le straordinarie avventure di Caterina
suo giubbetto era a quadri rossi e turchini, e i suoi calzoni rossi. Aveva la cravatta, e un'aria distinta, e si chiamava signor Negretti. Nei tre
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vicino al mulino a vento, che stava alla fine del ponte. Passarono quattro oche grasse, un frate col suo sacco e tutti annusavano l'aria che odorava
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grande corse incontro ad un piccolo che non sapeva camminare ancora, e disse piano: — Dunque non è vero che sei morto! — Era il suo fratellino, quello
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ghirlanda di fiori in testa, e un vestito principesco, e passando non vide neppure Paolo Pietro. Il soldato del Re stava lí sull'attenti, com'era suo dovere
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Caterinuccia, col suo soldo in mano. Poi ebbe paura della strada vuota, richiuse la porta e accese la candela. Proprio allora si sentì: Toc, toc! ma
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— Signori, non posso darvi il biglietto per un soldo bucato, — disse malinconicamente l'impiegato della stazione, che si era fatto il suo sportello
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stato fuori dello sportello, al freddo. — E non gli avete chiesto il suo nome? — Non ha che un soldo bucato, Eccellenza. — Chiedetegli il suo nome. Tit
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indignatissima la rondine. — Io trasecolo. — Mah, cosí per dire, — mormorò il povero grillo; e si ritirò nel suo angolo. — È una stupida storia, — dichiarò
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cose, perché nei suoi occhi passavano le piú diverse espressioni. D'improvviso, tutto il suo volto fu pieno di una grande commozione, ed egli guardò
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desideravano dormire un poco; ma intanto la brava signora Guardaboschi raccontava del suo signor marito, che quella sera era lontano, e del suo
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canto di un usignolo; e l'usignolo cantava una storia assai bella, che diceva cosí: — Tutti gli alberi lo conoscono e le foglie ripetono il suo nome
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, i suoi capelli erano neri e lucenti. Ella era molto felice : fra i rami di un pino sorgeva il suo magnifico castello, e, fino al termine del Palazzo
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Era presente anche la Regina delle Fate che parlava di una nuova servetta che aveva da poco assunta nel suo palazzo: — Si chiama Grigia, — diceva
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di quella posizione e lanciò il suo pugnale in direzione di Tit. Tit si chinò in avanti con mossa ful- minea, e il pugnale andò a conficcarsi nel muro
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Caterina mise fuori prima una gamba e poi un braccio, e finalmente apparvero il suo grembiule e il suo naso. Uscí, dando la mano a Tit e, appena
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non si muoveva, ma il suo cuore continuava a battere. Sulla sua tempia bianca c'era una macchia di sangue e sulla sua bocca c'era sempre quella
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compassione, — disse, — e vi cedo il posto. Farete voi da infermiera —. Allora tutti i nani la complimentarono per il suo buon cuore, ed ella se ne andò
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trofeo; poi, dal fondo, guardò Tit, e capi che egli sognava qualcosa di molto bello, perché una farfalla, incuriosita, s'era posata sul suo naso. Quando
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ancora una volta la Principessa mi baciò in fronte. Sí, mi baciò ancora una volta. Mi sembra come se fosse ora, l'ho ancora qui il suo bacio. Invece
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proprio vestito stracciato. Intanto si sentirono passi voci e risate : era la Signora del Pineto col suo seguito che veniva a chiedere notizie di Tit
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Pubblici e grida: — Uscita! — Poi chiude i cancelli. Soltanto Caterinuccia poté penetrare nel suo appartamento di giorno, grazie al viaggio
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omone grosso grosso, coperto di un turbante azzurro, e aveva gli occhi buoni; il suo vestito era di seta bianca e azzurra a liste d'oro. Portava
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Regina. Il mercante si alzò in piedi, e sollevò le braccia per la gioia. Col suo vocione, li ringraziò undici volte. Infine starnutò per liberarsi
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occhi fatti del medesimo filo rosso. — È Bellissima, è Bellissima! Tutti erano commossi. La Regina delle Fate si soffiava il naso col suo grazioso
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in testa. Il suo fazzoletto era grandissimo affinché vi potessero entrare tutte le sue lagrime. Rosetta fece subito un inchino e la Principessa rispose
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Oh, povela pincipessa! Sono una povela pincipessa! — e piangeva sempre. Sperava che essi avessero almeno sentito notizie del suo aeroplano, ma si
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volete sapere ancora? Se Rosetta ha sempre il suo impiego? Sí, Rosetta ha sempre il suo impiego. Se il Mercante aspetta ancora? Sí, aspetta ancora. E la
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facendo: Miau! Miau! — Bene! — gridò Negretti, — bene! — E cavalcò sul suo asinino, cantò e mangiò banane. Poi tornarono verso il teatro, ma non
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, cominciò a saltare e a ballare. Poi alzò il naso verso la luna, e cantò in suo onore una canzone che diceva cosí:
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Alberelli che andava in cerca del suo fidanzato, il signor Negretti. Si videro, e si corsero incontro; si abbracciarono, e tutti felici corsero giú
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le stelle autentiche sul soffitto. Mangiammo caviale, aragoste, fagiani e tartufi. Massimo parlava del suo castello d'argento massiccio, con un
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, su due sacchi, perché quelle nobildonne non si offendessero troppo, e le offri il suo fazzoletto per asciugarsi le lagrime. Ma purtroppo la bella
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