Voci della notte
testa che le scoppiava, tanto da dimenticare! Ma il sonno era lontano. Invece del sonno, incombevano su di lei le memorie dolci, ardenti, voluttuose, o
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sorte che doveva toccare ad ognuna, maritata, vedova o zitella; ed alle noci dorate, coi numeri del lotto per quelle che non si aspettavano più altro
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filari di salici o gli alti pioppi di cui il vento faceva tremolare le foglie. Ascoltava, attenta, il canto delle cicale e dei grilli, il gracidare delle
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? la zuppiera enorme coi manichi arabescati, col piatto di sopporto frastagliato come una trina? Posate d'argento ce ne dovevano essere almeno sei o
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sul marciapiede. I due o tre caffè della piazza furono presi d'assalto; dietro i cristalli appannati dal freddo, le mense biancheggiavano, invitavano
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qualche volta di essere idropica, di trascinare un pose nelle vene, come se ci avesse dell'acqua o del piombo, una cosa morta insomma. Da bambina era
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questa culla dove svegliandosi troverà un cadavere. Tutto conduce al nulla, la vita è un sogno. Chiudi il tuo, o bimbo, fra le bianche coltri della tua
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oscuri e profondi, orgogliosamente chiusi? O gli spiriti sciolti, i pensieri agitati, i dubbi, i sarcasmi? Le idee che sorgono, le idee che muoiono? Ah
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