TAVOLOZZA
vedovo vide di un fior; scandalezzata, l'innamorata condusse subito dal confessor. E minacciato dal padre irato il cor del giovane s'ingelidì ; oh
TAVOLOZZA
al ciel conversi, e già pensoso mi smarrivo a sera, tra i fior della riviera, ascoltando il sospir che mollemente muove dal sol morente!
TAVOLOZZA
suo sacro cammin, e scorgeva barriere di ferro dal Cenisio all'estremo Apennin! - Dite or voi, giunti pur da lontano, il confin dell'Italia dov'è! Voi
TAVOLOZZA
Oh chi dirà la gioia che sentii stamattina volar dal labbro d'una contadina! Scendea dalla montagna in sottanetta bianca, cantando a tutta gola una
TAVOLOZZA
, che il calice pieno hai gettato alle spine del suol! Or, dal cielo, tu, artista giocondo, alle tele incompiute sorridi, e dell'arte degli uomini ridi
TAVOLOZZA
in città. Dal dazio, ove scroccarono, tremando, la dogana, poi che i vietati viveri levár dalla sottana, le scaltre serve corrono al ganzo servitore
TAVOLOZZA
gelosie di mestiere, e vivono in famiglia codice e canzoniere. Vi son volumi fracidi dei secoli passati, dal tabacco degli avoli dipinti e consacrati, vi
TAVOLOZZA
un tuo sorriso, sai che son tutta tua dal capo a' piedi ... ma, santo Dio, non ho il coraggio, credi, se alcun mi chiede chi mi portò via, di dirgli
TAVOLOZZA
sacre pareti; altro culto agli spiriti oppressi dal desio della vita migliore, altre preci, altri incensi ha concessi la insultata pietà del Signore
TAVOLOZZA
, già in uggia tanto, incanutito e sofferente e stanco, l'antica bile mi fuggì dal petto, e fissai mestamente il suo crin bianco; egli abbracciommi
TAVOLOZZA
langue vengo fidente a te! - - Ma tu cardinale dal viso paffuto, dall'occhio bestiale, tu pur se' vissuto? Sù dimmi, al tuo secolo fiorìa la bottega
TAVOLOZZA
cadenze imbalsamate di fragranze di rosa e gelsomino, o le rime dal turbine accozzate, come foglie cadute in sul cammino? O la canzon della notturna
TAVOLOZZA
nobile spessore che particella ti può dar del core, fino a che punto il viso farsi gentil, per schiuderti un sorriso, e ti misura i corni dal numero
TAVOLOZZA
svolazzano deboli ancor dal nido; incensi e allòr non vogliono, sol temono le spine ... dateci un fiore, è lauro che ben s'acconcia al crine! Al