Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abitudine

Numero di risultati: 107 in 3 pagine

  • Pagina 2 di 3

Carlo Darwin

411026
Michele Lessona 4 occorrenze

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"La natura morale dell’ uomo è giunta al più alto livello finora ottenuto, in parte pel progresso delle forze del ragionamento e in conseguenza di una giusta opinione pubblica, ma specialmente per ciò che le simpatie sono divenute più dolci e più estesamente diffuse per gli effetti della abitudine, dell’esempio, dell’ istruzione e della riflessione. Non è improbabile che le tendenze virtuose, mercè una lunga pratica, possano essere ereditate. Nelle razze più incivilite, il convincimento dell'esistenza di una Divinità onniveggente, ha avuto una azione potente sul progresso della moralità. Infine l’uomo non accetta più la lode o il biasimo del suo simile come guida principale, sebbene pochi sfuggano a questa azione, ma le sue convinzioni abituali governate dalla ragione gli somministrano la regola più sicura. Allora la sua coscienza diviene il suo giudice e mentore supremo. Nondimeno il primo fondamento e la prima origine del senso morale si basa sugli istinti sociali, compresa la simpatia; e questi istinti senza dubbio vennero primieramente acquistati, come nel caso degli animali sottostanti, per opera della scelta naturale.

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Il loro cibo giornaliero è assicurato, e non acquistano nessuna abitudine di risparmio; inoltre, la tentazione e le occasioni per cedere sono nello stesso tempo in loro potere."

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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

449266
Carlo Darwin 20 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
  • UNIPIEMONTE
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Ma per la lunga abitudine il vocabolo razza sarà forse sempre adoperato. La scelta dei vocaboli è importante per ciò solo che sarebbe grandemente da desiderare che si facesse uso, per quanto fosse possibile, degli stessi termini per ogni grado di differenza. Per disgrazia ciò è raramente possibile; perchè dentro la stessa famiglia i generi più grandi comprendono consuetamente forme intimamente affini, che non si possono distinguere se non con grande difficoltà, mentre i generi più piccoli comprendono forme che sono perfettamente distinte; ciononostante debbono essere tutte classificate come specie. Parimente le specie di un solo grande genere non si rassomigliano fra loro per nulla nello stesso grado; al contrario, in molti casi alcune di esse possono essere disposte in piccoli scompartimenti intorno ad altra specie, come i satelliti intorno ai pianetiOrigin of species, 5a ediz.,pag. 68..

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La difficoltà, per quanto paia grande alla nostra immaginazione, ed è realmente grande se vogliamo riconoscere le cause precise, non deve essere tale per la nostra ragione, finchè terremo fisso nella mente il fatto che l’aumento di ogni specie e di ogni razza è sempre frenato da vari ostacoli; per cui se qualche nuova causa di arresto, o di distruzione, sia pure essa lievissima, viene ad aggiungersi agli altri, la razza scemerà certamente in numero; e siccome è stato osservato ovunque che i selvaggi sono molto restii ad ogni mutamento di abitudine, mercè i quali si potrebbero controbilanciare gli ostacoli dannosi, il diminuire del numero condurrà presto o tardi alla estinzione; in molti casi questa fine viene prontamente determinata dalle incursioni delle tribù in aumento e conquistatrici.

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In ambi i casi noi abbiamo il raddoppiamento di parti, gli effetti di una lunga e continua abitudine, e così avanti. La frequente presenza di rudimenti, tanto nelle lingue quanto nelle specie, è ancor più notevole. Nella lingua inglese la lettera m nel vocabolo am significa Io; cosicchè nell’espressione I am (io sono) si è conservato un rudimento superfluo e inutile. Parimente nel sillabare le parole sovente rimangono certe lettere come rudimenti di antiche forme di pronunzia. Le lingue, come gli esseri organici, possono venire classificate in gruppi e sotto gruppi; e si possono anche classificare naturalmente secondo l’origine ed artificialmente per altri caratteri. Le lingue e i dialetti dominanti si sparsero largamente e furono causa della graduata estensione di altre lingue. Una lingua, come una specie, osserva sir C. Lyell, una volta estinta non ricompare più.

