scende alla rinfusa verso il porto, agita carte e polvere, le luci d'una siccità decembrina di asfalto più che grigio fra le vetrine spente. Dal bar
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una grande luce nella casa del trionfo e si vorrebbe urlare ai pioppi e si vorrebbe che tutti dal giardino e dalle case intomo ci capissero qualcosa e
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aveva osservato, un mattino qualunque, quei vagoni attraversare la linea dell orizzonte, dal cortile o dalla strada di casa verso nord.
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in strada un involto, la madre getta un grido, ammutisce tre giorni. Anna salta dal letto, vede la testa mozza della moglie del pazzo, con le trecce
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sulla riva: tra il barbaglio lontano di un canneto lontane forme ignude di adolescenti e il profilo e la barba giudaica di un vecchio: e a un tratto dal
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svellersi dal cavo dei lampioni. Esse guardavano la fiamma e cantavano canzoni di cuori in catene. Tutti i preludii erano taciuti oramai. La notte
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tortora e volare distesa verso le valli immensamente aperte. Il paesaggio cristiano segnato di croci inclinate dal vento ne fu vivificato misteriosamente
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dal volto mi par ch'altri mi legga il pensiero di te che sei lontana. Dal commercio degli uomini rifuggo allora alla campagna solitaria o alla mia
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, poiché ho esperta e ancor vivo ad ogni istante nella tua indifferenza la mia morte. Né più mi giova mendicare i giorni né chieder altro più dal dio nemico
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risalto alla terra stupita alla terra intorpidita, mentre dal seno le strappi e le primole e le rose e fresch'acque rigogliose lieto fai rigorgogliare
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mi sgorgano dal ciglio invirilmente. Oh mia fanciulla, oh tu non hai compreso di quanto amore io t'ami. Ed un dolore nuovo, più intenso mi attanaglia
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legna che non arde e par che pianga di desiderio, ma dal profondo della sua poltrona socchiusi gli occhi, il biondo capo chino stese le mani al fuoco
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che vive il core mio tace o fanciulla. - E quando pel fosco piano cui plumbeo il cielo incombe divampa la fiamma ribelle sospinta dal vento dell'odio
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rive dilette, le vette - le strette battute dal cor? Lo spettro novissimo spalanca la bocca; fratello, raccontami se il vaso trabocca; la tomba è una
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splendor dell'arca, e già all'idolo d'or torna l'umano, e dal vertice sacro il patriarca s'attende invano; s'attende invano dalla musa bianca che
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l'amai! Ma le trombe di Gerico tacquero una mattina: sparve dal ciel degli angeli la tinta porporina, e innanzi a un muro orribile torvo piantossi e
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Suonano a esequie, un feretro s'avvia, un prete è in allegria. O mio canestro di olezzanti fiori, tavolozza di forme e di colori, o stelle che dal
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silenzio d'ignota casetta!. . . Sia piena di rondini, dal mondo difesa, sia bianca e sospesa fra il ciel ed il mar!
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noto agli usignuoli condur ti voglio. Ti innonderò di mammole il lettuccio ai dì di primavera; e leverò, se vuoi, dal suo cantuccio la croce nera
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imbalsamati che all'ospedal dal medico a lungo corteggiati, e agli abbietti cadaveri rapiti ed alla croce, la scienza feroce ai posteri serbò; fra il
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paternostro e l'ave, culle derise e sucide di coscienze ignave? Tra i fili del telegrafo, col fischio del vapore, ti sparvero dal cuore l'ostia e il
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: un grazie al macchinista dal petto esalerò. Venga il gennaio, il placido mese di pioggie e nevi, venga, ed io chiuda il guscio: oh giorni inerti e
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alla mia musa altera: deh, la preghiera aspettata per schiudermi il sorriso del paradiso dal tuo mistico labbro il vol dispieghi, se v'ha nume che
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ricordi i progetti inargentati dal vago argento che maschera il vero? Chi, chi di noi più puri e più beati? Tu prevedevi un serto alle mie chiome, io
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scongiuro, per la madre mia! Chi è là che stappa ?... Dio lo salvi dal Limbo e dalla Trappa! Giù come fiume per allegra valle, giù come treccie per
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alla sua gonna, come si attacca un fior, e della sua celeste anima d'ava farne rugiada benedetta ancor! Ella è discesa nella fredda terra, e dal buio
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polvere i droghieri. Oh tre ne voglio de' miei vecchi amici dal pazzo umore! Di quelli che son lieti od infelici secondo l'ore, che non parlan di moda
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lo venian dal placido suo tempio a scongiurare le dee della famiglia, le sue dilette glorie, cinte di pie memorie, belle di noti fior... Tacque, partì
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dal cor salga alle chiome, prima che tutta la mia bionda aurora, m'abbia lasciato! Dammi per poco ancora la vaga aureola che han presa i disinganni; il
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al ciel conversi, e già pensoso mi smarrivo a sera, tra i fior della riviera, ascoltando il sospir che mollemente muove dal sol morente!
