Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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si pensa all’unificazione di questa nostra Italia ed  a  coloro che l’ebbero a reggere sulla spinosa via che ella
di questa nostra Italia ed a coloro che l’ebbero  a  reggere sulla spinosa via che ella percorse, e che percorre
via che ella percorse, e che percorre ancora, non si può  a  meno d’inchinarsi davanti ai decreti della provvidenza che
decreti della provvidenza che veramente volle aiutarla fino  a  costituirsi in nazione. Io sovente, meditando sulla sorte
mia, me l’ho figurata: un carro tirato avanti  a  stento dalla parte generosa del popolo cui è unica meta il
scapigliati e spossati ma pure disperatamente intesi  a  far forza per trascinare indietro il veicolo dello stato
forza per trascinare indietro il veicolo dello stato anche  a  rischio d’infrangerlo. Il popolo, impoverito, umiliato da
del gesuitismo, dell’impostura, ricondotti nel tuo seno,  a  spese delle tue sostanze per mantenerti nell’ignoranza e
riparazione? da chi s’inginocchia ogni giorno, ogni ora,  a  piedi del sacerdozio della menzogna? Intanto uno degli
Intanto uno degli agenti di cotesto sacerdozio camminava  a  capo basso attanagliato nei polsi da Orazio e da Attilio
mentre Muzio apriva la via, non facile ad aprirsi, in mezzo  a  quella moltitudine. Finalmente giunsero i quattro in
ai preti! Morte  a  nessuno! gridava il solitario dall’alto del balcone alle
rispondendo alla terribile loro esclamazione! Morte  a  nessuno! «Eppure, chi è più meritevole di morte che la
Chi risponde di quaggiù? (Le Ancelle e la Fata si dileguano  a  poco a poco, sparendo tra gli alberi, ripetendo tra allegre
di quaggiù? (Le Ancelle e la Fata si dileguano a poco  a  poco, sparendo tra gli alberi, ripetendo tra allegre risa:)
Tu lo volesti, ed io ho compiuto l'brakadabra. Lo dedico  a  te, che mai non cessasti di insistere perché io conducessi
te, che mai non cessasti di insistere perché io conducessi  a  termine questo bizzarro lavoro, tante volte ripreso e
degno di meditazione e di studi. Io ho pagato il mio debito  a  te ed ai pochi dei quali ho ambito la stima e l'affetto.
dei quali ho ambito la stima e l'affetto. Questo mi stava  a  cuore; del pubblico superficiale e svogliato poco mi preme.
giorni dacché l'Albani aveva lasciato Milano per recarsi  a  Costantinopoli e quindi a Pietroburgo, e il Torresani, che
aveva lasciato Milano per recarsi a Costantinopoli e quindi  a  Pietroburgo, e il Torresani, che aveva mandato sulle sue
Il vecchio Capo di Sorveglianza già cominciava  a  dubitare della buona riuscita del suo piano strategico,
riuscita del suo piano strategico, quando un incidente, che  a  prima giunta non pareva avere alcun rapporto coll'affare
pareva avere alcun rapporto coll'affare che tanto gli stava  a  cuore, venne inaspettatamente in suo soccorso. Una mattina,
Torresani se ne stava, come al solito, nel suo gabinetto,  a  decifrare i dispacci arrivati nella notte, un esploratore
Bassi ed il suo compagno Pizzaghi ebbero la stessa sorte  a  Bologna. Lo straniero ed il prete gozzovigliarono nel più
de’ loro onesti e prodi concittadini e possa insegnar loro  a  non più lasciare la patria terra in preda allo straniero ed
allo straniero ed ai preti suoi manutengoli, assuefatti  a  servirsene di villeggiatura, poi devastarla e prostituirla!
sua, vagò addolorato tra le valli del basso Po sino  a  che non gli rimase che a chiuderle gli occhi e pianse sulla
tra le valli del basso Po sino a che non gli rimase che  a  chiuderle gli occhi e pianse sulla fredda salma di lei
sbirraglia del Papa e dell’Austria. Ma la sorte lo serbava  a  nuove fatiche ed a nuovi pericoli. I tiranni dell’Italia lo
e dell’Austria. Ma la sorte lo serbava a nuove fatiche ed  a  nuovi pericoli. I tiranni dell’Italia lo troveranno sul
sul loro sentiero imbrattato di sangue e di delitti e guai  a  loro! perché, codardamente fuggenti, gli lasceranno le loro
un pezzo l’impronta del suo rozzo calzare! Intanto egli è  a  Venezia per cui tanto aveva sospirato. Le lagune coperte di
(Continua  a  spolpare un coscetto del capretto.)
sua famosa fuga dall' Osteria delle Mosche ? Per rispondere  a  queste domande bisogna ritornare un passo indietro. Dovete
dunque sapere che lo scimmiottino, appena ebbe rinchiuso  a  tradimento il povero Nanni nella tasca di Golasecca, si diè
tradimento il povero Nanni nella tasca di Golasecca, si diè  a  fuggire attraverso gli alberi della foresta, senza curarsi
gli alberi della foresta, senza curarsi dove sarebbe andato  a  battere il capo. Il desiderio acutissimo che lo pungeva,
era quello di trovare la strada che doveva ricondurlo  a  casa: ma, invece, correva all'impazzata di qua e di là,
loro. Informatosi della cagione di tanto diavoleto, venne  a  sapere che la tribù era adunata per eleggere il proprio
parlare. Si fece subito un gran silenzio: e Pipì prese  a  dire così: "Miei carissimi confratelli! Sento che volete
confratelli! Sento che volete eleggervi un capo, e che  a  questo capo volete dare il titolo d'imperatore. Fin qui,
son gusti, come diceva quel filosofo, che provava piacere  a  farsi pestare i piedi. Ma finora, fra quanti siamo qui
impagliata che, veduta di dietro somigliava moltissimo  a  un trono imperiale: e Pipì vi si assise sopra con sussiego
di cento cembali e di cento corni di bove, cominciò  a  sonare l'inno dell'incoronazione. Quattro scimmiotti,
lo scettro, e non potendo reggere alla tentazione, cominciò  a  succiarlo e a masticarlo: ma, per buona fortuna, uno
non potendo reggere alla tentazione, cominciò a succiarlo e  a  masticarlo: ma, per buona fortuna, uno scimmiotto, che era
allo scandalo dato, pensò bene di durare un quarto d'ora  a  leccarsi le dita. In quel mentre, si fecero avanti sedici
al nuovo imperatore: "Maestà, su, da bravo! Ora tocca  a  voi". "Tocca a me? E che cosa debbo fare?" "Per amore o per
imperatore: "Maestà, su, da bravo! Ora tocca a voi". "Tocca  a  me? E che cosa debbo fare?" "Per amore o per forza,
dov'è la vostra residenza e il vostro letto." Pipì,  a  queste parole, fece una certa smorfia, che tradotta in
"Vuol dire che voi siete una scimmia, che comandate  a  tutte le altre scimmie, e che ogni vostro cenno e desiderio
che, invece di andare in lettiga, preferisco di camminare  a  piedi." "Mi dispiace, Maestà: ma voi non potete farlo."
non posso farlo?" "Perché un imperatore, che cammina  a  piedi, non è più un imperatore. Camminando a piedi, diventa
che cammina a piedi, non è più un imperatore. Camminando  a  piedi, diventa una scimmia come tutte le altre scimmie."
che abbiano i regnanti, è quella di non poter far nulla  a  modo loro." "Ho capito, e vi ringrazio", disse Pipì. E,
e vi ringrazio", disse Pipì. E, spiccato un salto, andò  a  sedersi sulla lettiga. La fanfara, allora, cominciò a
andò a sedersi sulla lettiga. La fanfara, allora, cominciò  a  sonare alla viv'aria, e l'immenso corteggio si mosse con
moltissimo alla fame, come un fratello potrebbe somigliare  a  una sorella: ma non riuscì a contentare il brontolio del
fratello potrebbe somigliare a una sorella: ma non riuscì  a  contentare il brontolio del suo stomaco, perché i vassoi
prima." "Pazienza!", disse fra sé e sé. "Ora me ne anderò  a  letto, e dormendo, mi dimenticherò che non ho mangiato."
avendo altro da dirvi, buona notte e ci rivedremo domani."  A  queste parole, la folla si sciolse tranquillamente, e Pipì
"Eccomi subito", disse Pipì. "Pregate intanto i miei amici  a  concedermi un minuto di tempo, tanto che io possa lavarmi
e l'imperatore non si vedeva apparire. Andarono allora  a  cercarlo in camera, e non lo trovarono più. L'imperatore
una gran voglia di ridere: ma invece, atteggiandosi  a  giudice severo e inesorabile, si voltò verso i suoi
tono di comando militare: "Soldati! In riga di battaglia!".  A  questo comando, i ragazzi si posero tutti in fila,
e considerato che un generale d'armata, il quale si mette  a  fuggire perché ha paura di una tartaruga, non è degno di
la spada. Leoncino non disse una mezza parola: ma seguitava  a  tentennare il capo, come fanno i chinesi di gesso. Alla
fine, visto che non c'era scampo, cominciò adagio adagio  a  sfibbiarsi la spada dalla cintola: e sfibbiata che l'ebbe,
e sfibbiata che l'ebbe, figurò di consegnarla in mano  a  Raffaello, ossia al comandante della cavalleria. Ma invece
si risentì tutto inviperito, e ne nacque un combattimento  a  corpo a corpo fra la cavalleria e il generale. E chi lo sa
tutto inviperito, e ne nacque un combattimento a corpo  a  corpo fra la cavalleria e il generale. E chi lo sa come
orecchio la cavalleria. E così persuase i due guerreggianti  a  sospendere le ostilità e a firmare lì su due piedi un
persuase i due guerreggianti a sospendere le ostilità e  a  firmare lì su due piedi un trattato di pace. E la pace fu
fu firmata. Ma il povero Leoncino non sapeva rassegnarsi  a  quest'atto d'umiliazione; e giorno e notte si lambiccava
balenare dinanzi agli occhi una bell'idea. Quella sera andò  a  letto tutto contento: e prima di addormentarsi diceva
o doman l'altro sarò generale daccapo ... e allora, guai  a  Raffaello ... Per vendicarmi di lui, ordinerò subito che la
ordinerò subito che la Cavalleria debba camminare sempre  a  piedi! ... ". Eppure è così: i ragazzi vendicativi spesse
il canto. Tu, spento sole, con feconda morte, ànima e forma  a  noi sùsciti e cibi. E noi, tuòi vermi, la cui storia è
unione, facciam, (ne è guida cupidigia pazza) fallaci mete  a  più fallaci campi, seme o pretesto di perpetua lite: onde,
campi, seme o pretesto di perpetua lite: onde, votato  a  morte alterna il ferro, che tu donavi alle pacìfich'opre, e
il ferro, che tu donavi alle pacìfich'opre, e supplicate  a  un muto Dio le mani, mani grondanti di fraterna strage, di
in tè. Pur, tu, benigna d'inesàusto amore, tu, patria  a  tutti e eguagliatrice fine, nel tuo ci solvi non mai stanco
i dolori, le vergogne oblìi, e noi ritorni eternamente  a  vita, e a nuova forza - per i danni tuòi.» Ma, ahimè! che
le vergogne oblìi, e noi ritorni eternamente a vita, e  a  nuova forza - per i danni tuòi.» Ma, ahimè! che vale nulla
che importa la memoria in altrùi agli obliati di sè? E,  a  pensier tale, in amarìssima goccia si spegneva lo sguardo,
aspetti, e, insieme allo sguardo, il canto. Perocchè,  a  messe ben altra era stata campagna il trascorso verno.
ne accorgeva. La riflessiva ragione non era per anco venuta  a  tagliarle l'ombelicale cordone, che allaccia il neonato
la propria individualità: l'ànima sua intrecciàvasi  a  quella degli augellini che aliàvano a nembi, la gola zeppa
sua intrecciàvasi a quella degli augellini che aliàvano  a  nembi, la gola zeppa di gioja, per il denso fogliame, e dei
che d'ogni parte le èrano fatti, ammazzolando ciclàmini  a  margherite, e fioralisi a giunchiglie, si avvolse e
fatti, ammazzolando ciclàmini a margherite, e fioralisi  a  giunchiglie, si avvolse e riavvolse nei verdi meandri della
e riavvolse nei verdi meandri della foresta, finchè venne  a  trovarsi in una insenatura di monte, sulla quale, una
la via, là riste' la ragazza, che sull'erboso siedette  a  inghirlandare il filosòfico muso di Lampo, e che,
muso di Lampo, e che, cinguettando confidenziuccie  a  degli invisìbili èsseri, e cinguettando sogni, finì a
a degli invisìbili èsseri, e cinguettando sogni, finì  a  reclinare, accarezzata dal sonno, la flava testina sul
sparsi di fiori. Quando svegliossi, la terra, giràndosi  a  oriente, già tralasciàvasi il sole. Ogni cosa cessava di
e dalla chioma ebanina prolissa; quel giòvane stesso, che,  a  volte, appariva tra loro a mutar selvaggina con pane, e cui
quel giòvane stesso, che, a volte, appariva tra loro  a  mutar selvaggina con pane, e cui niuno facèa buon viso e ne
selvaggina con pane, e cui niuno facèa buon viso e ne facèa  a  nessuno ed era detto il Nebbioso. - Quà la mano! - il
egli o recàndosi in collo la ragazzina o tenèndola  a  mano; ella, contàndogli intanto tutto sè stessa e
già, io. - E camminàvano sempre. La notte, che aprìvasi  a  stenti dinanzi a loro, si accumulava sulle lor spalle. -
camminàvano sempre. La notte, che aprìvasi a stenti dinanzi  a  loro, si accumulava sulle lor spalle. - Forestina! -
si accumulava sulle lor spalle. - Forestina! - echeggiò  a  un tratto per gli ampi silenzi. Ella die' un grido acuto di
in baci; in baci, la figliuola, le scuse. Ma, dietro  a  lei, veniva il Nebbioso. Gualdo lo vide; trasalì. E sollevò
ver' questi le labbra. Senonchè Mario, che già si chinava  a  libarle, si fermò d'improvviso, con un: no - ch'era vôlto
si fermò d'improvviso, con un: no - ch'era vôlto piuttosto  a  sè stesso che a lei. - Vieni da noi! - dicèa Gualdo. -
con un: no - ch'era vôlto piuttosto a sè stesso che  a  lei. - Vieni da noi! - dicèa Gualdo. - Vieni! - pregava la
sfavillò. Irresoluto un istante; pur, facendo uno sforzo: -  A  rivederci! - disse, e ... Lo schioccare dei baci di
Lo schioccare dei baci di Forestina il seguì. Partiva - ma,  a  rivederci avèa detto. Era la prima volta ch'ei promettesse
promettesse tanto; era la prima, ch'egli si allontanasse  a  malincuore dagli uòmini.
quel bigliettino che gli diceva: "Astienti di venire fino  a  mio nuovo avviso. Non darti nessun pensiero dei maneggi di
quel passo della rinunzia all'impiego, aveva cominciato  a  riflettere: - E se i bei castelli in aria di Giacinta
E se quel colpo di pazzia di donna innamorata andasse  a  finire? ... Non era impossibile; s'era visto tante volte!
volte! ... Che ne sarebbe di lui, rimasto cosí, in mezzo  a  una strada, senza impiego, né nulla? Il bigliettino
impiego, né nulla? Il bigliettino aggiungeva: "Lascia fare  a  me. Non t'ho mai voluto cosí bene come in questi giorni di
non si fidava molto, benché le credesse sincere. E tornava  a  rimuginare tutte le gravi difficoltà della vita che gli
le gravi difficoltà della vita che gli stavano sospese  a  un filo, minacciose sul capo; la brutta prosa della realtà,
che, spietatamente, da un momento all'altro, poteva venir  a  soffocare la spensierata dolce poesia del loro amore.
