Teresa
- Coraggio, figliuoli, coraggio. - Ne abbiamo, signor sindaco, ma la faccenda è brutta assai; temo l'abbia da andar male per tutti. Chi rispondeva
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immaginarlo. Chi vuol mai che pensi a me? - To', perché non si potrebbe pensare a te? Non sei una ragazza come le altre? - e a parte i complimenti, le Portalupi
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manca un bottone, e i colletti sono sfilacciati. Chi ha cura della tua biancheria? - La mia padrona di casa. - Veh, i polsini di lana rossa che ti ho
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ancora ... - Ma! Chi va al mulino si infarina. - È il volere di Dio - concluse, sospirando, la signora Soave. Il donnone grande e grosso si pose a ridere
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? Era un suo desiderio ascoso quello di possedere un ciondolo per riporvi capelli o ritratto. Qualche volta lo interrogava sopra i suoi amici, chi erano
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. Intanto che il prete recitava a voce bassa le orazioni, i fedeli facevano i loro preparativi per il Vangelo. Chi tossiva, chi si soffiava il naso; le donne
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parola, nient'altro che una. Che male c'era? Chi lo avrebbe saputo? Una indolenza molle prendeva il sopravvento nei suoi pensieri. Infine non era lei
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della passione, ma col volto ilare di chi si sente amato, e non teme insidie. In realtà la sua vita si era arricchita di una sorgente inesauribile di
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impossibile che in mezzo a tutte quelle lettere non ve ne fosse una per lei. Di chi erano quelle lettere? Chi scriveva? Chi riceveva? Forse era accaduto
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prenderli e portarli via. Chi sa in quali mani sarebbero caduti! - Ecco, - disse la pretora - tutto è finito. Dio solo sa se la povera donna era piú
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era stesa quasi in forma di giuramento solenne. - Non una parola in difesa della fanciulla. Chi non la conosce? Chi oserebbe gettarle la pietra? La
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che egli sia stato un bel giovane. Ha la faccia di un canonico. - Chi è quello là coi baffetti corti, piú corti assai del suo naso? - Vicino a Luminelli
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immenso compatimento, una tenerezza infinita, tutta fatta di perdono e di amore. - Quando io non sarò piú - le disse una sera - chi ti amerà, Teresa? La
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, tutte quelle lettere portavano a chi erano destinati un mondo di sensazioni. Nella borsetta nera del procaccio c'erano gioie, dolori, speranze, ebbrezze
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cosa di simile; presente col corpo, aveva l'immaginazione lontana. Fissava lo sguardo come chi ha davanti una visione, e tracciava colla sua canna
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la guardava, intenerita, struggendosi dietro quella sua figliuola così buona. Chi sa se sarebbe fortunata! - almeno fortunata piú di lei… Quando era
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esortava Teresina a non aver paura. - Non è nulla - disse il vetturino - ma poteva ben essere peggio. Anche il sediolo si era fermato. Chi lo guidava
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cristallino, di una limpidezza d'acqua. Scrisse alla mamma "la zia Rosa è tanto buona quanto bella". Ma chi era il giovinetto lungo e magro, coi calzoni
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Teresa
non va mai in collera, né mai si lagna di nulla. È felice, non è vero? - Chi è mai felice a questo mondo! ... Teresina, tu non lo conosci ancora, no
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