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. - Attacca subito. Tornarono indietro fino ai vasi di cedrina, fermandosi a guardarla, stropicciandone le lunghe foglie asprette e odorose. La fanciulla
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tanti nuovi ai quali bisognava trovare un posto, Carlino non ricordava piú la sfuriata paterna. Rideva, appoggiato colle spalle al muro, fumando mezzo
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sollevava la mano per lisciarli. Si vedeva allora una manina magra, scolorita, come di cera vecchia, stretta ai polsi da certi braccialettini di
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affrontava tossendo un poco, ma volendo resistere ai buffi caldi, fortemente odorosi, che egli le lanciava sul volto. Chinandosi con certe mosse improvvise
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avvertiva che annoiavano Teresina restando in camera, e vi restarono piú a lungo. Teresina colla fronte appoggiata ai vetri guardava a piovere; aveva
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assorbiva con quell'egoismo tirannico che è uno de' suoi principali caratteri. Lei, così buona, così timida, che si angosciava sempre ai dolori della mamma
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felice dell'amore ella non poteva avere che pensieri rosei. Cantava pateticamente "Tutte le feste al tempio" con un accento di donna iniziata ai misteri
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dalla messa, facendola passare dalla testa ai piedi, commentandola sarcasticamente, a parole brevi, acute, saettanti. - È però simpatica - disse una
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' Aquila insieme ai giornalisti; quella società gli piaceva ogni giorno piú. Si sentiva nato per le battaglie della penna, per le emozioni della
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, l'esattore riprese coraggio. Pronunciando con tanta risolutezza un "giammai", si sentiva riabilitato ai propri occhi; gli sembrava un atto pubblico che
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abiti rosa da estate, ai quali le gemelle rinfrescavano le guarnizioni; aveva anch'essa un abito rosa, ma sentiva ripugnanza a indossarlo; le pareva di
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accettare così come le giungeva, mozzato dalle esigenze della famiglia, sottoposto ai bisogni e ai desideri degli altri. Sì, di tutto ciò era
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luogo che ai primi di settembre. Quel giorno Teresina ebbe un accesso delle sue solite convulsioni; l'Ida la pose a letto, affettuosamente, cercando di
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aveva sei o sette marmocchi da mandar a scuola, e le pere cotte fanno bene ai bambini. Anche nel palazzo Portalupi, l'emulo del palazzo Varisi, lo zoppo
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, stava ritta ai piedi del letto, guardando il medico. Il signor Caccia, serio, imbronciato, aspettava. L'esame fu lungo e minuzioso. Incominciò con
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l'odiosa catena delle consuetudini, degli affetti imposti. Una lettera di Carlino venne a portare l'ultimo colpo ai due che rappresentavano ancora
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sgabello sotto ai piedi; pallida sempre, disfatta dalla sua recente maternità. Teresina andava e veniva colla pappa, colle vesticciuole, portando ordini
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interessò ai paeselli, alle casupole sparse nei campi. Là certo abitavano famigliuole tranquille, babbi e mamme amorose e fanciulli felici. Che belle
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osservando; osservando, calma, dietro il banco del negozio, accanto ai lettini dei suoi sedici figli, nelle ore lente e pazienti della solitudine
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