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Il sentimento del piacere derivante dalla società è probabilmente una estensione dell’affetto paterno e filiale; e questa estensione può venire attribuita in gran parte alla scelta naturale, ma forse in parte alla semplice abitudine. Perchè in quegli animali che godevano del benefizio nella vita sociale, gli individui che in società provavano maggior piacere potevano sfuggire meglio ai vari pericoli; mentre quelli che non si curavano gran fatto dei loro compagni e vivevano solitari doveano perire in numero maggiore. Riguardo poi all’origine dell’affetto paterno e filiale, che per quanto pare sta alla base degli affetti sociali, non vi è speranza di rintracciarla; ma possiamo dedurre che provennero in gran parte dalla scelta naturale. Siccome quasi fuori d’ogni dubbio è avvenuto per ciò che riguarda il sentimento insolito ed opposto di odio fra i più prossimi parenti, come nel caso delle api operaie che uccidono i maschi loro fratelli, e delle regine delle api che uccidono le loro figlie regine; qui il desiderio di distruggere invece di amare i loro più stretti parenti è stato pel bene della comunità.

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È cosa impossibile, in alcuni casi, decidere se certi istinti sociali siano stati acquistati per via della scelta naturale, oppure siano l’indiretto risultamento di altri istinti e di altre facoltà, come la simpatia, la ragione, l’esperienza e la tendenza all’imitazione, o anche, se non sono altro che il frutto di una lunga e continua abitudine. Non si può quasi credere che un istinto tanto notevole quanto quello di porre sentinelle onde avvertire la comunità di un pericolo sia il risultamento indiretto di qualunque altra facoltà; quindi deve essere stato acquistato direttamente. Inoltre, l’uso che hanno molti maschi di certi animali sociali di difendere la comunità e di aggredire il nemico o la preda tutti insieme, può essere stato, forse, originato da reciproca simpatia; ma il coraggio, e in molti casi la forza, debbono essere venuti precedentemente, forse mercè la scelta naturale.

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E, in terzo luogo, la scarsa potenza del padroneggiarsi; perchè questa potenza non si è accresciuta per lunga e continua e forse ereditata abitudine, per l’istruzione e per la religione.

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L'uomo delinquente

467183
Cesare Lombroso 3 occorrenze
  • 1897
  • Fratelli Bocca Editori, Librai di S. M. Il Re D'Italia
  • Torino
  • scienze
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Finalmente l'alcool ha una connessione inversa col crimine, o meglio col carcere; nel senso che dopo le prime prigionie il reo liberato, perduto ogni vincolo di famiglia, ogni punto d'onore, trova nell'alcool di che dimenticarli e supplirli; perciò tanto spesso l'alcoolismo si offerse nei recidivi; e perciò si comprende come Mayhew trovasse quasi tutti i ladri di Londra ubbriachi dopo mezzodì, così da morirne tra i 30 ai 40 anni per alcoolismo, e come fra i deportati dalla Noumea, che bevono, oltre che per la vecchia abitudine, anche per dimenticare il disonore, la lontananza della famiglia, della patria, le torture degli aguzzini e dei compagni e forse i rimorsi, tanto che il vino vi si convertiva in moneta; sicchè una camicia valeva un litro, un abito due litri, un pantalone due litri, e perfino il bacio della donna si saldava con litri (Simon Meyer, Souvenirs d'un déporté, pag. 376, Paris, 1880).

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. - Ma quando la nessuna abitudine alle istituzioni autonome, spontanee, di beneficenza, impedisca o ritardi il loro nascere, come è da noi, conviene pensare ad un'altra istituzione, molto più facilmente attuabile: a quella che l'abate Spagliardi chiama Riformatorio esterno per la puerizia. Sarebbe un asilo obbligatorio, ma solo diurno, per i fanciulli dai 6 ai 12 anni, che non possono più accogliersi negli asili ordinari, e che per propria riluttanza o per impotenza od incapacità dei genitori, sieno destituiti d'ogni mezzo educativo, e dove si farebbero entrare per forza i monelli associati abitualmente nelle pubbliche piazze. «Anche nello stesso asilo infantile, dice quel caldo filantropo Rendiconto dell'adunanza generale dei signori soci dell'Opera Pia dei Riformatori dei giovani nella provincia di Milano (1872) agli onorevoli soci., non entrano tutti i bambini poveri, specialmente i più poveri, vergognosi della loro miseria; ma ad ogni modo, finito l'asilo infantile, in quell'età, in cui i ragazzi sono più esposti al mal fare per la maggiore svegliatezza, non hanno alcun ricovero speciale, e si dànno al vagabondaggio. Nè possono per legge accogliersi nei riformatori; e quando a 12 anni vi entrano, non sono più correggibili, ed entrandovi, non farebbero che peggiorare coi contatti. In questi asili si darebbe loro un tenue vitto, con che si favorirebbe l'affluenza, e si renderebbe meno dura l'obbligatorietà; si avrebbe più occhio alla educazione che all'istruzione, e si avvierebbero verso un'arte, e insieme sarebbero tenuti in continuo esercizio adatto alle loro forze.