giorni addietro interessantissimo, ora non riusciva nemmeno  a  distrarlo un momento. - Che stupidaggine! Che assurdità! E,
assurdità! E, buttato via il volume, accigliato, riprendeva  a  passeggiare, fumando, su e giù per la stanza, vuotandosi il
eccolo lí, solo solo, contro una donna che non voleva badar  a  nulla, se risoluta a colpire; in una piccola città, dove
contro una donna che non voleva badar a nulla, se risoluta  a  colpire; in una piccola città, dove tutti, o quasi tutti,
sera, e scese le scale lentamente, esitando; poi, si mise  a  camminare in fretta, tra la folla domenicale che invadeva
e figlio, erano sull'uscio del Caffè della Pantera, fermati  a  discorrere, osservando la gente che passava; ma, tutt'a un
la gente che passava; ma, tutt'a un tratto, si misero  a  parlare accaloratamente, faccia a faccia come per evitare
un tratto, si misero a parlare accaloratamente, faccia  a  faccia come per evitare di salutarlo. Infatti non risposero
risposero al saluto di lui. - Può essere un caso ... Anche  a  me, qualche volta è accaduto di non scorgere un amico che
altri ufficiali, che discutevano animatamente e ridevano  a  scoppi. Andando verso di essi, volgeva gli occhi da ogni
né uno sgabello! Due avventori s'erano già rassegnati  a  bere la loro birra in piedi, appoggiati all'orlo del banco
mostrò l'intenzione di volergli far posto; continuarono  a  ragionare e a ridere, come se egli non fosse stato lí. Anzi
di volergli far posto; continuarono a ragionare e  a  ridere, come se egli non fosse stato lí. Anzi il Merli, che
non gli aveva neppure risposto buona sera. Andrea si frenò  a  stento. - Quel merlo - lo chiamava spesso cosí - meritava
creanza ... Ma girò i tacchi, coll'aria di chi si affretti  a  raggiungere una persona vista da lontano. Una gran risata
la sua signora e le due Maiocchi; scendevano incontro  a  lui dal lato sinistro. Gli erano apparsi improvvisamente
testa; ma la signora Villa e le Maiocchi, trovatesi faccia  a  faccia con lui, si voltarono in là, affettando di guardare
sentii nella porta del dormitorio un lieve sgretolo  a  più riprese, come quello di un tarlo. Era il segnale
la mano mi sussurrò in un orecchio: - Vieni dietro  a  me rasentando il muro... - Che palpiti nell'avventurarsi
così, nel buio dei corridoi, fermandosi in ascolto  a  ogni più lieve rumore, trattenendo il respiro... A un certo
ascolto a ogni più lieve rumore, trattenendo il respiro...  A  un certo punto, sboccando da un corridoio stretto stretto,
finestra le cui imposte erano aperte, e ci fermammo dinanzi  a  una porticina nascosta nel muro. - Il magazzino! - mormorò
aperto sulla parete difaccia alla porta, in alto; e  a  quella luce incerta vedemmo da un lato una fila di balle
quell'odiato riso che nel collegio Pierpaoli ci era servito  a  tutti i pasti, tutti i giorni, meno il Venerdi e la
dinanzi al mio dormitorio. - Tutto è andato bene! - disse  a  bassa voce il Michelozzi - e abbiamo reso un grande
voce il Michelozzi - e abbiamo reso un grande servigio  a  tutti i nostri compagni. Ora vo a riportare la chiave del
reso un grande servigio a tutti i nostri compagni. Ora vo  a  riportare la chiave del gabinetto di fisica al suo posto e
la chiave del gabinetto di fisica al suo posto e poi  a  letto... Uno per tutti! - Tutti per uno - e ci stringemmo
per uno - e ci stringemmo la mano. Io zitto zitto andai  a  letto; ma ero così commosso per questa avventurosa
notturna che non potevo prender sonno. Alla fine mi decisi  a  ripigliare il mio lavoro dentro l'armadietto; il segnale
rendeva inutile il mio osservatorio. Ma prima di accingermi  a  tal lavoro ho voluto allargare la buca, e adoperando con
nelle connessiture dei quattro lati di un mattone riuscii  a  indebolirlo talmente che finì con lo staccarsi. Ora avevo
talmente che finì con lo staccarsi. Ora avevo dinanzi  a  me un vero e proprio finestrino che potevo a mio talento
avevo dinanzi a me un vero e proprio finestrino che potevo  a  mio talento richiudere e riaprire, rimettendo o rilevando
richiudere e riaprire, rimettendo o rilevando il mattone,  a  seconda del bisogno. Restava a bucar la tela che vi era
o rilevando il mattone, a seconda del bisogno. Restava  a  bucar la tela che vi era dinanzi. Un po' con l'unghie e un
Un po' con l'unghie e un po' con lo scalpello mi misi  a  grattarla a riprese cadenzate, pensando: - Anche se di
con l'unghie e un po' con lo scalpello mi misi a grattarla  a  riprese cadenzate, pensando: - Anche se di dentro sentono
che sia un tarlo e io potrò seguitare il mio lavoro fino  a  che non abbia raggiunto lo scopo. Difatti ho seguitato a
a che non abbia raggiunto lo scopo. Difatti ho seguitato  a  grattare finché non ho sentito, tastando col dito sulla
non essendovi per il momento altro da fare, me ne ritornai  a  letto soddisfatto del mio lavoro. In verità la mia
quale ho perduto tanti sonni... Non mi par vero d'arrivare  a  stasera! * * * Evviva, evviva!... Oggi a desinare si è
vero d'arrivare a stasera! * * * Evviva, evviva!... Oggi  a  desinare si è finalmente cambiato minestra!... Abbiamo
che si trovano in tutto le storie di tutti i popoli e che  a  farle devono essere state molto divertenti per chi le ha
molto divertenti per chi le ha fatte, quanto sono noiose  a  leggerle per i poveri scolari perché devono poi impararle a
a leggerle per i poveri scolari perché devono poi impararle  a  mente con tutte le date... E alla fin dei conti non si
il popolo ignora chi è stato che ha fatto cambiar minestra?  A  noi ci basta la coscienza d'aver fatto quel che abbiamo
soci della nostra Società segreta ci han fatto molta festa,  a  me e al Michelozzi, per la riuscita dell'impresa, e Tito
ricevono le persone più intime e di riguardo. Questa stanza  a  destra comunica con l'ufficio di direzione e a sinistra con
stanza a destra comunica con l'ufficio di direzione e  a  sinistra con la camera da letto dei coniugi direttori. In
su questa importante piazza nemica, è il grande ritratto  a  olio del professor Pierpaolo Pierpaoli, benemerito
adunque dopo di avere preso  a  fitto una stanza, come dicemmo, se ne tornava a casa
avere preso a fitto una stanza, come dicemmo, se ne tornava  a  casa cantarellando e colla coscienza tutt’altro che
sùbito con le prime coroncine vendute, E all'alba andò  a  trovare il bovaro che, spartito il fieno ai bovi, si
il bovaro che, spartito il fieno ai bovi, si accingeva  a  spazzare l'agghiaccio, - Mattiniero! - gli disse il
mucchio di tutto il concime, ne riempì un corbello e andò  a  vuotarlo nel serbatoio davanti a la stalla delle mule, Il
riempì un corbello e andò a vuotarlo nel serbatoio davanti  a  la stalla delle mule, Il vecchio intanto rivolgeva la
figli! Scurpiddu l'osservava senza ancora sapersi risolvere  a  domandargli: - Volete prestarmi cinque lire? - quando
comparve lo zanni con la pipa in bocca, il fil di rame  a  tracolla, e in mano la tanaglietta a punta, Lavorava lesto
bocca, il fil di rame a tracolla, e in mano la tanaglietta  a  punta, Lavorava lesto lesto le maglie di una coroncina,
ne calcolassero il valore, - Dunque?- egli disse finalmente  a  Scurpiddu , - Quanto volete? - rispose il ragazzo, -
lo zi' Girolamo. - Vuoi diventare zanni ? - disse il bovaro  a  Scurpiddu ridendo. - Vo' fare coroncine e venderle, zi'
strinse le labbra, socchiuse gli occhi e stette un momento  a  riflettere. - Sentite, - poi disse allo zanni . - Più tardi
e facendo schizzare la saliva tra i denti. Scurpiddu tornò  a  grattarsi la testa e a guardare lo zi' Girolamo,
saliva tra i denti. Scurpiddu tornò a grattarsi la testa e  a  guardare lo zi' Girolamo, implorando. - Va bene; venite
fil di rame e quel cocco, quelle medagline e la tanaglietta  a  punta. La sua prima coroncina era già fatta a metà. Egli
tanaglietta a punta. La sua prima coroncina era già fatta  a  metà. Egli aveva pregato lo zi' Girolamo di serbargli il
aveva nascosto tra le erbe il fil di rame; sarebbe andato  a  riprenderlo più tardi, senza farsi scorgere da nessuno.
quattro su ognuna di esse. Farebbe anche laccetti  a  maglia, per diversi usi, catenelle per chiavi, come lo
catenelle per chiavi, come lo zanni Quella sera non si mise  a  dormire se prima non ebbe aggiunto alla coroncina altri
guardava intenta, tenuta desta dal lume - Vuoi apprendere  a  lavorar coroncine anche tu? Le maglie non erano uguali;
di tenerla per sè, come ricordo. E non spense il lumicino  a  olio, avanti di aver avvolto il fil di rame in cerchi più
più stretti, da riporlo comodamente nella tasca che portava  a  tracolla con dentro la colazione e i dieci giorni e le
sedeva per terra, cavava fuori i suoi arnesi e si metteva  a  lavorare attentamente e lentamente nella prima settimana,
perder d'occhio le sue bestiole, per fare qualche carezza  a  Paola che veniva a posàrglisi sul braccio e tentava di
sue bestiole, per fare qualche carezza a Paola che veniva  a  posàrglisi sul braccio e tentava di strappargli dalle mani,
Girolamo. - Cinque. Quando avrò fatta la diecina, andrete  a  venderle voi, e riprenderete i vostri quattrini. - Quante,
quando potè consegnare allo zi' Girolamo, che andava  a  Mineo per la vicenda quindicinale, le dieci coroncine belle
.Le tre lire me le darai un' altra volta. Scurpiddu si mise  a  saltare dalla gioia. Quanto fil di rame! Quanto cocco!
coroncine più scadenti! - Dice don Santi il merciaio che,  a  quel prezzo, te ne compra quante ne avrai fatte. Anche
te ne compra quante ne avrai fatte. Anche questa sembrava  a  a Scurpiddu una gran fortuna. Che bella idea aveva avuto
te ne compra quante ne avrai fatte. Anche questa sembrava a  a  Scurpiddu una gran fortuna. Che bella idea aveva avuto
Gli avevano fatto tanto bene! Gli si erano affezionati come  a  un figlio. La massaia pensava a rivestirlo, a fargli lavare
si erano affezionati come a un figlio. La massaia pensava  a  rivestirlo, a fargli lavare la biancheria; e il massaio gli
come a un figlio. La massaia pensava a rivestirlo,  a  fargli lavare la biancheria; e il massaio gli aveva detto
gli aveva detto che l'anno venturo gli avrebbe insegnato  a  potare e a far gl'innesti dei peri, delle mele, dei
detto che l'anno venturo gli avrebbe insegnato a potare e  a  far gl'innesti dei peri, delle mele, dei melogranati. Il
non gl'impediva di lavorare coroncine e catenelle e lacci  a  maglie, se voleva. E poi, ormai, gli sembrava che la
anni se n'era allontanato appena una o due volte, spedito  a  Mineo dal massaio per una commissioncina; andare e tornare;
di falce. Il Giudice istruttore con gli occhiali d'oro  a  capestro, il cancelliere che scriveva le deposizioni, i
ci entrava nessun altro. E gli otto tacchini? Se voleva,  a  Natale, sarebbero quaranta lire. Alti, grassi, non si
era rinnovato. Egli aveva dovuto riaddestrarlo alle marce e  a  far la banda e per capobanda aveva messo il Guappo , che
per capobanda aveva messo il Guappo , che quando cominciava  a  gluglugliare non la finiva più, e avrebbe voluto pure far
si poteva anche aggiungere: addio Paola ! Tutto si era dato  a  quel lavoro. - E lo zùfolo? - gli domandava il Soldato . -
di ritornare alla masseria, Scurpiddu doveva richiamarla  a  lungo col fischio e gridare più volte - Paola ! Ehi! Paola
più volte - Paola ! Ehi! Paola ! - prima di vederla venire  a  posàrglisi su la spalla. - Hai ragione, - egli le diceva. -
ai piedi, Paola diventò irrequieta; voleva togliersi  a  ogni costo quegli strani impacci d'addosso. Se la prendeva
cerchietti di fil di rame. Si stizziva, si accaniva  a  dar colpi di becco ora a questo, ora a quello; e quando si
di rame. Si stizziva, si accaniva a dar colpi di becco ora  a  questo, ora a quello; e quando si persuadeva che era
si accaniva a dar colpi di becco ora a questo, ora  a  quello; e quando si persuadeva che era inutile tentar di
alla collana mezza affondata tra le piume del collo  a  forza di scosse e di strappate. Scurpiddu rideva: le
e di strappate. Scurpiddu rideva: le rimetteva la collana  a  posto, e aggiustava gli anellini già un po' deformati. -
Sembri una sposa, Paola ! Paola non gli dava retta. Ripreso  a  inveire contro gli anellini, per essere più libera volava
un mandorlo. E lassù, dopo un quarto d'ora, era riuscita  a  cavarseli. Scurpiddu la vide tornare tranquilla. Pareva gli
dètte requie. - Zanni, vieni qua; cavami un dente! Vieni  a  cavare i denti alle mule! Per questo, marmotta, non badi
i denti alle mule! Per questo, marmotta, non badi più  a  imparare a lèggere! Te la faccio io una bella corona! Aveva
alle mule! Per questo, marmotta, non badi più a imparare  a  lèggere! Te la faccio io una bella corona! Aveva legato in
 A  chi tocca fare la penitenza? - ho domandato al Teschio. - A
A chi tocca fare la penitenza? - ho domandato al Teschio. -  A  me o a lei? Si è preso tutto il tempo per rispondere, poi
fare la penitenza? - ho domandato al Teschio. - A me o  a  lei? Si è preso tutto il tempo per rispondere, poi ha
Hai visto? - Ho amato il Teschio. Barbara ha cominciato  a  dare calci nella polvere. - Non è giusto! Non è giusto!
calci nella polvere. - Non è giusto! Non è giusto! Sempre  a  me! Perché sempre a me? Non lo sapevo. Ma sapevo che c'è
- Non è giusto! Non è giusto! Sempre a me! Perché sempre  a  me? Non lo sapevo. Ma sapevo che c'è sempre uno che si
Facciamo la votazione, allora! Non può decidere tutto lui.  A  distanza di ventidue anni non ho ancora capito come faceva
distanza di ventidue anni non ho ancora capito come faceva  a  sopportarci. Doveva essere per la paura di rimanere da
la votazione, - ha concesso il Teschio. - Io dico che tocca  a  te. - Pure io, - ho detto. - Pure io, - ha ripetuto a
tocca a te. - Pure io, - ho detto. - Pure io, - ha ripetuto  a  pappagallo Maria. Abbiamo guardato Salvatore. Nessuno
sussurrando. - Visto? Cinque contro uno. Hai perso. Tocca  a  te, - ha concluso il Teschio. Barbara ha stretto le labbra
- Ce la devi ..., far vedere ... Ce la devi far vedere  a  tutti. Barbara ha barcollato. - Cosa vi devo far vedere? -
volta ci hai fatto vedere le tette -. E rivolgendosi  a  noi. - Questa volta ci fa vedere la fessa. La fessa pelosa.
