UGO. SCENE DEL SECOLO X - PARTE PRIMA
dall'astrologo. Venisse il giorno in cui Ugo, battendo l'avello del padre colle calcagna spronate, potesse dirsi: - Mi ascoltate? Io non ho tempo
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giorno, dopo quello in cui ci sposò il romito? - E non ci vedeva Iddio? - Senti: quel giorno io spiai i tuoi piedi insanguinati nella corsa ruinosa
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Una sera (la quinta dal giorno della rotta) Ugo era nella sua cappella parata a lutto, da tre ore cogli occhi fitti nella croce, colle membra invase
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, mostra il viso affannato da una veglia tormentosa, come quella che, cogli apparecchi non mai decisi, coi dubbi, coi rimpianti, precedette il tristo giorno
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tonache dì penitenza e corda al collo. Ciò a commemorare l'omaggio reso tanto bene nel giorno di Pasqua di Resurrezione. Ed Ugo? Ugo, chiuso nel suo
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Pel giorno di Pasqua di Resurrezíone, nella chiesa del castello d'Adalberto, diceva la messa un frate, e ad ascoltarla vi era il signore su un seggio
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memoria: - Cadde Genova, cadde Casale, cadde Torino. Alzor è alla Dora! Alzor era alla Dora. Una sera di un giorno vittorioso egli aveva posto
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redimere non bastavano le limosine di tutta cristianità al santo sepolcro. L'irrequietudine dell'età, la baldanza di affrettare quel giorno in cui
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dell'eccellentissimo signore Adalberto, conte di Auriate, lesse il bando pasquale: e così: «Avvicinandosi il giorno di Pasqua di Resurrezione, ed il
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ad Oberto.... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Alla mattina di quel giorno, nel castello d'Ildebrandino, partiti i cavalieri
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ghignò di volerla un giorno nelle sue braccia! Inconscia di tutto, melanconica e gaia, inesplicabile e cupida sempre di fantasie ultraterrene