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Partendo dal principio di Cicerone: a natura hominis discenda est natura juris, si distinguerebbero le pene secondo che si abbiano sotto gli occhi le categorie: il delinquente nato, il delinquente alienato, il delinquente per abitudine acquisita, prodotto purulento della società, il delinquente di occasione ed il delinquente per passione.

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Sulla origine della specie per elezione naturale

537902
Carlo Darwin 23 occorrenze
  • 1875
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
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Quando noi osserviamo un organo altamente perfezionato per una speciale abitudine, come le ali degli uccelli per volare, dobbiamo riflettere che quegli animali, nel primo stadio di formazione, assai di rado potevano conservarsi sino ad oggi, perchè essi saranno stati sostituiti da altri, per mezzo del processo di perfezionamento, operato dall'elezione naturale. Inoltre noi dobbiamo pensare che i gradi transitorii fra quelle strutture che sono adattate ad abitudini di vita affatto opposte, non si svilupparono nel periodo primitivo in gran numero e sotto molte forme subordinate. Così ritornando all'esempio ideato del pesce volante, non deve sembrare probabile che alcuni pesci, capaci di volare, possano essersi sviluppati sotto molte forme subordinate, per impadronirsi di varie sorta di preda in diversi modi, sulla terra o nell'acqua, finchè i loro organi per il volo avessero raggiunto un alto stadio di perfezione, e non avessero ottenuto un vantaggio deciso sopra gli altri animali nella lotta per la vita. Quindi la probabilità di scoprire specie dotate di gradi transitori di struttura, nella condizione di fossili, sarà sempre minore; poichè le medesime esistettero in numero molto più ristretto, che quando le specie ebbero un organismo pienamente sviluppato.

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Un atto, che esige per parte nostra una certa abitudine, quando si compia da un animale molto giovane e non dotato di alcuna esperienza, e quando sia compiuto da molti individui nella stessa maniera, senza che i medesimi conoscano a quale scopo sia diretto, ordinariamente chiamasi istintivo. Ma potrei provare che niuno di questi caratteri dell'istinto è universale. Una piccola dose di giudizio o di ragione, come disse Pietro Huber, spesso si appalesa, anche in animali collocati molto bassi nella scala naturale.

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Se il vecchio cuculo da questa abitudine accidentale avesse tratto profitto per migrare più presto, od in altro modo; oppure se il cuculo giovane, in seguito al traviato istinto materno di un'altra specie fosse divenuto più robusto che non sotto le cure della propria madre, la quale era sopraccaricata dalla cura contemporanea per le uova e pei figli giovani di diversa età, ne sarebbe derivato un vantaggio, o pei genitori o per i giovani nutriti a spese di altri uccelli. L'analogia mi indurrebbe a credere che gli uccelletti, così allevati, sarebbero atti a seguire per eredità l'accidentale ed aberrante abitudine della loro madre; e alla loro volta diverrebbero capaci di depositare le uova nei nidi degli altri uccelli e riescirebbero in questo modo al allevare una prole più robusta. Per un continuo processo di tal fatta, credo che il singolare istinto del nostro cuculo possa essersi formato. È stato anche recentemente e per sufficienti ragioni sostenuto da Adolfo Müller, che il cuculo depone occasionalmente le sue uova sul nudo terreno, le cova, e nutre i pulcini; questo raro ed interessante fenomeno è probabilmente una riversione all'istinto originario di nidificazione da lungo tempo perduto.

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Oltre ciò hanno la straordinaria abitudine di praticare col becco dei fori nelle uova, siano queste della propria specie, a quelle de' loro genitori nutritizi che trovano ne' nidi appropriatisi. Lasciano anche cadere molte uova sul nudo terreno, che per conseguenza vengono distrutte. Una terza specie, il Molothrus pecoris dell'America settentrionale, ha acquistato perfettamente gli istinti del cuculo, giacchè non depone mai più che un uovo in un nido straniero, cosicchè il pulcino viene certamente allevato. L'Hudson è un deciso avversario della teoria delle evoluzioni; ma gli istinti imperfetti del Molothrus bonariensis lo hanno talmente sorpreso, che, citando le mie parole, si domanda: «Anzi che considerare queste abitudini come dotazioni speciali o come istinti creati, non dobbiamo noi ritenerle come leggere conseguenze di una legge generale, ossia di transizione?».

