VECCHIE STORIE
mano il posto del cuore. E veramente, ne' primi tempi, fu per la Gina una specie di sogno. La stagione era viva, la città allegra e piena di gente, gli
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; se fosse stata nelle nuvole, la povera bestia correva giù. Il canestrajo allora rovesciava le tasche in terra e ne usciva del grano, del pane, del
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ruga, e l'aria fresca della mattina ci lavava il viso dell'ultima nebbia di sonno. Già ne si apriva davanti il magnifico spettacolo del Lago Maggiore
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indicò l'uscio, l'altro se ne andò pallido d'ira e di vergogna, e da un mese non è più tornato in casa. Con questa spina nel cuore noi ci prepariamo alle
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in superbia. Nella sua ignoranza aveva un fascino naturale, non guasto dalle solite compassature del galateo sociale. Gente in quella casa ce ne
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rimestava colle mani, e ne traeva della crusca, ponendola di mano in mano sul piatto assieme ai confetti. Il segretario lesse dunque, anzi declamò: " A
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liscivia. - Son passato ieri dalla pozza del Vetro e non c'era un barile d'acqua. - Ne è venuta un poco stanotte. - Si è mandato ad avvisare il sindaco
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e pranziamo là. Almeno si sa quello che si mangia. Che ne dici? - Io? nulla. - No, devi dire anche il tuo parere. - Che cosa devo dire? - Qualche
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, che da un pezzo mi ha sul cuore, la settimana scorsa mi disse: Nicolò, c'è una ragazza che va bene per te: anzi ce ne sono due: le sorelle Bellini, due
Accademia della crusca
