UGO. SCENE DEL SECOLO X - PARTE PRIMA
conformità agli usi. Voi sapete: quando la tromba dell'araldo suona a festa si suole dire tromba d'argento Da valenti messeri adunque - e mise alle labbra
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, diedero mano alle borsucce, poi se ne andarono: Ugo, tenendosi vicino Aimone; gli altri dietro, legati da nessun aperto discorso, pure tacitamente
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guardare. Il quale Ugo, dopo che ebbe detto ad Aroldo e alle lance che lo seguivano: - Corriamo ad avvisare i balestrieri - stringendosi fieramente
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detto a Bonifacio: - Io solo sono il capo dell'impresa! Altissimamente lo grido alle castella, io, io! - Ildebrandino e Oberto bastavano soli a liberare
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, incontro alle frecce nemiche, a trascinare le macchine e a caricarle di sassi, e a porle da assestare i colpi. Presero a farle giuocare: un proietto
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Come abbiamo detto, Ugo, smarrita ogni traccia di sentiero, errò tutta la notte. Appena l'alba imbiancò i colmi dei tettucci alle capanne inerpicate
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all'omaggio, siate corteo alle mense giulive, fate ala per le uscite fragorosissime alla caccia! Arrendetevi, o nemici: le vostre bandiere serviranno
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nella schiuma iridescente le fuggitive perle alle sue nozze. S'era svegliata, più stanca, soffogandosi gli occhi leziosamente e domandando: - Dove
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intorno alle gambe a stringergli i panni ruvidissimi e attorcigliati, scarpe acute pure di maglia, e speroni d'oro da combattimento. La spada a croce, col
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dare alle fiamme tutte le barche dei Saraceni che quivi si trovarono, fu quasi un punto stesso. Ugo nel medesimo tempo arrivò per terra a Frassineto
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, lontano, queste grida ubriache: - Viva messer Adalberto! - Ugo si rivolse e vide moltissime fiaccole che giravano intorno alle sue mura e sparivano
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abbisogni di scuri per apparecchiare le travi alle macchine di guerra? C'è forse quel signore? E come si chiama?» Oh lo strazio di quella simulazione! A
Accademia della crusca