Ti abbassi le mutande e ce la fai vedere -. Si è messo  a  sghignazzare aspettandosi che anche noi avremmo fatto lo
una mano sul fuoco che se il Teschio e Barbara facevano  a  botte, il Teschio aveva la meglio tanto facilmente. Se
aveva la meglio tanto facilmente. Se Barbara lo buttava  a  terra e gli saltava sopra lo poteva pure soffocare. - Hai
- Hai perso. Ora ti abbassi i pantaloni. Così impari  a  fare la stronza. - No! Il Teschio le ha dato uno schiaffo.
se la godeva da matti. - No, non piango, - è riuscita  a  dire trattenendo i singhiozzi. Aveva dei pantaloni di
sopra la cinta. Si è aperta la fibbia e ha cominciato  a  slacciarsi i bottoni. Ho intravisto le mutande bianche con
mio braccio è molto peggiorato  a  causa dello sforzo fatto ieri per salire nella rete del
e anche più... - Meglio! - ho detto io. - O che hai piacer  a  star male? - ha esclamato il professore sorpreso. - No, ma
il professore sorpreso. - No, ma mi piace tanto di stare  a  Roma, e poi a far la cura elettrica con tutte quelle
sorpreso. - No, ma mi piace tanto di stare a Roma, e poi  a  far la cura elettrica con tutte quelle macchine deve essere
divertente... - Il professor Perussi ha incominciato subito  a  farmi il massaggio elettrico applicandomi la corrente con
un gran formicolìo in tutto il braccio, mentre io ridevo  a  più non posso. - Questa - ho detto - è la macchina per fare
tutti i giorni, motivo per cui non bisogna far rumore  a  causa dei clienti che vengono a farsi visitare. - Del resto
cui non bisogna far rumore a causa dei clienti che vengono  a  farsi visitare. - Del resto - ha detto - tu anderai molto
visitare. - Del resto - ha detto - tu anderai molto fuori,  a  veder Roma, e ti accompagnerà il cavalier Metello che la
in generale, sono dei veri tormenti, e non somigliano punto  a  noi ragazzi. Ora ne verrà una in casa nostra a passare una
punto a noi ragazzi. Ora ne verrà una in casa nostra  a  passare una settimana, e mi ci vorrà una bella pazienza...
possibile per dimostrarmi gentile con questa bambina che,  a  quanto ho sentito, deve arrivare domani. È questa la sesta
ho sentito, deve arrivare domani. È questa la sesta volta  a  far poco che mi promettono un velocipede, e, pare
è una nipotina dell'avvocato Maralli, il quale ha scritto  a  una certa signora Merope Castelli, che è una sua sorella
signora Merope Castelli, che è una sua sorella maritata  a  Bologna, di venire qui con la figlia per conoscere la sua
così piccola, e Maria moriva dal desiderio di andare  a  guardarci dentro. L' uomo ogni tanto posava la pipa sull'
stesso, e fischiava; poi smetteva di fischiare e cominciava  a  cantare; ogni tanto faceva due passi indietro e chiudeva un
indietro e chiudeva un occhio, e andava anche qualche volta  a  sputare nella pattumiera e poi si strofinava la bocca col
cose così strane e nuove che era interessantissimo starlo  a  guardare: e quando l' armadio fu bianco, raccolse la
per terra e portò tutto accanto alla credenza e cominciò  a  dipingere anche quella. L' armadio era così lucido, pulito
che l' uomo non aveva coltelli, né in mano né intorno  a  sé: poteva però averne uno nascosto. Allora domandò: _ Mi
uno nascosto. Allora domandò: _ Mi tagli che cosa? _ e  a  questo punto avrebbe dovuto rispondere "Ti taglio la
che si chiamasse Felice un uomo grande come quello. Ma  a  poco a poco incominciò invece a sembrarle naturale che
si chiamasse Felice un uomo grande come quello. Ma a poco  a  poco incominciò invece a sembrarle naturale che quell' uomo
uomo grande come quello. Ma a poco a poco incominciò invece  a  sembrarle naturale che quell' uomo si chiamasse Felice, e
Maria giudicò che non ci fosse nulla di male nell' andarlo  a  vedere da vicino: solo vedere senza toccare. Ma mentre si
un gesso bianco, e disegnò sul pavimento un cerchio intorno  a  Maria. Poi disse: _ Non devi uscire di lì dentro _. Dopo di
pipa facendo colla bocca molte smorfie strane, e si rimise  a  verniciare la credenza. Maria sedette sui calcagni e
la credenza. Maria sedette sui calcagni e considerò  a  lungo il cerchio con attenzione: ma dovette convincersi che
ma dovette convincersi che non c' era nessuna uscita. Provò  a  fregarlo in un punto con un dito, e constatò che realmente
sedette per terra zitta e tranquilla; ogni tanto provava  a  spingersi fino a toccare il cerchio con la punta dei piedi
zitta e tranquilla; ogni tanto provava a spingersi fino  a  toccare il cerchio con la punta dei piedi e si sporgeva in
con la punta dei piedi e si sporgeva in avanti fino quasi  a  perdere l' equilibrio, ma vide ben presto che mancava
ma vide ben presto che mancava ancora un buon palmo  a  che potesse raggiungere l' armadio o la parete con le dita.
l' armadio o la parete con le dita. Allora stette  a  contemplare come a poco a poco anche la credenza, le sedie
o la parete con le dita. Allora stette a contemplare come  a  poco a poco anche la credenza, le sedie e il tavolo
parete con le dita. Allora stette a contemplare come a poco  a  poco anche la credenza, le sedie e il tavolo diventavano
e camminare su e giù nella stanza accanto. Maria cominciò  a  chiamare _ Signore! _ dapprima sottovoce, poi più forte, ma
Signore, adesso posso uscire? _ L' uomo guardò in giù  a  Maria e al cerchio, rise forte e disse molte cose che non
di nuovo, né  a  scuola, né in casa. Non ho ancora rivisto il babbo e ormai
disteso sul letto... perché mi sarebbe impossibile stare  a  sedere dopo avercene prese tante! Che umiliazione! Che
troppo nel morale per l'amore proprio che è stato colpito  a  sangue, e anche nel materiale che è stato purtroppo anch'
nel materiale che è stato purtroppo anch' esso colpito  a  sangue senza nessuna pietà.
Una serie di giornate calde e ventilate aiutò la campagna  a  fiorire. Gli alberi erano già folti, i viali ombrosi e le
da quindici giorni trovavasi alle Cascine in casa de' suoi  a  rifare le forze, non cercava altro, per il momento, se non
non che la lasciassero tranquilla. Tutti parlavano intorno  a  lei di perdono, di pace, di conciliazione. Parenti,
che valevano di più d'ogni grassa causa. L'ostinarsi  a  pretendere di più sarebbe stato per i parenti un
la pace e la conciliazione non potevano fermarsi qui: e  a  rigore di coscienza essa non avrebbe potuto accettare
questa parte dell'eredità, se non avesse stesa la mano  a  Lorenzo, che da quindici giorni aspettava una parola di
non l'aveva fatta crudele, se anche la sua testa stentava  a  capire e a ragionare. Ora invocava un po' di quiete. La
fatta crudele, se anche la sua testa stentava a capire e  a  ragionare. Ora invocava un po' di quiete. La lasciassero
suo cervello e al suo spirito il tempo di raccogliersi. E  a  poco a poco andava abituandosi a quel dolce far niente.
e al suo spirito il tempo di raccogliersi. E a poco  a  poco andava abituandosi a quel dolce far niente. Dalla
tempo di raccogliersi. E a poco a poco andava abituandosi  a  quel dolce far niente. Dalla finestra della sua cameretta
di fanciulla stava volentieri collo sguardo ozioso  a  contemplare la stesa verde dei prati, riscaldati dal sole
e non pretende nemmeno che tu l'abbia ad aiutare. Poiché  a  Milano non si può andare, ci vuol tempo per mettere in
dicono di accettare, ti metti in posizione di far del bene  a  tutti, e specialmente a noi, a' tuoi fratelli, al tuo
metti in posizione di far del bene a tutti, e specialmente  a  noi, a' tuoi fratelli, al tuo benefattore. Tu diventi
avvocato Baruffa, un mezzo santo che porta il baldacchino  a  Sant'Ambrogio, quando lo zio don Giosuè e il prevosto
io non capirei la ragione de' tuoi scrupoli. In quanto  a  Lorenzo, credi che è pentito e strapentito. Mi ha parlato
è mica un animo cattivo, ve'... E ti vuol bene, l'ha detto  a  me, e quasi piangeva nel dirmelo. È un giovane un po',
solo che ti vuol bene e che è pentito, e che non pensa più  a  quella donna e che vuol far giudizio, eccetera, eccetera;
la sua idea, egli lascia addirittura Milano, e viene  a  stabilirsi a San Donato a fare l'affittaiolo de' suoi
idea, egli lascia addirittura Milano, e viene a stabilirsi  a  San Donato a fare l'affittaiolo de' suoi fondi, sotto la
addirittura Milano, e viene a stabilirsi a San Donato  a  fare l'affittaiolo de' suoi fondi, sotto la guida di papà
visto che gli uomini son buoni o cattivi, secondo che sono  a  posto o fuori di posto. Un buon prete è un cattivo soldato
povero papà..." gli occhi di mamma Beatrice si inumidirono  a  questa memoria. "Così, la mia figliuola, tu sollevi un poco
stancano ve'... Non sono più giovine, e comincio anche io  a  sentire il bisogno di una mano che mi aiuti. San Donato è a
a sentire il bisogno di una mano che mi aiuti. San Donato è  a  due passi, ci potremo vedere spesso, tu aiuti me, io aiuto
posso fare un conto sopra qualcuno, va bene? In quanto  a  papà Botta, non dico nulla. Oltre al vantaggio pecuniario,
si aveva più denaro da comperare la tela di una camicia.  A  te non mancava nulla laggiù, e quando si è nell'abbondanza,
bene. Adesso riposa un poco, la mia figliuola, non pensare  a  tante cose, piglia qualche cucchiaino di magnesia, che fa
in quanto il corpo aiuta l'anima. Un giorno andremo insieme  a  San Donato a vedere quel che c'è da fare... e il Signore
corpo aiuta l'anima. Un giorno andremo insieme a San Donato  a  vedere quel che c'è da fare... e il Signore benedica te e
te e quel povero uomo che ti ha fatto del bene." Papà Botta  a  parole non diceva nulla, ma si vedeva dagli occhi, si
Quando la ricondusse alle Cascine nel suo vestito di lutto,  a  papà Botta parve di tirarsi dietro un angelo fatto
parve di tirarsi dietro un angelo fatto prigioniero. Pensò  a  mettere in ordine la stanza, sbarazzandola dei centomila
e le galline e per alcuni giorni fece condurre le bestie  a  un'altra stalla. Intanto egli stesso colla scopa in mano
Intanto egli stesso colla scopa in mano eccitava gli uomini  a  far netto, raccontando a tutti quel che Arabella veniva a
scopa in mano eccitava gli uomini a far netto, raccontando  a  tutti quel che Arabella veniva a ereditare dal defunto
a far netto, raccontando a tutti quel che Arabella veniva  a  ereditare dal defunto signor Tognino. "Se ho un piacere e
signor Tognino. "Se ho un piacere e una soddisfazione  a  questo mondo" soggiungeva, indicando le gelosie verdi della
persuasione che la sua vita non potesse essere diversa,  a  poco a poco si avviò a perdonare e a dimenticare. La
che la sua vita non potesse essere diversa, a poco  a  poco si avviò a perdonare e a dimenticare. La giovinezza
sua vita non potesse essere diversa, a poco a poco si avviò  a  perdonare e a dimenticare. La giovinezza vuol vivere. In
essere diversa, a poco a poco si avviò a perdonare e  a  dimenticare. La giovinezza vuol vivere. In queste
vuol vivere. In queste condizioni, anziché ribellarsi  a  un destino maggiore alle nostre forze, è meglio condurre
maggiore alle nostre forze, è meglio condurre queste  a  smuovere e ad aiutare il nostro destino. Le acque grosse
di smemoratezza quando poteva, come una volta, rinchiudersi  a  disegnare e a ricamare nella fresca chiesuola della
quando poteva, come una volta, rinchiudersi a disegnare e  a  ricamare nella fresca chiesuola della Colorina. Vi si
un pezzo, da sola, senz'essere vista. Vi si rifugiava meno  a  pregare che a sentire la sua vita scorrere lentamente, in
sola, senz'essere vista. Vi si rifugiava meno a pregare che  a  sentire la sua vita scorrere lentamente, in attesa di
pezzo di casa in rovina, la voce della monachella sorgeva  a  predicare, non tanto a lei, per cui le parole erano
la voce della monachella sorgeva a predicare, non tanto  a  lei, per cui le parole erano inutili, quanto a tutte le
non tanto a lei, per cui le parole erano inutili, quanto  a  tutte le buone ragazze, che si affidano alla vita colla
dolorosi letti di spine: fatevi monache. E se Dio vi chiama  a  sé prima del tempo, benedite il Signore che vi vuol bene.
tempo, benedite il Signore che vi vuol bene. Meglio morte  a  quindici anni sotto una coperta d'erba fresca e di fiori di
Per isfuggire alla seduzione di queste malinconie, usciva  a  correre qualche volta in mezzo ai prati, univasi alle donne
agitavano e ammucchiavano il fieno maggengo, dava di mano  a  un rastrello, e mentre le ragazze intonavano un'aria di
le compagne colle litanie della Madonna. Arabella ponevasi  a  sedere nel fieno e colle mani abbandonate sui ginocchi, ora
e colle mani abbandonate sui ginocchi, ora incantavasi  a  contemplare la schiera delle ragazze, splendenti sotto la
dieci, dodici, quindici giorni, la gente avrebbe cominciato  a  meravigliarsi una seconda volta di trovare in lei della
cuore, perché dove trattavasi di una fortuna grande e cara  a  tutti, essa ostinavasi a non vedere che il suo orgoglioso
di una fortuna grande e cara a tutti, essa ostinavasi  a  non vedere che il suo orgoglioso sacrificio. Respingere
del tutto: e non poteva accettarla senza stendere la mano  a  suo marito. E se questi era veramente pentito, se
di cui essa aveva il merito maggiore, perché ostinarsi  a  non credere alla virtù di questa misericordia? perché
al quale sarebbero intervenuti oltre agli zii Borrola e  a  Lorenzo, l'avvocato, il notaio, lo zio canonico: e si
di Ferruccio, fece venire imbiancatori e tappezzieri, mandò  a  Milano un carro a prendere il mobilio, perché di tornare in
venire imbiancatori e tappezzieri, mandò a Milano un carro  a  prendere il mobilio, perché di tornare in via Torino, dopo
energia attese al trasporto dei mobili, che accompagnò  a  San Donato, facendo e rifacendo la strada da Milano alle
alle Cascine due tre volte la settimana. Portò molte carte  a  firmare alla signora, secondo le indicazioni del notaio, e
aveva bisogno di una chioccia, e giorni addietro era venuta  a  chiedergliela: - Avreste, per caso, una tacchina chioccia,
massaia? Giusto, mancava una delle rosse che accennava  a  divenir chioccia. Scurpiddu non intese a sordo. E il giorno
che accennava a divenir chioccia. Scurpiddu non intese  a  sordo. E il giorno dopo, mentre le sue bestiole, ben
una corsa fino alla mezzadria di Poggio Don Croce. Davanti  a  la porta della casa, una ragazzina, figlia del mezzadro,
ragazzina, figlia del mezzadro, buttava dei fichi d'India  a  un maialetto, e pareva si divertisse a vederglieli mangiare
dei fichi d'India a un maialetto, e pareva si divertisse  a  vederglieli mangiare grufolando; glieli buttava a uno a
a vederglieli mangiare grufolando; glieli buttava  a  uno a uno. - Dammi la tacchina! - le disse brusco brusco. -
a vederglieli mangiare grufolando; glieli buttava a uno  a  uno. - Dammi la tacchina! - le disse brusco brusco. - Quale
chioccia; l'ha detto la massaia. Dammi la tacchina! - Va  a  farti benedire! Sei pazzo? - Dammi la tacchina! - replicò
preso una tacchina, per chioccia. La mezzadra cominciò  a  sbraitare: - Se l'è sognato la tua massaia? Verrò a
a sbraitare: - Se l'è sognato la tua massaia? Verrò  a  dirglielo sul muso. Per chi ci scambia? E tu bada che i
Scurpiddu credeva di aver fatto una bella cosa, andando  a  chiedere la tacchina; e per dispetto di quella strega che
tornare addietro. Cavò dalla tasca lo zùfolo e si mise  a  suonare allegramente, Tiù! Tiù ! Esclamando di tratto in
alle viti. Tiù! Tiù ! Anche Paola svolazzava per la vigna  a  beccare qualche racìmolo, e andava e veniva, quasi lo
con la voce. E quando ebbe tutto il branco davanti  a  sè: Marcia! Era allegro. Gli pareva di non aver più
presa quei di Poggio Don Croce, Il massaio penserebbe lui  a  farsela rendere: anche coi carabinieri, aggiungeva. Li
Ecco, li rivedeva laggiù, sotto Poggio d'Ortensio, uno  a  fianco all'altro, con le braccia che andavano e venivano
braccia che andavano e venivano come due pendoli e i fucili  a  tracolla dietro le spalle. Poveretti! Facevano tanta via,
ormai amava molto di farsi portare in carrozza, era andata  a  posarsi sul dorso di Capobanda , e gli beccava
far meglio la guardia. In quei pochi minuti che era andato  a  leticare con la mezzadra? - Hai fatto male, - lo sgridò la
orecchie per non sentire. - C'è qualcuno che gli vuol male  a  questo povero orfanello! - piagnucolò la mamma di Scurpiddu
altro! Ma, da domani in poi, Paola resterà alla masseria,  a  cercar le pulci ai cani. Almeno servirà a qualche cosa!
alla masseria, a cercar le pulci ai cani. Almeno servirà  a  qualche cosa! Scurpiddu si era sentito trafiggere il cuore.
tacchina, - gli disse la moglie. Massaio Turi stette un po'  a  riflettere, e domandò a Scurpiddu : - Non hai sentito
moglie. Massaio Turi stette un po' a riflettere, e domandò  a  Scurpiddu : - Non hai sentito nessun grido? - Niente! - C'è
- C'è una volpe nei dintorni. L'ha scoperta Calcapaglia ,  a  cui ha preso tre galline. Deve aver la tana nella vallata
di non meritare quel castigo. Lassù, le tàccole passavano  a  stormi, si allontanavano, sparivano dietro le colline.
riposare tranquilla. Di tanto in tanto, la massaia andava  a  visitarla, a portarle una tazza di brodo, a domandarle se
Di tanto in tanto, la massaia andava a visitarla,  a  portarle una tazza di brodo, a domandarle se avea bisogno
massaia andava a visitarla, a portarle una tazza di brodo,  a  domandarle se avea bisogno di niente, a farle coraggio. -
una tazza di brodo, a domandarle se avea bisogno di niente,  a  farle coraggio. - Vi raccomando quella creatura, massaia!
la mattina, appena alzàtosi da letto; e la sera, fino  a  che la povera donna non si sentiva chiudere le pupille
chiudere le pupille dalla debolezza e dal sonno. - Va'  a  dormire; devi svegliarti per tempo, figlio mio! E quella
quella mattina, nel prato, Scurpiddu brontolava: - La mamma  a  letto… e Paola carcerata! Rimaneva a lungo con gli occhi
brontolava: - La mamma a letto… e Paola carcerata! Rimaneva  a  lungo con gli occhi fissi alla masseria. Poi, al passaggio
sera andarono  a  letto mogi mogi. Cesare dormiva solo, e in un altro lettino
levare ... " "Sfido io! ... ", brontolò Orazio. In quanto  a  Pierino non poté dir nulla, perché russava come un ghiro.
medesima casa anche il suo Studio di pittura . "E come fai  a  sapere che il vestiario ce lo darà lui?" "Ne sono sicuro
di capo. "Ma non sai che i Re di una volta, quando andavano  a  spasso, non portavano in capo né corona né cappello?" "O
entrarono nello studio dello zio, mentre lo zio era sempre  a  letto, e da una vecchia cassapanca gli portarono via un
e altre anticaglie d'ogni modello e colore. Poi corsero  a  dare un'occhiata a quella famosa stampa che rappresentava -
d'ogni modello e colore. Poi corsero a dare un'occhiata  a  quella famosa stampa che rappresentava - per dir come
e presi i necessari appunti, si rinchiusero in camera  a  lavorare. Pierino, dopo averci pensato ben bene, si
Pierino, dopo averci pensato ben bene, si rassegnò  a  vestirsi da figliuola, invece che da figliuolo, e Cesare,
trovata una corona reale di cartone dorato, si rassegnò  a  portarla in capo. La mattina dopo ... volete crederlo?
