TAVOLOZZA
, e io lasciando i pennelli con dispetto il guatai torvo e bieco. Ché all'entrar suo mi rientrò nel core tutta la noia dei passati inciampi, quando
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diavolo andò al mondo di là!". - Al mondo ? - io chiesi - spiègati : di là ? di là di che ? ". Ma credereste ? Angelica non ne sa più di me, e non
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Spesso io contemplo in estasi la vecchia libreria, la fida amica, l'anima della stanzetta mia, e, quando mesto io veglio, parmi udirla cantare le
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; - Eh via - le dissi - vien, vieni a cenare, io stesso poi ti voglio confessare, e se vedrò che mi vuoi bene assai, assoluzione e baci in copia avrai; ché
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Come fra nebbia nei boschi caduta, io dell'età vissuta, rammento i giorni sacri al primo amore; quelli in cui sbuccia il core come dai chiusi petali
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nocchiero, ti dirà se di pioggia è foriero quel vapore che al sole fa vel. Vieni meco: io ti voglio alla riva per mostrarti l'immenso oceàno, e poi
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mente? Io non seppi indovinarlo, ma, scommetto un principato, qualche diavol vi è incarnato; quella testa aveva il conio dell'alcova di un demonio. Tra
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calpesti, e vetri infranti, alfabeto del mio labro tormento, schiaffi delle maestre, e pensi erranti sui scartafacci, ancora io vi rammento. Fiuto ancor
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tuoi veli! Te fra le viti e i gelsi del mio suolo natio, fanciullo io vidi e ad astro mio ti scelsi; fosse felice o in lagrime, da quel giorno, o mia
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, io ti dirò se ben ritratto avrai il volto di madonna e il committente!
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mi risana? Oh non più, madre, medicine amare, stanotte io feci un sogno fortunato ... e al dottore lo voglio raccontare; un bel sogno ... era un
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- A messa mi volete alle sett'ore? No, guardate lassù che amena vetta! Domani io sarò là sul primo albore, a cogliere per voi timo e violetta. E se
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l'ostriche e il merlano. - La gente crolla il capo e se ne va, dicendo : - É un pazzo - ed io soggiungo piano : - V'ha chi tali ci crede anche in città. -
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, se pur sogna i placidi beni di quiete porte, ch'io vo' cangiar la mia colla sua sorte digli, fanciulla bella; egli sarà pittore, ed io sarò nocchiero
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fiano servi, facchini, o pizzicagnoli, fabbri, arrotini : arti tranquille, in cui perito è l'uom che mai non si è tagliato un dito. Ed io? nel fervido
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beviamo; è dolce sussurrar fra nappi e amici : fanciulla, io t'amo! Fra gli spruzzi del vin, come, a vederla, la schiera delle amanti è più gentile
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Tele antiche, io vi saluto, che dall'arte profumate, qui vivete, come mummie delle razze trapassate!- Ecco appeso alle pareti lungo stuol di
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fiume; versi, aria, luce, fior nei crini erranti, io brucio, e sento che divento un Nume!-
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ignobile, dell'arte innamorato, perché, campione inutile, lascerò lo steccato? Della prima battaglia è il giorno! io mi ci affido ... ma i versi miei