Teresa
arruffato, sul quale stava in permanenza il tradizionale berretto rosso dei paroni del Po. - Noi facciamo il nostro dovere, Toni, e il resto alla
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sul collo, di dietro, fin dentro all'avvallatura delle spalle; e a certi piccoli ricciolini che si sbizzarrivano tra l'occhio e l'orecchio, coperti da
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giovinotto era giunto la sera prima, alto, impersonito, con un principio di baffi sul labbro superiore, con un cappellino a cencio, verdone, posato
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marito che si trova sul posto, avrà tempo di provvedere. Braccia e persone di buona volontà non ne mancano. Si figuri che perfino i cantanti, quei
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affrontava tossendo un poco, ma volendo resistere ai buffi caldi, fortemente odorosi, che egli le lanciava sul volto. Chinandosi con certe mosse improvvise
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Francesco predicava male, con una voce monotona sempre afflitta da raucedine; le sue variazioni sul Vangelo non avevano originalità né vigore. Egli
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di sopra, svestirla e coricarla. La piccina le aveva incollate le braccia sugli omeri; voleva dormire vicino a lei. Teresina pose la testa sul
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poteva germogliare nel suo cuore squisitamente amoroso, ma una ingenua soddisfazione le faceva brillare sul volto la bellezza propria delle persone felici
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momentaneo dell'anima sul corpo. Teresina aveva l'abbandono fidente della donna che non provò ancora i disinganni. Varcavano entrambi il periodo piú bello
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poltrona in forma di biga romana, cogli occhiali sul naso e una lettera in mano, grugniva sordamente. Un colpo di tosse secca, come se gli andasse un boccone
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il corpo. Buttava via il cappello, il soprabito e tutto; si cacciava sotto le coltri e in quel momento di riposo, di solitudine, sul punto di
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infossate, il mento aguzzo, ritratti di preti floridi, grassi, lucenti, colla pappagorgia cascante sul collarino; occhietti furbi di auguri che non
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lettuccio, dove almeno riposerebbe. - Saltato o strisciato? - chiese Luminelli, appoggiandole la punta delle dita sul dorso. - Come vuole. Fecero mezzo
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, la piú sicura, quella che gli avrebbe permesso di aiutare subito la famiglia. Il signor Caccia si appoggiava molto sul figlio, per il quale egli e
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di maggio senza muoversi dal divano, tutta ravvolta nello scialle, colle manine di cera incrociate sul petto, i grandi occhi opachi fissi nel vuoto
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carriola sul marciapiede, ed entrò a bere un bicchierino di grappa. - Vuol venir presto l'inverno - disse la tabaccaia, alzandosi sulla punta dei piedi
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scosse nervose, da urli, da lamenti fiochi, da gemiti così strazianti che pareva in fin di vita. Dovevano allora coricarla sul letto, nel silenzio piú
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, nell'umido e buio gineceo, il signor Caccia terminava i suoi giorni, confinato sul divanuccio dove la signora Soave aveva trascorsa tanta parte della vita
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incominciate, gomitoli, fascie distese, giocattoli usati, quaderni, panierini. La signora Soave allattava la piccina, stando seduta sul divano, con uno
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chiuse. Ma poi, attraversando il paese, fu un trionfo. Luzzi, che stava sul caffè fumando un sigaro, la scappellò così profondamente ch'ella si sentì
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nicchietta calda, nella quale la fanciulla affondava con delizia. Stava voltata di fianco, colle mani raccolte sul petto, i ginocchi un po' rialzati, la testa
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un momento di riposo; seduta sul divanino, collo sgabello sotto i piedi, lo sciallino grigio incrociato sul petto, le sue piccole mani gialle l'una
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