Trasparenze
cantine ai tetti al nascere d'ogni anno è un coro uguale; cantan l'atre galèe, cantano i letti dell'ospedale; il mondo intier canta alla Dea loquace! E
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Coll'ultima cadenza l'aurora in ciel spuntò, coll'ultima cadenza la bella si svegliò! Al davanzal la povera fanciulla accorsa è già, ed occhieggiando
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... l'illusïon baciandoti per man ti prenderà. Vedrai l'Iside austera, fatta mite e ciarliera, inchinarsi al tuo piè, e dirti: " Ogni mio simbolo vo' rivelar per
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rugiada in grembo ai fiori, al par dei nostri amori, dileguano piangendo; e ogni calice olezza al par di una carezza. Amo la calma ascensïon di luce sulla
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Io son povero al par di un fraticello; ma tu sei vispo, rubicondo e bello, l'avvenire tu sei, l'ultima legge ormai dei giorni miei. Ti lascio, amico
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O Musa bionda, o giovinetta mia, bella, dolce, soave, che mi dici al mattin la Poesia ed alla sera l'Ave... tu che, in mezzo alla torbida procella di
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, io m'ho tante vaghezze, tante nel cor dolcezze, e so sì bene errar da me lontano, per entro al mondo arcano, che, dican tutti ciò che voglion dire
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, badate al fanciullin di quando in quando, se mai la coltre allontanò sognando. Triste si fa la vita al cantoniere ed al soldato per gli spalti perduto e
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vita grama, quanto, quanto dolore! E come tutto è fumo, e la mestizia e la letizia! Candida, tu, consolatrice e il biondo crin d’un fanciullo al mondo
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... ma mi sorride il giorno, ma la mia musa è qui! È ver: son solitario. Vivo una vita grama... ma so che al mondo m'ama qualche buon'alma ancor. Dal
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Quanti sogni, quante favole, che follie, che visïoni, non scandemmo, o Musa, al facile rimeggiar delle canzoni! Si cantò la luna, il pallido astro
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ALLA DUCHESSA E. L. Terror et Pietas. Duchessa, l'epigrafe del vostro blasone par scritta da un angelo mutato in leone... il motto al mio genio Dio
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attraverso al sole opimo vino; parea ruscello immobile il zaffiro, e lo smeraldo egizïan splendea del color che, a ciel fosco, ha la marea. Ma il topazio
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nuda assomiglio, mia carne ideale, al legno d'un feretro che avesse le ale. Oh!... I mistici effluvii che hai tu nella gonna!... Talvolta fantastico
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riconsiglia. Scendi, nuova canzon, vieni e diventa la carezza materna al capezzale! Allontana la sfinge che spaventa, fatti color di cielo e metti l'ale
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coll'acqua, e vegetanti!... E la gente sonnecchia intorno al foco.
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fanciulletti l'albero rispettate e le sue culle! S'oggi rapite i poveri augelletti, doman potrete rapir le fanciulle. Deh! serbatele al vol le molli
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melode che è il benvenuto della terra al sole, fruscìo di selve, mormorìo di prode, mirifiche parole! Ma tu più bella d'ogni Bello, o Diva, la abbellirai
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A CLETTO ARRIGHI Addio, bosco di frassini ombrosi, ondeggianti campagne di biade! del villaggio tranquille contrade dove giuocano i bimbi al mattin
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,... non si levano il cappello. Splendi agognando al dì della partenza; e ristucco di farci il zolfanello, di tanto in tanto perdi la pazienza! Sole, il
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fedeli! Al tramonto è una festa di voli e trilli intorno alla tua testa che guarda i cieli! * * * La tua campana è una nenia soave e riverente io l'odo
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brami. Qui vendemmian. Bei giorni, allegre notti. Tripudiano le valli e le pendici; si arrotondan nel gaudio, al par di botti, mille pancie felici. Son
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pergamene e cantilene! o intenti, al suon dei bronzi e dei flagelli, penne e pennelli!... Per gli occhi tristi della donna mia, per l'amicizia degli amici
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. Traversa il cielo un vento accidioso, della sua meta incerto e senza lena; al suo passaggio il bosco pensieroso saluta sì, ma rispettoso appena. Giù nel
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Il bambin che cantai nelle canzoni che son piaciute ai buoni, è malato, e, tuttor, nel contemplarlo, nell'indagar sulle sue guancie smorte se al
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via sotto il tappeto bruno: ché, di sera, al camino, li vo evocando e me li schiero intorno; presiede la mia nonna, con una bianca gonna, il colloquio
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? - Il tuo labbruzzo è roseo, e la tua chioma è d'oro, ove me 'n vada ignoro. Ove tu vai me 'n vo! - Allor tu vieni al placido tetto ove veglia Iddio su
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giocondo! Ma poi non ti rincresca pensar che questi tuoi giorni beati son giorni a me rubati; fa' che un sospiro al tuo gioir si mesca, ma poi non ti
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Tu ritorni ben tardi... l'orologio ha sonato mezzanotte; la madre ti ha finora aspettato. Testé, vinta dal sonno, andò triste al riposo... Vedi, già
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reietti, i fuggiti da Adamo, dal ciel, dal fango vinti! E cantiamo una squallida canzone, che al tuo sereno irride, una canzon che muove a compassione
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corrente in cui si specchia la ricciuta fanciulla oppur al vecchia che ti guarda ridente. Aneli alla mestizia solitaria per cui l'arte respiri insiem
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Era canuto e amava il crine biondo, la gioventù d'Arte e d'Onor vestita; avea lottato come pochi al mondo, senza odiar mai la vita. Era il pugilatore
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canzoni d'avvenir! gli amori! gli odii, i dolor!... ma nuove! Sian della neve al par, che dalle vecchie tettoie si dismuove! Marzo è la Gioia in culla. È il
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tenere... Perché affrontar lo spillo e la fiala, il droghiere e l'entomologo?- ……………………………………… Ma, sordo al mio monologo, il nomade doglioso
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sparir trepido e vago sull'anime piovete, oh già da tempo al vecchio avventuroso detto avevate che di tutte al mondo le vicende che il fan gaio o doglioso
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campane le sommesse litane. La madre dì famiglia, alma creatura ne' suoi figli vivente, più dall'acre frescura colla voce aspettata al letticiuol tepente
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volava; or su un cespo, or sull'altro un attimo posava, e via, via, nell'azzurro, ratta, vertiginosa, dalla mammola al giglio, dal geranio alla rosa, come