Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIMI

Risultati per: abitante

Numero di risultati: 76 in 2 pagine

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La Stampa

367285
AA. VV. 6 occorrenze

Il sedicenne Carlo Lovera, fumista, abitante in via Santa Teresa 1, mentre transitava in via Cigna, trainando un carretto a mano, carico di sbarre di ferro, diretto in via Lanzo, fu investito da una vettura tramviaria della linea n. 2, non meglio identificata. Il ragazzo, violentemente gettato al suolo, fu prontamente soccorso dagli astanti ed accompagnato all’Astanteria Martin, ove il medico di guardia gli riscontrò la frattura della gamba sinistra ed escoriazioni multiple al viso.

Ieri, imputati del furto in danno della ditta Spiga, sono stati tradotti innanzi ai giudici: Orlando Simondetti, di anni 22, riquadratore, abitante in corso Cairoli 22; Paolo Robotti di 28 anni, meccanico abitante in via Mazzini 27; Ettore Gialdi di anni 23, meccanico, e Marco Bolli di 26 anni, carrettiere. Con costoro comparve anche a giudizio il meccanico ciclista Giovanni Angelo Gremo, di anni 40, abitante in Piazza port Palatina 3, che aveva acquistato dal Gialdi, al prezzo di 5 lire mente il valore effettivo era di oltre 11 lire, 100 camere d’aria trafugate alla Spiga. Il Robotti, in correità col Simondetti, era anche accusato dl furto in danno del poliziotto dilettante. Il Tribunale condannò il Smondetti ed il Robotti ad un anno, 6 mesi, 15 giorni di reclusione ciascuno: il Gialdi ed il Belli a 4 mesi di reclusione e 125 lire di multa ciascuno il Gremo per la semplice contravvenzione prevista dall’art. 593 C.P. (incauto acquisto) a 100 lire d’ammenda.

L'imputato (un giovane di 21 anno, correttamente vestito e dall'aspetto distinto, l'impiegato Bruno Bonora, abitante in via Donatello, 7, a Milano), fa vedere ai giudici il braccio destro ai lamentele stretto in un'abbondante fasciatura. Egli è stato effettivamente protagonista la notte scorsa di un tentativo di suicidio. Ma un tentativo che non è riuscito e che gli ha lasciato ben lievi conseguenze. Il presidente gli osserva. – Ma quei non devi rispondere del tentativo di suicidio. Ti hanno portato per altro. La notte del 31 luglio, hai rubato ad un cliente dell’Albergo Regina, in via Arsenale, dove avevi preso alloggio, un abito, una camicia ed un paio di occhiali. È vero?

Pronta, sagace ed intelligente fu la collaborazione portata dal ciclista Mario Perego, abitante in corso Moncalieri, 256, alle indagini che condussero all'arresto di una combriccola di ladri. Ma, nei suoi riflessi personali, quella collaborazione non fu fortunata: bazzicando coi ladri, che doveva più tardi indicare al carabinieri, Il « detective » volontario ne rimase vittima. Fu derubato a sua volta, come lo erano stati poco tempo innanzi le persone per cui il Perego si interessava. Un giorno del gennaio scorso, il ciclista riceveva la visita di un carrettiere, certo Marco Belli, che andava ad offrirgli delle camere d'aria.

Il facchino Carlo Moro, di anni 36, che convive con la moglie Paola Leoni, di anni via Toce, 9, da qualche tempo sospettava, anche per i pettegolezzi delle inquiline, delle relazioni che si diceva corressero fra la propria consorte e il commerciante di vini, Giacinto Castelli di 40 anni, abitante in via Vittor Pisani . Sembra che questo ultimo, proprio ieri l’altro, fosse disceso nella cantina del Moro con la moglie di questi con il pretesto di assaggiare una qualità di vino. Non si conoscono i risultati di questi assaggi, ma pare che II Moro da questo episodio, abbia tratto catastrofiche conseguenze per il suo onore di marito.