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Del resto, sia che le specie appartengano alla medesima classe o ad una classe distinta, quando sono surrogate da altre specie che furono modificate e perfezionate, alcune delle medesime possono pure conservarsi per lungo tempo, per essere dotate di qualche speciale abitudine di vita e per abitare qualche stazione distante ed isolata, dove possono sfuggire alla severa concorrenza. Per esempio, una sola specie di Trigonia, grande genere di conchiglie delle formazioni secondarie, sopravvive nei mari dell'Australia; e pochi individui del gruppo vasto e quasi estinto dei pesci ganoidi abitano ancora le nostre acque dolci. Perciò la totale estinzione di un gruppo è generalmente, come abbiamo veduto, un processo più lento della sua produzione.

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Il colombo giratore a faccia corta ha un becco di forma quasi simile a quello del fringuello; e il giratore comune ha la singolare ed ereditaria abitudine di volare a grandi altezze in stormi compatti, per poi ridiscendere a capitombolo. Il colombo romano è di grandi dimensioni, con becco lungo e grosso, e piedi grandi; alcune delle sotto-varietà hanno un collo lunghissimo, altre hanno lunghe ali e coda lunga, altre una coda estremamente corta. Il barbo è affine al messaggere, ma il suo becco, invece d'essere lungo, è all'opposto molto corto e largo. Il colombo gozzuto ha il corpo, le ali e la coda allungati, egli ama gonfiare il suo enorme gozzo in un modo meraviglioso ed anche ridicolo. Il colombo turbito ha un becco corto e conico, una serie di piume arruffate lungo lo sterno e l'abitudine di gonfiare la parte superiore dell'esofago. Il colombo incappucciato ha le piume nucali tanto ritte, che gli formano una specie di cappuccio, e le penne delle ali e della coda relativamente molto lunghe. Il colombo trombettiere e il colombo ridente, come viene indicato dai loro nomi, fanno sentire un tubare diversissimo da quello delle altre razze. Il colombo pavone ha trenta ed anche quaranta penne alla coda in luogo delle dodici o quattordici normali; e queste penne stanno tanto spiegate e ritte, che nelle buone razze la testa e la coda si toccano; la ghiandola oleifera è rudimentale. Potrebbero citarsi altre razze meno distinte (Nota V).

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Nei colombi giratori, sebbene alcune varietà differiscano dalle altre pel carattere importante di avere un becco più lungo, pure sono tutte conservate nello stesso gruppo, in causa della comune abitudine di fare il capitombolo; ma le razze a faccia corta hanno quasi perduta od anche interamente perduta quest'abitudine; ciò non ostante, senza altri ragionamenti o riflessioni su questo soggetto, questi colombi giratori si lasciano nel medesimo gruppo, perchè consanguinei e somiglianti per certi altri rapporti.

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Forse il primo colombo gozzuto non gonfiava il suo gozzo più di quanto il turbito ora gonfia la parte superiore dell'esofago, abitudine che resta inosservata agli amatori di colombi perchè non offre scopo alcuno per l'elezione.

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I gatti al contrario non possono essere facilmente appaiati a nostra scelta per la loro abitudine di vagabondaggio notturno; e quantunque siano molto apprezzati dalle donne e dai ragazzi, vediamo di rado sorgere una nuova razza e quando ci scontriamo in tali razze, convien dire che esse sono state importate da qualche altro paese. Non dubito menomamente che certi animali domestici non variino meno d'altri, tuttavia la scarsezza o l'assenza di razze distinte nel gatto, nell'asino, nella gallina faraona, nell'oca, ecc., deriva principalmente dal non essere intervenuta l'azione elettiva; nei gatti per la difficoltà di accoppiarli a piacimento; negli asini perchè trovansi sempre in piccol numero e in potere dei poveri, che poco si curano del loro miglioramento, mentre recentemente, in certe provincie della Spagna e degli Stati Uniti, questi animali furono modificati e migliorati in un modo sorprendente per mezzo di una giudiziosa elezione; nelle galline faraone per la difficoltà di allevarle e per non trovarsi esse mai in grandi gruppi; nelle oche da ultimo per non avere le medesime altro valore che quello della loro carne e delle loro penne, per cui niuno trovò mai incitamento per allevarne nuove razze; ma è d'uopo anche osservare che l'oca sembra dotata di una organizzazione singolarmente inflessibile, sebbene abbia subìto leggere modificazioni, come ho dimostrato altrove.

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