Marchese di Roccaverdina -
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La Greca andava di accordo con lui. E se quel fanatico di | don | Aquilante aveva davvero iniziato il marchese nelle pratiche |
Il Marchese di Roccaverdina -
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non si può far nulla? Dobbiamo stare a guardare?» Lo zio | don | Tindaro avrebbe voluto ordinazioni di rimedi, tentativi |
Il Marchese di Roccaverdina -
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si mutava in ebetismo, senza speranza di guarigione. Lo zio | don | Tindaro, per la sua età, non resisteva alla tortura del |
Il Marchese di Roccaverdina -
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scampanellata che venia dalla camera di | Don | Luigi interruppe il racconto terribile del povero vedovo. - |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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ridisceso, mi appoggiò la bocca all'orecchio e mi disse: - | Don | Luigi ha bisogno di voi.. Scoccavano appunto le undici ore. |
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in parte se non in tutto la conversazione della cucina. | Don | Luigi mi stese la mano e mi disse: - Voi che mi parlavate |
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- Che cosa succede? gli chiesi. - È venuto male a | Don | Luigi, rispose tra un soffio e l'altro. - Seriamente? - |
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Io volai nel salotto. C'erano tutti i commensali meno | don | Sebastiano, il vice-curato, il quale notai allora con |
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per cui io avea spiato un momento prima; ma al mio giungere | don | Gaudenzio se ne staccò, ed io potei inoltrarmi fino al |
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giunto. Baccio, col viso stravolto parlava a bassa voce con | Don | Prosdocimo, i cui lineamenti severi si erano rabboniti di |
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è calda; si faccia coraggio. - Quel benedett'uomo, diceva | Don | Anastasio colla sua voce burbera e piena di convinzione. |
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per dargli udienza .... a quel .... Uno sguardo di | Don | Luigi, che aveva finito di ingoiare la pozione, gli troncò |
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mia grande sorpresa trovai disteso sul divano il panciuto | don | Gaudenzio, il quale, come se nulla fosse accaduto, |
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piano. Cadeva il sole, quando una febbre violenta assalse | Don | Luigi, dopo un sopore affannoso che era durato tutta la |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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inchini e raccomandandomi caldamente di restare finchè | Don | Luigi non fosse perfettamente ristabilito. - Domani, disse |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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delle signore, mentre attendevano davanti al cancello. | Don | Pietro - oramai lo chiamavano così - riconosciutili da |
IL BENEFATTORE -
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sinceramente. - Su, montino in carrozza anche loro - disse | don | Pietro - c'è posto per tutti. Non può immaginare che |
IL BENEFATTORE -
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di sonagli. Lassù, su la spianata davanti al Cottage , | don | Liddu, (aveva smesso l'albergo per diventare il factotum |
IL BENEFATTORE -
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prima a prender possesso! - Voscenza benedica ! - le disse | don | Liddu. E le baciò la mano, quantunque miss Elsa tentasse di |
IL BENEFATTORE -
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| Don | Luigi uscì subito dopo il desinare, - e più tardi lo |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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raccolsi i miei barattoli e me ne tornai difilato a casa. | Don | Luigi non era rientrato. Baccio mi disse misteriosamente: - |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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premura sindacale. Inoltrandomi fra le macchie, scoprii | don | Luigi. Era seduto dietro la casupola sopra un grosso ceppo |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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sincera e tanto viva che non ardii combatterla, tacqui. | Don | Luigi si alzò, passò il braccio sotto il mio e mi trasse |
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giusto .... Cominciammo a scendere la china in silenzio. | Don | Luigi era triste, accasciato come non l'avevo mai visto. Mi |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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Sulzena. Allo sbocco del sentiero della Carbonaia incontrai | don | Luigi. Allora aveva dei dispiaceri ed era triste, afflitto |
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Egli era certo in buona fede. Eravamo in sacristia dove | don | Luigi ci aveva lasciati soli per entrare in chiesa a parare |
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signor Mendoza? ... Volete offendermi? - Niente affatto, | don | Barrejo. - Perché i guasconi non tollerano offese. - Lo |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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i guasconi non tollerano offese. - Lo sappiamo da un pezzo, | don | Barrejo, - disse il basco. Forse che non siamo del mar di |
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assaggiò lentamente il liquido che conteneva. - Vi avverto, | don | Barrejo, che, dopo quello che state bevendo, io non metterò |
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con qualche bottiglia, dei dobloni. - Uno ... uno solo, | don | Barrejo, - disse Mendoza. - In Guascogna con un doblone si |
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una draghinassa non meno lunga di quella del guascone. | Don | Barrejo si volse verso il basco, il quale stava |
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il muso! ... Via! ... Via! ... Non voglio scandali qui! | Don | Barrejo, che già vedeva rosso, divenne questa volta |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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un basco che abita dall'altra parte del mar di Biscaglia! | Don | Barrejo fece una smorfia, poi si slanciò come un toro |
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riso, si era alzato, snudando rapidamente la sua spada. | Don | Barrejo, accortosene, si volse verso di lui, dicendogli: - |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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voi avete detto ad un guascone del pappagallo! - gridò | don | Barrejo. - Guascone o non guascone, vi dico che se non |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- I guasconi non hanno mai mangiato di questa roba, rispose | don | Barrejo. - Finitela, cialtrone! - A me cialtrone! - |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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fu lesto a parare. - Non è cosí che si attacca, - disse | don | Barrejo. - Il vostro maestro non valeva niente: era un vero |
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a parare anche quella. - Ecco una bellissima botta, - disse | don | Barrejo. - Il vostro maestro non era un vero asino. - Era |
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No, sono fiammingo. - Non mi rincresce di saperlo, - disse | don | Barrejo, sempre calmo. - Quella scuola non la conoscevo |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Fate pure, senza preoccuparvi della mia persona, - disse | don | Barrejo. - Allora parate anche questa! Il guascone aveva |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Qui vi sono in giuoco due vite umane e non dovete parlare. | Don | Barrejo: in guardia! ... - Lasciate fare a me, compare, - |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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oscillazione. Studiava certamente il suo colpo misterioso. | Don | Barrejo lo fissava intensamente, come se cercasse di |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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del fiammingo, invece di squarciare gl'intestini di | don | Barrejo, saltò verso il fondo della sala, spaccando alcune |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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piazza inattaccabile, voi? - Una roccia guascone, - rispose | don | Barrejo. - Che cosa posso fare ora per voi? Riprendere la |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Ve lo avevo detto io che era un ladrone patentato! - disse | don | Barrejo. - Ci ha rubato un doblone! - Scappiamo! - gridò |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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non valgono le armi bianche. - Io credo, signori, - disse | don | Barrejo, ringuainando la draghinassa, - che la |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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scendere al cancello della villa | don | Clemente si domandava con ansia segreta: l'avrà |
IL Santo -
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"Sì, mi racconti." La voce era fioca e vuota di desiderio. | Don | Clemente si disse: "l'ha riconosciuta" e parlò della |
IL Santo -
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sempre camminando: "Le forestiere che ho vedute, restano?" | Don | Clemente gli strinse il braccio forte forte. "Non so" |
IL Santo -
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di sinistra. Là in faccia l'obliquo scoglio enorme parve a | don | Clemente, in quel momento, simbolo minaccioso di una |
IL Santo -
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passati al servizio libero del monastero, aveva ottenuto da | don | Clemente licenza di passar la notte fuori, sulla montagna, |
IL Santo -
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disse Benedetto. Il suo accento fu così fermo, significò a | don | Clemente tanta gravità di prossime parole, che questi non |
