Trasparenze
restate a me; la sorella e la madre son lungi - e lungi è il padre! Pur versi il soffio creatore a questo ingegno infermo, angelo tutelar dì e notte
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? - Il tuo labbruzzo è roseo, e la tua chioma è d'oro, ove me 'n vada ignoro. Ove tu vai me 'n vo! - Allor tu vieni al placido tetto ove veglia Iddio su
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gambe viete nol sorreggevan più. Per me Bacco è a Esculapio nemico, e il congedai; e l'amicizia è ormai cosa che un tempo fu. Però nessun mi toglie le
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, io m'ho tante vaghezze, tante nel cor dolcezze, e so sì bene errar da me lontano, per entro al mondo arcano, che, dican tutti ciò che voglion dire
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via sotto il tappeto bruno: ché, di sera, al camino, li vo evocando e me li schiero intorno; presiede la mia nonna, con una bianca gonna, il colloquio
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giocondo! Ma poi non ti rincresca pensar che questi tuoi giorni beati son giorni a me rubati; fa' che un sospiro al tuo gioir si mesca, ma poi non ti
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tanto azzurro e a tanto verde (Dio! come i canti miei rammento mesto!) guardo alla vita grama che si perde, agli altri e a me molesto! Veggo tutto
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nostro invito: fu certo un cenno della mia sorella che di me ti ha invaghito, o un sospir di mia madre! - Ero un intruso di cui dicean " morrà presto
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(Frammento) . . . . . . . . . . . . . Rammento una favola udita da fanciullo. Il buon vento or me la riconduce tutta fresca: la narro. La Cicala, la
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Gennaio! È il mese in cui la Dea Speranza, la Dea che accanto a me più non ritrovo, fanciulle mie, bussa alla vostra stanza, vestita a nuovo. - Certo
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ricaduto, riavranmi le tenebre, attonito e muto, né in mezzo al tripudio che Iddio vi mantenga, più voce non venga che parli di me!... quel dì sarà il premio
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letale può colpir tutta vasta quant'è. Ah il Signor queste cose non fece; no, per me, non ci vado in vapore. Chi compar! L'asinello è migliore; questo