UGO. SCENE DEL SECOLO X - PARTE PRIMA
Sulla piazza della curte di ***, di messer Ugo cavaliero, conte di Lanciasalda, sui monti di Saluzzo, ad ora di vespro, Guidello, trombetto e araldo
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baroni, messere Baldo e messere Aginaldo: quello un vecchio ringhioso e impaziente; questo un cavaliero poderoso, guerriero quando ci fossero petti da
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cavaliero!... Era bella? Era fastosa? Era tripudiante nella vita delle castella?... Silenzio... I puttini del sacrestano s'inginocchiano davanti
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cavaliero Ugo.... Questi aveva vesti nere, affatto nere, lo scudo coi propri colori ricamato sul petto, gli sproni d'oro ai piedi: chi l'avesse osservato
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chi è lei? S'io non l'avessi conosciuta? Cavaliero che combatte senza pensiero di dama è vulgare mercenario! Se io non l'avessi amata? Ma se era destino
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cavaliero: devo, come nata da liberi castellani, pregarti per il capo dell'impresa! Egli ci rende tutto! Ed è valente, e cortesissimo.... Perchè sorridi
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Malandaggio, uniti il cavaliero ardente e la promessa sposa di Oberto, un boscaiuolo e una montanara, Silverio e Maria. Ugo in due anni era cresciuto di
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compagnia, poterono meglio vedere. Aroldo notava e riferiva: - Conosco il cavaliero: è Oberto. - Oberto? - e Ugo diede una rabbiosa strappata di redini al
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torrente in cui s'abbatterono Ugo gettò il suo saio da cavaliero, e le calze, e gli usatti, esclamando: - Mi sento buono! E montanaro e montanara
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messer Oberto. Hai veduto la croce sulla pergamena? Diceva l'altro: - Oberto è un cavaliero valoroso. E i due si allontanavano. Ugo guardava ed ascoltava
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dormito sotto un padiglione di frasche, avvinta alla persona del suo cavaliero, odorando l'effluvio dell'erbe aromatiche su cui posavano l'api: la luna