XIII legislatura – Tornata dell’11 marzo 1880
nostra agricoltura, dalla scarsa produzione che è presso di noi, dalla deficienza del lavoro nel proprio paese, cercano altrove il modo di
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memorie; noi non possiamo che deplorare l'avvenimento e vedere se v'è qualche cosa da fare.
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presidente. Non le ha travisate, le ha citate. Mi dispiace, ma se noi facciamo così, l'economia del tempo e l'efficacia del lavoro dove va?
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adottassero senza indugio quelle maggiori provvidenze igieniche ed economiche che noi abbiamo il dovere di invocare onde allontanare un morbo fatale
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il sereno sull'orizzonte. E così noi potremo riprendere tranquillamente
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In una parola noi dobbiamo distinguere l'opera di Alessandro, di Cesare, di Napoleone, da quella di Carlo XII e dalla spedizione del medesimo
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l'amicizia coll'impero austro-ungarico ha per noi un interesse altamente superiore a quello della rettifica della frontiera. La lealtà con cui affermo il
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conservazione dello Stato italiano. L'impero austro-ungarico è per noi un antemurale, una vera prealpe.
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Nessun Stato vorrebbe mantener rapporti d'amicizia con noi, se ci dimostrassimo poco fedeli ai trattati e sempre smaniosi di nuovi acquisti. Una
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vien giudicata da questa parte della Camera; ma debbo aggiungere che noi Italiani non ci accorgiamo punto della esistenza di codesta agitazione sulla
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L'Italia soccomberebbe prima di poter procedere in questa via. Onde noi dobbiamo aver la forza di dire a noi stessi che la nostra politica estera
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quel grande Stato, contro il quale, o per premunirci dal quale, si dice che noi vagheggiamo d'occupare quel territorio.
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, sarebbe indizio che noi non siamo più quei politici abili, quali la medesima stampa estera ci reputa. Tratterebbesi nientemeno che dell'occupazione di un
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In ciò, o signori, vi è tale contraddizione nei termini, che noi mancheremmo, non dico di abilità, ma di buon senso, se sognassimo una simile cosa
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mio, la saggezza di rinunciare a cosiffatta politica, che per noi sarebbe pretenziosa. È troppo giovine ancora questo regno d'Italia per pretendere di
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noi avremmo fatto un'Italia materialmente grande, ma Italiani moralmente imbelli.
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Ed io sono convinto che se noi saremo un elemento di concordia, e dimostreremo di non avere mire ambiziose e desiderio dì profittare degli altrui
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Noi non vogliamo isole, nè pascialati, ma vogliamo che il Governo protegga, stimoli il movimento commerciale.
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Signori, non potendo nelle presenti circostanze indebolire la finanza, a noi non resta a fare altro che a renderle più sopportabili al nostro paese
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richiesta una certa forza, a conseguire la quale da noi non si è fatto ancora abbastanza.
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Questo fatto genera per noi l'obbligo di seguire una politica saggia, corretta, leale, e di avere quella forza che è necessaria per tutelare la
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Marselli. Mentre dura questa politica di vigilanza, noi dobbiamo imporre alla politica nostra uno scopo ancora più attivo e prossimo. Questo scopo è
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fare una simile politica. Oltre di ciò, riguardo ai lavori per la difesa dello Stato, noi abbiamo un vero vuoto da colmare.
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Abbiamo noi una potente amica fra le nazioni marittime? Credo che dovremmo pensare a trovarla.
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Noi abbiamo detto che il programma della politica estera d'Italia deve essere la conservazione della pace. Or bene, havvi in Europa una potenza che
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Accademia della crusca