S. non tardarono a dare i frutti sperati; portarono cioè in breve alla identificazione dell’autore dei numerosi furti, tale Luigi Cavagnero, fu Secondo, di anni 48, abitante in Asti, ex parrucchiere, ed alla scoperta di quasi tutta la refurtiva, trovata nascosta nella casa e nella cantina del Cavagnero e ricuperata in due perquisizioni ivi operate dagli agenti. Il Cavagnero venne tratto in arresto e sottoposto a numerosi interrogatori; da prima negò, poscia anì di confessarsi autore dei numerosi furti nelle chiese di Asti così come denunciati; escluse di avere avuto dei complici e spiegò la sparizione di parte della refurtiva, dichiarando di averla venduta ad un antiquario di Torino, di cui non seppe dare precise informazioni, talché riuscirono vane tutte le ricerche fatte dell’ufficio di P. S. introno a questo misterioso personaggio. Dopo una lunga istruttoria, il Cavagnero venne rinviato a giudizio, imputato di sei distinti furti; stamane egli si è presentato per essere giudicato dinanzi al Tribunale di Asti e lo difendeva l’avv. Platone del nostro foro. La figura di questo ladro sacrilego è per nulla rilevante: si tratta di un semi squilibrato, già ricoverato due volte in manicomio e un pover’uomo che vive alla bell’e meglio, senza occupazione dacché ha cessato di fare il parrucchiere. I suoi vicini di casa pur non sospettandolo affatto autore né ritenendolo a ciò capace, lo chiamavano per soprannome “l’antiquario” per il suo amore per le cose antiche: un antiquario però senza quattrini e senza risorse.

La Stampa

369567
AA. VV. 2 occorrenze

. /@@ — Poco dopo le di ieri, l’ingegnere Raimondo Lorenzo, direttore della ferrovia Torino-Rivoli, ed il signor Leone Luigi, regio ispettore scolastico, accompagnarono nell’ufficio delle guardie civiche, in via Cibrario, certo Bergeretto Salvatore, d'anni 20, falegname, da e colà abitante, da loro rinvenuto nel Comune di Rivoli, tutto solo e piangente., dalle parole inconcludenti che pronunziava, poterono arguire che il disgraziato giovane non aveva più il cervello a segno. Le guardie, essendo il poveretto ancora digiuno, gli fecero somministrare una modesta refezione da un trattore vicino alla loro caserma e poscia lo accompagnarono alla Questura per gli ulteriori provvedimenti.

. /@@ — intorno alle di ieri un piccolo e brioso cavallo attaccato ad un biroccino, su cui stava la signora Vacchino Giovanna, abitante in via Moncalieri, N. 17, ed una sua ragazzina, spaventatosi, non si sa di che, mentre percorreva il corso Vittorio Emanuele II, si diede a rapida fuga. La signora e la sua bambina, impaurite, si diedero a gridare con quanto fiato avevano in gola. Un rimasto sconosciuto ed una guardia civica affrontarono e riuscirono a fermare il cavallo sull'angolo della via Sacchi. Dopo ciò, il quadrupede fu lasciato alla signora Vacchino, che proseguiva poi per Ia sua destinazione senz'altri inconvenienti.

Il Nuovo Corriere della Sera

371893
AA. VV. 7 occorrenze

- È stato identificato, dopo cinque giorni, un uomo raccolto sabato notte da alcuni automobilisti sulla strada che costeggia li Lario nei pressi di Pradello e da allora ricoverato in gravissime condizioni per la frattura della base del cranio all'ospedale di Lecco: si tratta di Giovanni Boarato fu Cesare, di 51 anni, abitante a Sesto San Giovanni, in via Sabotino 31. Il Boarato, che non aveva documenti indosso e si trova tuttora in stato di incoscienza, giaceva accanto a un ciclomotore: attraverso questo veicolo è stato possibile risalire dal fabbricante al rivenditore e al proprietario, appunto il ferito, riconosciuto dai parenti. Il Boarato, sabato sera verso le 22, era partito col ciclomotore alla volta di Morbegno, per far visita a un fratello. Che cosa può essergli accaduto? È possibile che egli sia stato vittima di un investimento e abbandonato sulla strada da individui poco scrupolosi, ma non si esclude l'ipotesi di una aggressione. Infatti, non è pensabile che egli possa essersi messo in viaggio senza il portafogli con documenti e danaro.

