Trasparenze
melode che è il benvenuto della terra al sole, fruscìo di selve, mormorìo di prode, mirifiche parole! Ma tu più bella d'ogni Bello, o Diva, la abbellirai
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bara scote il torpore del mio suol natìo, fra i tardi inchini della folla avara posso prostrarmi anch'io! Eravam giovinetti, eravam belli; il frutto
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A ENRICO JUNK Della città, madre di inganni e toschi, sei stanco, amico, e aneli ai verdi boschi e a un po'di acqua corrente; a un po' di acqua
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Se fosse nostro, Arrigo, il secol bello della fervida fede e dell'amore, pensa che tu saresti un menestrello di nordici lïuti animatore, un giovin
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,... non si levano il cappello. Splendi agognando al dì della partenza; e ristucco di farci il zolfanello, di tanto in tanto perdi la pazienza! Sole, il
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divelto udendo il cicalìo della vegliarda? Egli, che all'alba ancor non era nato, morir canuto a sera avea sperato... nel fango invece a mezzodì giacea, e
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bimbo mio d'amor; del bimbo mio che medita già sulle sorti umane, e sta spezzando il pane del Sapere fatal; della mia madre vedova che al par di me lo
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O primavera, gioventù dell'anno, gioventù, primavera della vita. Creso pagò con lucciole ed Elena ha sorriso: la terra e il paradiso favellano d'amor
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!... Dalla sua cetra ebbero forse essenza le mie poche canzoni! Sospeso al labbro della madre pia che mi leggea gli Sposi le prime perle dell'Arte ch'è or
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, qualche nonnulla... un capitombolo dalla mia culla, un mal di stomaco, la fanticella, i Magi, i bricioli della scarsella; le panche gelide, le
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puro il firmamento? Io mi sto attento all'usignuol che geme: cantiamo insieme agli olezzi, alla pace, alla frescura della molle natura; e mille udiam
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li irraggi della lor terra natìa. Però, scenda del Tevere alla valle, o salga al Campidoglio, o dai quadrivii del suburbio sbocchi, la folla, senator
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trarrìa la sua covata; né brillerebbe più la lucernetta della mia cameretta. Voi non verreste più, coppie amorose, di ombrìe silenti in traccia; né
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. Traversa il cielo un vento accidioso, della sua meta incerto e senza lena; al suo passaggio il bosco pensieroso saluta sì, ma rispettoso appena. Giù nel
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suicidio mi ha dannato Iddio, errarmi intorno mi parea sentire l'alito della morte. O mia ricchezza unica, o bimbo mio, lo sai tu chi son io? Sono il
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sfinge davanti all’Obelisco. Se folleggia, se canta e se m’insidia concedendomi un po’ della sua mano pel Dio Termine! E’ Clori, è Filli, è Lidia ed
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sotto le spire della sua danza folle insuperbirsi i petali, schiudersi le corolle: rose, geranii, mammole, anemoni e giacinti, come da un vago
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, l'inganno e la minaccia? * Era un mostro ti dissi... * * E' per lui che ritorno talvolta a mezzanotte, spesso sul far del giorno!... Tu che a piè della
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almeno il Signor ce lo die' ". Razza mesta, alle celie bersaglio della plebe, cui sopra tu stai, sul mio volto quel dì non vedrai insolente il sorriso
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tuo duplice liuto, esulterò come un eletto, e ai lieti dì ripensando della nostra speme, griderò: benedetti i due poeti, s'anco non giunti insieme
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quest'anno giungerà uno sposo! - Della miseria romperò l'artiglio! - Ritornerai guarito all'aer gioioso! - Avremo un figlio! Fanciulle mie, dalle
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, abbandoni, ebbrezze, incurie della vita e del destino! O memorie!... beatitudini come nuvole svanite! O miei fiori in preda al turbine, o mie ninfe