XVII Legislatura – Tornata del 12 marzo 1892
Queste parole non le ho volute credere se non quando le ho lette stamani nel resoconto stenografico, e le ho sentite confermare da testimoni
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accaduto di leggere alcune parole, nei resoconti stenografici della Camera, pronunziate dal mio collega ed amico personale Imbriani.
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Io avrei desiderato che il mio amico personale Imbriani avesse omesso queste parole compiacente condiscendenza, perchè non è qui nella Camera, tra
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Debbo aggiungere, a mio maggior rammarico, che questa non è che una forma attenuata delle parole, che io riscontrai come pronunziate dal mio amico
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Sono un po' tocco; e mi piace di fare osservare alla Camera la ingiustizia delle ultime parole del deputato Cavallotti.
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Ed io non avevo ragione di credere che l'amico personale non avesse dovuto risparmiarsi quelle parole.
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Imbriani. Ora, in quanto alle parole compiacente condiscendenza, trovate nel verbale, la parola compiacente ognuno la comprende filologicamente, ed
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Egli è giudice dei suoi, io sono giudice dei fatti miei. Quanto alle parole compiacente condiscendenza, la Camera imagina quello che avrebbe detto
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, ripetute nella lettera al Consiglio di Stato, e nelle gravi e nobili parole del discorso di Milano.
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So bene che l'onorevole Prinetti (mi duole che si sia assentato dall'aula, ma leggerà dopo le mie parole) so bene che l'onorevole Prinetti, come
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nostre parole sono raccolte da tutti, amici ed avversari, che gli amici le accolgono con un sentimento di pietà e di compassione benevola, ma gli
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si penserà in avvenire, se, in poche parole, il Ministero non crede che il miglior mezzo di fare una cosa, è quello di farla subito; ebbene, onorevoli
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«Per riepilogare in brevi parole questo
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alla Camera i principii che dovevano disciplinare la nuova finanza; chi rileggesse quelle parole, non dovrebbe conservare nessun timore: rassomigliano
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C'è il lotto di cui nessuno si è occupato. Vi consacrerò pochissime parole perchè, riconoscentissimo alla Camera dell'attenzione con cui mi ascolta
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parole.
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Accademia della crusca