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suo sacro cammin, e scorgeva barriere di ferro dal Cenisio all'estremo Apennin! - Dite or voi, giunti pur da lontano, il confin dell'Italia dov'è! Voi
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Oh chi dirà la gioia che sentii stamattina volar dal labbro d'una contadina! Scendea dalla montagna in sottanetta bianca, cantando a tutta gola una
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, che il calice pieno hai gettato alle spine del suol! Or, dal cielo, tu, artista giocondo, alle tele incompiute sorridi, e dell'arte degli uomini ridi
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in città. Dal dazio, ove scroccarono, tremando, la dogana, poi che i vietati viveri levár dalla sottana, le scaltre serve corrono al ganzo servitore
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gelosie di mestiere, e vivono in famiglia codice e canzoniere. Vi son volumi fracidi dei secoli passati, dal tabacco degli avoli dipinti e consacrati, vi
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un tuo sorriso, sai che son tutta tua dal capo a' piedi ... ma, santo Dio, non ho il coraggio, credi, se alcun mi chiede chi mi portò via, di dirgli
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sacre pareti; altro culto agli spiriti oppressi dal desio della vita migliore, altre preci, altri incensi ha concessi la insultata pietà del Signore
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, già in uggia tanto, incanutito e sofferente e stanco, l'antica bile mi fuggì dal petto, e fissai mestamente il suo crin bianco; egli abbracciommi
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langue vengo fidente a te! - - Ma tu cardinale dal viso paffuto, dall'occhio bestiale, tu pur se' vissuto? Sù dimmi, al tuo secolo fiorìa la bottega
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cadenze imbalsamate di fragranze di rosa e gelsomino, o le rime dal turbine accozzate, come foglie cadute in sul cammino? O la canzon della notturna
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nobile spessore che particella ti può dar del core, fino a che punto il viso farsi gentil, per schiuderti un sorriso, e ti misura i corni dal numero
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... ma mi sorride il giorno, ma la mia musa è qui! È ver: son solitario. Vivo una vita grama... ma so che al mondo m'ama qualche buon'alma ancor. Dal
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, poemi e tele!... Come il vento alle vele oh! date il volo ai cor! April! - dal verno pallido l'uomo esce mesto e stanco!... Pongli all'occhiello il
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passeggiate, l'altar, le prediche assaporate cogli occhi timidi fisi sui Santi che mi guardavano da tutti i canti, mentre dal piccolo libro di prece i tuoi
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per l'aria, dal cedro alla palma, sì mesta, si calma che sembra un sospir. La sente, e soffermasi la donna che reca le olive al suo burchio
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pinta navata, volerà, dal suo genio portata, via, fischiando, la scettica età. Che terrori nel nido latente degli ignari augelletti quel giorno! Da
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Tu ritorni ben tardi... l'orologio ha sonato mezzanotte; la madre ti ha finora aspettato. Testé, vinta dal sonno, andò triste al riposo... Vedi, già
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; bel forier dell'aprile!... oh! invia nei cori le verdi illusïoni! Fa' sbucciar, come dal sambuco e il mandorlo, fa' sbucciar le canzoni. E sian
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avventura fatal, dimmi, animuccia, dal tuo pertugio qui ti ha sospinta ad implorar rifugio? Forse un ciottol franato, o una caduta buccia, o il piè dell'uom
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d'allora m'agita ancora... M'agita ancora una pietà prodonda, e, dal cinico ingegno al cor devoto, il desiderio dell'Iddio m'innonda!... Ma l'Iddio del mio
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