La mattina dopo ... volete crederlo? tutto il vestiario,  a  furia di spilli, di aghi e di punti infilati a caso, era
vestiario, a furia di spilli, di aghi e di punti infilati  a  caso, era già in ordine. Come facessero, non saprei dirvelo
lavorano per i loro balocchi. E i quattrini per entrare  a  teatro? Dove trovarli? Da chi farseli imprestare? Chiederli
che scoprire tutto il sotterfugio combinato fra loro.  A  buon conto, avevano saputo che il biglietto d'ingresso al
Inventando una scusa di libri da comprare, si provarono  a  chiederle allo zio Eugenio: e lo zio, famoso per queste
nipoti Cesare, Orazio e Pierino lire cento, che segnerete  a  mio debito. Lo zio "E ora", domandò Cesare, "da chi si
debito. Lo zio "E ora", domandò Cesare, "da chi si vanno  a  prendere queste cento lire?" "Alla Banca de' Monchi ." "E
Banca?" "Qui svolto. Appena usciti di casa, tirate giù  a  diritta, poi trovate una piazza, poi svoltate a sinistra,
tirate giù a diritta, poi trovate una piazza, poi svoltate  a  sinistra, poi girate in dietro, traversate il ponte e
non capirono nulla. Fatto sta che Cesare, invece di andare  a  scuola, girò per tutta la città; e a quanti domandava della
invece di andare a scuola, girò per tutta la città; e  a  quanti domandava della Banca de' Monchi , tutti lo
Monchi , tutti lo guardavano in viso e ridevano. Tornato  a  casa, disse a' suoi fratelli: "Lo zio ce l'ha fatta!".
subito!", gridarono Orazio e Pierino. "Ci state voialtri  a  vendere i libri di scuola?" "Magari! ... e poi come si
E così li avremo tutti novi." "E tutti rilegati ... "  A  furia di discorrere e di ragionarci su, quei tre monelli
su, quei tre monelli finirono per persuadersi che,  a  vendere i loro libri di scuola, facevano un'operazione
tenne il broncio alla delicata creaturina che vagiva  a  piè del suo letto. Quella bambina le aveva bruscamente
E questa fossettina del mento! Passava lunghe ore fissa  a  contemplarla, muta, con gli occhi inumiditi, col cuore che
bacio, una sola carezza, una sola occhiata da paragonarsi  a  quelle da lei prodigate alla creaturina delle sue viscere.
sue viscere. Ed ella, ecco, si rifaceva, si compensava  a  quel modo. - Non puoi immaginare - diceva ad Andrea, -
nell'estasi che la tenevano in adorazione dinanzi  a  quella gioia, a quella stella, a quell'angioletta, a
che la tenevano in adorazione dinanzi a quella gioia,  a  quella stella, a quell'angioletta, a quell'amore, a quella
in adorazione dinanzi a quella gioia, a quella stella,  a  quell'angioletta, a quell'amore, a quella vita sua, che
a quella gioia, a quella stella, a quell'angioletta,  a  quell'amore, a quella vita sua, che rassomigliava tutta a
gioia, a quella stella, a quell'angioletta, a quell'amore,  a  quella vita sua, che rassomigliava tutta a lui! Il conte
a quell'amore, a quella vita sua, che rassomigliava tutta  a  lui! Il conte Giulio però non era di questo parere. - Ha
cosí. - Mi son fatto un ritratto vivente! - era andato  a  dire al suocero che, tormentato dalla podagra, inchiodato
dalla podagra, inchiodato su una poltrona, non poteva andar  a  vedere la nipotina. Quella paternità lo gonfiava, gli
o semplicemente baciarla, Giacinta si trovava lí pronta  a  impedirglielo. - Non vi accorgete che la bimba si secca?
posto è incantevole! Giacinta, dalla sorpresa, non pensava  a  ringraziarla. Da parecchi mesi, la sua mamma era diventata
da lei paventato, la sua mamma si era facilmente rassegnata  a  rispettare i fatti compiuti; contenta che il suo sogno di
fra gli agi e la considerazione, cominciasse già  a  realizzarsi, e che la gente, scordatasi d'onde ella veniva,
- aggiungeva il conte. Già egli si era cosí abituato  a  vederlo sempre lí, che non incontrandolo, una mezza
si è visto? Andavano insieme alla Storta, per far rimettere  a  nuovo il villino; una passeggiata di due chilometri di
di due chilometri di strada pianissima, che percorrevano  a  piedi, fumando, mentre il conte ragionava dei suoi progetti
che da un sofisma di delicatezza femminile era stata spinta  a  maritarsi con un altro, metteva sempre tra lui e la donna
giorno per giorno le intime attrattive del loro legame.  A  questo servivano ora, un po' il sentimento della paternità,
al contrario, era orgogliosa di porgere il capezzolo  a  quella bocchina affamata. E quando le manine della piccina
le bianche coperte, pareva un grazioso fiorellino vicino  a  sbocciare. Avrebbe voluto vederlo disfarsi di tenerezza,
bene. Quando la bimba era sveglia, Giacinta si divertiva  a  solleticarle i labbrini e il mento con la punta
ch'ella, gettatogli un braccio intorno al collo, seguitava  a  ciangottare colla figliolina il suo strano linguaggio
ragionevole discorso. Andrea si adattava malvolentieri  a  la sua parte di balio. E se la bimba, svegliatasi di
addormentare: - È noiosina! - brontolava, pur continuando  a  dondolarla. E le cantava, ridendo di sé stesso, una ninna
una ninna nanna rimastagli in mente: Suonno che 'ngannaste  a  lu leone 'Nganname a Nenna mia pe doje ore; Suonno che
in mente: Suonno che 'ngannaste a lu leone 'Nganname  a  Nenna mia pe doje ore; Suonno che 'ngannaste a lu villano,
'Nganname a Nenna mia pe doje ore; Suonno che 'ngannaste  a  lu villano, 'Nganname a Nenna mia 'fin a dimane!
pe doje ore; Suonno che 'ngannaste a lu villano, 'Nganname  a  Nenna mia 'fin a dimane!
che 'ngannaste a lu villano, 'Nganname a Nenna mia 'fin  a  dimane!
nel 1254 in istile gotico con fregi in cotto, finestre  a  sesto acuto; soltanto la facciata presenta ancora l'idea di
Vuolsi rifabbricato per voto dei milanesi, e dedicato  a  San Marco in riconoscenza di servigi ricevuti dai
_ L'interno è decoroso, di forma moderna con tre navi, ed è  a  croce latina; fu rimodernato nel secolo XVI. Possiede
sì, Maestà! Vi aiuterò io  a  fare del bene.
la prima volta che Plato riusciva  a  combinare un vero appuntamento con una ragazza. Plato
molto semplice, tanto che la porta d' ingresso si riduceva  a  un sottile rettangolo bruno girevole intorno a un punto. La
si riduceva a un sottile rettangolo bruno girevole intorno  a  un punto. La ragazza si chiamava Surfa e abitava poco
che però era lontana una trentina di chilometri, oppure  a  guado o a nuoto (per lui non faceva gran differenza). Ponti
era lontana una trentina di chilometri, oppure a guado o  a  nuoto (per lui non faceva gran differenza). Ponti non ce n'
di varcare il ruscello se non bagnandosi, così Plato passò  a  nuoto, e poi si asciugò rigirandosi al sole, che percorreva
in realtà non offriva molto: una linea circolare attorno  a  lui, interrotta qua e là dai segmenti verdi degli alberi,
luminoso del sole. Dopo un' ora di cammino Plato incominciò  a  distinguere, a sinistra del sole, il trattino verde-azzurro
Dopo un' ora di cammino Plato incominciò a distinguere,  a  sinistra del sole, il trattino verde-azzurro della casa di
incontro, esile lineetta che però si andava allungando  a  mano a mano che la distanza diminuiva; presto distinse i
esile lineetta che però si andava allungando a mano  a  mano che la distanza diminuiva; presto distinse i tratti
entrambi un lieve brivido di piacere. Conversarono  a  lungo, guardandosi negli occhi, quantunque ciò li
guardandosi negli occhi, quantunque ciò li costringesse  a  una posizione leggermente forzata; passavano le ore e il
Il sole si andava spegnendo: Surfa trovò modo di far sapere  a  Plato che in casa non c' era nessuno, e nessuno sarebbe
casa non c' era nessuno, e nessuno sarebbe rientrato fino  a  tarda notte. Timido e irresoluto, Plato entrò in quella
il suo profilo, tanto che un lato di esso venne  a  riprodurre in negativo, con precisione, il lato
L'appetito è sempre buono,  a  me non manca mai.
si sposi mentre lei deve marcire in casa, condannata  a  restare zittellona come la zia Bettina; e che se il babbo
come la zia Bettina; e che se il babbo dà il permesso  a  Virginia di sposare un socialista non c'è ragione di
di sposare un socialista non c'è ragione di proibire  a  lei di sposare il De Renzis che è povero, ma è un giovane
fresco, che mi ha fatto venire la voglia di andare  a  pescare, badando bene però di non affogare come mi successe
volta, se no addio bicicletta! Dopo scuola sono andato  a  comprare una lenza nuova, degli ami, e mi sono avviato in
coccodrillo. Che dovevo farne? Naturalmente, l'ho portata  a  casa per mangiarla domani mattina a colazione, e per
l'ho portata a casa per mangiarla domani mattina  a  colazione, e per divertirmici stasera ho pensato di
in quella stanza, e mia sorella è scesa giù e si è messa  a  sonare e cantare la solita romanza che canta sempre e che
sempre e che comincia: Nessuno ci vede, nessuno ci sente..  A  un tratto, ha dato un grand'urlo: - Ah! Una vipera!...
urli!... Il fischio della locomotiva non c'è per niente,  a  paragone! Io sono subito corso in salotto per vedere quello
- Scommetto che c'è qualcosa sul piano, - ho detto  a  Caterina. Caterina si è avvicinata al pianoforte per
di casa urlando: - Aiuto!... -. Allora ha incominciato  a  entrare in casa la gente del vicinato, e tutti, appena data
vicinato, e tutti, appena data un'occhiata al pianoforte,  a  urlare come disperati. - Ma se è un'anguilla! - ho detto
coro. - È un'anguilla innocente! - ho ripetuto, mettendomi  a  ridere. Le donne sono proprio sciocche, di buttare all'aria
che poi mangiano con tanto gusto, quando viene portata  a  tavola cucinata e condita. Mi hanno detto che sono cattivo,
Don Felice e don Giosuè persuasero gli animi più irritati  a  deporre davanti a un cataletto i vecchi rancori e a sperare
Giosuè persuasero gli animi più irritati a deporre davanti  a  un cataletto i vecchi rancori e a sperare in un amichevole
a deporre davanti a un cataletto i vecchi rancori e  a  sperare in un amichevole aggiustamento, del quale fu per
e di un aggiustamento persuase di più. Si diceva che  a  Lorenzo il vecchio padre sdegnato non avesse lasciata che
ed irriverente e di dare un'ultima testimonianza d'affetto  a  una creatura che avrebbe continuato a volergli bene. Quando
d'affetto a una creatura che avrebbe continuato  a  volergli bene. Quando il feretro stava per uscire dalla
di veglie e di commozioni, mentre portavano il pover'uomo  a  seppellire, raccolse alcune cosuccie e si preparò a partire
a seppellire, raccolse alcune cosuccie e si preparò  a  partire per le Cascine. Papà Botta si offrì di
non aveva la testa per intendere altri discorsi e si limitò  a  scrivere poche righe all'avvocato e al prevosto, pregandoli
ci accompagna all'uscire dal teatro, dopo aver assistito  a  un dramma morale che ci ha fatto piangere, e che al calar
in Ferruccio. Da due o tre giorni il giovine cominciava  a  uscir dal letto, e ancor debole e abbattuto si era
Voleva dimostrarle che sapeva perdonare anche lui  a  chi gli aveva fatto del male e che non gli mancava la buona
male e che non gli mancava la buona volontà di cooperare  a  quel molto di bene che si poteva fare. Infine voleva
Avevano sofferto insieme. La zia Colomba lo aveva messo  a  parte di tutti i particolari per cui la signora era venuta
parte di tutti i particolari per cui la signora era venuta  a  chiedere l'ospitalità in casa sua. Sul tavolino erano
mortale, e da quei frammenti il giovane aveva imparato  a  conoscere a quali gridi si abbandoni un'anima che insorge e
e da quei frammenti il giovane aveva imparato a conoscere  a  quali gridi si abbandoni un'anima che insorge e che ricade
una voce che avreste detto venire da una donna sopravissuta  a  una tremenda catastrofe. "O Ferruccio, come sta? meglio?"
sto bene." "È pallidino ancora..." "Sono venuto  a  ringraziarla." "Suo padre?" "Son venuto anche a nome
venuto a ringraziarla." "Suo padre?" "Son venuto anche  a  nome suo..." "Dimentichiamo..." "Oh! ne abbiamo bisogno..."
"Dimentichiamo..." "Oh! ne abbiamo bisogno..." "Pensi  a  guarir bene e si lasci veder presto alle Cascine." "Lei
due sillabe. "Saluti la buona zia Colomba: verrò presto  a  ringraziarla." E serrando la mano del giovine nella sua,
mezzo al via vai e al frastuono della città. Sognava ancora  a  occhi aperti.
e tutto senza inganni. Per ciò la clientela abbondava.  A  ogni avventore, ella sentiva l'obbligo di ripetere la
E non era per mancanza di buon cuore. Non voleva ridursi  a  morir di fame per sfamare gli altri. Doveva pensare
all'avvenire della disgraziata figliuola che l'aiutava  a  servire gli avventori, ed era gobbina. Guadagnava così poco
La mamma finalmente capì che molti la chiamavano  a  quel modo con sentimento di affettuosa compassione; e
Era ammirevole. La mattina, mentre la mamma si affaccendava  a  scaldar l'acqua, a preparare la minestra, ella faceva la
mattina, mentre la mamma si affaccendava a scaldar l'acqua,  a  preparare la minestra, ella faceva la pulizia della stanza
vuoi che ti aiuti? - Tutto è pronto, figliuola mia. E di lì  a  poco, i tavolini erano occupati e: Gobbina di qua ...
di qua ... Gobbina di là ... ognuno voleva esser servito  a  preferenza degli altri. E pareva impossibile che la ragazza
un giovane alto, robusto, biondo, impolverato da capo  a  piedi, in maniche di camicia. Guarda attorno: non c'è un
doveva bastare per una settimana. E aspettavano di sentire  a  quanto ammontasse il conto. Vedendo che la cosa andava per
per le lunghe, gli avventori pagarono e si affrettarono  a  uscire. Si sentì la voce della vedova che gridava: - Ehi!
