Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: a

Numero di risultati: 1023 in 21 pagine

  • Pagina 2 di 21

Sulla fina anatomia degli organi centrali del sistema nervoso

431613
Camillo Golgi 29 occorrenze

. – Cellule gangliari; riguardo a queste il prolungamento nervoso trovasi appena accennato, per la necessità di non rendere il disegno eccessivamente complicato; è per la stessa ragione che, riguardo a questo strato, vennero soppresse anche le cellule della nevroglia.

. – Disposizione, forma e rapporti delle cellule nervose che a tale strato appartengono. – Nello spessore del medesimo strato trovasi pure accennato, però con scarse fibrille, l'intreccio di complicata formazione, entro il quale vanno a perdersi le fibre della lamina midollare circonvoluta.

Sezione fatta a poca distanza dello Splenium.

Sezione verticale del grande piede di Hippocampo dell'uomo, disegnata a debole ingrandimento.

I prolungamenti protoplasmatici tengono un contegno che parimenti corrisponde a quanto in proposito ho detto parlando delle cellule nervose in generale; assolutamente non danno luogo a vicendevoli anastomosi, non si trasformano direttamente in fibre nervose, né prendono parte indirettamente alla formazione di queste mediante decomposizione in fibrille e passaggio in reticolo.

Pagina 101

Circa il modo con cui queste piccole cellule danno origine ai prolungamenti, esiste un'analogia colle cellule di Purkinje della corteccia cerebellare, vale a dire da una parte hanno origine i prolungamenti protoplasmatici, dalla parte opposta emana, isolato, il prolungamento nervoso; e precisamente i primi, nel numero di 2-3-4-6 ed anche più, partono dal polo cellulare rivolto verso lo strato grigio circonvoluto, e attraversando, dicotomicamente dividendosi, in tutta la sua larghezza lo strato grigio formante la fascia dentata, finiscono all'estremo limite di questo. S'intende che questa descrizione del modo di terminare dei prolungamenti protoplasmatici vale per quella parte della fascia dentata che è contigua allo strato grigio circonvoluto; in quella parte della lamina dentata che rimane superficiale, la terminazione dei prolungamenti protoplasmatici ha luogo alla superficie libera. Il prolungamento nervoso, invece, emanando dal polo opposto, entra in quella parte dello strato grigio circonvoluto, che si introflette per occupare lo spazio limitato dalla fascia dentata (V.Tav. XIX. a, XX. a, XXI. a, XXII. a, e XXIII. a).

Pagina 104

Il numero di questi prolungamenti può variare da 3-4 fino a 15-20; hanno una costituzione affatto identica a quella del corpo cellulare, vale a dire si presentano finamente striati in direzione longitudinale. Tale striatura, come si è detto pel corpo cellulare, secondo Schultze, sarebbe l'espressione della loro costituzione fibrillare. Le fibrille costitutive egli le ritiene come una diretta continuazione di quelle che formano il corpo cellulare, e sarebbero altrettante fibrille nervose primitive.

Pagina 15

A proposito dell'origine embrionale e della classe di tessuti a cui, in base al criterio istogenico, dovrebbesi collocare la nevroglia, devesi infine dichiarare che dall'esposta serie di osservazioni, succedutesi da Remak fino a noi, per ora non è possibile dedurre una incontestabile conclusione. Al più sarebbe permesso asserire che fra le varie contrapposte dottrine, quella che riferisce tale tessuto al foglietto esterno si presenta come la più verosimile, che però la rigorosa dimostrazione di origine siffatta fin ora non è stata fornita.

Pagina 152

A formare lo strato medesimo concorre gran numero di prolungamenti delle cellule, situate più o meno profondamente entro il midollo; d'altra parte, i prolungamenti delle cellule formanti questo strato, penetrando nell'interno, concorrono a formare lo stroma interstiziale dei cordoni bianchi.

Pagina 160

.— Lo studio fatto a fresco non vale a fornire un'esatta idea della costituzione dello stroma connettivo di questa parte; in tali preparazioni, infatti, non si osservano che o nuclei liberi, resi tali dalla preparazione, od elementi cellulari deformati e mutilati.

Pagina 164

a) I fasci di fibrille derivanti dalle cellule connettive (prolungamenti cellulari).

Pagina 176

a) Indurimento dei pezzi con una soluzione di bicromato di potassa.