La donna, Giuseppina Maggioni fu Angelo, sessantaduenne, moglie di un cantoniere delle ferrovie, abitante in via Negrotto 3, purtroppo non ha tenuto conto del segnale. Ella ha superato lateralmente le sbarre e si é avventurata sui binari. Forse pensava che avrebbe fatto in tempo a veder arrivare il treno, ma non ha tenuto conto della nebbia che riduceva moltissimo la visibilità. In un istante il convoglio è stato alle sue spalle. Il macchinista ha visto la donna che sembrava impietrita: forse per il terrore, forse perché disorientata dal rombo, era troppo tardi per evitare l'investimento. Il corpo della Maggioni è scomparso sotto le ruote, che lo hanno dilaniato. Il macchinista è riuscito a fermare dopo una cinquantina di metri, ma non restava altro che raccogliere e ricomporre pietosamente la salma, poi trasportata all'obitorio dopo le consuete constatazioni di legge.

La peggio è toccata alla quarantacinquenne Maria Copolecchia fu Felice, abitante in piazza Greco 10; ad Elsa Zerbelloni fu Luigi, di 53 anni, domiciliata in via Spontini 12; e a Giuseppe Petrassini fu Luigi, di 38 anni, residente in via Toselli 22. Alla Copolecchia i medici hanno riscontrato la sospetta distorsione dell'avambraccio sinistro, alla seconda una grave contusione al piede sinistro, al Petrassini uno strappo muscolare al ginocchio sinistro.

In base ai documenti che essa conteneva si provvide ad avvertire la proprietaria, la signora Maria Corti, di 49 anni, abitante in via Grazioli 80, che solo ieri si è presentata all'ufficio oggetti rinvenuti: agli impiegati ha narrato che la borsetta le era stata strappata dal braccio appunto la sera dell'Epifania mentre percorreva, ad Affori, il cavalcavia che sorpassa la linea ferroviaria della Nord. La Corti quella sera si era vista seguire da un giovanotto, per cui, insospettita, si era sfilata dal polso un orologio d'oro e dal bavero del cappotto una spilla, nascondendoli in una tasca interna. Lo sconosciuto, che dimostrava di essere giovanissimo, non più di 18-19 anni, le si avvicinò d'un tratto e con aria risoluta le intimò: «Dammi la borsetta e non fiatare». Poi con rapido gesto gliela strappò, dandosi alla fuga. La strada era deserta e fu inutile chiedere aiuto. La signora Corti si era rassegnata alla perdita della borsa e del danaro, circa 2500 lire: le rincresceva, tuttavia, per i documenti perduti. Il ritrovamento è stato quindi per lei una lieta sorpresa. Si presume che il malvivente, dopo aver intascato il danaro, si sia liberato della borsetta e dei documenti gettandoli dal finestrino di un treno appena partito dalla Stazione.

Contemporaneamente a queste indagini, altre ricerche sono in corso da parte della Squadra Mobile per assicurare alla giustizia altri tre malviventi, autori di un brigantesco episodio avvenuto, due ore dopo le rapine di via Labeone e di viale Umbria, in corso Sempione, vittima una giovane donna, la ventenne Ernesta Musitelli, abitante in via Inganni 67, la quale alle 21.45, si trovava ferma con alcune amiche su un marciapiede. Un'automobile proveniente dall'Arco della Pace, sulla quale erano tre individui, si avvicinava lentamente al gruppetto e uno degli sconosciuti faceva segno alla giovane di avvicinarsi. Appena accostatasi al finestrino, la Musitelli si accorgeva che gli sconosciuti avevano intenzioni aggressive. Uno di essi, sporto un braccio, le afferrava la borsetta, che conteneva i documenti e mille lire, e tentava di strappargliela, invocando aiuto, la ragazza opponeva resistenza, ma subito la automobile si metteva in moto per cui la malcapitata, rimasta agganciata col braccio alla borsetta tenuta dal malvivente, veniva trascinata per una decina di metri, finché riusciva a liberarsi. La «Volante» compiva immediatamente una battuta nella zona, ma dell'automobile non veniva trovata traccia. Più tardi si accertava che la macchina, targata MI 152904, era stata rubata alle 21, in largo Argentina, al dott. Roberto Mazuchelli. La Musitelli, giudicata guaribile in dieci giorni per le ferite riportate, ha osservato le fotografie dell'archivio segnaletico, fornendo ai funzionari alcune informazioni sui connotati dei tre malviventi si ha ragione di ritenere che si tratti di giovanissimi elementi, residenti in periferia e dediti a imprese ladresche a danno di automobilisti.

