TAVOLOZZA
- No, mia diletta, non ho più quattrini, per mutarteli in nastri e in cappellini: siamo a Natale, e le mie due sorelle aspettano un mio dono a farsi
TAVOLOZZA
tiranni al trono malediceva allor. Ma un dì la madre dissemi, tutta piangente e smorta: - Questa canzone è morta, non la cantar mai più! - Quel dì, le
TAVOLOZZA
: le stelle brillano sui nostri amori, il suol ci germina serti di fiori, ma tutto è tenebre pria della culla, e dopo il feretro vediam più nulla!
TAVOLOZZA
diavolo andò al mondo di là!". - Al mondo ? - io chiesi - spiègati : di là ? di là di che ? ". Ma credereste ? Angelica non ne sa più di me, e non
TAVOLOZZA
, dentro il feretro passò! Una sposa mi mostrarono più di ogni altra seducente, e allo sposo sorridente qual chi molto e a lungo amò ... Così bella
TAVOLOZZA
notte in breve si farà più bruna: forse al varco ti attende un traditore, e cadran tue speranze ad una ad una, come le foglie d'appassito fiore. Se
TAVOLOZZA
cervello? Dio che a ragione, o tanghero, di te più furbo è assai, t'acqueta, la sua maschera non lascerà giammai. E tu in ginocchio pregalo che ci
TAVOLOZZA
mi risana? Oh non più, madre, medicine amare, stanotte io feci un sogno fortunato ... e al dottore lo voglio raccontare; un bel sogno ... era un
TAVOLOZZA
, ti dieder la culla gli iberici lidi? Quegli occhi più fulgidi dell'aurea cornice, oh dimmi se resero un uomo felice! Di nacchere e ghitarre oh ardor
TAVOLOZZA
Iddio, che m'accende l'ingegno, qui, nel core che il bello innamora! ... Del Signor questo è il tempio più degno! Bordighera, giugno 1861.
TAVOLOZZA
appar nel piano interminato; solo un tempio romano, ove facella più di vestal da secoli non splende, e ai sacrifici l'augure non scende, innalza
TAVOLOZZA
beviamo; è dolce sussurrar fra nappi e amici : fanciulla, io t'amo! Fra gli spruzzi del vin, come, a vederla, la schiera delle amanti è più gentile
TAVOLOZZA
schiudono, or si serrano i volumi palpitanti, quasi albergo all'alme fossero degli autor che non son più! Udite, udite il cantico che accompagna la
TAVOLOZZA
opifici oscuri non sian di noi più puri in faccia al Creator! Ma al suon dell'aspre incudini si sposi il suon dei carmi, che tempra a Italia l'armi
TAVOLOZZA
ritmo flebile di una stilla d'amore; scintillar vedi i timidi occhi del poverino, e dimenar più rapido l'arco del suo violino; la fame allor dimentica
TAVOLOZZA
i pescatori abbaglia più del lucro promesso ... e che non luce! Il lucro è rame, povere monete, che dei pesci hanno l'odore. Vegliarono tant'ore per
TAVOLOZZA
; per qualche più felice astro, infedele ci abbandonava e spiegò al ciel le vele! Qui, Poesia soltanto restò sparuta a pochi mesti accanto, a ricordar