Pagina 184

a) Indurimento col bicromato. Sebbene per l'indurimento non occorrano norme speciali, ma debbansi seguire quelle ordinariamente suggerite per ottenere un indurimento buono ed uniforme, pure questa parte del processo è quella che richiede maggior cura, tanto più che il periodo di tempo necessario perché i pezzi acquistino il grado di consistenza che è chiesto affinché il secondo reattivo possa convenientemente agire, varia, come spiegherò in seguito, a seconda di circostanze diverse e sopratutto a seconda della temperatura dell'ambiente.

Pagina 184

Per dire solo degli estremi, mentre, ad esempio, nella stagione calda dopo soli 15-20 giorni di immersione dei pezzi nel bicromato si possono già ottenere dei buoni risultati, i quali continuano a manifestarsi e ad estendersi, colle graduali modificazioni di cui dirò in seguito, fino a 30-40-50 giorni (raramente di più), nella stagione fredda, invece, difficilmente si possono ottenere risultati un po' ragguardevoli prima di un mese od anche di un mese e mezzo di soggiorno nel bicromato; la reazione, colle inerenti graduali modificazioni, può poi continuare a manifestarsi fino ai 2-3 ed anche 4 mesi di immersione; s'intende qualora la conservazione dei pezzi sia stata accurata ed a seconda delle norme da prima indicate. É quasi superfluo il notare che col graduale passaggio dalla fredda alla calda stagione, e viceversa, accadono corrispondenti modificazioni anche nel modo di manifestarsi della reazione. — Ora, il rimediare a tutte queste oscillazioni, riferentisi al mutamento della temperatura dell'ambiente, non é punto facile; ciò soprattutto perché le surriferite oscillazioni dell'ambiente, aggiunte alle altre accennate cause di incertezza, fanno si che i risultati delle osservazioni fatte sopra una categoria di pezzi, non possono mai trovare un esattissimo riscontro in quelle fatte sopra altre categorie, né lo spediente della stufa a temperatura costante, di cui dirò in seguito, vale a fornire quella precisione che potrebbesi supporre.

Pagina 185

Anche questo metodo non sarebbe che una modificazione di quello primitivo, tuttavia, sia perché le non significanti modificazioni di risultati che fornisce e di trattamento che richiede sono essenzialmente da mettersi in conto del nuovo reattivo introdotto, sia perché il processo così modificato offre risultati che valgono a rimediare a parecchi inconvenienti dello stesso metodo primitivo già descritto, esso merita nell'esposizione un posto speciale, quale metodo a sé.

Pagina 200

Sull'argomento Kölliker si limita ad osservare, che i prolungamenti delle cellule gangliari possano essere seguiti molto più da lontano, e corrispondentemente ridotti a molta maggior finezza, di quanto farebbero credere le osservazioni di quelli che pretesero aver verificate le anastomosi, e volendo pure a conclusione esprimere un'opinione propria, lo fa in modo assai vago, e premettendo la dichiarazione di esporre un'ipotesi: «solo a modo di supposizione, dice, io noto che le ramificazioni terminali delle cellule nervose, servono da prima a congiungere insieme le cellule nervose lontane delle diverse regioni, e che, in secondo luogo, esse sieno in connessione, mercè alcune delle loro terminazioni, anche colle fibre nervose».

Pagina 21

Cellula gangliare situata nella zona più profonda (già in mezzo a fasci di fibre nervose) della corteccia della circonvoluzione occipitale superiore. Il suo prolungamento nervoso, che presentava decorso molto tortuoso, dopo aver somministrato poche fibrille, acquistava un'estrema finezza e probabilmente era destinato a perdersi nel diffuso intreccio.

Pagina 218

È pur degno di nuova speciale considerazione il fatto, che da un numero non insignificante di cellule nervose, massime delle parti profonde della corteccia, il prolungamento nervoso nè emana da quella parte del corpo cellulare che è rivolta verso la sostanza bianca, nè dirigesi poi verso questa, ma va nell'opposta direzione presentando vicende analoghe a quelle testè accennate, vale a dire si decompone in filamenti di 2.°-3.°-4.° ordine, i quali entrano a far parte dell'intreccio generale sopra descritto.