La gobbina sparecchiava, rassettava le seggiole e, tutto  a  un tratto, chiamò: - Mamma! Mamma! - Su la seggiola di
rendergli il resto. - Certamente. Ma non ne diciamo nulla  a  nessuno, per non aver noie, figliuola mia. Il giorno dopo,
giovane comparve in maniche di camicia, impolverato da capo  a  piedi. E quando gli dissero: - Avete dimenticato su la
curiosi degli altri, si avvicinarono alla padrona. - Come?  A  lui, sì, fate credenza, e a noi no? - Badate al fatti
alla padrona. - Come? A lui, sì, fate credenza, e  a  noi no? - Badate al fatti vostri e non pensate agli altri.
acciughe, gobbina! E il giovane, serio serio, continuava  a  divorare, bevendo, di tratto in tratto, bicchieroni
in tratto, bicchieroni d'acqua, senza guardare in viso  a  nessuno. - È vero, gobbina. Mi chiamo Mangia-a-ufo. Se c'è
se ne fosse accorto. Ma questa volta la vedova non uscì  a  strillare su l'uscio. Madre e figlia avevano guardato su la
resto anche di questa. - Certamente. Ma non diciamo nulla  a  nessuno, per non aver noie, figliuola mia. Ogni mattina, la
fatto passi lunghi e passi corti. Per un mese di seguito,  a  ora fissa, il giovane in maniche di camicia e impolverato
il giovane in maniche di camicia e impolverato da capo  a  piedi ricompariva, e prima di prendere il solito posto: -
la parola agli avventori che gli sedevano accanto e stavano  a  guardarlo a bocca aperta vedendolo diluviare a quel modo. -
avventori che gli sedevano accanto e stavano a guardarlo  a  bocca aperta vedendolo diluviare a quel modo. - Com'è,
e stavano a guardarlo a bocca aperta vedendolo diluviare  a  quel modo. - Com'è, giovanotti, che nessuno di voi pensa a
a quel modo. - Com'è, giovanotti, che nessuno di voi pensa  a  sposare la gobbina? - Dobbiamo unirci Niente con Nulla? E
unirci Niente con Nulla? E siccome la gobbina era venuta  a  portargli un fritto di pesce, fatto a posta per lui, egli
la gobbina era venuta a portargli un fritto di pesce, fatto  a  posta per lui, egli la prese per una mano, e tastandole la
rumore di monete smosse. Intanto la gobbina continuava  a  servire gli avventori come se niente fosse stato. Parecchi
dopo desinato, il suo conto. La vedova andava attorno  a  raccogliere il danaro e qualche volta doveva leticare con
riempita una cassetta del banco. - Non ne diciamo niente  a  nessuno, per non aver noie, figlia mia. Ma si era già
di sangue? - È possibile. - Ah! Voi volete continuare  a  mangiare a ufo! E il nobile spiantato con quattro pugni
- È possibile. - Ah! Voi volete continuare a mangiare  a  ufo! E il nobile spiantato con quattro pugni ebbe rotto il
dirle due paroline io. La gobbina venne. Non aveva fatto  a  tempo di asciugarsi le lacrime. Il giovane la prese per le
le reggevano appena. Fatta però una cinquantina di passi,  a  poco a poco il peso si alleggeriva. Frugavano ... Le loro
appena. Fatta però una cinquantina di passi, a poco  a  poco il peso si alleggeriva. Frugavano ... Le loro tasche
corsa, compiangendo la mamma e la gobbina. - Sarà accaduto  a  loro come a noi. Avranno trovato peggio che gusci di
la mamma e la gobbina. - Sarà accaduto a loro come  a  noi. Avranno trovato peggio che gusci di chioccioline! ...
- Com'era bella senza gobba la gobbinal - Dove sarà  a  quest'ora la gobbina senza gobba? - E la padrona che ci
- E la padrona che ci preparava quella buona minestra? Poi,  a  poco a poco, non ne parlarono più. Un giorno, però - non si
padrona che ci preparava quella buona minestra? Poi, a poco  a  poco, non ne parlarono più. Un giorno, però - non si seppe
chi diceva Regina, e che abitava un castello in cima  a  un colle circondato da giardini. Nessuno voleva andarci.
ad accertarsi se era vero. Si mise in cammino, domandando  a  questo e a quello: - Dov'è il castello della gobbina e di
se era vero. Si mise in cammino, domandando a questo e  a  quello: - Dov'è il castello della gobbina e di
scemo. Una sera, stanco morto dal gran cammino, si buttò  a  giacere su l'erba di un prato e si addormentò. Quando si
e Mangia-a-ufo lo avessero accolto in quelle stanze tutte  a  specchi con cornici d'oro, lo avessero fatto sedere su
fatto sedere su seggiole d'oro, lo avessero invitato  a  desinare in piatti d'oro, cose che avevano l'apparenza
... Con questo dubbio, si rimise in cammino, domandando  a  chi incontrava: - Dov'è il castello della gobbina e di
gambe): Mi sembra di essere un altro! Prima potevo muovermi  a  stento; ora sono così agile, così magro, da poter fare
così magro, da poter fare delle capriole ... (Si mette  a  fare salti e capriole. Tutti ridono e battono le mani, meno
di quel maledetto processo di Como aveva servito  a  mettermi la febbre nelle vene. Allora, tre anni addietro,
quasi inverosimili. Il barone non era comparso, trovandosi  a  letto malato gravemente: del resto la sua testimonianza non
della mia memoria, dal quale mi tornavano ora limpidamente,  a  mano a mano, e riandavo meditandoli e collegandoli per
memoria, dal quale mi tornavano ora limpidamente, a mano  a  mano, e riandavo meditandoli e collegandoli per ricostruire
appena donna Clara, presi per via Tornabuoni, mi fermai  a  lungo sul ponte Santa Trinità dal quale l'Arno sonnacchioso
un bella sera d'autunno, così tenero, così voluttuoso  a  Firenze, m'era guasta e intorbidata da quei ricordi, dal
giù per via Maggio, per la deserta Via Romana, fino  a  Poggio Imperiale,severo e misterioso nella ricchezza dei
e misterioso nella ricchezza dei vecchi alberi,  a  poco a poco mi si formò nella mente un disegno, che la
e misterioso nella ricchezza dei vecchi alberi, a poco  a  poco mi si formò nella mente un disegno, che la notte e
del Richini. L'Istituto tecnico impartisce l'istruzione  a  circa 180 alunni. Presso il Carrobbio, nella via San
il Carrobbio, nella via San Simone, evvi un teatro adatto  a  rappresentazioni drammatiche.
con l' idea di scrivere qualcosa su questo argomento.  A  quanto pare, però, il libro è nulla meno che un trattato
per il lettore, anzi, per il non lettore. Lo ha praticato  a  lungo, con onestà e successo, Rodolfo Wilcock. Nell'
essenziale far notare che la malizia deve arrestarsi  a  un livello basso: nella comune accezione, non è
nella comune accezione, non è pettegolezzo attribuire  a  qualcuno un assassinio o uno stupro. Esiste insomma un
mi pare sottinteso un elemento di segretezza: si spettegola  a  quattr' occhi, o al più in un ambiente con poche persone;
appropriato parlare di un pettegolezzo trasmesso  a  mezzo stampa o per tv. Il pettegolezzo è insomma un liquore
o per tv. Il pettegolezzo è insomma un liquore da versare  a  piccole dosi in un orecchio, o magari in più d' uno, ma non
hai pieno diritto di (e ti senti spinto a) trasformarti  a  tua volta in docente, ritrasmettendo il mio messaggio o un
quindi, tendenzialmente, con legge esponenziale. Tende cioè  a  invadere l' ecumene, come avviene con le catene di Sant'
con le catene di Sant' Antonio; in generale non giunge  a  tanto, in primo luogo perché entra in concorrenza con altri
più recenti, e quindi più appetiti, e pertanto tende  a  estinguersi; in secondo perché a ogni passaggio la notizia
appetiti, e pertanto tende a estinguersi; in secondo perché  a  ogni passaggio la notizia trasmessa si degrada, facendosi
Da notizia, diventa diceria, sentito-dire, fino magari  a  nobilitarsi a leggenda. È raro che il pettegolezzo, come la
diventa diceria, sentito-dire, fino magari a nobilitarsi  a  leggenda. È raro che il pettegolezzo, come la calunnia, da
di cannone". ") Il pettegolezzo vincolato: "Lo dico solo  a  te: non dire nulla a nessuno". Nell' xi capitolo dei
pettegolezzo vincolato: "Lo dico solo a te: non dire nulla  a  nessuno". Nell' xi capitolo dei "Promessi sposi", a
nulla a nessuno". Nell' xi capitolo dei "Promessi sposi",  a  proposito del mancato segreto del ricovero di Lucia nel
schema. 4) L' esclusione del de quo, che mira appunto  a  evitare tale esito. "Dillo a chi vuoi, ma non a X", dove X
del de quo, che mira appunto a evitare tale esito. "Dillo  a  chi vuoi, ma non a X", dove X è in generale l' oggetto del
appunto a evitare tale esito. "Dillo a chi vuoi, ma non  a  X", dove X è in generale l' oggetto del pettegolezzo, o
variante è recepita dal detto popolare che "l' ultimo  a  saperlo è il marito" (tradito). Si osserva sperimentalmente
un illecito: ma la simpatia per l' infedele è comune  a  tutte le civiltà e letterature, a dispetto della legge e
per l' infedele è comune a tutte le civiltà e letterature,  a  dispetto della legge e della morale); o perché, se
cose vanno regolarmente, cioè se lo spettegolato non viene  a  sapere di esserlo, il grafo di questo tipo assume una forma
accompagna il soddisfacimento di un bisogno primario. Torna  a  mente la terzina finale, genialmente ambivalente, di un
le finestre qualche face appariva, errante, come in mezzo  a  una carta abbruciata, dai pargoli ridenti sul focolar
parevano assetate di foco, e fiaccole e lanterne, accese  a  poco a poco, vi prendevan la forma delle cose succhiate. Le
assetate di foco, e fiaccole e lanterne, accese a poco  a  poco, vi prendevan la forma delle cose succhiate. Le galere
dei rostri. Era l'ora che i bimbi han paura dei mostri, e,  a  non vederli, il capo caccian sotto le coltri.
, si mettevano in marcia armati di tutto punto, avviandosi  a  combattere qualche gran battaglia nel vicino bosco distante
bosco distante forse un chilometro dalla villa. Arrivati  a  mezza strada, facevano alto in mezzo a un prato, e lì,
villa. Arrivati a mezza strada, facevano alto in mezzo  a  un prato, e lì, sdraiati sull'erba, mangiavano, o, per dir
il rancio, mentre uno di loro, s'intende bene, rimaneva  a  far da sentinella avanzata in fondo al prato, per dare il
avanzata durò poco, e vi dirò il perché. Una mattina toccò  a  far da sentinella al trombettiere Arnolfo, un ragazzino che
ai regolamenti e alla disciplina militare, si rassegnò  a  fare una mezz'ora di sentinella: ma appena smontato, corse
per farsi dare la sua parte di rancio. E lascio pensare  a  voi come restò, quando si accorse che i suoi compagni
cogli occhi, trovandosi così barbaramente burlato, cominciò  a  piangere e strillare; e il suo strillare fu così acuto e
che in tutta la storia militare, dalla presa di Gerico fino  a  noi, non c'è l'esempio d'un altro trombettiere che abbia
da sentinella avanzata durante l'ora del rancio. Di fronte  a  un atto così grave d'insubordinazione, la disciplina
comandante alla testa si rimetteva in marcia, inoltrandosi  a  passo di carica dentro il bosco. Giunti dinanzi a una
a passo di carica dentro il bosco. Giunti dinanzi  a  una grossa quercia, che aveva più di cent'anni, il generale
in riga di battaglia, e dopo aver caracollato dinanzi  a  loro, figurando di essere a cavallo, dopo avere colle
e dopo aver caracollato dinanzi a loro, figurando di essere  a  cavallo, dopo avere colle parole e coi gesti incoraggiati i
il trombettiere, armati di grossi bastoni principiavano  a  bastonare furiosamente il tronco della quercia: e nel
Maestà le chiama poche e basterebbero  a  sfamare, almeno, cinquanta persone.
