XV legislatura – Tornata del 14 giugno 1884
, noi facciamo loro del male, e moltissimo. Con l'articolo terzo si stabilisce che non più il comune, ma il Consiglio provinciale scolastico apre il
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, s'imporranno, e noi vedremo questo, che l'obbligo del concorso in rapporto ai maestri di nomina comunale, si ridurrà in molti casi ad una vera illusione.
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Sarà nella discussione della legge comunale e provinciale, che noi cercheremo più accuratamente di limitare in giusti confini la sua immensa azione.
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In questo modo noi avremo completato il concetto della legge Casati, lo avremo completato mettendo in armonia la legge col nuovo principio
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Io mi permetto di essere dì questa seconda opinione, onorevole Lazzaro; ed in verità, se noi togliamo che lo Stato eserciti davvero la sua vitale
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moralità. Noi non pensavamo che dall'avere mezzi più abbondanti derivasse una tale capacità di mente da guidare con passo sicuro nella scelta del
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Ma in questa condizione, come è possibile sperare che l'istruzione obbligatoria diventi un fatto serio, reale tra noi?
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Pertanto, la spesa della istruzione obbligatoria tra noi grava esclusivamente le sciagurate finanze dei comuni, e si dice che ascenda a 52 milioni
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che 30 al 1870. Ora vediamo che cosa spendiamo noi. Noi spendiamo nel bilancio dello Stato…
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, precisamente nel rapporto della lira sterlina alla lira italiana, ossia vi contribuisce ventiquattro volte più di noi.
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loro parte agli interessi locali che noi dobbiamo avere la base larga, assoluta sulla quale è assiso tutto l'edifizio della grandezza nazionale.»
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Invece coll'articolo 3 di questa legge, che segna già una diversità di trattamento fra i comuni, noi lo risolviamo, pregiudicando in certo modo le
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Nelle condizioni della nostra legislazione scolastica, col sistema al quale si è ispirato finora lo Stato italiano nel governare questa materia, noi
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Noi non possiamo, e non dobbiamo, ammettere una specie di tribunale, che, caso per caso, valga a provare, mi si passi la parola, la capacità dei
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provinciale scolastico, noi possiamo dare quella garanzia che è necessaria.
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l'articolo terzo in questo modo è quella che molti comuni del regno, che si limitano a pagare al maestro elementare lo stipendio di legge, quando noi avremo
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sistema del concorso noi lo accompagniamo col diritto di appello ad un corpo di sua natura estraneo ad ogni passione locale, quale è il Consiglio
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Quando noi adottiamo una disposizione, colla quale si determina che i comuni facciano i concorsi; che a questi concorsi accedano tutti coloro, i
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libertà individuale, eppure tutti noi l'abbiamo voluta, contro quel partito che la nega, non ammettendo lecito un suicidio morale e intellettuale, nè
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gli ostacoli che si incontrano, che sembrano quasi insuperabili e fanno temere a molti che noi avremo ad aggirarci in un circolo vizioso di
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sull'istruzione obbligatoria; ed è forse per questo rigore che noi vediamo una grande sproporzione nei risultati, poiché nella Svizzera noi abbiamo 3
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che noi la rispettiamo forse troppo. Egli ha citato la Svezia, dove appunto i concorsi sono fatti davanti ad un Consiglio scolastico, mi pare; l'Olanda
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votarlo. Emendamenti che risolvano la questione che io fo, non sono negli allegati a stampa, che noi abbiamo innanzi; e a me basta sapere dall'onorevole
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Noi abbiamo in Italia 8300 comuni; ma sono tutti della stessa specie, hanno tutti la stessa impronta? Hanno qualche cosa di simile al decantato
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Ora io non vedo che coll'articolo che noi proponiamo si offenda la libertà e si dia un passo indietro sul cammino del progresso.
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povero relatore, dicendo che noi vogliamo offendere la libertà dei comuni, e menomare la dignità loro e dare un passo indietro sulla via della libertà e
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coloro che la causa dei comuni difendevano. Imperocché la Camera certamente sa che noi non possiamo discorrere egualmente di tutti i nostri 8240 comuni
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trattasse tutti i comuni alla stessa maniera vi allontanerebbe da quella giustizia che la conoscenza reale della condizione delle cose ci impone. Noi
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All'onorevole Fortunato che mi ha domandato quale sia il diritto che noi facciamo ai maestri, i quali attualmente sono in ufficio, io risponderò ora
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. Le guarentigie domandate possono pur essere inscritte negli articoli 6 e 7; ma non credo che possano rispondere a quella sicurtà che noi vogliamo
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non è assolutamente voluta dal concetto della medesima affinchè noi non ci troviamo poi nella grande difficoltà di potere adattare quelle
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detto nei primi discorsi come e perchè la questione finanziaria fosse stata di lì levata. Se l'onorevole Torrigiani questo ricorda, vedrà che noi
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Noi diciamo: il Consiglio provinciale scolastico apre i concorsi, esamina i titoli, designa i migliori tra gli aspiranti. Invece l'onorevole
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ministro passa, noi con la nostra votazione toglieremo ogni valore al secondo capoverso dell'articolo.
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Turbiglio. L'articolo 4 ristabilisce ora nella legge nuova il sistema delle convenzioni tra maestro e comune, che era stato introdotto fra noi dalla
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Essi dicono: noi manteniamo il sistema delle convenzioni; cioè a dire, il maestro sarà primieramente assoldato dal Comune per cinque anni; poi
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Quanto più il maestro è tenuto a vile e ridotto di grado e dignità, tanto più è manchevole il merito e l'efficacia della scuola. Se noi vogliamo
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E se per avventura noi in questa garanzia, in questa maniera di tutela, che lo Stato assume rispetto alle convenzioni fra maestri e comuni, se per
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La conclusione adunque è questa: che se noi interroghiamo le leggi del 1859 e del 1876 intorno al concetto che queste due leggi del maestro si sono
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definizione negli articoli 1627 e 1628 del Codice civile. Oltre di che, noi, dopo di avere interrogate quello due leggi, la legge del del 59 e quella
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primarie nelle mani dello Stato. Già fin d'ora questa persuasione è entrata nella coscienza di molti. E se noi le condizioni dell'istruzione primaria e
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davanti a noi codeste proposte della Commissione; esaminiamo queste sole, in sé medesime, e senza riguardare se altre ce ne siano state migliori nella
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riforma all'inverso di quella a cui noi rischiamo di riuscire col vostro disegno di legge.
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Ciò succede, perchè il difetto principale di questo disegno di legge, a dirla qui fra noi, è che in esso manca un concetto chiaro e preciso di quel
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dello Stato, ma che in verità noi sappiamo che si riduce ad essere quello di un ministro che cambia ogni cinque mesi, di un gruppo di deputati che ha
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di noi (quantunque non succederebbe per la prima volta) che noi la risolvessimo prima di averla neanche discussa, e che ci trovassimo di averla
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Merzario relatore. Lo citiamo noi.
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Noi rifiutiamo, rigettiamo, e forse abbiamo ragione di farlo, non ne discuto, i mezzi coi quali quel legislatore aveva difesa la scuola elementare
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noi; che quella frequenza la procuriamo noi, dappoiché si può ammettere che la scuola governativa si astenga da ogni insegnamento religioso del paese
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ambiente affatto diverso da quello in cui noi ora viviamo, e la scuola risentiva di quell'ambiente.
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