Pagina 31

In relazione a questo contegno del prolungamento nervoso di alcune cellule gangliari, vuol essere in secondo luogo rammentato, che, seguendo i fasci di fibre nervose penetranti negli strati di sostanza grigia, non di rado si può sorprenderne qualcuna che va a mettersi in rapporto con cellule gangliari, trasformandosi nel rispettivo prolungamento nervoso, non senza aver prima alla lor volta somministrato un numero maggiore o minore di fibrille, le quali suddividendosi parimenti vanno a prender parte alla formazione dell'intreccio diffuso.

Pagina 36

Nell'esteso terreno aperto per queste ricerche, quello delle circonvoluzioni, a motivo degli studi fisiologici sperimentali intorno a queste eseguite nell'epoca moderna, parvemi offrisse un'interesse più speciale di circostanza e da esse io volli quindi incominciare le indagini cogli accennati intendimenti.

Pagina 50

7.° Strato di piccole cellule a nucleo arrotondato.

Pagina 60

Considero come appartenenti a questo strato i seguenti elementi:

Pagina 65

A poca distanza dal punto di origine (6, 10, 20 μ) esso comincia ad emettere filamenti di finezza estrema, i quali, a loro volta, si suddividono, analogamente a quanto succede pel corrispondente prolungamento di molte cellule gangliari della corteccia cerebrale (secondo tipo), colla differenza che qui le ramificazioni sono molto più fine e succedono a minor distanza l'una dall'altra. Col ripetersi delle suddivisioni, ben presto il prolungamento nervoso perde i caratteri di filo ben individualizzato, per confondersi col diffuso intreccio di fibre.

Pagina 68

veduto emettere dei fili laterali e talvolta ho anche potuto verificare la sua inserzione a fibre nervose attraversanti lo strato. Quindi anche riguardo a queste cellule posso dire di aver constatata la loro connessione colle fibre derivanti dalla parte profonda delle circonvoluzioni.

Pagina 73

I prolungamenti protoplasmatici, che si suddividono nel modo comune a questo genere di prolungamenti, possono esser seguiti fino a grande distanza dal corpo cellulare; la loro terminazione non ho mai potuto sorprenderla. Ma naturalmente non v'ha motivo per credere che, circa il finale loro modo di

Pagina 74

e dando origine a pochi fili secondari verso lo strato molecolare.

Pagina 76

Che invece, il prolungamento nervoso delle cellule di Purkinje, sebbene dia origine a fili laterali, conserva sempre la propria individualità e, anziché decomporsi in un plesso diffuso, va francamente a formare una fibra nervosa dei raggi midollari.

Pagina 79

Nei filamenti, che emanando dal prolungamento nervoso di questa seconda categoria di cellule, vanno alla loro volta a far parte del plesso diffuso, non si può a meno di ravvisare una via di comunicazione centrale tra le due ora distinte categorie di elementi nervosi.

Pagina 80

Poiché attenendomi a questo concetto, anche riguardo al corno d'Ammone, io ho sempre associate le ricerche sull'uomo a quelle sugli animali, così nell'esposizione di questi studi, seguendo identico indirizzo, credo di dover dar conto insieme tanto di quelle ricerche come di queste.

Pagina 95

Manuale di Microscopia Clinica

510594
Giulio Bizzozero 16 occorrenze

Talvolta riesce utile colorare le cellule o i nuclei del preparato a fine di renderli più visibili. Molte sono le sostanze coloranti adoperate attualmente a questo scopo in Istologia. Pel nostro scopo può bastare una soluzione ammoniacale di carmino, che si mescola al liquido del preparato deponendone una goccia ad un lato del coproggetti. Questa soluzione si può preparare in varî modi; la mia formola, che qui trascrivo, dà un liquido fortemente colorante, che si conserva a lungo:

Pagina 11

Allorchè le materie alimentari soggiornano a lungo nello stomaco (catarro cronico, gastrectasie, ecc.) vi subiscono speciali decomposizioni, accompagnate dallo sviluppo di notevoli quantità di batteri, torula cerevisiae e sarcina ventriculi. I batterî (fig. 37 c) sono per la più parte in forma di bastoncini lunghi ed immobili. Il più spesso misurano da pochi µ fino a 8-10 µ; talora possono arrivare ad articoli lunghi 15-20 µ. - La torula (fig. 37 b) (sin. cryptococcus cerevisiae) consta soltanto di cellule rotonde o, più spesso, ovali, lunghe 4-8 µ, a contorno spiccato, e ad aspetto che ricorda alquanto, per lo splendore e l’omogeneità, quello dell’adipe. Nel loro interno si scorge generalmente un punto brillante, e, non di rado, un piccolo vacuolo pallido e rotondo. Queste cellule si moltiplicano per gemmazione; mandano, cioè, un piccolo germoglio sferico, che a poco a poco diventa grosso ed ovale, ed alla fine si stacca dalla cellula madre. Non di rado due o più cellule si vedono unite a coroncina. Si abbia cura di non confondere la torula con delle gocciole di grasso; queste se ne distinguono perchè sono più omogenee, più splendenti e sferiche. La sarcina (o merismopoedia) ventriculi (fig. 37 a) si riconosce facilmente per la sua forma curiosa. Essa è costituita da 1-4-8-16-32 cellule cubiche, ad angoli arrotondati, misuranti 8 µ di diametro, di color verde-bruno, e presentanti una solcatura in croce, che le fa assomigliare ad una balla di cotone. Le cellule, poi, sono in vario numero riunite strettamente e regolarmente fra loro a costituire dei cubi di varia grossezza. -

Pagina 112

Sono di svariata lunghezza, ora a bastoncini, ora sì piccoli da apparire subrotondi; stanno isolati o riuniti a coroncina.

Pagina 118

L’ anchylostoma duodenale ha uova ovali, a superficie liscia, a guscio sottile, a doppio contorno, lunghe 58-65 µ, larghe 38-40- 44 e più µ. Nelle feci si trovano in buona parte già in segmentazione (fig. 40 c, c'), con 2-4-6 cellule. Fuori dell’uomo le uova si sviluppano rapidamente; sicchè si arriva fino alla formazione dell’embrione, che esce dall’uovo ed ingrandisce. (V. più sotto).

Pagina 123

VISCONTI nello sputo di un malato, che a Custoza il 24 giugno 1866 era stato ferito da una palla di fucile al petto, trovò nell’aprile 1874 una scheggia ossea lunga 8 mill., larga 1 mill., a contorni irregolari.

Pagina 150

Una speciale importanza venne da alcuni attribuita a certi curiosi cristalli (fig. 49) che, già descritti da CHARCOT e ROBIN fino dal 1853 nella milza, vennero più tardi accuratamente studiati da LEYDENLEYDEN, Virch. Arch., vol. 54, p. 324. 1872. - SALKOWSKI, Ibid., p. 344.. Sono dei cristalli incolori, a forma di ottaedri molto allungati (a forma di due piramidi riunite per la loro base) coi rispettivi angoli di 18° e 162°; visibili appena a forti ingrandimenti, possono talora raggiungere e superare 40-60 µ di lunghezza, fragili, insolubili nell’etere e nell’alcool, solubili nell’acqua bollente (meno nella fredda), nell’acido acetico, tartarico, fosforico. La loro costituzione è identica a quella dei cristalli che precipitano nello sperma; epperò per ulteriori notizie su di essi rimando al Cap. che tratta di quest’ultimo. Essi non sono propri del solo sputo. Vennero trovati da ROBIN e CHARCOT in una milza leucemica, da FÖRSTER in un tumore mucoso dell’ottico e nel muco condensato di un dotto biliare dilatato, da CHARCOT e VULPIAN nel sangue leucemico; da NEUMANN nel midollo delle ossa sì leucemico che normale. Nel midollo trovai che si ottengono colla massima facilità nella stagione invernale lasciando l’osso a se, per 2 o 3 giorni. Recentemente, poi, come dissi a suo luogo, io ebbi l’occasione di trovarli in gran copia nelle feci di un individuo in preda a grave anemia causata dall’anchilostoma duodenale.

Pagina 151

Nei primi giorni dopo il parto il liquido secreto dalle mammelle si modifica alquanto; in esso predominano i globuli lattei, sempre riuniti in ammassi, e i corpuscoli di colostro a gocciole adipose incolore. Vi sono scarse, generalmente, le cellule di colostro a gocciole gialle.