IL Santo -
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che furono, Benedetto abbracciò il suo Maestro in silenzio. | Don | Clemente, sorpreso, sentendolo scosso da tremiti, da |
IL Santo -
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Le ho però anche detto, quando Lei mi consigliava, come | don | Giuseppe Flores, di non credere nella Visione, che appunto |
IL Santo -
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dal sonno per cinque minuti. Ho sognato che camminavo con | don | Giuseppe Flores sotto le arcate del cortile pensile di |
IL Santo -
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di Praglia. Io gli dicevo piangendo: 'Ecco, è stato qui.' E | don | Giuseppe mi rispondeva con tanto affetto: 'sì ma non pensi |
IL Santo -
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di sperare per l'anima sua e non di temere per la mia!" | Don | Clemente non poté a meno d'interromperlo. "No no no, figlio |
IL Santo -
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Santa Scolastica suonava le ore. Erano dieci? Erano undici? | Don | Clemente non le aveva contate dal principio e temeva il |
IL Santo -
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erboso e s'incamminarono per la ripida, sassosa mulattiera, | don | Clemente davanti, Benedetto alle sue spalle, ambedue con |
IL Santo -
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della prudenza pratica, prementi, in quella distretta, su | don | Clemente e le ragioni della santità ideale, insegnate da |
IL Santo -
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oscura che corre sotto la biblioteca, a una porticina. | Don | Clemente suonò. C'era da aspettare alquanto perché alle |
IL Santo -
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e la sua coscienza di onesto famigliare antico, disse a | don | Clemente che il Padre Abate lo attendeva nel suo alloggio. |
IL Santo -
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Clemente che il Padre Abate lo attendeva nel suo alloggio. | Don | Clemente salì con un lanternino al corridoio grande dove |
IL Santo -
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da Parma ed era entrato in carica da soli tre giorni. | Don | Clemente gli s'inginocchiò davanti, gli baciò la mano. "Che |
IL Santo -
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disse l' Abate. "Fate venire le dieci alle undici?" | Don | Clemente si scusò. Aveva tardato per un dovere di carità. |
IL Santo -
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sedere. "Figlio mio" diss'egli. "Voi soffrite il sonno?" | Don | Clemente sorrise, non rispose. "Ebbene" riprese l' Abate |
IL Santo -
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Potete dirmi di essere tranquillo nella vostra coscienza?" | Don | Clemente fu pronto a rispondere con un lieve gesto di |
IL Santo -
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è tranquilla. Dunque non devo credere alla lettera?" | Don | Clemente rispose che certamente a casa Selva non ci erano |
IL Santo -
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di eretici. Ma tu a, casa Selva, non ci ritornerai." | Don | Clemente baciò rassegnato la mano del paterno vecchio. |
IL Santo -
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anni, è poco regolare. Cosa me ne potete dire? Sentiamo." | Don | Clemente sapeva che alcuni suoi confratelli, e non i più |
IL Santo -
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a Benedetto. Neppure andava loro troppo a sangue che | don | Clemente e lui fossero tanto legati. Qualche dispiacere per |
IL Santo -
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e lui fossero tanto legati. Qualche dispiacere per questo, | don | Clemente l'aveva già avuto. Comprese che quei tali non |
IL Santo -
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di Brescia. Ell'avrà udito nominare la famiglia. Suo Padre, | don | Franco Maironi, sposò una donna senza nobiltà né ricchezza. |
IL Santo -
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Mi ricordo! "Io non l'ho conosciuta che per fama" ripigliò | don | Clemente, sorridendo, mentre l' Abate si faceva passare con |
IL Santo -
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ospitati da uno zio della sposa, ella pure orfana. Lui, | don | Franco, si fece soldato nel 1859 e morì di ferite. Sua |
IL Santo -
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Ordine? Altra cosa: so che ha passato qualche notte fuori." | Don | Clemente sentì ancora corrersi un fuoco al viso. "In |
IL Santo -
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puote, Però che senza colpa fa vergogna." "Oh!" esclamò | don | Clemente arrossendo, nella sua dignità vereconda, per |
IL Santo -
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casa. E questi fatti soprannaturali, dite su, cosa sono?" | Don | Clemente rispose che erano state visioni, voci udite |
IL Santo -
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la volontà di vedere il signor Benedetto e ordinò a | don | Clemente di mandarglielo l'indomani mattina, dopo il coro. |
IL Santo -
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di mandarglielo l'indomani mattina, dopo il coro. Allora | don | Clemente si turbò un poco, dovette confessare che non |
IL Santo -
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borbottò una sequela di rimbrotti e di riflessioni acide. | Don | Clemente si decise perciò a raccontare l'incontro colla |
IL Santo -
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delle trame di questa fatta? Andate, adesso; andate pure!" | Don | Clemente fu per rispondere che non sapeva se si ordissero |
IL Santo -
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si fosse studiato di scolpare lei e d'incolpare sé, | don | Clemente non dubitava che le cose fossero andate così. Se |
IL Santo -
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cristiano che il timore suo e gli spasimi del Padre Abate? | Don | Clemente si dibatteva in testa questi problemi |
IL Santo -
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di nove secoli e, sulla ogiva del portale grande dove | don | Clemente stava contemplando, la doppia riga dei fraticelli |
IL Santo -
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per esse, un fiume di spiriti adoranti, contemplanti. | Don | Clemente sentì quasi rimorso dei pensieri volontariamente |
IL Santo -
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Subiaco e i monti Sabini. Prima di entrar nella sua cella | don | Clemente si fermò a guardar i lumi lontani di Subiaco, |
IL Santo -
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della visione affidata in iscritto alla custodia di | don | Giuseppe Flores. Egli si vide ginocchioni a Roma in piazza |
IL Santo -
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moglie di avere riferito al signor Giacomo il discorso di | don | Giuseppe circa la convenienza di quel tale matrimonio. La |
Piccolo mondo antico -
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un divertimento squisito; dire al signor Giacomo e a | don | Giuseppe che sua moglie desiderava rimediare al mal fatto e |
Piccolo mondo antico -
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scena che seguirebbe fra il signor Giacomo irritato, | don | Giuseppe atterrito, la Barborin addolorata e sorda. Ma il |
Piccolo mondo antico -
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alle mosse e corse al "Palazz" a giustificarsi. Ella trovò | don | Giuseppe e la Maria in uno stato di agitazione |
Piccolo mondo antico -
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qualche cosa di grosso che la Maria avrebbe voluto dire e | don | Giuseppe no. Cedette il padrone a patto che la Maria non |
Piccolo mondo antico -
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persona d'un tale venuto da Milano, dove il male c'era, | don | Giuseppe aveva subito disposto che le provviste per cucina |
Piccolo mondo antico -
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s'era trovata, sotto i cavoli, una letterina diretta a | don | Giuseppe. Diceva così: Lei che giuoca a primiera con don |
Piccolo mondo antico -
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a don Giuseppe. Diceva così: Lei che giuoca a primiera con | don | Franco Maironi, lo avverta che l'aria di Lugano è molto |
Piccolo mondo antico -
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indescrivibile azione muta di tutti e tre. La Maria e | don | Giuseppe rappresentavano a furia di gesti e di occhiacci la |
Piccolo mondo antico -
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doveva essere spaventosa. Ebbe un lampo, tese il foglio a | don | Giuseppe con la sinistra, puntando l'indice della destra |
Piccolo mondo antico -
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fossero stati sordi, che sarebbe corsa subito a Oria, da | don | Franco, e gli avrebbe recato lo scritto. Si cacciò la carta |
Piccolo mondo antico -
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la carta in tasca e prese la corsa senza quasi salutare né | don | Giuseppe né la Maria che si provarono inutilmente, mezzo |
Piccolo mondo antico -
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entrambi s’incamminarono verso il giaciglio della morente. | Don | Ignazio trasse di sotto alla gonnella una boccetta, ne |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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che sotto la nera sottana batte l’anima dell’inferno. | Don | Ignazio con quella ipocrisia e sottigliezza che paiono |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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e sottigliezza che paiono privilegio della casta pretina, | Don | Ignazio confessore della vecchia, a forza di giri e rigiri |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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corporazione di S. Francesco di Paola, creando per giunta | don | Ignazio stesso esecutore testamentario. Non mancavano i |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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presso la riva, a pochi passi dal gran palazzo di | Don | Dïego. I fochi n'erano spenti; solo da una rossa cortina un |