In muttinata si presentava negli uffici la signora Marisa Furst in Oberti, abitante in viale Bianca Maria 18, la quale presentava denuncia contro una donna di clnquantasette anni, Rita Camorani, da lei assunta come cameriera giovedì mattina e sparita prima di sera con una quindicina di pezzi di argenteria di ingente valore. La signora Furst non era in grado di fornire molte notizie sul conto della domestica. Sapeva che la donna era nativa di Casina, un paese in provincia di Reggio Emilia, da dove sembrava fosse giunta proprio l'altra mattina: non le risultava che avesse parenti a Milano. Nessun altro particolare era a conoscenza della derubata, perciò la pratica - diramata le circolari di ricerca a tutti i posti di polizia - sembrava destinata ad arenarsi. Invece, ieri nel pomeriggio, Rita Camorani, una asciutta donna che parla il dialetto emiliano, si è presentata in Questura, ha confessato francamente d'aver rubato l'argenteria, e si è dichiarata pronta a raggiungere «al più presto» il carcere di San Vittore. Naturalmente, gli agenti hanno tentato di ottenere qualche spiegazione in merito al furto, hanno cercato soprattutto di farsi dire della Camorani dove si trovassero gli oggetti rubati. Niente da fare. «Così - ha detto la donna - l'argento torna alla padrona, mi mettete fuori e non se ne parla più. Nossignori: io voglio andare a San Vittore». Inutili anche gli sforzi per spiegare il perché della manovra, che aveva come obbiettivo il carcere. «E' un mio segreto» ha detto la Camorani. Oggi, comunque, il suo desiderio sarà soddisfatto: chissà che il giudice istruttore non riesca a ottenere di più.

La giovane, qualificatasi per la ventenne Maria Nestori fu Giuseppe, abitante in via Marcantonio Del Re 10, narrava che un'ora prima l'avvocato Luigi Morabito, con studio in via Crocefisso 1, di cui era segretaria da tre mesi, l'aveva incaricata di prelevare la somma di 200 mila lire in una banca del centro. Di ritorno dalla banca, in corso Italia, uno sconosciuto aveva trascinato la ragazza sotto un portone, depredandola del denaro. La versione della ragazza era grave, per cui alle indagini veniva immediatamente interessata la Squadra mobile. Mezz'ora più tardi la Nestori era davanti alla scrivania del commissario-capo Zamparelli, al comando della Squadra mobile, e faceva al funzionario un racconto particolareggiato: «Appena uscita dalla banca. In piazza San Fedele - ha narrato - mi sono diretta a passo spedito verso lo studio dell'avvocato. I quattrini, venti banconote da diecimila lire, erano nella borsetta, al sicuro. Poco prima di giungere in corso Italia, però, mi sono accorta che qualcuno mi seguiva insistentemente. Un giovanotto con i buffetti, che indossava un impermeabile verdolino. Meglio affrettare il passo mi sono detta. E così ho fatto. Ma quello, ormai, mi era alle spalle. Mi ha chiesto se poteva tenermi compagnia, che gli piacevo molto, aggiungendo un sacco di altre cose del genere. Ho risposto che mi lasciasse stare, ma quello, d'improvviso, ha mutato atteggiamento. Eravamo giunti davanti all'androne dello stabile numero 8. Mi ha afferrata per un braccio e mi ha trascinata dentro. Dammi i quattrini ha detto, torcendomi il braccio. Ho cercato di fare resistenza, ma lui era più forte di me. In un baleno ha sfilato le 200 mila lire ed è fuggito. Non ho potuto nemmeno gridare perché ero semisvenuta e mezzo morta di paura. A fatica sono poi riuscita a raggiungere lo studio dell'avvocato».