Pagina 182

L’orina, raccolta in vasi ben puliti, viene versata e lasciata in riposo in un bicchiere a calice, nel cui fondo si depositano, più o meno lentamente, gli elementi morfologici da prima sospesi nel liquido. - L’esame microscopico del sedimento si fa levandone una piccola porzione per mezzo di un tubo di vetro a punta capillare (§ 7). - È bene di ripetere più volte l’esame a diverso tempo dall’emissione (da 2 a 3 fino a 24 ore), in modo da poter distinguere gli elementi esistenti nell’orina appena emessa da quelli precipitativisi più tardi. - È necessario tener calcolo della quantità assoluta dell’orina emessa nelle 24 ore, e ad un dipresso del rapporto fra il volume del sedimento e quello dell’orina in cui è contenuto, in modo da poterne dedurre un’idea approssimativa della quantità degli elementi morfologici eliminati nella giornata. - Nella stagione calda l’orina verrà tenuta al fresco (per es., nell’acqua continuamente o frequentemente rinnovata) per ritardarne la decomposizione.

Pagina 184

A 6. Cc. di acido cloridrico si aggiunge a goccie dell’orina fino a che l’acido appaia palesemente colorato; si mescola, poi si versa dell’acido nitrico puro in modo che questi formi lo strato inferiore del liquido; al di sopra di questo si sviluppa l’elegante giuoco di colori sopra descritto. Rimescolando il tutto, i colori si succedono nello stesso ordine in tutta la miscela.

Pagina 186

In un tubo d’assaggio si mescolano circa 10 Cc. di orina con pari quantità di acido cloridrico fumente, poi si aggiunge a goccie una soluzione di cloruro di calcio fino a completa colorazione azzurra; alla miscela s’aggiunge un po' di cloroformio e si scuote. Il cloroformio si impadronisce dell’indaco formatosi, e, a seconda della quantità di questo, si depone in uno strato più o meno colorato in azzurro.

Pagina 186

Essi si presentano sotto forma di corpi sferici, di un diametro variante fra i 5 ed i 12 µ (Tavola 1.a, fig. 3 a, b), di color bianco, a superficie leggermente granulosa, sicchè il loro contorno è limitato da una linea leggermente gibbosa. - È specialmente la differenza di colore che li fa a primo colpo distinguere dai globuli rossi; differenza che appare ancora più quando si sollevi leggermente, al di sopra del fuoco, il tubo del microscopio. Di quest’ultimo artificio sarà utile usare in quei casi, in cui, essendo alcuni globuli rossi diventati sferici e poco colorati, a tutta prima potrebbero essere confusi coi leucociti.

Pagina 19

Si sciolgono 173 gram. di sal di Seignette in circa 500 Cc. di soda caustica del p. sp. di 1,12; a questa soluzione si aggiunge poco a poco una soluzione di 34, 64 gr. di solfato di rame cristallizzato in circa 200 Cc. di acqua distillata. Si allunga la miscela fino a farne un litro. Si è ottenuto cosi il liquido di FEHLING, che si deve conservare in piccole boccie piene, ben turate, in sito fresco e buio. Con questo liquido si ottiene quello di PAVY; se ne prendono 120 Cc., e loro si aggiungono 300 Cc. di ammoniaca concentrata (p. sp. 0, 88) e tant’acqua da arrivare al litro. 20 Cc. di questo liquido corrispondono a 10 milligrammi di glucosio.

Pagina 190

Ora il protoplasma è così opaco che i nuclei riescono invisibili (fig. 64 b b'); ora il protoplasma delle cellule diventa a struttura uniforme; ora (e ciò s’incontra più spesso nell’orina alcalina) le cellule si gonfiano e diventano sferiche, ovvero una sostanza jalina, pallida, che entra a costituirle, sporge dalla periferia della cellula sotto forma di gocciole emisferiche, ovvero si raccoglie nell’interno del protoplasma a forma di una o più gocciole rotonde (fig. 64 a). Anche così trasformate le cellule epiteliche in di scorso possono ancora facilmente distinguersi dagli epitelî renali. Meno facile è il distinguerle da talune cellule pavimentose della vulva e del prepuzio; ma a ciò si perverrà nel più dei casi, considerando che esse sono più grossolanamente granulose, più oscure o giallognole, con nuclei nettamente vescicolari, nucleolati, e spesso con più nuclei.

