VIII Legislatura – Tornata del 20 maggio 1861
Bixio. Se mi si accorda il diritto di parlare, io parlerò; se si vuole che io taccia, tacerò.
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Cordova. Io diceva…
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Bixio. Io voleva…
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Io quindi scongiuro la Camera a voler passare alle discussioni che sono all'ordine del giorno.
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Io stava appunto ascoltando lo svolgimento dell'argomentazione per vedere se non si atteneva al fatto personale.
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Bixio. Il signor Cordova non ha dritto di parlare nel merito; io sono inscritto prima di lui.
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Cordova. È la questione d'urgenza che io intendo provare.
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Cordova. Io voglio dimostrare l'urgenza del provvedimento senza entrare punto nella quistione generale; ed a questo proposito io debbo presentare
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Io insisto, perchè il mio ordine del giorno sia posto ai voti.
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Minghetti ministro per l'interno. Io l'accetto, ma colla stessa sincerità dico che ciò non toglierà che io faccia esaminare la questione anche dal
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Di Cavour C., presidente del Consiglio. Io non credo che una circolare di monsignor Caccia possa dar luogo a gravissimi disordini. Io non l'ho letta
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io proporrei di rimandarle almeno dopo la legge sull'ordinamento provinciale.
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Turati. Ebbene, io ne lascio tutta la responsabilità al Ministero.
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Di Cavour C., presidente del Consiglio. Ed io me l'assumo.
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Dunque la questione di Siracusa bisogna finirla; risolvetela come volete, io non c'entro, ma risolvetela.
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Ricciardi. Poichè io vi parlava del malcontento generale e profondo di quel paese, dirovvi che durante un mese intero io non ho fatto che udire un
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Nè vi spaventi, o signori, il sedere io all'estrema sinistra, poichè credo sappiate che io non siedo qui per vanità o per ambizione, nè tanto io qui
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Gli onorevoli ministri impugneranno la mia relazione, dicendo: ma le nostre relazioni sono affatto diverse da quelle che voi ci fate. Io farò loro
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A facilitare la mia esposizione, io aggiungerò un'altra circostanza.
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, perchè gran parte della colpa sarebbe loro, mentre io sono affatto disinteressato, io vi dico quello di cui sono sicuro per le relazioni ricevute da
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Io credo che il pericolo d'Italia ci debba commovere.
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Ricciardi. Io credo che nessuno dubiti del mio italianismo, che nessuno dubiti del mio patriottismo…
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presidente. Prego la Camera di far silenzio: io credo di avere abbastanza interpretato i suoi sentimenti…
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Ricciardi. Di pubblici funzionari. Io debbo fare un quadro esatto della situazione: ora l'ex-reame di Napoli si compone di provincie, e ciascuna
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Intanto ecco quattro fra le domande che io potrei fare: ho scelto le cose che mi sono parute riunire il maggior carattere di verità. Del resto
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Io non credo interamente al detto: vox populi, vox Dei; credo che il popolo spesso s'inganna; ma non credo pure che un intero popolo sia capace di
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Io non so se gli onorevoli miei colleghi sappiano che cosa siano gl'informi.
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Il perchè io conforto l'onorevole guardasigilli a mettere fine a questa vergogna.
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Di Cavour C., presidente del Consiglio. Io posso assicurare il contrario.
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Sarebbe pure stata utilissima cosa; io domando: perchè questa proposta non è stata adottata?
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Dopo il fatto di Spaventa, di cui accennava poc'anzi, due nostri onorevoli colleghi ed io ci credemmo in dovere di andare dal commendatore Nigra per
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Ricciardi. Io non ne conosco il nome, ma persone degne di fede me lo hanno assicurato.
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Ora, io domando: tutti questi ufficiali borbonici umiliati, disgustati, non sono materia ottima per una cospirazione reazionaria?
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Ricciardi. Io non voglio una Caienna.
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Ricciardi. Alcuni dei miei onorevoli colleghi non mi hanno capito; io parlava di una colonia penale.
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Io non so perchè l'onorevole Chiavarina rida di tutto questo; pare che non incontri le sue simpatie; ciò non impedisce che io dica la verità tutta
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Gallozzi. Io era in debito di dire queste poche parole…
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Io non ho ombra di dubbio che Napoli resterà sempre fedele al plebiscito, sempre perfettamente unita al regno d'Italia,
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San Donato. Io credeva che mi avrebbe oggi spiegato la cagione del richiamo; il conte di San Martino è già partito per Napoli; vuolsi aspettare che
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San Donato. Quanto io diceva degl'impiegati, non si poteva mettere in dubbio che io parlassi dei disonesti!
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presidente. È necessario che io osservi…
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Ferrari. Ma io continuo a parlare contro la chiusura.
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Ferrari. Io parlerò contro la chiusura, perchè il signor Ricciardi ha riprodotta una mozione da me stata presentata alla Camera un mese fa: la
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presidente. Io ritengo che questa discussione non si possa più riproporre.
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Ferrari. Ma io voleva solamente affermare lo stato in cui ci troviamo rispetto a quel regno, intorno al quale io ora non so niente, se non per le
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De Donno. Quanto al numero degli analfabeti, io ne parlerò in seguito.
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Io diedi precisamente lettura di questa parte, e per soddisfare l'onorevole preopinante ritornerò a farla.
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Vedo che la Camera è stanca; ma io la prego di scusarmi, chè io doveva rispondere alle osservazioni fatte contro le conclusioni della Commissione.
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Massari. Io ho proposto l'inchiesta.
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Non era dunque un mio giudizio, io sottoponeva ciò che nella protesta stessa è contenuto.
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Accademia della crusca