Montoro arrivava in casino sempre il primo, coi tasconi  a  cintola che gli si arrotondavano sotto la zimarra, pieni
e, per non stare in ozio, intavolava subito una partitina  a  toppa col primo che capitava; partitina alla lesta, per
che gli altri amici non arrivavano. Cosí spesso i tasconi  a  cintola si trovavano di già alleggeriti quando tutti i
senza riguardo, ai giovanotti scapati che andavano là  a  far gli asini con le ragazze, o alle donnicciuole che
gli asini con le ragazze, o alle donnicciuole che badavano  a  conversare invece di recitare il santo rosario e ascoltare
giocare, ha detto San Paolo. In casino ogni anno si giocava  a  toppa, dall'Immacolata all'Epifania, e il prevosto per quel
venendo lí carico peggio d'un asino, coi tasconi  a  cintola pieni zeppi di scudi. Quand'era seduto a quel coro
tasconi a cintola pieni zeppi di scudi. Quand'era seduto  a  quel coro per cantare quell'ufzio, se monsignore gli avesse
non era più lui; le carte lo ubbriacavano. E cominciando  a  perdere, perdeva anche il lume degli occhi. Le manciate di
di scudi ch'egli buttava sul tappeto verde gli parevano  a  dirittura manciate di fave, quantunque il faccione
gli avevano fatto. Pu re, non avrebbe mai smesso! Il primo  a  cominciare, era sempre l'ultimo a levarsi dal tavolino: e
mai smesso! Il primo a cominciare, era sempre l'ultimo  a  levarsi dal tavolino: e giocando, gli piaceva vedersi
loro una gran ressa di popolino, cioè di studenti tornati  a  casa per le vacanze natalizie, di figli di famiglia, di
sarebbe lasciato spogliare allegramente, per incoraggiarlo  a  ritornare la sera dopo e rendere animata la partita. - Cosí
eran tuffate e rituffate con rabbia fin in fondo ai tasconi  a  cintola, sotto la zimarra, a pescarvi gli ultimi scudi che
rabbia fin in fondo ai tasconi a cintola, sotto la zimarra,  a  pescarvi gli ultimi scudi che pareva si nascondessero tra
con gli altri, andava per ciò ad appostarglisi zitto zitto  a  fianco o dietro la seggiola, per stuzzicarlo. - Caro don
per stuzzicarlo. - Caro don Filippo, perché non andate  a  fare due passi? - gli diceva il prevosto, mezzo in
per la digestione -. Don Filippo non si moveva; fino  a  che, picchia e ripicchia, il prevosto non veniva a patti
fino a che, picchia e ripicchia, il prevosto non veniva  a  patti per levarsi quella pittima d'addosso. - Una bottiglia
don Filippo per le spalle e cacciarlo via, mettendolo  a  sedere laggiú, sul divano, se non volea andarsene
gli avea, secondo lui, recato fortuna, ed egli era tornato  a  casa coi tasconi a cintola insolitamente pesanti e una gran
lui, recato fortuna, ed egli era tornato a casa coi tasconi  a  cintola insolitamente pesanti e una gran pezzolata di
Il quale intanto rimpiangeva il preziosissimo tempo perduto  a  stappare solennemente la bottiglia e a mandare attorno i
tempo perduto a stappare solennemente la bottiglia e  a  mandare attorno i bicchierini ricolmi. E, per sgravio di
di bocca certe esclamazioni molto energiche e poco pulite  a  ogni par di scudi che colui gli port ava via, contro ogni
né Cristi né niente: disdetta sera per sera. I tasconi  a  cintola si vuotavano rapidamente; e a ogni mucchio di scudi
per sera. I tasconi a cintola si vuotavano rapidamente; e  a  ogni mucchio di scudi di santa chiesa che don Peppino,
di santa chiesa che don Peppino, detto il Capitano, tirava  a  sé, ripetendo: - Grazie, signor prevosto! - questi
cessare di buttar su le carte i bei scudi di santa chiesa  a  pugni, a manciate, non contandoli neppure. E il Capitano li
di buttar su le carte i bei scudi di santa chiesa a pugni,  a  manciate, non contandoli neppure. E il Capitano li tirava a
a manciate, non contandoli neppure. E il Capitano li tirava  a  sé pulitamente: - Grazie, signor prevosto! - Il prevosto
Il prevosto allora chiedeva che si cambiasse mazzo di carte  a  ogni momento, e buttava per terra, calpestandoli coi piedi,
perché non ricomparissero piú sul tavolino. E tornava  a  far cabale, per indovinare la carta buona, guardando se mai
segreto di stargli seduto dietro, nel vano della finestra,  a  pregare pel nonno prevosto, il quale, ad ogni vincita, gli
maledettissime carte che gli dicevano contro ostinatamente,  a  dispetto delle vere regole della cabala, contro ogni
Capitano che teneva banco, vista la grossa puntata, esitava  a  tirare, faceva lo smorfioso. - Tira o non tira? - insisté
rassegnando le poste, disponendole in tre lunghe file  a  lato delle due carte. Quando si decise, tutt'a a un tratto
file a lato delle due carte. Quando si decise, tutt'a  a  un tratto si fece attorno al tavolino silenzio profondo. Il
tirava le carte, adagino, adagino, adagino, quasi  a  ognuna di esse gli si dovesse spiccicar l'anima; e lo
di esse gli si dovesse spiccicar l'anima; e lo faceva  a  posta. - Ed ecco l'asso di picche ... come la cabala non ha
pezzettini. - Perché mai, signor prevosto? - venne  a  dirgli dimessamente don Antonio, deputato cassiere, a cui
venne a dirgli dimessamente don Antonio, deputato cassiere,  a  cui quello sciupio pareva sacrilegio. Il prevosto scattò: -
prevosto scattò: - Ah, si vuol vietare fino un po' di sfogo  a  un giocatore! I quattrini perduti a toppa forse me li date
fino un po' di sfogo a un giocatore! I quattrini perduti  a  toppa forse me li date voi, signor cassiere? Io, io ho
prete e prevosto. - Ah! ... Vietare fino un po' di sfogo  a  un giocatore! È troppo! È troppo! - Sbraitò piú d'un quarto
È troppo! - Sbraitò piú d'un quarto d'ora. E rimessosi  a  sedere in quel canto, tornò a stracciare il mazzo, carta
quarto d'ora. E rimessosi a sedere in quel canto, tornò  a  stracciare il mazzo, carta per carta, con piú rabbia di
La domenica, per santificare la festa, in casino si giocava  a  toppa anche dalle dieci di mattina fino al tocco dopo
del praeparatio ad missam , quando un ragazzo venne  a  susurrargli in un orecchio: - Debbono aspettarlo - dice don
sotto la pesantissima cappa di broccato, argento e oro  a  fiorami, con le mani giunte e gli occhi bassi, preceduto
per cantare il vangelo e i l prevosto, appoggiate le spalle  a  un angolo dell'altare, riuniva dignitosamente le mani sul
le mani giunte, dall'angolo destro dell'altare, rispondeva  a  don Peppino e agli altri, torcendo gli occhi e il muso: -
quest'animale non la finisce piú? E quando toccò di nuovo  a  lui, non stette piú sulla mossa. Gli oremus , l' orate
stanchi d'attendere, andavano via e avrebbero incominciato  a  giocare senza di lui. Fu il colpo di grazia. I canonici
colpo di grazia. I canonici cantavano tuttavia l' Agnus Dei  a  due cori, e già il prevosto, spezzata in due l'ostia
coll'acquolina in bocca da mezz'ora, versava il moscadello  a  goccia a goccia, per risparmiarne mezzo ditino da berselo
in bocca da mezz'ora, versava il moscadello a goccia  a  goccia, per risparmiarne mezzo ditino da berselo lui a
a goccia, per risparmiarne mezzo ditino da berselo lui  a  messa finita. - Versa! Non lo piscia tua sorella! - gli
Il prevosto, che lo aveva davanti, con le spalle  a  lui rivolte, stralunava gli occhi e sbuffava, gonfiando le
colli torti e delle beghine, che denunziarono il prevosto  a  monsignore quando venne per la visita. - Ah, signor
Ah, signor prevosto, signor prevosto! - cominciò monsignore  a  quattr'occhi. Solennissima lavata di capo! E questa volta
capo! E questa volta al prevosto non era giovato mettersi  a  zoppicare quindici giorni avanti, e calzare scarponi di
scarponi di panno nero per simulare la podagra e muovere  a  compassione monsignore. - Un sacerdote che gioca a toppa in
muovere a compassione monsignore. - Un sacerdote che gioca  a  toppa in casino! ... Ma le pare, signor prevosto! - E il
lo sa monsignore che durante tutto l'anno io gioco soltanto  a  briscola col barone, il cancelliere e don Peppino, il quale
e don Peppino, il quale è capace di sbagliare le giocate  a  posta, per farmi arrabbiare, quando mi tocca per compagno
partita? Sfacchina forse lui, monsignore, l'intera annata,  a  confessare, a predicare, a recitar l'ufficio due volte il
forse lui, monsignore, l'intera annata, a confessare,  a  predicare, a recitar l'ufficio due volte il giorno? E poi,
monsignore, l'intera annata, a confessare, a predicare,  a  recitar l'ufficio due volte il giorno? E poi, quando in
due volte il giorno? E poi, quando in casino tutti giocano  a  toppa durante il mese di Natale, perché è costume,
in d isparte, come un cane rognoso, e star soltanto  a  guardare! È giusto, via? È giusto? ... Ah, questo benedetto
al solito posto, attorno al solito tavolino, egli si mise  a  misurare per lungo e per largo lo stanzone, tenendo
- rispondeva, soggiungendo fra i denti: - per far piacere  a  monsignore! E la zimarra gli sbatteva rumorosa fra le gambe
però accosto al tavolino dove gli altri si divertivano  a  toppa - per loro non c'erano monsignori! - dava una
pezzo con lei! - Quest'anno non giuoco! - E fra' denti: -  A  monsignore piace cosí! - Ma quei cinquanta scudi ch'egli
scudi ch'egli aveva messi, per abitudine, nei tasconi  a  cintola uscendo di casa, gli pesavano, gli pesavano! Era
puntò lo scudo, egli lo prese con due sole dita e cominciò  a  passarselo e a ripassarselo buffamente su gli occhi
egli lo prese con due sole dita e cominciò a passarselo e  a  ripassarselo buffamente su gli occhi socchiusi - Oh sacro
spalle, andando su e giú come un'anima dannata, imprecando  a  monsignore che lo metteva a quella tortura. Ma avvistosi
un'anima dannata, imprecando a monsignore che lo metteva  a  quella tortura. Ma avvistosi che il suo prediletto fante di
pensare  a  voi quale scompiglio vi fosse in Roma il giorno quindici
«che è, che non è? È ora di menar le mani? Di mandare  a  rotoli questo esoso temporale
ai pur numerosissimi premi, i concorrenti si contano  a  centinaia, anche quando il premio stesso è puramente
di questa super-offerta sono molteplici. In prima linea, e  a  fondamento, sta un bisogno di poetare che è di tutti i
loro, ma tutti hanno in comune un sistema di segnali atti  a  mettere in avviso il lettore: "Bada, non sto
è significativo che i codici vengano quasi sempre formulati  a  cose fatte, cioè quando una determinata poetica ha già dato
i codici, anche con quelli propriamente detti, che vengono  a  sancire, a incidere sul bronzo o sulla pietra, norme e
anche con quelli propriamente detti, che vengono a sancire,  a  incidere sul bronzo o sulla pietra, norme e divieti che già
non è il poeta ma il grammatico. Anzi, il poeta tende  a  infrangere la norma: a volte la trasgredisce per
il grammatico. Anzi, il poeta tende a infrangere la norma:  a  volte la trasgredisce per incompetenza; altre volte, perché
è comprensibile come ogni vero poeta provi la spinta  a  farsi violatore, cioè innovatore, in proprio: a inventare
la spinta a farsi violatore, cioè innovatore, in proprio:  a  inventare una sua poetica, che sta a quella vigente come
in proprio: a inventare una sua poetica, che sta  a  quella vigente come quest' ultima sta alla prosa. È questo
quest' ultima sta alla prosa. È questo il motivo per cui  a  poetare non s' insegna a scuola: per gli stessi motivi non
prosa. È questo il motivo per cui a poetare non s' insegna  a  scuola: per gli stessi motivi non s' insegna a parlare né a
s' insegna a scuola: per gli stessi motivi non s' insegna  a  parlare né a camminare. Sono tutte attività per cui siamo
a scuola: per gli stessi motivi non s' insegna a parlare né  a  camminare. Sono tutte attività per cui siamo geneticamente
per cui siamo geneticamente predisposti, e che impariamo  a  svolgere con facilità e piacere, anche se non
Non ci occorre lo studio, ci occorre (e basta) l' esempio;  a  partire dal quale, ognuno di noi sviluppa quello stile
tutti, almeno potenzialmente, poeti. Poetare è innovare, e  a  innovare non s' insegna. Un' altra ragione della
sta nello sconvolgimento che la tecnica poetica ha subito  a  partire dagli inizi di questo secolo, da quando cioè si è
inizi di questo secolo, da quando cioè si è cominciato  a  parlare di crisi della civiltà e di tramonto dell'
di crisi della civiltà e di tramonto dell' Occidente. Non  a  caso terremoti paralleli hanno sconvolto la musica, la
Ma vorrei insistere su due altri vantaggi della rima, uno  a  favore di chi legge versi, l' altro a favore di chi scrive.
della rima, uno a favore di chi legge versi, l' altro  a  favore di chi scrive. Chi legge buoni versi desidera
nostra memoria, la poesia senza rima spesso cede posto  a  quella rimata, anche se questa è meno nobile. Ne segue una
impone un vincolo, che però è remunerativo. Egli si impegna  a  terminare un verso non con la parola dettata dalla logica
che terminano "alla maniera giusta". È quindi costretto  a  sviarsi, a uscire dalla strada facile perché prevedibile;
"alla maniera giusta". È quindi costretto a sviarsi,  a  uscire dalla strada facile perché prevedibile; ora, leggere
della rima obbliga il poeta all' imprevedibile: lo forza  a  inventare, a "trovare"; ad arricchire il suo lessico con
obbliga il poeta all' imprevedibile: lo forza a inventare,  a  "trovare"; ad arricchire il suo lessico con termini
ad arricchire il suo lessico con termini inusitati;  a  torcere la sua sintassi; insomma, a innovare. La sua
con termini inusitati; a torcere la sua sintassi; insomma,  a  innovare. La sua situazione è simile a quella del muratore
sintassi; insomma, a innovare. La sua situazione è simile  a  quella del muratore che accetti di usare mattoni
usare mattoni irregolari, poliedrici o prismatici, commisti  a  quelli comuni; il suo edificio sarà meno liscio, meno
all' ostacolo metrico, l' autore è costretto (si costringe)  a  un volteggio che è acrobatico, e il cui stile è
una persona togata. _ Varie sono le opinioni intorno  a  questa statua; alcuni la vogliono attribuire a Cicerone,
intorno a questa statua; alcuni la vogliono attribuire  a  Cicerone, per essere scritta ai piedi una sentenza di
scritta ai piedi una sentenza di questo oratore; altri  a  Mario, od a Cesare, ed altri ad Adelmano Menclozio, creato
ai piedi una sentenza di questo oratore; altri a Mario, od  a  Cesare, ed altri ad Adelmano Menclozio, creato arcivescovo
leone su di una colonna, che vedesi  a  destra nel principio del Corso di Porta Venezia risale al
del Corso di Porta Venezia risale al 1502, e fu eseguito  a  spese della città per volere del prefetto Catiliano Cotta.
della vittoria riportata da Francesco I Sforza sui Veneti  a  Caravaggio; altri lo stemma della Porta Orientale, che era
stati d' animo così contraddittori? Cercherò di spiegarlo  a  te ed a me stesso. Mi rattrista perché si tratta di
d' animo così contraddittori? Cercherò di spiegarlo a te ed  a  me stesso. Mi rattrista perché si tratta di racconti legati
se non sul rispetto reciproco, almeno sul reciproco timore.  A  dispetto degli spaventosi arsenali dormienti, la paura di
la paura di una "Dissipatio Humani Generis" (Morselli),  a  torto o a ragione, si è soggettivamente attenuata. Come
di una "Dissipatio Humani Generis" (Morselli), a torto o  a  ragione, si è soggettivamente attenuata. Come stiano
che non ha vinto premi, e che i critici hanno accettato  a  collo torto, accusandolo appunto di non essere abbastanza
essere abbastanza catastrofico. Se lo rileggo oggi, accanto  a  parecchie ingenuità ed errori di prospettiva, ci trovo
andati, e la terra vista di lassù deve proprio assomigliare  a  quella che io ho descritta; peccato che i Seleniti non
nel 19.1, la notizia di un sensore mensile identico  a  quello che io avevo descritto. Siamo ancora lontani da una
che è l' esatto anagramma del mio di Torino. Quanto  a  "Ottima è l' acqua", poco dopo la sua pubblicazione lo
una "poliacqua" viscosa e tossica, simile per molti versi  a  quella da me anticipata: per fortuna di tutti, le
la matrigna s'era ammalata e non poteva andare ad Arezzo  a  far lo stacco delle cose che ancora mancavano al corredo.
l'ultimo! - Che cosa avete da dirvi in segreto? - domandò  a  Cecco e a Vezzosa quella monelluccia dell'Annina. Il
- Che cosa avete da dirvi in segreto? - domandò a Cecco e  a  Vezzosa quella monelluccia dell'Annina. Il giovane riferì
Il giovane riferì il loro colloquio e tutti dettero ragione  a  Vezzosa, e la proclamarono prudente e assennata. Ogni
e la Regina, dopo essersi asciugate le lacrime, prese  a  dire: - C'era una volta un oste di Poppi, che era l'uomo
si mostrasse abbattuto? Neppur per idea. Non s'era vestito  a  lutto, non aveva fatto dir messe per il riposo dei suoi
non aveva fatto dir messe per il riposo dei suoi morti, e  a  chi gli porgeva consolazioni, rispondeva: - Chi muore
vuota di avventori, quelli che andavano in chiesa  a  pregare. - Chi muore giace, e chi resta si dà pace! -
anno, il dì dei Morti, durante la messa, s'era fatto vedere  a  tavola davanti all'osteria a mangiare e bere con due o tre
la messa, s'era fatto vedere a tavola davanti all'osteria  a  mangiare e bere con due o tre soggettacci di Romena, gente
che lo aiutava nelle faccende losche; quando ebbe mangiato  a  strippapelle, si fece portare i dadi e si mise a giocare e
mangiato a strippapelle, si fece portare i dadi e si mise  a  giocare e giuocò tutto il santo giorno, dando scandalo a
a giocare e giuocò tutto il santo giorno, dando scandalo  a  quanti passavano. La sera, mezzo brillo, accompagnò i tre
La sera, mezzo brillo, accompagnò i tre soggettacci fino  a  Romena, e dopo di aver fatto baldoria anche là, se ne tornò
Romena, e dopo di aver fatto baldoria anche là, se ne tornò  a  Poppi cantando una canzonaccia. Quando passava davanti alle
la campagna. Così cantando e agitando il bastone, giunse  a  un punto dove facevano capo due vie scendenti da Poppi. La
ma nessuno osava raccontarle, altro che in mezzo  a  una brigata numerosa. Messer Cione, per altro, non aveva
tremavano come persone che avessero paura, e in mezzo  a  quel silenzio i passi di messer Cione echeggiavano
sinistramente; ma egli non aveva paura. Passando accanto  a  una casa abbandonata, sentì la banderuola che diceva: -
Torna addietro! Torna addietro! Messer Cione non badò  a  quell'avvertimento, e giunse a un rigagnolo, ingrossato
Messer Cione non badò a quell'avvertimento, e giunse  a  un rigagnolo, ingrossato dalla pioggia caduta poco prima,
diceva: - Non passare! Non passare! Egli non badò neppure  a  questo secondo avvertimento, e, posato il piede sui sassi
il rigagnolo, passò dal lato opposto. Giunto che fu  a  una vecchia quercia, col tronco vuoto e coi rami scossi dal
le anime. In quel momento, all'orologio di Poppi e  a  quelli dei castelli vicini, scoccò la mezzanotte. Un altro
ser Cione invece, per dar prova di coraggio, si mise  a  cantare una canzonaccia. Ma nel tempo che cantava la quarta
ferrare, e la vide, infatti, nel buio, che si avvicinava  a  lui, coperta di una coltre da defunto. Allorché la carretta
coperta di una coltre da defunto. Allorché la carretta fu  a  breve distanza, la riconobbe per la carretta della Morte.