La Stampa

372984
AA. VV. 1 occorrenze

L'auto, una Renault 19, era condotta da Mauro Cicchelli, 22 anni, residente a Chianocco in via Gramsci 25 ed insieme c'era anche Mirko Schiari, 22 anni, abitante a Bussoleno in via Olmo 1. L'incidente è accaduto sulla statale 25 poco prima del cavalcavia ferroviario della linea di Susa. «All'improvviso mi ha attraversato la strada un cane ed ho perso il controllo dell'auto», ha poi raccontato ai carabinieri Mauro Cicchelli. Dopo un testa coda l'auto è scivolata sulla strada ghiacciata finendo contro una Ford Escort che proveniva in senso opposto, guidata da Massimo Russo, 23 anni, residente a Bruzolo in via Susa 17. Nel tremendo impatto la Renault 19 con i tre ragazzi a bordo è finita nella profonda scarpata a fianco della strada ribaltandosi. Un altro automobilsta ha dato l'allarme. I vigili del fuoco di Susa e due ambulanze della Croce Bianca hanno poi trasportato all'ospedale i quattro giovani. Carlotta Reverdito è giunta cadavere al pronto soccorso, mentre Mirko Schiari ha riportato numerose fratture e nella notte è stato trasferito al Cto: è in prognosi riservata. Massimo Russo e Mauro Cicchelli hanno invece riportato ferite giudicate guaribili in trenta giorni. L'altro incidente mortale, ieri alle 19,30, sulla provinciale 81 Caravino-Albiano, in regione Buzzo, appena fuori dal centro abitato di Caravino. Cristian Gianotto, 24 anni, residente a Cossano in via Palestra 15, è deceduto in seguito all'uscita di strada della sua Renautl «Clio» 16 valvole. Il giovane era alla guida dell'autovettura, diretto a Ivrea con due amici, Anderson Oliveira Santos e Daniele Putzu, 18 anni, di Albiano, (rimasti feriti in maniera non grave). All'uscita di una curva vicino alla chiesa della Madonna delle Grazie, l'auto di Gianotto ha urtato un'altra Renault «Clio», guidata da Christian Bordet, 19 anni, residente a Caravino in via Cavour 45, che stava facendo ritorno a casa. La «Clio» di Bordet è rimasta sul bordo della carreggiata e il conducente ha riportato ferite lievi. Gianotto, invece, ha avuto la peggio: la sua auto è uscita di strada e ha centrato in pieno un palo della luce, abbattendolo.

La Stampa

373683
AA. VV. 1 occorrenze

., abitante a Napoli nel quartiere Amedeo, si avviava verso il cimitero di Raito; quivi giunto si tirò un colpo di rivoltella all’orecchio. Venne raccolto in grave stato dai suoi amici che lo avevano seguito da lontano presaghi del tragico avvenimento.

La Stampa

375213
AA. VV. 3 occorrenze

VALENZA — Efigenia Sanchez, una dominicana di 33 anni, abitante in via Pinerolo 3, è stata rinviata a giudizio per spaccio di sostanze stupefacenti. Da tempo i carabinieri sospettavano che la donna fosse dedita allo spaccio di eroina ed hanno controllato le persone che frequentavano la sua abitazione. Hanno così bloccato un giovane che, appena uscito dall'alloggio della donna, è stato trovato in possesso di una dose di eroina. L'uomo ha ammesso di averla ricevuta da Efigenia Sanchez in pagamento di alcune riparazioni eseguite in casa di lei.

I denunciati sono i coniugi Alberto Del Vecchio, latitante, 60 anni, e Graziuccia Napolitano di 55, abitanti in via Domodossola a Villadossola, contitolari del «Centro ossolano fuoristrada»; Ugo Arioli, 36 anni, impiegato al Comune di Villadossola e abitante a Crevoladossola in via Casetti 86; Giuliano Bucci De Giuli, 40 anni, titolare a Varzo dove abita, in viale Riva, di un'autosalone, i fratelli Gianluigi e Mario Francesco Odoli, 63 e 60 anni, abitanti a Novara in via Pasquale, l'ultimo è collaboratore alla Centercar di Novara.