FIABE E LEGGENDE -
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fu eretto dagli appaltatori dei bastioni, e regalato poi a | don | Ferrante Gonzaga per gratitudine di avere questo |
MILANO IN PERCORSA IN OMNIBUS COMPILATA DA GAETANO BRIGOLA ED ILLUSTRATA DA NOTIZIE STORICHE ED ARTISTICHE DA FELICE VENOSTA -
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Ed invece era un prete solo, un pachiderma con il tricorno, | Don | Massimo Ganassone, il priore di Micottino. Egli andò subito |
Un viaggio a Roma senza vedere il Papa -
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toccandole la mano e dandole del lei , perché è massima di | Don | Massimo, che per pranzare bene da un prevosto bisogna prima |
Un viaggio a Roma senza vedere il Papa -
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lacrimevole, che pareva piangesse il pranzo derelitto. Dopo | Don | Massimo, non erano sopravvenuti altri convitati; onde il |
Un viaggio a Roma senza vedere il Papa -
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tirò giù due quaglie sul proprio tondo; cosicché | Don | Ganassone, ultimo a servirsi, si vide giungere innanzi il |
Un viaggio a Roma senza vedere il Papa -
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e lo tira su e lo poppa a grosse ramaiolate. Quel giorno | Don | Massimo mangiò per cinque o per sei; ma non potè sbarazzare |
Un viaggio a Roma senza vedere il Papa -
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a ciò Marcellina, benché ossequiata strategicamente da | Don | Massimo, non volle portare in tavola il budino soltanto per |
Un viaggio a Roma senza vedere il Papa -
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Monticello restò con quattro quinti del pranzo non esitati. | Don | Massimo non potè seguitare la sua opera di distruzione, |
Un viaggio a Roma senza vedere il Papa -
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del caso... E noi abbiamo mangiati i rimasugli di | Don | Ganassone... - È vero - disse uno degli astanti. - È vero - |
Un viaggio a Roma senza vedere il Papa -
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tesa qualche nuova imboscata da parte del marchese e di | don | Juan de Sasebo. Attraversato il ponte levatoio senza che le |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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piú sulla mia via né il marchese di Montelimar, né | don | Juan de Sasebo - rispose il signor di Ventimiglia, il |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Ed esporvi a qualche nuovo pericolo. - A quale, | don | Barrejo? - A quello del matrimonio. - Diavolo d'uomo! - |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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tiro giuocatogli abbia narrato ogni cosa al marchese ed a | don | Juan. - Tonnerre! ... Voi mi avete cacciato una pulce in un |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- disse il basco, che si teneva sempre dinanzi, mentre | don | Ercole formava la retroguardia. - Affretta piú che puoi. - |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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qualche gattaccio? - chiese il guascone. - Non scherzate, | don | Barrejo: questo non è il momento. Stettero in ascolto e |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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inquietudine. - O è invece il rombo d'una cascata? - disse | don | Barrejo. - A me sembrano cavalli - rispose Mendoza. - Che |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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galoppa. - Gettiamoci in mezzo alle piantagioni, - propose | don | Ercole. - Non sono le canne abbastanza alte per nasconderci |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Scommetterei dieci dobloni contro una piastra, signore. | Don | Barrejo ha fatto male a lasciare libero quel meticcio. - |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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del marchese di Montelimar, perché era proprio quello che | don | Juan de Sasebo gli aveva affidato, giungeva a corsa |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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tempo signore. Vi piacciono i gamberi? - Diventate pazzo, | don | Barrejo? - Niente affatto, signor conte. Ne ho sorpreso uno |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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uno attaccato ai miei stivali ed era grosso, chiedetelo a | don | Ercole che se l'è mangiato vivo, senza dividerlo con me. Il |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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in nostra compagnia diventano allegri e burloni, - disse | don | Barrejo. - Che cosa avete voi nelle vostre vene? - chiese |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Che cosa volete, signor conte? Il sangue guascone è cosí. | Don | Ercole legate i cavalli e cerchiamoci una deliziosa |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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lato della via, atterrando i cavalli del conte e di | don | Ercole. Solo quello del guascone era sfuggito |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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era sfuggito miracolosamente a quella tempesta di palle. - | Don | Barrejo, salvatevi! - gridò il conte il quale era subito |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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aveva aspettato a piè fermo gli spagnuoli, mentre Mendoza e | don | Ercole, rimessisi subito in gambe anche essi, sguainavano |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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tre spadaccini famosi. - Non vedete che ci chiude il passo, | don | Barrejo? - rispose Mendoza. - Dategli un calcio. I gatti |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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soffocato, si fece udire. - Il gattaccio soffia, - disse | don | Barrejo. - Deve essere arrabbiato. Ora t'accomodo io! Era |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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miagolii feroci della fiera, si era fermato. - E dunque, | don | Barrejo, che cosa facciamo? - chiese Mendoza, il quale |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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belva soffiava sempre e ruggiva sordamente, senza muoversi. | Don | Barrejo, seccato di non vederla avanzarsi, fece qualche |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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impugnava la pistola. - Il gattaccio ha paura, - disse | don | Barrejo. - Diavolo! ... Sente l'odore d'un uccisore di |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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che l'ho acciecato. - Ecco un uomo meraviglioso, - disse | don | Barrejo. - Io non vedevo quasi piú quel gattaccio, e lui |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Che è un mezzo guascone, se non lo è per intero. | Don | Barrejo ed il brabantino proruppero in una clamorosa |
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Si beve bene dunque a Pueblo-Viejo? - Benissimo, - disse | don | Barrejo. - Vi faremo assaggiare un certo Alicante che |
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- Vi è dunque? - Sí, il marchese si trova a Pueblo-Viejo. | Don | Barrejo ha parlato con lui, anzi ha bevuto insieme la |
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per difenderlo. - Per centomila demoni! - esclamò | don | Barrejo, quando ebbero salito lo scalone. - I colombi sono |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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e dal guascone. - Corpo d'un trombone sfiatato! - esclamò | don | Barrejo. - Il capo della scorta! Ehi, camerata, il conte |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Interroghiamo quest'uomo, signor conte, - disse | don | Barrejo. È una vecchia nostra conoscenza. - Dov'è il |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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per forzare gli assediati alla resa. - Tonnerre! - esclamò | don | Barrejo. - Mi ero dimenticato di quell'amico! ... Che sia |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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d'una trave. - Ecco l'uomo forte della compagnia, - disse | don | Barrejo, vedendo che il fiammingo non piegava sotto il |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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giacché non ha mai voluto dirci il suo nome, lo chiameremo | don | Ercole. Afferrarono solidamente la trave, presero la |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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che parve avessero sparato là dentro una cannonata. - | Don | Ercole! ... Voi siete l'eroe della giornata ... il re della |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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che abbiamo incontrato sulle rive del Chagres, - disse | don | Barrejo. - Sapete dove si trova la cantina? - chiese |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- esclamò Mendoza, alzando il lanternone. - Chi? - chiese | don | Barrejo. - Ho udito un grido dalla cantina. - Che fortuna! |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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botti. - Dove si sarà nascosto quel briccone? - disse | don | Barrejo. Una voce s'alzò dietro le fila di botti di destra, |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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della cantina. Mendoza posò a terra il lanternone, mentre | don | Barrejo ed il fiammingo s'impadronivano di alcuni boccali |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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assaggiate tutte? - Tutte, - rispose il basco. - E voi, | don | Ercole? - Anch'io - disse il fiammingo. - Quali sono? I due |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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per niente impressionati della disperazione del taverniere. | Don | Barrejo lasciò che lo Xeres e la vecchia Malaga colassero |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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seguito dai suoi tre spadaccini, si presentò al palazzo di | don | Juan de Sasebo, Consigliere dell'Udienza Reale. Dire che il |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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subito introdotti nel gabinetto da lavoro del Consigliere. | Don | Juan de Sascho stava seduto dietro il suo enorme scrittoio, |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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meticcia, bensí per assassinarmi. Quanto vi ha pagato | don | Juan de Sasebo? - Ve lo dirò, quando vi avrò passata la mia |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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uccida, - disse poi, con voce rauca. - Io l'ho promesso a | don | Juan de Sasebo ed al marchese di Montelimar. Se mancassi |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- mormorò il conte. - Marchese di Montelimar e anche voi, | don | Juan de Sasebo, me la pagherete. Si aprí il giustacuore, |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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guardiano. Se rifiuterà lo getterò giú dalla torre. Venite, | don | Ercole. Mentre Mendoza si strappava una manica della |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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guascone. - Se avremo bisogno di voi vi chiameremo, e voi, | don | Ercole, andate a tenergli compagnia. Pel momento la vostra |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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o d'ingannarmi. Allora bisogna riprenderlo, - disse | don | Barrejo. Senza di lui non potrò mai sapere dove quei |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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e studieremo sul da farsi. Conto specialmente su di voi, | don | Barrejo, che possedete una fantasia cosi ricca di trovate. |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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di soldati attraverso alle dune. - Tonnerre! - esclamò | don | Barrejo. - Vengono a prendere voi, - disse il conte, - Mi |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Scappiamo, - disse Mendoza. - Non potremo, - rispose | don | Ercole. - Il drappello si è diviso e s'avanza da due |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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lunga corsa, - aggiunse il guascone. - Io però ho un'idea. | Don | Ercole, sono ancora lontani? - Un migliaio di passi e mi è |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Perdinci! ... Che occhi che hanno i fiamminghi! - esclamò | don | Barrejo. - Vincono quelli dei guasconi. - Fuori la vostra |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Vincono quelli dei guasconi. - Fuori la vostra idea, | don | Barrejo, - disse il conte. - Non abbiamo tempo da perdere. |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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pure qui, anzi fareste bene a coricarvi un po', e voi, | don | Ercole, venite sulla lanterna. Io rispondo di tutto. |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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la sua grossa pipa. - Dove sono? - chiese il guascone a | don | Ercole. - Eccolo laggiú, il primo drappello. Il guascone |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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di tela cerata. - Somiglio ad un fanalista? - chiese a | don | Ercole, il quale stava legando ed imbavagliando il |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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toccandosi il cappello, e aiutando il mio più che | don | Chisciotte a disbrigarsi dalle staffe e a smontare. Ella |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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notturne. Fanno bene all'anima e al corpo. E come va ora | Don | Luigi? Attaccato, così dicendo, il cavallo ad una |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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di Esculapio. - Sono intirizzito, Baccio, e poichè | Don | Luigi dorme ancora, una fiammata mi farebbe bene. - Subito, |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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respiro, contandone i tremiti, - e veniva ad avvertirci che | Don | Luigi si era svegliato, che sospettava la presenza del |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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uno scambio di sguardi che non dimenticherò mai. Quello di | Don | Luigi pareva dire: «Voi sapete come e perchè!» E quello del |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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al vento. Salvatore, passando accanto alla Canonica, vide | don | Antonio, il prete della pieve, in maniche di camicia, |
Il cappello del prete -
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e tre generazioni erano quasi passate nelle sue mani. | Don | Antonio, collocati i quattro santi sulla panchina di pietra |
Il cappello del prete -
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perché il sasso è duro, e il sole è piú duro del sasso. | Don | Antonio, che invece amava la ciarla innocente e parlava, in |
Il cappello del prete -
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già frate converso cappuccino, che amava discutere con | don | Antonio sui casi di coscienza e di liturgia. - Aspettate |
Il cappello del prete -
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come le stelle. - Io vorrei farvi un caso di coscienza, | don | Antonio. Se una zucca, sforzando la siepe, passa dall'orto |
Il cappello del prete -
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zucca nella vostra coscienza, è un altro paio di maniche. | Don | Antonio rise gioiosamente del suo traslato, e i suoi |
Il cappello del prete -
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sotto le fregagioni di Martino. - Che cosa volete dire, | don | Antonio, con questa ipotiposi della zucca nella mia |
Il cappello del prete -
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se il viaggio era stato buono. Poi soggiunse: - Venite, | don | Cirillo; ho mandato or ora in cerca di don Nunziante, che è |
Il cappello del prete -
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- Venite, don Cirillo; ho mandato or ora in cerca di | don | Nunziante, che è andato al Comune per un contratto di |
Il cappello del prete -
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facile vederne il prezzo sostanziale. Voi fate un affarone, | don | Cirillo, e se non fosse il bisogno che mi piglia per la |
Il cappello del prete -
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cedere queste case al Comune per le scuole e ho mandato | don | Nunziante a interrogare il Consiglio, che deve appunto |
Il cappello del prete -
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di mattoni, vale di piú. Anzi io direi, mentre si aspetta | don | Nunziante, di fare un giro per i locali. E poi vi condurrò |
Il cappello del prete -
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mani, se avesse stretto quel collo entro le quattro dita, | don | Cirillo non avrebbe detto piú Jesus. - Questa è la sala di |
Il cappello del prete -
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Miss Elsa questa volta non era sola. L'accompagnava | don | Liddu con due paniere infilate pel manico alle braccia. |
IL BENEFATTORE -
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che opera la sinistra. - Costei, invece, va attorno con | don | Liddu che porta i panieri delle provviste, per far sapere a |
IL BENEFATTORE -
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gran carità! Pretesti! Pretesti! - È un caso, se oggi c'è | don | Liddu con lei. - Pretesti! ... Guardate là, intanto, il |
IL BENEFATTORE -
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lestamente, vedendo spuntare dal vicolo miss Elsa con | don | Liddu. |
IL BENEFATTORE -
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il guascone, mentre s'incamminavano verso l'abitazione di | don | Juan de Sasebo, - verremo noi ricevuti da quel signore? Un |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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gettatene fuori una. - L'ho qui nel cervello, - rispose | don | Barrejo. - Spiegatevi dunque. Il guascone si fermò a |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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la piazza, chiedendogli ove abitava il Consigliere | don | Juan de Sasebo. - Quel portone, là, di fronte a voi, - |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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chiusa, per impedire l'entrata a chicchessia. - Siete voi | don | Juan de Sasebo? - chiese il conte. - In persona, - rispose |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- disse il Consigliere, con collera. - Lo credo anch'io, | don | Sasebo. - Ed ora? - Sono venuto a dirvi di mettere al |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Cacico del Darien. - Per ordine di chi? - Del marchese, | don | Sasebo, - rispose il conte. - Avete veduto il mio |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Il figlio del Corsaro Rosso, il conte di Ventimiglia. | Don | Sasebo aveva mandato un grido. - Il figlio del famoso |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Anche quarant'otto, se lo desiderate, - rispose | don | Juan de Sasebo. - Tornerò domani sera, se non vi spiace, e |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Consigliere. Me ne darete se accetterò la vostra proposta. | Don | Juan de Sasebo si era alzato, ciò che voleva significare |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Io! - esclamò il marchese. - Che cosa mi narri tu, | don | Juan? - Come! ... Non lo hai mandato? - Io non ho dato a |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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qui? - Domani sera. - Al mio posto che cosa faresti, | don | Juan? - Lo farei arrestare ed appiccare al piú presto. Il |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- È da ieri sera che non mangio, - rispose il marchese. | Don | Juan de Sasebo lo fece passare in un vicino salotto, |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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- Quando lo farai appiccare? - chiese il marchese a | don | Juan de Sasebo. - Quel furfante meriterebbe almeno venti |
IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO -
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Il padre di quello studente che firmò la cambiale a | don | Gennaro Parascandolo, vuole darmi querela per truffa… |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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intorno al grezzo tavolino. Entrarono Ninetto Costa e | don | Crescenzo, il tenitore di Banco lotto, al vico del Nunzio. |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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veder venir l'onda che lo avrebbe sommerso. Accanto a lui, | don | Crescenzo, dalla bella faccia serena, dalla barba castana |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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appaltatore e riccone. Gli doveva più di duemila lire, a | don | Crescenzo, il barone Lamarra, e quando costui lo ebbe |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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se n'era fuggito a Isernia, donde non dava segno di vita. | Don | Crescenzo fu cacciato via, in malo modo. Duemila e più lire |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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segreta amicizia, diremo quasi una complicità, lo unisse a | don | Pasqualino, l' assistito egli taceva sul misterioso disegno |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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di luce. - A Roma si è pagato settecentomila lire - disse | don | Crescenzo, per ispezzare quel penoso silenzio. - Beati |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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una mano sulla fronte. - Si è aperto il cielo - osservò | don | Crescenzo, sbadigliando nervosamente. - Dottore, che ora |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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non so quale truce proponimento. - Lo spirito! - disse | don | Crescenzo, tentando di scherzare. - Non scherziamo, - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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marchese Cavalcanti. - Buona sera, buona sera, marchese, - | don | Pasqualino, tutti vi aspettavano. E si mise da parte, per |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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del marchese, durante la strada, era stato dubbio: pure, | don | Pasqualino, abituato alle bizzarrie dei giuocatori, non vi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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Oramai, non ci credevano più, alle parole misteriose di | don | Pasqualino. E questa sfiducia risultò così chiaramente, che |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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ma chi porta lo scapolare della Madonna, non si bagna. - | Don | Pasqualino, voi scherzate, - disse sarcasticamente il |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- Senza che mi guardiate come se voleste mangiarmi, | don | Pasqualino: col permesso di questi bravi signori, voi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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assistito, on un cenno di disprezzo. - Non tanto stupido, | don | Pasqualino, - disse Cavalcanti, reprimendo a stento la sua |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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meditare, e guardò obliquamente la porta. - Restate seduto, | don | Pasqualino, - disse lentamente Cavalcanti. - qui dobbiamo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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di guai, alcuni dei quali irreparabili. Coscienza ne avete, | don | Pasqualino? Voi ci avete rovinati! - Rovinati, rovinati! - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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alla sua voce. - Nessuno di noi vi vorrebbe trattenere, | don | Pasqualino, - rispose con ossequiosa ironia il marchese |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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digrignando i denti, Gaetano, il tagliatore di guanti. - | Don | Pasqualino, persuadetevi che questi signori non vi lasciano |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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non date loro i numeri. Persuadetevi!… - osservò saviamente | don | Crescenzo, che volea fingere di essere disinteressato nella |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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possiamo più. O vinciamo questa settimana, o siamo perduti, | don | Pasqualino. Abbastanza abbiamo atteso: vi abbiamo creduto |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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è meglio, ve lo assicuro, è meglio. Siete a un mal passo, | don | Pasqualino: lo spirito vi deve aiutare. La nostra pazienza |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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- disse l' assistito, ian piano, come un soffio. - Capite, | don | Pasqualino, questi signori vogliono avere una garanzia e vi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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avere una garanzia e vi vogliono tenere in pegno, - spiegò | don | Crescenzo, il tenitore del Banco del lotto, volendo |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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tenuti in asso, finora, è il tempo di parlare sul serio, | don | Pasqualino: questi signori hanno ragione, e lo so io, di |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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hanno ragione, e lo so io, di essere esasperati. Parlate, | don | Pasqualino, mandateci via contenti. Voi rimarrete qui fino |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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parlò, freddamente, il marchese Cavalcanti, - e che quindi | don | Pasqualino resterà qui, chiuso, sino a che non si sarà |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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che non ha paura di niente, resterà in compagnia di | don | Pasqualino. Fare del chiasso sarebbe inutile, tanto i |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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inutile, tanto i vicini non udrebbero; e se per caso | don | Pasqualino volesse ricorrere alle autorità per farsi |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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veri. oi siamo fermi. Fino a che non avremo guadagnato, | don | Pasqualino non esce il dottor Trifari si sacrificherà a |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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uno di noi, per turno, verrà, ogni quattro ore, a vedere se | don | Pasqualino si è deciso. Speriamo che si decida presto. - |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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del suo volto, la supplica dei suoi occhi. - Buona notte, | don | Pasqualino: Dio v'illumini, - disse il vecchio avvocato |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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gli era balenato negli occhi. - Buona notte, buona notte, | don | Pasqualino - mormorò Ninetto Costa, con un po' di |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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aumentando l'intensità mistica della sua voce. - Caro | don | Pasqualino, via, un buon movimento, prima che andiamo via, |
IL PAESE DI CUCCAGNA -
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indotto a rimanere a Selinunte per un giorno o due; così | don | Calogero; un po'indispettito. aveva potuto tornare a |
CAINO E ABELE -
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bisogna far nulla per nuIla. Sentito! - diceva il Sarno a | don | Calogero. Questi sono gli elettori più fidi del vostro don |
CAINO E ABELE -
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don Calogero. Questi sono gli elettori più fidi del vostro | don | Roberto; che fedeltà! L'altro, che era di sangue caldo, |
CAINO E ABELE -
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padroni; sono banderuola, che si volgono secondo il vento. | Don | Roberto è ricco e ali' ultimo potrebbe averli dalla sua; |
CAINO E ABELE -
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discorsi sono un' astuzia per ispremergli denaro. Conosco | don | Roberto, - rispose il Sarno, - non darà loro un soldo. |
CAINO E ABELE -
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delle parole sorprese in bocca agli operai, fece tesoro | don | Calogero; e la sera, dopo aver visitato i malati, andò a |
CAINO E ABELE -
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andò a consigliarsi con lo zio. Ti aspettavo, - gli disse | don | Achille turbato, anch' io so molte cose che Roberto non |
CAINO E ABELE -
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la serva del Purpura. Stamani è giunto e subito è andato da | don | Ciccio, ove è rimasto a pranzo insieme con l'Orlando; il |
CAINO E ABELE -