carretta tu ci avessi dei compari per darti manforte  a  commettere le tue infamie. Ma, dimmi un po', perché hai
nessuno? - Sappi, - rispose il fantasma, - che debbo andare  a  prendere messer Cione, l'oste di Poppi. Addio! Ciò detto
Addio! Ciò detto frustò i cavalli, e via. Ser Cione si mise  a  ridere e non si turbò per questo. Nel giungere a una siepe
si mise a ridere e non si turbò per questo. Nel giungere  a  una siepe di pruni, che metteva al lavatoio, vide due donne
paura del sereno! Perché, belle fanciulle, state fuori  a  quest'ora? Il coprifuoco è sonato da un bel pezzo, e a
a quest'ora? Il coprifuoco è sonato da un bel pezzo, e  a  Poppi non potrete entrare fino a domattina. Siccome io pure
sonato da un bel pezzo, e a Poppi non potrete entrare fino  a  domattina. Siccome io pure ho fatto tardi, non sarebbe male
- Non dubitare, rasciugheremo, e intanto ci metteremo  a  cucire. - Che cosa? - domandò l'oste. - Il lenzuolo del
di notte, sbattendo i panni sulle pietre del rigagnolo.  A  un tratto le scòrse e vide che battevano un lenzuolo
cantando il triste ritornello: Se cristian non ci viene  a  salvare, Sempre sempre bisogna lavare; Prepariamo il
notte videro giunger l'oste, cessarono il canto, si misero  a  gridare, e, correndogli incontro, gli presentarono il
gli presentarono il lenzuolo imponendogli di aiutarle  a  torcerlo per farne uscir l'acqua. - Non si rifiuta mai un
due capi del lenzuolo che gli presentava la morta, si diede  a  voltolarlo nello stesso senso in cui ella lo torceva,
moglie, le sorelle e le figlie, e quando s'era affaticato  a  torcere il lenzuolo che gli presentavano, per
si sentì rizzare tutti i capelli sulla testa, ma seguitava  a  voltare il lenzuolo nel senso che torceva la morta per non
migliaia e migliaia di volte. Ma appena l'alba incominciò  a  imbiancare il cielo, le morte sparirono a una a una, e ser
l'alba incominciò a imbiancare il cielo, le morte sparirono  a  una a una, e ser Cione, spossato da tanto terrore, cadde in
incominciò a imbiancare il cielo, le morte sparirono a una  a  una, e ser Cione, spossato da tanto terrore, cadde in terra
di vino di più! Pare impossibile! E cantando tornò  a  casa sua, aprì l'osteria come al solito, senza serbare sul
tutto quell'anno seguitò, come se non fosse stato nulla,  a  canzonar quelli che andavano in chiesa, che si levavano il
Cione, fin dalla mattina, si mise sulla porta dell'osteria  a  canzonare quelli che andavano in chiesa, e vedendo passare
di donne, che dicevano devotamente il De profundis si mise  a  urlare: - Sgolatevi pure, tanto i ragli degli asini non
di ser Cione, il quale, avendo invitato come di solito  a  far baldoria tutti i malanni di Poppi e dei paesi vicini,
Poppi e dei paesi vicini, bevve per dieci, e dopo si diede  a  percorrere la campagna cantando a squarciagola. A uno a uno
dieci, e dopo si diede a percorrere la campagna cantando  a  squarciagola. A uno a uno i suoi compagni lo lasciarono per
si diede a percorrere la campagna cantando a squarciagola.  A  uno a uno i suoi compagni lo lasciarono per tornar alle
a percorrere la campagna cantando a squarciagola. A uno  a  uno i suoi compagni lo lasciarono per tornar alle loro
aveva fatto tardi e che al paese non poteva tornare, perché  a  quell'ora le porte eran chiuse, si rassegnò a passar la
perché a quell'ora le porte eran chiuse, si rassegnò  a  passar la notte al sereno, tanto la serata era calma e la
alberi, e accese una bella fiammata in un punto riparato,  a  ridosso di un vecchio muro. Appena la fiamma divampò, ser
vide un fantasma bianco, rinvoltato in un sudicio lenzuolo  a  brandelli, accostarsi a lui. - Vattene! - disse ser Cione,
rinvoltato in un sudicio lenzuolo a brandelli, accostarsi  a  lui. - Vattene! - disse ser Cione, - non permetto che altri
gli disse ser Cione, - non voglio tanta marmaglia d'intorno  a  me. - So bene che hai una pietra nel posto del cuore, -
Ogni lacrima che mi è costato, mi ha fatto ripensare  a  quel momento di gioia, marito caro. Io ti ho sopravvissuto,
mi contava i bocconi, e lui stava tutto il giorno  a  bere, a bestemmiare e a far di peggio. Tuttavia gli avrei
mi contava i bocconi, e lui stava tutto il giorno a bere,  a  bestemmiare e a far di peggio. Tuttavia gli avrei perdonato
e lui stava tutto il giorno a bere, a bestemmiare e  a  far di peggio. Tuttavia gli avrei perdonato tutto, se una
ma invece quel birbante gozzoviglia in questo giorno sacro  a  noi, e non ha un pensiero per i suoi morti. Ser Cione,
se aspettasse qualcuno. Finalmente si alzò e corse incontro  a  due angioletti bianchi, che volarono a lei con le faccine
e corse incontro a due angioletti bianchi, che volarono  a  lei con le faccine sorridenti, soffuse di luce. La donna li
piangendo di gioia: - Ecco i nostri figli, - diss'ella  a  ser Cione. - Come vedi non hanno bisogno delle tue
sguardo, nessuna parola. I due vecchi intanto continuavano  a  imprecare a quello snaturato figliuolo, e alla loro voce si
parola. I due vecchi intanto continuavano a imprecare  a  quello snaturato figliuolo, e alla loro voce si univa
avvolte in lenzuoli funerei. Il solo vivo, in mezzo  a  tutti que' morti, non era più calmo e sprezzante come
angioletti, ma temeva di vedersi respinto da loro e stava  a  guardarli intenerito, ripensando a come era triste, ora,
respinto da loro e stava a guardarli intenerito, ripensando  a  come era triste, ora, nel mondo, senza nessuno. Intanto il
quali è concesso, una volta l'anno, di tornare in terra.  A  un tratto ser Cione scoppiò in singhiozzi. - Son dannato, -
Tutti, tutti mi maledicono! La moglie del ribaldo strinse  a  sé i due bambini e alternava i baci con le parole che
erano sparse nel firmamento. I fantasmi, adunati intorno  a  ser Cione, non cessavano di lagnarsi di lui, ma egli non li
li udiva. Aveva nascosta la testa fra le mani e continuava  a  piangere dalla vergogna dei suoi peccati. La moglie sola
dei suoi peccati. La moglie sola non univa la sua voce  a  quella degli altri, non imprecava contro di lui, ma sibbene
i suoi due angioletti, che erano andati messaggieri  a  Dio. Ser Cione accostò la bocca all'orecchio della moglie,
pure di cancellare la mia vita. - Ma senti tu, insieme  a  questo pentimento, la forza di incominciare un'altra vita,
l'hai operato tu, con la tua dolcezza. Nel vedermi guardare  a  quel modo dai nostri angioletti ho conosciuto la mia
nell'etere cantando: - Osanna! Osanna! L'alba incominciava  a  imbiancare il cielo, e i defunti di ser Cione sparirono a
a imbiancare il cielo, e i defunti di ser Cione sparirono  a  uno a uno, gridandogli: - Maledetto colui che non ha pietà
il cielo, e i defunti di ser Cione sparirono a uno  a  uno, gridandogli: - Maledetto colui che non ha pietà dei
dopo aggiunse: - Anche se così fosse, che bel sogno! Salì  a  Poppi, e invece di andare a casa sua e mettersi a schernire
così fosse, che bel sogno! Salì a Poppi, e invece di andare  a  casa sua e mettersi a schernire i devoti dalla porta
Salì a Poppi, e invece di andare a casa sua e mettersi  a  schernire i devoti dalla porta dell'osteria, entrò nella
chiesa di San Fedele, s'inginocchiò in un angolo e si mise  a  pregare come ogni buon cristiano. Dopo aver lungamente
d'occhi, e tutti quelli che lo videro in chiesa, andarono  a  sparger la voce che ser Cione s'era ravveduto, che ser
terrene sono fugaci, le punizioni sono eterne!  A  Poppi tutti erano edificati di quel cambiamento repentino,
e pie, che prima egli aveva offese, ora si avvicinavano  a  lui e lo esortavano a perseverare nella via del pentimento,
aveva offese, ora si avvicinavano a lui e lo esortavano  a  perseverare nella via del pentimento, nella via che conduce
ha potuto scontare in vita, torni, nella notte dei Morti,  a  esortare i peccatori di Poppi a ravvedersi e li attenda per
nella notte dei Morti, a esortare i peccatori di Poppi  a  ravvedersi e li attenda per le vie. Almeno così dicono
sarà guarita, - aggiunse la bambinetta rivolgendosi  a  Vezzosa. - E domenica, - disse la Carola, - faremo anche i
in casa nostra. La massaia, come al solito, aveva parlato  a  nome di tutte le cognate. Cecco era così commosso da quelle
così commosso da quelle buone parole, che uscì e si mise  a  fischiare per non far vedere i lucciconi; la Vezzosa si era
che le donne, per riaccompagnare le ragazze che erano state  a  veglia, e s'imbatterono nel padre di Vezzosa, che veniva di
e s'imbatterono nel padre di Vezzosa, che veniva di corsa  a  chiamarla. - Che è stato? - gli domandò la figlia. - Vieni
si vuol levare dal letto e le tre ragazze non son buone  a  trattenerla. Vezzosa disse appena buona notte a tutti e
son buone a trattenerla. Vezzosa disse appena buona notte  a  tutti e corse via. Cecco la seguì a distanza insieme con
appena buona notte a tutti e corse via. Cecco la seguì  a  distanza insieme con gli altri. E quando tutte le ragazze
con gli altri. E quando tutte le ragazze che erano state  a  veglia furono riaccompagnate a casa, egli, invece di
le ragazze che erano state a veglia furono riaccompagnate  a  casa, egli, invece di tornare insieme con i fratelli al
con i fratelli al podere di Farneta, se ne andò mogio mogio  a  casa di Vezzosa. Ma per non disturbarla bussando, poiché la
un masso di neve illuminata in pieno dalla luna, si mise  a  pensare all'avvenire. Egli si struggeva non potendo aiutare
nelle sue faccende, e non vedeva il momento di essere unito  a  lei per sempre e di dividerne le gioie e i dolori. A un
unito a lei per sempre e di dividerne le gioie e i dolori.  A  un tratto, senza riflettere, si mise a cantare una canzone
le gioie e i dolori. A un tratto, senza riflettere, si mise  a  cantare una canzone del paese. Sentiva il bisogno di dire a
a cantare una canzone del paese. Sentiva il bisogno di dire  a  Vezzosa che le era vicino e che vegliava anche lui. Dopo
e che vegliava anche lui. Dopo poco che aveva incominciato  a  cantare, sentì aprir l'uscio della cucina, e nel vano vide
e nel vano vide comparire la bella ragazza. Cecco corse  a  lei con uno slancio, come se non l'avesse veduta da un
anno. - Grazie, - gli diss'ella, - di esser rimasto vicino  a  me. Cecco mio, la mia matrigna lotta davvero con la morte.
si udì un rumore di sonagli sulla via maestra, e di lì  a  poco comparve il calesse del dottore. Momo era stato a
lì a poco comparve il calesse del dottore. Momo era stato  a  chiamarlo sull'imbrunire, e il dottore, scendendo, si
Angelo Lanzavecchia, incaricato da monsignore di trovare  a  questa dolorosa avventura una risoluzione che accomodasse
e campagnuolo, colla trascuranza propria di chi sa che  a  questo mondo, voltala e rivoltala, una cosa val l'altra,
val l'altra, convinto per la lungapratica della vita che,  a  tirarla troppo, si rompe anche la corda del pozzo, espose
espose con naturale bonomia tutte le ragioni, per le quali,  a  parer suo, non si doveva respingere la mano, che i signori
respingere la mano, che i signori del Ronchetto stendevano  a  chiedere perdono e ad offrireuna buona riparazione. - A far
a chiedere perdono e ad offrireuna buona riparazione. -  A  far degli scandali si fa presto, - disse il vecchio uomo,
La contessa, che avrebbe tutto l'interesse ad accusarla e  a  farla passare per una civetta, vedi invece che la difende a
a farla passare per una civetta, vedi invece che la difende  a  spada tratta e mette la sua innocenza fuori di discussione.
è un mestiere da beccaio, l'ammazzarsi è da asino.  A  chi gioverebbe una tragedia? a te no, a Celestina nemmeno,
l'ammazzarsi è da asino. A chi gioverebbe una tragedia?  a  te no, a Celestina nemmeno, meno ancora a tua madre e alla
è da asino. A chi gioverebbe una tragedia? a te no,  a  Celestina nemmeno, meno ancora a tua madre e alla tua casa:
una tragedia? a te no, a Celestina nemmeno, meno ancora  a  tua madre e alla tua casa: tutt'al piú servirebbe a far
ancora a tua madre e alla tua casa: tutt'al piú servirebbe  a  far sapere anche a chi non lo sa che ti hanno fatto un gran
e alla tua casa: tutt'al piú servirebbe a far sapere anche  a  chi non lo sa che ti hanno fatto un gran torto. Sicuro che
possa averne la testa malata: ma, lasciando stare che anche  a  nostro Signore ne hanno fatto dei torti, e grossi, io, se
mondo. Che possiamo e dobbiamo fare noi cristiani di fronte  a  questa dichiarazione di guerra? Darla vinta a berlicche?
di fronte a questa dichiarazione di guerra? Darla vinta  a  berlicche? Rinunciare alla battaglia per paura delle botte?
puoi spingerla sulla brutta strada, come purtroppo capita  a  queste povere figliuole senza protezione. E se la
colpe altrui su tua madre, su tua sorella, sulla tua casa,  a  cui oggi sei piú necessario di prima. L'amore sarà, anzi
fodera. E non si abbandona mica una povera madre vecchia  a  morire di stenti e di dolore colla scusa che un fringuello
dell'inchiostro ogni fedel minchione è filosofo: e se la va  a  parole, non c'è un prete che non meriti d'essere messo
essere. Coraggio e pazienza! Prima di morire ne avrai  a  vedere molte ancora delle corbellerie, e non c'è nulla di
offrí di prender lui l'iniziativa: - Vuoi dare carta bianca  a  me e a tua madre per accomodare questa faccenda? Tu non ci
prender lui l'iniziativa: - Vuoi dare carta bianca a me e  a  tua madre per accomodare questa faccenda? Tu non ci dovrai
ci dovrai entrare. Cosí potrai dire di non essere venuto  a  patti con nessuno. Lascia fare a quelli che hanno
dire di non essere venuto a patti con nessuno. Lascia fare  a  quelli che hanno stracciate molte paia di scarpe, e ti
non aver impedita la pace. Che cosa poteva opporre Giacomo  a  queste ignude argomentazioni di un senso comune cosí
filosofia pratica e dell'esperienza, contro cui venivano  a  battere le sue illusioni, non fossero, dure, immutabili,
- Niente. Ho quel che non vorrei! - Che cosa, Maestà?  A  questa domanda il Re non dava mai risposta. Scrollava il
il capo, si sentiva venire le lacrime agli occhi e andava  a  chiudersi in certe stanze del palazzo reale dove a nessuno
e andava a chiudersi in certe stanze del palazzo reale dove  a  nessuno era permesso di entrare. Tutti però sapevano che là
che, per superbia, non volesse far vedere il suo figliuolo  a  nessuno. Quando lei morì e il Re continuò a tener nascosto
suo figliuolo a nessuno. Quando lei morì e il Re continuò  a  tener nascosto il Reuccio in quelle impenetrabili stanze
quelle impenetrabili stanze del palazzo reale, cominciarono  a  correre attorno tante brutte voci. - Sapete? Il Reuccio ha
un giorno, tutt'a un tratto, appena aveva cominciato  a  staccarsi, era stato colpito da una strana malattia. Non
stringendolo tra le braccia, veniva spinto, con forza,  a  far lo stesso va e vieni, da averne il capogiro. Per poco
pur dimenandosi regolarmente, incessantemente da diritta  a  manca, da manca a diritta, ma faceva male a chi lo
regolarmente, incessantemente da diritta a manca, da manca  a  diritta, ma faceva male a chi lo guardava, e il Re
da diritta a manca, da manca a diritta, ma faceva male  a  chi lo guardava, e il Re specialmente non poteva assistere
chi lo guardava, e il Re specialmente non poteva assistere  a  lungo a quel triste spettacolo. Aveva chiesto segreti
guardava, e il Re specialmente non poteva assistere a lungo  a  quel triste spettacolo. Aveva chiesto segreti consulti a
a quel triste spettacolo. Aveva chiesto segreti consulti  a  medici, a maghi, a stregoni. I medici non avevano capito
triste spettacolo. Aveva chiesto segreti consulti a medici,  a  maghi, a stregoni. I medici non avevano capito nulla: una
Aveva chiesto segreti consulti a medici, a maghi,  a  stregoni. I medici non avevano capito nulla: una malattia
- Qui c'è un terribile incanto, ma noi non ci possiamo  a  disfarlo. Due stregoni avevano promesso: - Maestà, questo è
nello stesso stato di prima: tic-tac, tic-tac, da diritta  a  manca, da manca a diritta. Per questo la Regina gli aveva
di prima: tic-tac, tic-tac, da diritta a manca, da manca  a  diritta. Per questo la Regina gli aveva messo nome
Regina gli aveva messo nome Pendolino, e il Re continuava  a  chiamarlo così. Nessuno osava di domandare al Re: - E il
La Regina, morendo, gli aveva detto: - La darete soltanto  a  chi verrà a chiederla in carità. Ma finora nessuno era
morendo, gli aveva detto: - La darete soltanto a chi verrà  a  chiederla in carità. Ma finora nessuno era venuto, e ogni
si presentò una vecchia, curva e cenciosa, che si mise  a  piagnucolare: - Maestà, grazia! Maestà, grazia! - Che
della Regina in punto di morte, tornò addietro e andò  a  cogliere di sua mano la rosa apertasi il giorno avanti. Il
rugosa, con pochi capelli grigi, con quei vestiti stinti e  a  sbrendoli, si fosse improvvisamente trasfigurata in una
Io entro ed esco pei buchi delle serrature e anche  a  traverso i muri. - Siete una Strega o una Fata? - Strega
la pressione, si agitava più o meno fortemente da diritta  a  manca, da manca a diritta, e qualche volta stava fermo. -
agitava più o meno fortemente da diritta a manca, da manca  a  diritta, e qualche volta stava fermo. - Strega o Fata che
non c'è il paio ... - Ebbene, giacché lo sapete, mandatelo  a  chiamare. E la vecchina diè in un altro più vivace scoppio
aveva ripreso il suo movimento di pendolo, da diritta  a  manca, da manca a diritta, tic-tac, tic-tac! Il Re si voltò
il suo movimento di pendolo, da diritta a manca, da manca  a  diritta, tic-tac, tic-tac! Il Re si voltò e fece appena in
della vecchina, Strega o Fata che fosse. E da lì  a  pochi giorni, uscivano dal palazzo reale, a cavallo di
fosse. E da lì a pochi giorni, uscivano dal palazzo reale,  a  cavallo di cavalli bardati riccamente, i banditori con le
sì ... di Freccia-Frecciaio! ... Non la finivano più. Da lì  a  un mese si presentarono dieci persone, armate di freccia: -
sono io; mi metta alla prova. Bisognava legare il Reuccio  a  un palo, col petto scoperto. Il Freccia-Frecciaio doveva
precisamente il Reuccio. Ordinò che lo legassero  a  un palo e con un po' di tinta :in nero segnò il punto da
non c'è il palo? Sì, è questa. Allora il Reuccio fu legato  a  un palo, col petto scoperto; Freccia-Frecciaio tese l'arco,
quel che aveva prodotto al Reuccio il movimento da diritta  a  manca, da manca a diritta, tic-tic, tic-tac, come un
al Reuccio il movimento da diritta a manca, da manca  a  diritta, tic-tic, tic-tac, come un pendolo. Se non che,
ferita che ancora sanguinava. Ma ecco che il Re si mette  a  fare il pendolo lui, tic-tac, tic-tac, da diritta a manca,
mette a fare il pendolo lui, tic-tac, tic-tac, da diritta  a  manca, da manca a diritta, senza poter riuscire a buttar
pendolo lui, tic-tac, tic-tac, da diritta a manca, da manca  a  diritta, senza poter riuscire a buttar via l'oggetto
diritta a manca, da manca a diritta, senza poter riuscire  a  buttar via l'oggetto fatale. - Ah, Strega ... E dava a
a buttar via l'oggetto fatale. - Ah, Strega ... E dava  a  manca. - ... o Fata che siete! E dava a diritta.