Pagina 196

Man mano, però, che si assottiglia lo strato, essa compare sotto la forma di un punto splendente a contorni sfumati che va spiccando sempre più ed acquistando contorni più decisi. Si continua ad avvitare il tubo finchè i tre quarti superiori della fiamma appaiono a contorni netti. A questo punto si gira in senso inverso la vite; la fiamma va man mano riacquistando i contorni sfumati. Si rigira nel senso di prima ed i contorni riappaiono. Ripetendo così un due o tre volte, si giunge a trovare quel punto in cui i contorni dei tre quarti superiori della fiamma sono spiccati, ma non tanto che, svitando leggermente il tubo, non tornino a farsi diffusi; la fiamma stessa, poi, non appare lucente, ma è come velata, e di colore rossigno. È questo il punto giusto; non resta che a leggere sull’ istrumento lo spessore dello strato di sangue.

Pagina 27

La luce data dallo specchio deve essere più o meno moderata a seconda della trasparenza degli oggetti che si esaminano; moderatissima pei molto trasparenti. Queste varîazioni della luce si ottengono per mezzo di diaframmi, applicati sotto al tavolino portoggetti, che intercettano diversa quantità di raggi luminosi. - I diaframmi possono essere di due sorta: a disco, o cilindrici. Quelli a disco consistono in un disco metallico circolare, girabile attorno ad un perno fissato sulla superficie inferiore del tavolino; il disco porta alla periferia una serie di fori di varîa grandezza, che, girando il disco, corrispondono tutti, successivamente, al foro del tavolino; quanto più il foro è piccolo, tanto maggiore è la quantità di luce intercettata. I diaframmi cilindrici constano di un cilindro metallico, che si applica al tavolino e che porta alla estremità superiore un dischetto metallico forato nel mezzo, per cui passa la luce. Ogni microscopio possiede varî di questi dischetti a foro di varîa grandezza, che si mutano a seconda del bisogno; la luce si può diminuire tanto applicando un disco a foro piccolo, quanto abbassando a seconda del bisogno il cilindro metallico, e, conseguentemente, il dischetto che vi sta sopra. Così si ottengono leggiere varîazioni nell’intensità della luce che possono tornare utilissime.

Pagina 3

Esso può servire sia a svelare la esistenza e la natura di parecchi parassiti, sia a precisare la costituzione di buon numero di prodotti morbosi.

Pagina 84

Tecnica delle autopsie per riscontro diagnostico

520825
Giacomo Mottura 4 occorrenze

In quell'anno, infatti, fu emanato un regolamento di polizia mortuaria (R.D. 21 dicembre 1942,n.1880), che al titolo Riscontro diagnostico (articoli 34 e 35) venne a escludere dal riscontro le salme dei militari e quelle dei deceduti nei reparti a pagamento qualora la famiglia esprimesse opposizione. Ecco il testo letterale di quell'art. 35: «Sono esclusi dal riscontro diagnostico: a) ,i cadaveri dei militari deceduti nelle cliniche universitarie e negli ospedali civili, quando il ricovero sia avvenuto per ordine dell'Autorità militare; b) i cadaveri delle persone che sono state ricoverate nei reparti a pagamento delle cliniche universitarie e degli ospedali civili e che sono ivi decedute, quando la famiglia ne faccia esplicita opposizione. Questa erronea impostazione valse a sancire brutalmente l'opinione che nell'esame del cadavere vi fosse qualcosa di sconveniente da riservarsi a coloro che non possedessero privilegio di censo o di appartenenza alle forze armate. Di riflesso, inveterati pregiudizi naturalmente si ribadirono con la giustificazione di un comprensibile risentimento. Gli inconvenienti si accumularono e assunsero aspetti molto pesanti, fino a episodi di ordine giudiziario. Dopo laboriosi dibattiti, si riuscì a promuovere e a fare approvare dalle Camere una nuova legge (15 febbraio 1961,n.83), frutto palese di laboriosi emendamenti, la quale, abrogando i citati articoli 35 e 36 del Regolamento di polizia mortuaria del 1942, stabilì con l'art. 1 che «debbono essere sottoposti al riscontro diagnostico i cadaveri delle persone decedute negli ospedali civili e militari, nelle cliniche universitarie e negli istituti di cura privati quando i rispettivi direttori, primari o curanti lo dispongano per il controllo della diagnosi o per il chiarimento di quesiti clinico-scientifici.