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e non sapeva come riferirle a Roberto. Allorché | don | Calogero giunse alla villa, il pranzo era terminato e il |
CAINO E ABELE -
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di Roma e di alcuni medici che entrambi conoscevano. | Don | Calogero li salutò e poi corse in cerca di Roberto; il |
CAINO E ABELE -
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il dottore, - e parliamo dei nostri affari; dell'elezione. | Don | Roberto, preparatevi a sentirne delle brutte; i vostri |
CAINO E ABELE -
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dell'Orlando non hanno fatto tutto quel male che dice | don | Calogero. Sabato essi erano già stati subordinati, sabato |
CAINO E ABELE -
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economiche. Io non sapevo questo fatto. Assicuratevi, | don | Roberto, che è vero. Fra di essi vi è qualche malvagio, |
CAINO E ABELE -
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Ma chi mi ha scatenato contro tutta questa inimicizia? | Don | Calogero e lo scienziato tacquero; ma un nome era corso |
CAINO E ABELE -
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i nervi sono sempre scossi. Il professore tornò presso | don | Calogero per indicargli la cura da seguire; Roberto rimase |
CAINO E ABELE -
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tarda i due medici e Roberto rimasero in camera di Velleda; | don | Calogero avrebbe voluto vegliarla fino a giorno e Roberto |
CAINO E ABELE -
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un guardiano. Poco dopo il professore partiva insieme con | don | Calogero, il quale doveva far la denunzia alla giustizia. |
CAINO E ABELE -
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di gente. La signora Mugnos, Cristina, il cavalier Pergola, | don | Aquilante erano accorsi alle prime notizie sparsesi per |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Eh, via, cugina! ... Che colpa ne ha il marchese?». | Don | Aquilante l'aveva poi confortata un po', raccontando |
Il Marchese di Roccaverdina -
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in salotto. «È già andato a letto?», le domandò lo zio | don | Tindaro, arrivato in quell'intervallo. «Peccato! ... Volevo |
Il Marchese di Roccaverdina -
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del salotto, il cavalier Pergola discuteva ad alta voce con | don | Aquilante intorno ai primi capitoli della Genesi. Di tratto |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Genesi. Di tratto in tratto si udiva la voce severa di | don | Aquilante che ripeteva: «Parole il cui senso non è stato |
Il Marchese di Roccaverdina -
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saputo dirlo; certamente avevano fatto presto. Lo zio | don | Tindaro che si era avvicinato ad essi, udito di che si |
Il Marchese di Roccaverdina -
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che cercavano di confortare la marchesa, il cavaliere | don | Tindaro fece il gesto di chi non vuol disturbare un intimo |
Il Marchese di Roccaverdina -
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a fare a modo suo, anche per picca!», concluse ridendo | don | Tindaro. «Sì, mamma; vo' vedere se m'ama!», esclamò Zòsima |
Il Marchese di Roccaverdina -
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quel fondo agli eredi, come vi ha consigliato lo zio | don | Tindaro, e senza volerne restituito il prezzo ... Vi prego |
Il Marchese di Roccaverdina -
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| Don | Silvio La Ciura si era alzato più volte dal tavolino dove |
Il Marchese di Roccaverdina -
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inasprito sempre più della resistenza che trovava. | Don | Silvio, interrompendo la recita dell'ufficio, era stato |
Il Marchese di Roccaverdina -
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tegole, quasi vi spasseggiasse a salti un grosso animale. | Don | Silvio levava gli occhi dal breviario, tendeva le mani |
Il Marchese di Roccaverdina -
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la porta, dietro le finestre e il balconcino. Per ciò | don | Silvio rimaneva un po' incerto se quei colpi che gli era |
Il Marchese di Roccaverdina -
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da dietro la porta: «Chi siete? Che volete?». «Aprite, | don | Silvio! Sono io.» «Oh, signor marchese!», egli esclamò |
Il Marchese di Roccaverdina -
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mano, mentre con l'altra cercava tastoni la stanghetta che | don | Silvio aveva appoggiato in un angolo. «Ho i cerini», |
Il Marchese di Roccaverdina -
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della cappotta che buttò su la seggiola più vicina. | Don | Silvio non osava di tornare a interrogarlo, dopo che non |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Voglio confessarmi!». E scorgendo l'occhiata di stupore di | don | Silvio, soggiunse: «Ho anche fretta». «Eccomi», rispose il |
Il Marchese di Roccaverdina -
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egli aveva arruffati con rapido atto delle dita irrequiete. | Don | Silvio intanto, cavata dalla cassetta del tavolino una |
Il Marchese di Roccaverdina -
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a questo atto per la vostra eterna salute.» La voce di | don | Silvio aveva preso un accento solenne; e il marchese che, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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ho ammazzato io Rocco Criscione!». «Voi! Voi!», esclamò | don | Silvio con voce tremante, sollevandosi a metà da sedere, |
Il Marchese di Roccaverdina -
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che avrebbe sofferto stando lungamente in ginocchio, | don | Silvio lo interruppe: «Per le facoltà accordatemi, vi |
Il Marchese di Roccaverdina -
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lo interruppe con accento di grande tristezza | don | Silvio. «Non dovevo, non potevo sposarla io, e la volevo |
Il Marchese di Roccaverdina -
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marchese. E sembrava minacciasse. «Ho dimenticato», rispose | don | Silvio. «Ah, signor marchese! Ah, signor marchese!» |
Il Marchese di Roccaverdina -
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malora! Facciamo un po' di bene, almen nell'ultima ora... | Don | Diego... non cercate madonna in questa casa... quando mi |
FIABE E LEGGENDE -
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scegliendo un altro sacerdote ... Si era lusingato che | don | Silvio La Ciura, tenuto per santo dal popolino - gli |
Il Marchese di Roccaverdina -
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voleva prima di ammazzare lo spergiuro! E quel sant'uomo di | don | Silvio gli proponeva di denunciarsi, di prendere il posto |
Il Marchese di Roccaverdina -
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le buone intenzioni di lui; non era povero di mente come | don | Silvio! E si era addormentato in ginocchio davanti a Pio IX |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Dio? Chi lo ha visto cotesto Dio?» «Io vi rispondo come | don | Silvio La Ciura, quando don Aquilante voleva provargli che |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Dio?» «Io vi rispondo come don Silvio La Ciura, quando | don | Aquilante voleva provargli che le persone della Santissima |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Che cosa concludono quei gonzi che si affollano dietro a | don | Silvio, recitando il rosario del Sagramento, con la croce e |
Il Marchese di Roccaverdina -
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Sant'Isidoro recitando il rosario del Sagramento dietro a | don | Silvio che portava la croce nera, tra una dozzina di |
Il Marchese di Roccaverdina -
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| Don | Aquilante, venuto per parlargli delle minacciate procedure |
Il Marchese di Roccaverdina -
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lui e quell' altro, ammiccava strizzando un occhio. A | don | Aquilante parve molto curioso che il marchese avesse voglia |
Il Marchese di Roccaverdina -
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E rimase assorto, con gli sguardi fissi nel vuoto. | Don | Aquilante lo guardò stupito. «Vi sentite male?», gli |
Il Marchese di Roccaverdina -
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meglio.» «Sarà meglio», replicò il marchese distrattamente. | Don | Aquilante uscì dallo studio scotendo la testa. Passando |
Il Marchese di Roccaverdina -
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via! Volete giocare con la bambola? Mio zio è pazzo".» | Don | Aquilante sorrise. «Che vi ha detto? Che si sente?», |
Il Marchese di Roccaverdina -
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egli accompagnava le parole. «È andato via! Va, viene ... | Don | Aquilante dovrebbe scacciarlo ... » «Glielo dirò ... Lo |
Il Marchese di Roccaverdina -
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bocca chiusa, le mani incrociate. Come si chiamava! ... Ah! | Don | Silvio ... » Che significavano quei ragionamenti? La |
Il Marchese di Roccaverdina -
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disse al suo compagno con un sorriso: "Padre mio." | Don | Clemente, appena arrivato a Jenne, aveva raggiunto |
IL Santo -
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gran melo fiorito, che lo nascondevano ai sopravvegnenti. | Don | Clemente li affrontò solo. Al primo vederlo coloro si |
IL Santo -
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retroguardia: "passate avanti!" La colonna si mosse. Allora | don | Clemente levò la mano e disse: "Ascoltate." L'uomo che non |
IL Santo -
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e tre donne di Vallepietra. Subito le tre donne, scambiando | don | Clemente per Benedetto, si misero a singhiozzare e a |
IL Santo -
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pose l'indice alla bocca, le campane parlarono sole. Guardò | don | Clemente come per un tacito invito. Don Clemente si |
IL Santo -