Strega ... E dava a manca. - ... o Fata che siete! E dava  a  diritta. All'improvviso il Reuccio cominciò ad essere
balzo; nello stesso tempo il Re riuscì ad aprir il pugno,  a  buttar per terra la cipollina nera nera, viscida,
quel maleficio al Reuccio; ma ora, pentita, era venuta  a  riparare. Inoltre, per compenso, disse al Reuccio: - Ti
così bella che sembrava quasi luminosa! E infatti, da lì  a  tre anni, il Reuccio sposò la Reginotta di Spagna, che poco
di merluzzo e un'unghia di formaggio, quando entrarono  a  dirgli che il signor Tognino era in punto di morte e
era in punto di morte e desiderava parlargli. "Parlare  a  me? in punto di morte? il sor Tognino?" Non volle credere,
uscì dietro all'uomo del biglietto, mentre già incominciava  a  imbrunire. Strada facendo, sentì che trattavasi di un mezzo
caso grave non permetteva di trasportarlo nelle sue stanze.  A  nome dei parenti l'impresario cavalier Borrola tirò in
in una espressione di dispetto. Il canonico, abituato  a  strologare sui malati, capì subito che il brav'uomo aveva
la sua eredità. La farina del diavolo... Ma si affrettò  a  suscitare contro le insidiose suggestioni dell'orgoglio e
quarant'anni non segnava le ore. Si accostò al letto, provò  a  prendere e a stringere la mano dell'infermo: si chinò sul
non segnava le ore. Si accostò al letto, provò a prendere e  a  stringere la mano dell'infermo: si chinò sul cuscino, e
dell'infermo: si chinò sul cuscino, e ammorbidendo la voce  a  un tono di tenerezza, a un belato di vecchia pecora, che a
sul cuscino, e ammorbidendo la voce a un tono di tenerezza,  a  un belato di vecchia pecora, che a lui stesso parve una
a un tono di tenerezza, a un belato di vecchia pecora, che  a  lui stesso parve una canzonatura, provò a chiamare: "Sor
pecora, che a lui stesso parve una canzonatura, provò  a  chiamare: "Sor Tognino..." Il malato aprì stentatamente gli
sillaba. Anche il prete nel mezzo minuto che stette  a  guardare negli occhi il suo dannato avversario, sentì
fatti: e il malinconico paragone della trappola tornò  a  balenargli nella fantasia. Il vecchio orologio guasto mandò
necessario ch'egli metta in ordine i suoi interessi" tornò  a  insistere il cavalier Borrola. "Sicuro, tutti più o meno ci
"Sicuro, tutti più o meno ci siamo implicati" entrò  a  dire il Botola, che, proprio quella mattina, facendo uso
concessagli dal Maccagno, aveva anticipato dei denari  a  Olimpia. "Don Giosuè," riprese l'impresario "coll'autorità
qualche preziosa confessione o dichiarazione o assentimento  a  proposito dell'eredità Ratta." "Io non sono della
"Allora non perdiamo tempo" disse l'impresario: "lei vada  a  parlar coll'avvocato; io corro a chiamare il confessore."
l'impresario: "lei vada a parlar coll'avvocato; io corro  a  chiamare il confessore." Sulla porta era raccolto un
come mosconi. "Una trappola, una trappola" seguitò un pezzo  a  ripetere in cuor suo il canonico, camminando tutto ricurvo,
un bel colpo di falce, zac, trac, che non guarda in faccia  a  nessuno, né al grasso né al magro, né al povero, né al
in mano. Ma siam tutti così, l'orgoglio ci inasinisce tutti  a  una maniera. Statue di fango su piedestalli di
coll'immagine del sor Tognino sotto gli occhi, stentò  a  dormire quella notte. "Una trappola!" Il Botola,
al Piccione Club, dove trovò Max, che lo condusse  a  far colazione al Cova. Mangiarono dell'orso, affogandolo
capo nella sala di scherma, soffermandosi prima dal Campari  a  ingoiare un assenzio; per antipasto vinse una dozzina di
un assenzio; per antipasto vinse una dozzina di lire  a  Max in una serie di piccole partite a scopa, finché venne
una dozzina di lire a Max in una serie di piccole partite  a  scopa, finché venne l'ora di andare a pranzo. Noleggiata
di piccole partite a scopa, finché venne l'ora di andare  a  pranzo. Noleggiata una vettura si fecero trascinare alla
fortunato di trovarlo verso le dieci e mezzo solo, davanti  a  un bicchierino di cognac, seduto a un tavolino del caffè
e mezzo solo, davanti a un bicchierino di cognac, seduto  a  un tavolino del caffè Biffi, quasi nel mezzo della
mezzo della Galleria, raccolto come un filosofo pessimista  a  meditare sulla caducità delle cose umane. Non fu troppo
senso o per dir meglio una reminiscenza dolorosa in fondo  a  quel resto di memoria che sornotava al vino e al cognac,
e per terra," disse il Botola "vieni, tuo padre sta male  a  morire." "Il padrone sono io..." declamò tragicamente
momento. Tuo padre è agonizzante, muore, hai capito? vieni  a  casa." Il vecchio cercò con forti scrolli di fargli entrare
pensiero di qualche cosa di strano al di fuori, non bastava  a  dargli l'idea della cosa e la forza d'aprire. "Il padrone
"Sì, sì, domani sarai padrone di tutto. Adesso vieni  a  casa." E cercò di sollevarlo e di condurlo via. Lorenzo non
di condurlo via. Lorenzo non fece resistenza, e continuando  a  ripetere la gran ragione che il padrone era lui, si lasciò
gran ragione che il padrone era lui, si lasciò tirare fino  a  una vettura e trasportare a casa. Ai piedi delle scale
era lui, si lasciò tirare fino a una vettura e trasportare  a  casa. Ai piedi delle scale parve al Botola di scorgere
alla inferriata e gli disse: "Non muoverti". E lo lasciò  a  meditare al fresco, al lume delle stelle. Quando gli parve
Una piccola lucerna nascosta da un paravento rompeva  a  mala pena le tenebre. Nella stretta, accoccolata sul
urti di rantoli. Aggrappato alla sponda del letto, Lorenzo,  a  cui l'aria della notte aveva dissipato alquanto i fumi del
torbidi contorni di un sogno grave e fastidioso; e come se  a  poco a poco si accostasse a toccare la triste realtà,
contorni di un sogno grave e fastidioso; e come se a poco  a  poco si accostasse a toccare la triste realtà, assalito da
grave e fastidioso; e come se a poco a poco si accostasse  a  toccare la triste realtà, assalito da un violentissimo
colpo di disperazione, di rimorso e di sgomento, cominciò  a  gemere, a singhiozzare, risvegliando Arabella, che s'era
disperazione, di rimorso e di sgomento, cominciò a gemere,  a  singhiozzare, risvegliando Arabella, che s'era abbandonata
risvegliando Arabella, che s'era abbandonata un istante  a  un lento torpore. Da tre giorni anch'essa viveva, si può
confessare esplicitamente i suoi torti, pregava la nuora  a  trovare coi parenti e coll'avvocato un componimento
ci lascia nelle mani il suo pentimento. Nulla fa tanto bene  a  chi va al di là come una buona speranza. E perciò Arabella
durante la quale la fibra forte e resistente contrastò  a  oncia a oncia il terreno alla morte. L'infermo non
la quale la fibra forte e resistente contrastò a oncia  a  oncia il terreno alla morte. L'infermo non risvegliavasi
il terreno alla morte. L'infermo non risvegliavasi che  a  brevi e rapidi intervalli di conoscenza: e allora l'occhio
e indolenzito dalle fatiche invocava il riposo, andava  a  buttarsi sul divanetto del salottino e subito il sonno la
che con lei vegliava l'infermo. Lorenzo si moveva intorno  a  lei, la rasentava, arrestavasi dietro di lei in un silenzio
e già legata in un'azione comune. Un treno in moto e spinto  a  grande velocità non urta contro un muro senza dare una
velocità non urta contro un muro senza dare una scossa  a  chi viaggia. Così avviene delle idee che urtano in una
scornati e dispiacenti, quasi che Tognino, col morire tutto  a  un tratto, avesse voluto giocare un ultimo tiro da furbo ai
o aveva lasciato delle disposizioni capricciose, chiamando  a  parte della sostanza Ratta qualche pia istituzione, per
parola, un segno di ravvedimento, una buona disposizione  a  favore dei parenti poveri. Finalmente si seppe che Arabella
carta e che, parlando in segreto con don Felice, aveva dato  a  capire che si sarebbe venuti a una conciliazione; insomma
con don Felice, aveva dato a capire che si sarebbe venuti  a  una conciliazione; insomma ci sarebbe stato qualche cosa
stato qualche cosa per tutti... La notizia uscita di bocca  a  don Giosuè, mentre da una parte gonfiò le speranze dei
questa circostanza d'una nuova carta aveva un valore, c'era  a  temere che i parenti ricchi e forti facessero la parte del
che i parenti ricchi e forti facessero la parte del leone  a  scapito dei parenti più poveri. Aquilino fu preso in mezzo
parlarne pulitamente colla buona signora, per interessarla  a  impedire qualche nuovo ladroneggio. E in mezzo a questi
a impedire qualche nuovo ladroneggio. E in mezzo  a  questi oscuri e sommessi intrighi, per tutto il tempo che
assistette con fredda mestizia e con amaro disprezzo  a  questa nuova contraddanza di interessi intorno a un letto
disprezzo a questa nuova contraddanza di interessi intorno  a  un letto di morte: e mentre veniva meno nel suo cuore la
suo cuore la stima verso gli uomini, parevale che, in mezzo  a  tante maschere, il morente fosse il più semplice e il più
è ancora la morte, ma già non è più il patimento, quando  a  un tratto parve ad Arabella, che vegliava sola accanto al
di quel confuso discorso, essa suggerì delle questioni,  a  ciascuna delle quali l'infermo rispose con una leggiera
estremi dibattiti, quando la nostra ragione è chiamata  a  pensare per una ragione che fugge. Il signor Tognino
sempre di sì; ma una parola più forte delle altre insisteva  a  ritornare e a sornotare in quel suo sconnesso monologo, che
ma una parola più forte delle altre insisteva a ritornare e  a  sornotare in quel suo sconnesso monologo, che Arabella non
rispose con un lungo raggio di benevolenza. Poi  a  un tratto la fronte si oscurò come sotto a un nuvolo di
benevolenza. Poi a un tratto la fronte si oscurò come sotto  a  un nuvolo di tristezza. Con un ultimo sforzo nominò la
tentennone che sta sempre nella stanza d'ingresso, seduto  a  un tavolino, con lo scaldino tra le gambe, e scrive sempre,
copiando e ricopiando le medesime cose... Io non so come fa  a  non incretinire; ma forse dipende perché è cretino di suo.
d'incombenze anche difficili che non so come faccia  a  disimpegnarle, con quella faccia da Piacciaddìo che si
d'un po' d'istruzione e d'intelligenza, dovrebbe affidarla  a  me, e così piano piano farmi impratichire nella professione
tanto dì diventar come lui e d'andar nei tribunali  a  difendere i birbanti, ma quelli buoni però, cioè che son
circostanze nelle quali si son trovati, come è successo  a  me; e lì vorrei fare certi bei discorsi, urlando con tutto
come dice sempre il Maralli. Io qualche volta mi trattengo  a  discorrere con Ambrogio che è appunto il giovane di studio
la nicchia bell'e fatta. - Oggi intanto ho incominciato  a  impratichirmi un poco di processi e di tribunali. Mio
processi e di tribunali. Mio cognato era fuori; e Ambrogio  a  un certo punto ha posato lo scaldino, è uscito di dietro il
sì, e lui allora mi ha detto che aveva da andare un momento  a  casa sua dove aveva dimenticato certe carte
sicuro, sor Giannino? - L'ho rassicurato e mi son messo  a  sedere dove sta lui, con lo scaldino tra le gambe e la
lui, con lo scaldino tra le gambe e la penna in mano. Di lì  a  poco è entrato un contadino, un tipo buffo con un
il cappello tra le mani ha detto: - Che è qui che ho  a  venire? - Chi cercate? - gli ho domandato. - Del sor
contadino come noialtri disgraziati... Sicché i' ero venuto  a  sentire per quel processo dello sciopero con la ribellione,
come qualmente il giudice istruttore mi ha mandato  a  chiamare per farmi l'interrogatorio, ma io prima di andar
che quando noi ci si trovò di fronte ai soldati si cominciò  a  vociare, e poco dopo Gigi il Matto e Cecco di Merenda
e poco dopo Gigi il Matto e Cecco di Merenda cominciarono  a  tirar sassate e allora i soldati spararono. Ma che le ho a
a tirar sassate e allora i soldati spararono. Ma che le ho  a  dire queste cose al giudice istruttore? - S'intende esser
cose al giudice istruttore? - S'intende esser bestie, ma  a  questo punto non credevo mai che un contadino ci potesse
che un contadino ci potesse arrivare. Hanno proprio ragione  a  chiamarlo Gosto grullo Come si fa, dico io, a non sapere
ragione a chiamarlo Gosto grullo Come si fa, dico io,  a  non sapere che in Tribunale i testimoni devono dire la
e grulli come voi. Fate come vi dico io: non dite nulla  a  nessuno di quel che avete fatto, e vedrete che tutto anderà
nessuno di quel che avete fatto, e vedrete che tutto anderà  a  finir bene. - Gua'!... Lei non è il cognato del sor
non è il cognato del sor avvocato Maralli? - Sicuro. - E  a  discorrer con lei non è lo stesso che discorrer con lui? -
son rimasto molto soddisfatto d'aver sbrigato quest'affare  a  mio cognato... Pensare che se stessi qui sempre potrei
tra le gambe e la penna tra le dita, e ha ricominciato  a  scrivere sulla carta bollata...