VECCHIE STORIE
esse nel venticinquesimo anno dalla morte dell'autore, vengono intitolate Vecchie Storie, e potranno anche sembrare antiche a quelli tra i lettori ai
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prolungano, si sprofondano nel verde a perdita d'occhio: le forre di altissime erbe filiformi dove non entrano che i bracchi: la terra gialla, rotta da
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con una specchiera, che pareva un reliquiario. E dire che la Gina alla Ghiacciata s'era lavata il viso le dodici volte nel secchio! ma fortuna e dormi
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un brutto Natale; pazienza, senza i soliti regali! ma avremo la collera e la discordia sedute nel cantuccio del camino. Mio fratello Enrico, un mese fa
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! viva gli sposi! viva il signor Gaspare! - C'erano trenta o quaranta persone, tra invitati, parenti, barcaiuoli e persone di servizio. Nel salone di
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. Gran buon diavolo nel fondo. Siamo in campagna nella villa d'Incirano. Nicolò in cappello di paglia e in abito grigio chiaro, entra dal giardino e
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. La lepre è gatto, il bue è cavallo, e così via il vino è aceto, l'aceto è veleno; non c'è speranza che nel tempo, quando, cioè, le cose saranno
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vincere, e di coprirci di gloria, sparando coi fucili vuoti, fortuna che non capita sempre nemmeno nelle battaglie da burla, sebbene nel mondo si
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la corte col flauto. - E il marito? - Il marito d'una bella donnina è sempre un brutto mostro, un tiranno, uno scimmiotto, questo si sa. Nel caso mio
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rigonfiamento in fondo alla schiena, che dava delle arie d'inglese al signor Bastiano Malignoni di Monza. Nel passare sul battello dimenticò d'essere un uomo