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sole. Guardò don Clemente come per un tacito invito. | Don | Clemente si scoperse e cominciò a dire l' Angelus Domini . |
IL Santo -
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davanti a loro e Benedetto si fece da parte, riparò dietro | don | Clemente con un involontario moto che parve deliberato. |
IL Santo -
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Le due donne non s'ingannarono, passarono davanti a | don | Clemente senza neppur guardarlo, si volsero a Benedetto e |
IL Santo -
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sua capanna, sul suo letto e che soffriva molto, disse a | don | Clemente: "Andiamo ad assisterlo." E si mosse con il suo |
IL Santo -
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fece tutta una vampa e ripeté la sua preghiera in italiano. | Don | Clemente premette un poco, quasi senza volerlo, il braccio |
IL Santo -
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E passò oltre. Entrò nella sua stamberga, solo con | Don | Clemente. Nessuno lo aveva seguito. Una vecchia, la madre |
IL Santo -
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del cognac e del caffè. Benedetto chiamo a sé con un cenno | don | Clemente, gli disse all'orecchio che facesse venire |
IL Santo -
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ma gli pareva duro per la povera madre di allontanarsi. | Don | Clemente uscì senza far motto. A pochi passi dalla |
IL Santo -
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incastratasi nell'occhio la caramella, avanzò verso | don | Clemente che era guardato dalle Signore con ammirazione, |
IL Santo -
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sorriso beffardo che quanto a sé non se ne credeva degno. | Don | Clemente gli rispose breve breve che per ora era |
IL Santo -
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venivano le parole. E non si vedeva arrivare l'arciprete, e | don | Clemente non ritornava! Passi e voci sommesse si udirono |
IL Santo -
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braccia di Maria si precipitò sul figlio suo. Ecco entrare | don | Clemente trafelato, con Giovanni e l'arciprete. Don |
IL Santo -
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entrare don Clemente trafelato, con Giovanni e l'arciprete. | Don | Clemente aveva trovato in canonica un ecclesiastico non |
IL Santo -
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Era presto detto "finirla". Ma come, finirla? La visita di | don | Clemente, che sopravvenne a questo punto del discorso, lo |
IL Santo -
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le cose volsero al peggio. Udito il triste messaggio di | don | Clemente, quel prete esclamò: "Vede? Ecco i miracoli come |
IL Santo -
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s'egli prima non esce e non esce per non tornarci più!" | Don | Clemente avvampò nel viso. "Non è un eretico!" diss'egli. |
IL Santo -
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del resto; io non c'entro. A rivederla." Fatto un inchino a | don | Clemente, senza parole, scivolò fuori della camera. "E |
IL Santo -
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ma non era neppure senza un timore fra Santo e umano di | don | Clemente, della coscienza severa che lo avrebbe giudicato. |
IL Santo -
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della coscienza severa che lo avrebbe giudicato. A | don | Clemente lampeggiò, nella stretta del momento, il partito |
IL Santo -
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di far presto, presto, perché quell'ammalato moriva. | Don | Clemente, trafelato, entrò nella stamberga con Giovanni e |
IL Santo -
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che l'ora della potestà era venuta per i suoi avversari. | Don | Clemente, il Maestro, l'amico, gli aveva prima chiesto di |
IL Santo -
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smettesse di piovere. Suonarono le quattro. Entrò in Chiesa | don | Clemente e dietro a lui entrarono Maria e Giovanni, |
IL Santo -
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indicò. Parlarono del colloquio che Noemi desiderava. | Don | Clemente arrossì, esitò, ma poi non seppe come rifiutarsi a |
IL Santo -
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durasse qualche ora; invece, alle tre, era morto. | Don | Clemente e l'arciprete erano usciti appena lo avevano |
IL Santo -
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la debolezza dell'arciprete e non erano contenti neppure di | don | Clemente. Don Clemente non avrebbe dovuto prestarsi alla |
IL Santo -
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e non erano contenti neppure di don Clemente. | Don | Clemente non avrebbe dovuto prestarsi alla cacciata del suo |
IL Santo -
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corpo uno spirito ducale di bontà e di magnificenza. Perciò | don | Clemente, consigliato dall'arciprete di rivolgersi a lui, |
IL Santo -
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senza dir parola. "L'ho fatto per te" mormorò alfine | don | Clemente. "Ti ho portato io il messaggio ignominioso per |
IL Santo -
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allontanare Benedetto ma temeva i Superiori. Non era un | don | Abbondio, non temeva per sé, temeva per lo scandalo di un |
IL Santo -
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dello spirito di Verità. Posò le mani sulle spalle di | don | Clemente. "Maestro mio" diss'egli raddolcendosi nel viso |
IL Santo -
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a Cristo?" "Per l'uomo del Vangelo sta bene, caro" rispose | don | Clemente "ma ora sulla volontà di Cristo ci si può anche |
IL Santo -
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di Cristo ci si può anche ingannare, bada." Il cuore di | don | Clemente non parlava propriamente così; ma le parole |
IL Santo -
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sai! ho bisogno di non essere abbandonato dall'anima tua." | Don | Clemente raccolse in un fardello, maneggiandolo con mani |
IL Santo -
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po' di cibo e di vino? Poi mi mandi chi mi vuole parlare." | Don | Clemente si meravigliò, nel suo interno, che Benedetto gli |
IL Santo -
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poi riveduta in Chiesa, gli aveva chiesto un colloquio, | don | Clemente gli aveva stretto il braccio come per ammonirlo |
IL Santo -
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braccio come per ammonirlo tacitamente di stare in guardia. | Don | Clemente, arrossendo molto, si spiegò. Aveva veduta la |
IL Santo -
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forse altro" con un accento così pregno di sottintesi, che | don | Clemente, nel congedarsi, gli sussurrò: "Pensi a Roma?" |
IL Santo -
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Rese il fardello al Maestro. "Addio" diss'egli. | Don | Clemente uscì a precipizio. La stanza offerta dal padrone |
IL Santo -
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non sapeva di avere tanto influito su quell'uomo attraverso | don | Clemente. Suppose che avesse letto i suoi libri. Ne fu |
IL Santo -
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occasione per offrire a Benedetto l'ospitalità, poiché | don | Clemente gli aveva detto che intendeva lasciare Jenne la |
IL Santo -
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io non so se lo pronuncio bene perché non sono italiana, è | don | Giuseppe Flores." Benedetto trasalì. Non si aspettava |
IL Santo -
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Vita." Benedetto piegò il viso, se lo nascose fra le mani. | Don | Giuseppe, caro don Giuseppe, cara grande anima pura, cara |
IL Santo -
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il viso, se lo nascose fra le mani. Don Giuseppe, caro | don | Giuseppe, cara grande anima pura, cara fronte luminosa, |
IL Santo -
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sole lagrime che Noemi non vide, si udì dentro la voce di | don | Giuseppe che gli diceva: non senti che sono qui, che sono |
IL Santo -
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e l'indomani portarsi a Subiaco e di là, con l'aiuto di | don | Clemente, a Tivoli dove conosceva un buon vecchio prete |
IL Santo -
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falce della luna verso le cime placide nel cielo di opale. | Don | Giuseppe Flores gli diceva nel cuore che sarebbe soave di |
IL Santo -
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dalla febbre, nell'anima sua. Vi turbinano parole di | don | Clemente, parole di quel giovine Alberti, parole della |
IL Santo -
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estreme parole non le ha | don | Diego intese? O credere non vuole che Dio possa far tanto |
FIABE E LEGGENDE -
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| Don | Giosuè stava cenando tutto solo in canonica con un boccone |
ARABELLA -
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desiderato di vedere un prete, e tra i preti proprio lui, | don | Giosuè, anche questo poteva essere un segno di |
ARABELLA -
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e non posso ingerirmi. Si potrebbe avvertire subito | don | Felice, il prevosto, o l'avvocato." "Allora non perdiamo |
ARABELLA -
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che tempestavano di domande la portinaia. Vedendo uscir | don | Giosuè, gli furono intorno come mosconi. "Una trappola, una |
ARABELLA -
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che da quarant'anni non suonava più nel vecchio orologio, | don | Giosuè Pianelli, coll'immagine del sor Tognino sotto gli |
ARABELLA -
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delle idee che urtano in una contraddizione. L'avvocato, | don | Giosuè, i Borrola, i Ratta, e gli altri tutti, che avevano |
ARABELLA -
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con tre, forse con dieci, più grandi e più formidabili. Né | don | Giosuè, né don Felice avevan potuto cavare da quella bocca |
