Una notte d'estate
! - sospirò egli. - Non vi pigliate giuoco di me. O piuttosto, si, deridetemi ma ascoltatemi, padre mio! sono Geronimo Bulbi. - La folgore era scoppiata
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scagliato. - Credete, signor Bendinello, son ciarle di scioperati, fors'anche di malevoli seminatori di zizzanie tra i buoni; - si provò egli a rispondere
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suo davanzale. Per quella volta, non si contentò egli di mandarle un bacio colle dita d'una mano; glie ne mandò con tutt'e due, a diecine. La bella
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hanno, e che vicine, per Bacco. Vedete, infatti; c'era lì una bellissima creatura ch'egli non sapeva decorare del suo riverito nome e cognome, che egli
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rideva. II ridere, comunque sia, fa buon sangue. - Che cos'è, poi? - diceva egli, quando lo riprendevano della sua irrequietezza. - In dieci anni ho
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solite cataste di libri. - Ah! - diceva egli, dando una rifiatata. - Hic manebimus optime. - Sarà vero? A questa domanda si volse macchinalmente, come
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i tre mesi,dacchè si era ridotto in quel nuovo quartiere. Aveva egli dunque l'assillo degli sgomberi? - Perché non me ne sono avveduto prima? - diceva
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erano occupate dai suoi libri; e si capisce che bastassero appena ad alloggiare tutti i suoi vecchi amici, come egli usava chiamarli. E là, seduto
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egli stava prendendo dal terzo palchetto una bracciata di Grevio o di Gronovio, e già si disponeva a muovere un piede dal quinto al quarto scalino
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; «eccetto che» soggiungeva egli ridendo, «eccetto che i nostri magnifici Bendinello e Gian Luca si adattino a lasciar arbitra dei lor riveriti pareri la
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