Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Trasparenze

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Praga, Emilio 22 occorrenze

Trasparenze

coll'aria, coll'aria imbalsamata! Vuoi della vita frivola l'oblio, e da lontan già senti il brulichio di una allegra borgata! Di una borgata allegra e

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povero armadio e sono il tarlo, sono il martel spietato e il debil muro, e in questa vita da cui vuoi fuggire, è da gran tempo che a sarcasmi immani

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(Frammento) . . . . . . . . . . . . . Rammento una favola udita da fanciullo. Il buon vento or me la riconduce tutta fresca: la narro. La Cicala, la

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Nato pel cielo, e tutto in quello assorto, spirto in esilio sulla nostra mota - spirto creato per fulgere - e morto come un ilota! Anima invasa da

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!... Oh! vi potrei strappar, maschere oscene! Vi spezzerei scudi e freccie da nolo!... E sapreste che sian quaggiù le pene che all'onestà fan la perfidia

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Mi chiaman pazzo le vicine, e infatti fra tanti matti posso esser matto anch'io. Ma, affé d'Iddio, io le sento russar, le donnicciuole; oppur, da

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Fosti eretto da uomini orgogliosi in un'età di ferro! Nelle viscere tue stan marmo e cerro, bel campanile! I tuoi merli son gloria e apoteosi

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pinta navata, volerà, dal suo genio portata, via, fischiando, la scettica età. Che terrori nel nido latente degli ignari augelletti quel giorno! Da

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Or vi dirò la cronaca dei mesi come narrar la intesi da un certo vecchierello così pulito e bello, così dolce e giulivo nei modi e nell'aspetto, che

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può al perdon chinare ma la Corte d’Iddio! E se il tien muto, e se, immobile finge di non udir ciò che di dirle ardisco, ti il vago stupor che la

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ALLA DUCHESSA E. L. Terror et Pietas. Duchessa, l'epigrafe del vostro blasone par scritta da un angelo mutato in leone... il motto al mio genio Dio

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reietti, i fuggiti da Adamo, dal ciel, dal fango vinti! E cantiamo una squallida canzone, che al tuo sereno irride, una canzon che muove a compassione

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nostra cortina da cui, stanchi e lividi, ci assal la mattina! Tu dici: " O amatissimo, sei Giove, e io son Frine!... " scotendo sugli omeri le chiome

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fortunose, poesie... casi ignorati di sogni e di congiure, epopea di cui rapsode avvilita è l'età che noi giovani viviamo!... Ma parmi udir, da

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fucina delle vostre chiose la sua fronte magnanima e solenne arditamente espose! E vivo ancora fu chiamato estinto... or per la terra, da cui van

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sole le pupille serene! E allor non mi dirai che senti cose da gran tempo obliate; e le rime, castissime mimose, non ci saranno ingrate; e i bianchi

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passeggiate, l'altar, le prediche assaporate cogli occhi timidi fisi sui Santi che mi guardavano da tutti i canti, mentre dal piccolo libro di prece i tuoi

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amor! l'ultimo... eterno, se un inganno non è l'occhio di Dio che nelle tombe io scerno. Siam da tempo compagni! e fu la bella allegria dei fanciulli il

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mendicante che guarda in viso e che non sa cercare, e allontanami il giorno in cui, tremante, non trovi il soldo da potergli dare. Fa' che ai coloni

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mèta ben ti avrei dato il mio! Mi è fuggito e a te giunge. - Io, da lontano, nella crescente mia ombra perduto, quando, plaudendo, ti diran sovrano del

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spargi le siepi di candidi spruzzi e di macchie vermiglie i giardini, col mandorlo e il sambuco; marzo che chiami da' suoi bui cammini il redivivo bruco

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ciarpa. Inganniamo il destino: in una queta stanzuccia di villaggio ecco la cella, cella di solitario e di poeta! - Da qui, fra l'oro delle bionde anella

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