ARABELLA -
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con dieci, più grandi e più formidabili. Né don Giosuè, né | don | Felice avevan potuto cavare da quella bocca chiusa, |
ARABELLA -
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aveva in mano una carta e che, parlando in segreto con | don | Felice, aveva dato a capire che si sarebbe venuti a una |
ARABELLA -
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qualche cosa per tutti... La notizia uscita di bocca a | don | Giosuè, mentre da una parte gonfiò le speranze dei parenti |
ARABELLA -
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- Oh! bravi ragazzi, sclamò: siete aspettati. Su, su, | Don | Luigi vi vuol vedere. E, mettendo un dito sulle labbra |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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della povera Gina; non sanno che la sia morta; ci penserà | Don | Luigi - intanto il pranzo è preparato .... Resti servito |
MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA -
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devota bontà, aveva messi tutti i suoi risparmi in mano a | Don | Coriolano, che giocò in una notte tutto ciò che la povera |
Il cappello del prete -
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verso un caro figliuolo viziato. Tutto ciò che veniva da | Don | Coriolano era per l'umile istitutrice bello, grande, degno |
Il cappello del prete -
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prese la penna e buttò sulla carta queste parole: "Caro mio | Don | Cirillo, "Son partito oggi per dare qualche ordine alla |
Il cappello del prete -
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per dare qualche ordine alla Villa. È partito con me anche | Don | Nunziante, che è già informato del contratto e trova che |
Il cappello del prete -
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l'acquisto dei nuovi stabili. E rimasero d'accordo cosí: | don | Cirillo entro la settimana avrebbe scritto proponendo un |
Il cappello del prete -
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la chiave fino al mio ritorno e porterai questa lettera a | don | Ciccio Scuotto, il "paglietta", che abita presso la chiesa |
Il cappello del prete -
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indietro a benedire fissò l'occhio bianco e infossato sopra | don | Cirillo. Accosciata ai piedi del balaustro di marmo, una |
Il cappello del prete -
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raccolto nella sua compunzione, quando sentí chiamare: - | Don | Cirillo, don Cirillo, per carità... - Chi è? che cosa |
Il cappello del prete -
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sua compunzione, quando sentí chiamare: - Don Cirillo, | don | Cirillo, per carità... - Chi è? che cosa volete? - Son |
Il cappello del prete -
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muoiono di fame. - E che ci posso fare io? - Una carità, | don | Cirillo. Almeno non morir di fame. - Sono un poveretto, |
Il cappello del prete -
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vicario, ma gli è tornato troppo stretto. Pigliatelo, | don | Cirillo, prima che l'usciere se lo porti via col resto e |
Il cappello del prete -
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e pose sul banco alcune lire. - Datemi almeno dodici lire, | don | Cirillo. È un cappello nuovo coi nastrini di seta, bello, |
Il cappello del prete -
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Sarà quel capo scarico d'un mio pupillo, mi imagino - disse | don | Ignazio. - No signore. È il signor Aldo Rubieri. - Ah, |
Nanà a Milano -
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del resto non sono che le nove. - Bravo, bravo! - sclamò | don | Ignazio entrando nel salotto e mettendosi a sedere. - Oh, |
Nanà a Milano -
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se non che.... - Non è certo di ottenerla? - Come lei, caro | don | Ignazio, non è certo di ottenere il consenso di sua figlia. |
Nanà a Milano -
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un uomo celebre, assessore municipale.... - Basta basta, | don | Ignazio, non la mi faccia arrossire ora. Piuttosto le |
Nanà a Milano -
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suo compagno d'infanzia.... - Vedo dove ella tende - disse | don | Ignazio - e le risponderò francamente. La Elisa infatti |
Nanà a Milano -
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- Peggio di perdere al giuoco? - domandò con sorpresa | don | Ignazio - La dica, la dica. - È partito da Milano con |
Nanà a Milano -
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francese... forse... la di lei modella? - Precisamente. | Don | Ignazio si gettò sul cordone di un campanello e al servo |
Nanà a Milano -
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vero? - Nanà appunto. - Ah, che testa, che testa! - gridò | don | Ignazio giungendo le mani in atto di maraviglia. - Ma già |
Nanà a Milano -
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nello studio di Giovanni che ve le attendeva. Dunque? | Don | Clemente era proprio l'uomo? Marito e moglie desideravano |
IL Santo -
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vostra mimica, fosse l'amante antico? È quello il vostro | don | Clemente? bene, non è lui." "Ah! Proprio no?" esclamò |
IL Santo -
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così, come poteva Noemi affermare con tanta sicurezza che | don | Clemente non era l'uomo? Nelle parole, nel fare, nel viso |
IL Santo -
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ripigliò suo cognato. "Questa signora ha riconosciuto | don | Clemente. Non negare, dillo, è un dovere di coscienza per |
IL Santo -
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dire quello che so. Vi dico solo di far avvertire subito | don | Clemente che la signora Dessalle e io si va stamane a |
IL Santo -
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Selva si guardarono. Che significava questo voler avvertire | don | Clemente? Maria lesse nel pensiero di suo marito qualche |
IL Santo -
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voluto gli venisse alle labbra. "Scrivi questo biglietto a | don | Clemente, intanto" diss'ella. Ma Giovanni, prima di |
IL Santo -
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che pensava. Per lui vi era una sola spiegazione possibile. | Don | Clemente era veramente l'uomo. Noemi aveva promesso alla |
IL Santo -
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tenerezza offensiva e si mise a scrivere il biglietto per | don | Clemente. Non l'aveva finito di scrivere e il suo corruccio |
IL Santo -
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Almeno poter prima parlare a questo frate, a questo | don | Clemente, accertarsi che sa, informarlo se non sa, |
IL Santo -
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in un corpo di ghiaccio. - Non vede domattina - pronosticò | don | Angelo crollando malinconicamente la testa. - Nel suo stato |
Giacomo l'idealista -
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gli occhi grondanti, si volse al prete: - Glielo dite voi, | don | Angelo, a quel povero figliuolo? - Dov'è? - Dabbasso, in |
Giacomo l'idealista -
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di Giacomo attingesse le ragioni della sua persuasione. | Don | Angelo, nel passare dalla cucina, vide Battista in un |
Giacomo l'idealista -
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rispetto alla morte. - Giacomo, - disse la voce grave di | don | Angelo con quell'intonazione un po' alta ed estranea, di |
Giacomo l'idealista -
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Voi siete i due testimoni - disse ai due giovani la voce di | don | Angelo, che conservava in mezzo a quello scompigliato |
Giacomo l'idealista -
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che la divorava. - Mi ascolti, figliuola? - tornò a dire | don | Angelo. Essa fece colle palpebre un piccol segno di sí. E |
Giacomo l'idealista -
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contenta, Celestina, di sposare il tuo Giacomo? - sussurrò | don | Angelo, curvandosi un poco sulla testa della malata, mal |
Giacomo l'idealista -
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come fugge un'ombra all'avvicinarsi di una gran luce. | Don | Angelo senza pensare a cambiar stola, voltò alcune pagine |
Giacomo l'idealista -
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non più rosario del Sagramento per invocare la pioggia. | Don | Silvio La Ciura aveva visto assottigliarsi a poco a poco la |
Il Marchese di Roccaverdina -
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nell'aiutarlo a indossare i paramenti sacri per la messa, | don | Giuseppe il sagrestano gli domandava: «Avete sentito, don |
Il Marchese di Roccaverdina -
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don Giuseppe il sagrestano gli domandava: «Avete sentito, | don | Silvio? Il marchese di Roccaverdina ha regalato un |
Il Marchese di Roccaverdina -
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I frati fanno una gran processione. Non lo sapevate?». | Don | Silvio, che non voleva distrarsi dal recitare i versetti |
Il Marchese di Roccaverdina -
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padre guardiano ha mandato l'invito. Aspetta, che vengo!». | Don | Silvio adattatosi il manipolo al braccio destro, abbassava |
Il Marchese di Roccaverdina -
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di sul pancone il calice col corporale e il sovraccalice, | don | Silvio si era avviato per l'altare. Su la soglia della |
Il Marchese di Roccaverdina -
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«Siete avvertito: noi non interverremo. Ve l'ha detto | don | Giuseppe?» Ospite incomodo quel Crocifisso che, di tanto in |
Il Marchese di Roccaverdina -
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della confessione, e ch'egli assumesse le sembianze di | don | Silvio, pallido, con la stola, e inesorabile: «Bisogna |
Il Marchese di Roccaverdina -
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