TAVOLOZZA
che canta la divina melode all'infelice: col Cherubino della fede santa. Ahi! se i fantasmi del gioir superno turba la vostra voce insultatrice
TAVOLOZZA
vivi ancora, o vi dice : è l'ultim'anno ? Quest'auretta carezzevole, vecchierelli, vi innamora, o vi strazia col pensiero ch'ella è muta in cimitero? Oh
TAVOLOZZA
eterea, oh a te, dall'alto, cui di notte agogno, una ultrice tempesta urli sul viso e spenga col tuo raggio ogni mio sogno!
TAVOLOZZA
gridando il tuo nome? Ch'io rubi nell'etere di stelle un collare, o fili il tuo strascico col raggio lunare ? ... E sì che le bubbole potrei qui finire, se
TAVOLOZZA
ritemprar non potrà, col cener molle, che ortiche, e rovi, e squallida verdura d'aglio e cipolle. Dalle ceneri nostre, ancor frementi del vasto
TAVOLOZZA
vecchio! - ed io fui crudo tanto da attristargli la già misera vita ? ... Sù, versi miei, seguitelo per via, ditegli voi, che col greco è svanita ogni
TAVOLOZZA
pampini di Bacco, un dì, la gioia; ma fra l'ebbrezza e l'estasi, quando sparve la noia? Succhiato ho disinganni, veleno di malanni, col vino e coll'amor
TAVOLOZZA
, il prediletto amante della fanciulla errante mesta per via col cappellin sdruscito, della compagna che al fatal marito quasi a baston si appoggia
TAVOLOZZA
, fra i curvi che incensano l'ara del dio metallo, ogni altro culto; e copresi di sogghigni immortali chi, col fango battendosi, tenta di metter l'ali