UGO. SCENE DEL SECOLO X - PARTE PRIMA
! - Scomunicato e fuggente. - T'amo, e sono tutta tua! - Perchè m'ami? Che t'ho fatto per condannarmi così? - Ed io che t'ho fatto? - Ricordati Guidinga
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, ad onta dei servigi che ho fatto ad Oldrado. - Tu! tu ami l'oro! Bonello, questo è castigo d'Iddio! Tu puoi! Ma io ti risparmio il delitto! Ti amò
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Malandaggio ci tramandò su certi foglietti certe notizie, che mi venne fatto rintracciare nell'archivio di Saluzzo. Ma a che pro? Voi non ci credereste. Ebbene
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spaccavano dalla montagna sotto la tempesta di certe azze montanare: li rotolava verso la maggiore petriera, e dava loro l'augurio: - Tu pari fatto apposta
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inutile. Se si potesse avere una culla! Dove andremo, o Dio? Che abbiamo fatto?... Quale figlia fui rispetto a mio padre?... Uno spavento grandissimo
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....» Abbiamo voluto citare questo fatto di Ugo per soggiungere che un altro Ugo, non re certamente, ma una figura bieca che la tradizione ci dice
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Bonello. Adalberto vide il garzonaccio in volto. Ah chi era? Lo sapeva ora! Il giovanetto s'era fatto un uomo. Ecco il paggio stesso che recava lo
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scambievolmente fatto contro qualunque tradimento. Eravamo di posizione vicino al palancato di legno e vicinissimo al palco di madonna. Si alzavano d'ogni intorno
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strinsero. Il giorno di Pasqua di Resurrezione già abbiamo veduto come Ugo abbia fatto e Ildebrandino risposto. I cavalieri eruppero dal castello d'Auriate
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Rupemala. Ugo che aveva fatto? Quante cose sconciate! Quante armi e quanti uomini perduti! Come aizzato Adalberto! Per Ugo anche l'impresa da farsi
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compagno, come se da quelle dovesse uscirgli il malanno: e questi imprecava il calzolaio che aveva fatto pel chierico scarpe così disacconce per suolo