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del mondo con noi medesimi, e il sentimento consueto della maraviglia rinasce. Sì, un'enorme distanza ci divide. Scacciamo dunque l'immagine di quei
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umano, dei quaii ci serviamo e andiamo alteri, noi siamo poco meno ignoranti dei selvaggi che disprezziamo perchè li ignorano. Eppure non solamente per
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dove c'eran signore, quel linguaggio era un po' troppo.... colorito. Ma noi scusavamo, pensando ai molti comandanti d'altre nazioni, che son perfetti
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, perchè facendo ognuno con noi il gioco medesimo, appena scopriamo la truffa, è finita. Per queste ragioni le amicizie, a bordo, ballano la contraddanza
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mordere, suscitava una tal musica di versi d'amore animaleschi, che pareva di sentire l'urlo d'un serraglio in calore. E avevamo il fatto nostro noi
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? Per mezzo d'un filo mobile noi ci teniamo in continua comunicazione col cavo sottomarino, e mandiamo notizie all'armatore di quattro in quattr'ore
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E mare, mare, mare. A momenti c'era da immaginare che fossero scomparse le terre dalla superficie del globo, e che noi navigassimo sull'oceano
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Galileo rese il saluto. Allora cominciò tra il piroscafo e il veliere un dialogo affrettato, che l'ufficiale traduceva a voce per noi, e che gli emigranti
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classe si discorreva come d'un mondo, che si dicesse scomparso da non molti anni, e che qualcuno di noi si fosse vantato d'aver visto. Alla latitudine
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E fu festa anche per noi. Per me cominciò dopo colazione nel camerino del Secondo, col col quale passai un'ora piacevolissima, insieme con altri due
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vostri patimenti, della diffidenza bieca con cui ci guardate qualche volta, siamo colpevoli noi, che dei difetti e delle colpe che vi rinfacciano nel
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accennando gli emigranti, dicevano: - Tutto questo è tant'oro per noi. - Portateci pure tutta l'Italia, pur che lasciate a casa la Monarchia. - E si
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Per loro il viaggio dall'America all'Europa era come per noi una gita da Genova a Livorno: l'avevan già fatto più volte: poichè, sia qual si voglia
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coro di mormorii: - Già, noi non siamo italiani. - Non parliamo il genovese, noi. - Si sa, ora sono quelli di laggiù che comandano. - Era una cosa che
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Bengala e nell'arcipelago delle Molucche. Ma vicino a noi l'acqua ardeva e viveva, era una bellezza, un inseguirsi e un incrociarsi di fuochi fatui, un
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, un'allegrezza di festa, di cui essi medesimi erano stupiti. E così cambiava man mano Ia loro disposizione d'animo verso di noi, e la maniera di
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fa girare una ruota di legno con un leggero sforzo delle mani. Noi ricorriamo col pensiero la storia della navigazione, e risalendo dal tronco
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noi soli viventi nel mondo. - A lei, reverendo! - disse il comandante. Il prete si fece vicino allo sportello, e tuffata la mano nella scodella del
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torvo del consueto, in cui si leggeva che quella mattina ci avrebbero fatto peggio che delle spostature. Perchè, insomma, eravamo noi che rubavamo loro
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Per noi di prima le cose si guastarono ancora alla colazione, che fu cattiva, e resa peggiore dal silenzio e dal cipiglio addirittura tragico del
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e lo fece scappar fuori mezzo svestito, con la barba sgocciolante e una pauraccia di naufragato. Noi lo vedemmo passare di gran corsa sulla piazzetta
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! la benedetta apparizione! La divina cosa che vidi! Un piroscafo enorme e nero, imbandierato e affollato, veniva maestosamente 7 verso di noi, fendendo
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fossero a soqquadro come quel mare, che ci fossero poco lontano e poco al di sotto di noi delle acque tranquille, e della gente sulla terra che
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sull'orizzonte uno spicchio bianco di luna, quasi svanito nella soavità dell'azzurro. Pareva che quell'oceano, a cui la maggior parte di noi aveva pensato
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davvero piacevole: e questo era per noi il pensiero dello spettacolo che ci avrebbe offerto il piroscafo il giorno dopo, all'apparire della terra. I
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Che piacevole risvegliarsi! Quelle parole "oggi sentiremo la terra sotto i piedi" nelle quali s'esprimeva il pensiero di tutti, avevan per noi come
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, che facessero festa a quel lembo di terra, ch'essa vedeva forse assai più vasto di noi. La sola faccia che rimaneva chiusa era quella del garibaldino, e
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Il sole intanto era andato sotto, diritto davanti a noi, di là dalla terra, e si vedeva un crepuscolo stupendo, bello quanto più belli che avevamo
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, memore di Garibaldi: un paesaggio vasto e semplice, che aspettava il sole, in silenzio. Lontano fumavano dei vaporini che venivano verso di noi.
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s'avvicinarono al supposto "ladro" e mentre noi ci aspettavamo che arrestassero, tutti e tre si scappellarono e s'inchinarono profondamente, e l'uno disse
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d'affettuoso in quella moltitudine. - Buon viaggio, signorina! - Dio la benedica! - Dio Ia faccia guarire! - Si ricordi di noi! - Buon viaggio alla
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? cantato: tutti gli italiani se lo appropriano.) Ma questa volta, trattandosi di persone molto vicine a noi, abbassò la voce, e mi disse nell'orecchio
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. - Dei disinganni che ci furon per tutti, siamo stati causa noi stessi, immaginandoci che la liberazione e l'unificazione d'Italia avrebbe prodotto
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fantastiche, formate, disperse, rifatte, scompigliate come la faccia d'un mondo dal capriccio d'un Dio. Ma quel ribollimento era intorno a noi
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un'avventura comica con un deputato argentino, il quale si trovava appunto con noi, per caso, sul Galileo. Costui, che era un signore faceto e amabile, ma
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