Una peccatrice
famiglie del Napoletano, l'avea presentata ad una signora di mezza età, la quale recava con tutta disinvoltura gli occhiali sul naso, appartenente anch'essa
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avessi trovato una gemma di qualche valore, io l'avrei forse conservato come un ricordo dippiù della simpatia di cui mi onorarono gli spettatori; ma
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con Narcisa; e che egli aveva adottato quel mezzo come ne avrebbe adottato un altro, se gli si fosse presentato. A mezzogiorno suonò, e disse al
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tentasse immergersi di nuovo nei pensieri che lo tenevano sì preoccupato un momento innanzi, due o tre volte alzò gli occhi a fissare la veste, che
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potevano anche nascondere, come spesso, il nulla. Se Narcisa gli avesse scritto semplicemente: Pietro, non uccidete mio marito, ritrattatevi: egli non
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conte, quello che l'avea lasciato al Caffè Nuovo, vecchietto rubizzo ed elegante. Appena vide Pietro gli stese la mano. - Ero impaziente di stringere la
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ammaliatore, gli sguardi inebbrianti col loro raggio pacato, le promesse più affascinanti nel suo voluttuoso abbandono, questa donna mi ama!... me l'ha detto
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sotto i miei veroni; pensai a quest'uomo cui l'amore, ch'io gli aveva ispirato, aveva solcato le guancie ed elevato il cuore sino al genio... e l'amai
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ancora tanto ridente, e che sembra fuggirmi con la vita... «Ho pianto molto... sì a lungo che ora sono stanca di piangere. Gli occhi mi bruciano; mi
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, nella sua attitudine solita; allacciandogli il collo con le sue belle braccia; figgendo avidamente gli occhi negli occhi di lui; ascoltando le sue parole
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mattina a sera le sue tesi, poichè si approssimano gli esami; ed esce assai di rado. La sera di un giovedì Raimondo venne a trovarlo nel suo stanzino da
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caffè, e fermandosi dinanzi al tavolino dov'era ella si levò il cappello, aspettando d'esser salutato. Siccome nessuno gli badava, egli girò con tutta
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che Pietro me ne dia prima il permesso. Addio. Tre mesi dopo rividi Angiolini al Caffè di Sicilia. Gli domandai di Brusio; era ritornato in Siracusa
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alcuni minuti, agitato e smanioso; poscia si fece al verone. La calma serena di quella notte d'estate, il fresco venticciuolo che gli asciugava il sudore
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Gli parve di respirare più liberamente quando l'aria aperta lo percosse sul volto, rinfrescando il calore delle sue membra ardenti di febbre: quella
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