Pagina 12

Nella lettera della legge pare di ravvisare il riconoscimento di questa opportunità quando, sempre nel citato art. 36, si legge che il medico provinciale può disporre il riscontro diagnostico anche sui cadaveri delle persone decedute a domicilio quando la morte sia dovuta a malattia infettiva e diffusiva o sospetta di esserlo, o a richiesta del medico curante, quando sussista il dubbio sulla causa di morte. Ho sottolineato la clausola che evidentemente prescinde dai motivi precedentemente richiamati (malattia infettiva ecc.) come pure dall'eventuale sospetto di reato (che comporta la denuncia all' autorità giudizi aria anziché la richiesta al medico provinciale), per centrare evidentemente la motivazione su quel controllo della diagnosi o chiarimento di quesiti clinico-scientifici che sono attribuiti alla competenza del medico curante; quel controllo autopsico che nell'uso britannico, come sopra è stato ricordato, si raccomanda al medico curante di chiedere mediante il coroner ogni qualvolta in coscienza egli non si senta in grado di certificare la causa di morte in modo esatto. Lo stesso regolamento attuale all'art. 1 ricorda che «i medici, a norma dell'art. 103 sub a) del testo unico delle leggi sanitarie, regio decreto 27 luglio 1934,n.1265, debbono, per ogni caso di morte di persona da loro assistita, denunciare al sindaco la malattia che, a loro giudizio, ne sarebbe stata la causa». Si tratta appunto di quella denuncia che, a norma dell'art. 38 del medesimo regolamento, dev'essere eventualmente rettificata sulla scheda di morte mediante il risultato del riscontro diagnostico.

Pagina 17

Presso di noi accade rarissimamente di ricevere la lettera imbarazzante di qualche persona che, sia per motivi di generica generosità, sia alludendo all'interesse dei precedenti morbosi personali, sia talvolta anche chiedendo informazioni su un eventuale compenso, esprime il desiderio di lasciare le proprie spoglie a disposizione «della scienza». È evidente che, salvo il caso che la futura morte venga ad accadere in ospedale attrezzato per il riscontro diagnostico e nei limiti appunto di un'autopsia per riscontro diagnostico, il rilascio della salma a scopo di studio implicherebbe tali difficoltà burocratiche e tali inceppi nel problema del trasporto, delle spese e della destinazione, che il più delle volte, di fronte a siffatte prove di buona volontà, si è indotti a rispondere con una lettera elogiativa, coi sinceri auguri di lunga vita e col consiglio di rivolgersi a un notaio, insieme col quale si potrebbe studiare la questione.

Pagina 22

Se in passato e in qualche luogo la speculazione di privati poté sfruttare le difficoltà a reperire cadaveri, oggi vi è piuttosto il pericolo che lo spirito speculativo faccia leva sugli affetti dei congiunti, in modo che venga messo nel conto del decoro delle esequie, fra l'altro, il privilegio dell'esenzione dal riscontro autopsico. Su questi e altri aspetti storici e civili, vedi G. MOTTURA, Compiti e prospettive dell' anatomia patologica. Minerva Med., 43: 1357, 1952; L. S. KING e M. M. MEEHAN, A history of the autopsy (A review). Amer. J. Path., 73: 514,1973; C. C. TEDESCHI, The pathology of Bonet and Morgagni (A historical introduction). Hum. Path., 5: 601, 1974.

Pagina 3

Trattato di Anatomia patologica veterinaria. 4 ed.

541738
Franco Guarda, Giancarlo Mandelli, Bartolomeo Biolatti, Eugenio Scanziani 1 occorrenze

In sintesi, nella nuova, quarta edizione, sono state ridotte le descrizioni di reperti patologici non essenziali e sono stati ristrutturati in modo più schematico i vari capitoli; ancora, sono stati tolti i riferimenti bibliografici a carattere sparso, adottati caratteri di stampa marcati per le denominazioni più importanti, aumentati gli apparati di analisi e sintesi (tabelle e box), considerevolmente migliorata l’iconografia. Un sentito ringraziamento va rivolto a tutti i colleghi veterinari che hanno fornito agli autori dei vari capitoli immagini di patologie poco comuni. Un ringraziamento particolare ad Angela Moccia per la realizzazione dei disegni del capitolo 8, a Nicola Montefusco per lo schema riportato a pagina 256 e al dottor Pietro Riccaboni per quello di pagina 285.

Pagina XII

Cerca

Modifica ricerca