UGO. SCENE DEL SECOLO X - PARTE PRIMA
Sulla piazza della curte di ***, di messer Ugo cavaliero, conte di Lanciasalda, sui monti di Saluzzo, ad ora di vespro, Guidello, trombetto e araldo
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un avello di granito: solo i bimbi del sagrestano, innanzi a quella chiesetta, s'inginocchiano vicino al luogo della requie... fra le poche ruine di
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, dalle frementi profondità, stride cogli spiriti della mezzanotte, abbattendo, indiavolando, storcendo. È nero il tempo.... Una donna appare! Chi è
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L'indomani mattina era tempo assai sinistro. Nelle valli di Fenestrelle stagnava un morto nebbione: i torrenti scrosciavano colle note basse della
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non darà luogo a soverchie precauzioni. Si penserà, state sicuro, al pericolo avvenire; quello della fame. Quando noi lance avremo il segno di sbucare
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emblemi della perfetta cavallerìa degli avi, da Brunone suo a Sannuto, l'antichissimo fondatore dalla stirpe dei lupi d'Auriate. I vassalli
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Una sera (la quinta dal giorno della rotta) Ugo era nella sua cappella parata a lutto, da tre ore cogli occhi fitti nella croce, colle membra invase
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Saraceni abitanti in Frassineto ai confini dell'Italia e della Provenza (Liut., lib. 5, n. 4). Studiava il Re Ugo la maniera di snidare quei crudeli
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orrendamente: - Perchè ti diedi speroni d'oro? Perche tu fossi vinto? Già troppo affanno fu nella famiglia di Oldrado per il serpente della donna! Guardati
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d'Ildebrandino, che come capitano della spedizione, faceva cuore ad essi: - Da valenti, assestate la trave, tirate la fune! Da valenti, giù, giù, giù! - E il
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padre della natura!... A venti passi vedevasi sorgere su uno sfondo di vapori perlacei l'assito posteriore di una casetta dalle gronde ospitali, dalla
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stava ai piedi della chiesa nella sua curte: c'erano pure messer Ildebrandino, Baldo, Aginaldo, e tra gli scudieri Aimone. I cavalieri ascoltarono
Accademia della crusca