Protagonisti della vicenda Rocco Demma, 28 anni, via Ungaretti 2, Giuseppe Ferrero, 27 anni, corso Alessandria 221, Giorgio Bottaro, via Zara 11, Patrizia Sampin, corso Torino 66, Luciana Tarantino, corso Torino 206, Francesco Murador, 28 anni, via Parmilter — tutti di Asti — e Daniela Rosso, 24 anni, abitante ad Agitano, in via Brusasco 25.

Corriere della Sera

377141
AA. VV. 3 occorrenze

La pellicola in Italia ha incassato molto e la psicosi legata a questo abitante del mare per molti versi sconosciuto torna d'attualità in questi giorni a Civitavecchia.

La vittima è Luigi Bruni, di 57 anni, titolare di una vetreria in via Cadorini 20 e abitante con la moglie Carlina Frizzi, di 55 anni, in un appartamento al quarto piano di viale Cirene 10. Anche la donna, colpita al capo dai malviventi con il calcio della pistola, è rimasta leggermente ferita e ha dovuto essere ricoverata in ospedale assieme al marito.

Verso le 23,30 tre giovani malviventi armati di pistola e con il volto coperto da foulard hanno affrontato il guardiano di turno, Giovanni Romeo, quarantasette anni, abitante in via Appennini 57, e si sono impossessati di due grosse motociclette di marca giapponese allontanandosi quindi a bordo delle stesse. Usciti i rapinatori il Romeo ha dato l'allarme alla Volante facendo accorrere in zona alcune pattuglie che non sono però riuscite a intercettare i malviventi.

Il Nuovo Corriere della Sera

378748
AA. VV. 1 occorrenze

Il giovane, insieme con due compagni, era stato chiamato dalla signora Mariella Calcaterra, abitante al secondo piano di via Cicognara 6, per lucidare i pavimenti dell'appartamento. Il suo primo compito era di snodare il cavo elettrico della macchina lucidatrice lungo le scale per inserire la spina in una presa al piano terreno.

Il Corriere della Sera

381519
AA. VV. 1 occorrenze

Risultò che la passione per l'arte nel commesso era anche alimentata dall'amicizia che egli aveva con un tenore di caffè concerto, certo Riccardo Di Bella, d'anni 26, catanese, ed abitante col Finelli in via Carlo d'Adda 7 in casa d'un vecchio operaio. Siccome era risultato che anche il Di Bella sapeva qualche cosa dei furti del futuro collega in arte, il cav. Franchi volle chiarire la posizione del «tenore»: dopo alcuni interrogatori poté stabilire che varie volte il Di Bella era andato a cambiare valuta estera sottratta dal Finelli, presso banche milanesi e all'albergo diurno in piazza del Duomo. Ravvisando la responsabilità anche dell'amico del commesso e a conclusione dell'inchiesta aperta sul fatto, il cav. Franchi ha denunciato il Di Bella all'autorità giudiziaria per complicità.

La Stampa

385580
AA. VV. 1 occorrenze

Il muratore Antonio Jacobone di 26 anni, abitante in strada Settimo 35, si trovava su una impalcatura del sesto piano intento a scaricare dei mattoni dal montacarichi. Era la sua prima giornata di lavoro dopo alcuni giorni di malattia. L'operazione che stava effettuando non presentava rischi particolari. Ad un tratto invece avvenne l'imprevedibile. Le tavole di legno su cui si trovava oscillarono, forse per un moviménto brusco, e gli scivolarono di sotto i piedi. Il Jacobone stava in quel momento piegandosi di fianco per afferrare il montacarichi. Fu perciò colto di sorpresa dall'oscillazione e, impreparato, non riuscì a mantenersi in equilibrio. Dopo alcuni affannosi gesti con le braccia, nel vano tentativo di aggrapparsi a qualche sostegno egli precipitava nel vuoto dall'altezza di quasi venti metri lanciando un lungo grido di terrore. Lo sventurato deve la vita alla traiettoria che il suo corpo ha percorso prima di piombare al suolo. Dal sesto piano al quarto plano è rimbalzato sulle impalcature del balconi e questo naturalmente ha rallentato la caduta; dal quarto al secondo plano è finito su un grosso cavo di acciaio che ha nuovamente frenato la velocità.