Sull'Oceano
Quando arrivai, verso sera, l'imbarco degli emigranti era già cominciato da un'ora, e il Galileo Non è il Galileo della Società, di Navigazione
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Ma lo spettacolo eran le terze classi, dove la maggior parte degli emigranti, presi dal mal di mare, giacevano alla rinfusa, buttati a traverso alle
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piacevole il sentimento della salute in mezzo a gente che soffra il mal di mare. E quel giorno non mi poteva mancare lo spettacolo: tra il tocco e le
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molti finestrini, in cui si vedeva ballare l'orizzonte del mare. Nell'atto di sedere, e per qualche minuto dopo, i commensali non fecero che squadrarsi a
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traversata, segue a tutti, credo, passata che sia la prima novità della vita di bordo. Una bella mattina, al primo salire sul cassero, vi piomba la noia
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fosse calata la sera tutt'ad un tratto. Dai due lati del piroscafo, ravvolto in una nebbia umida, non si vedeva più che un brevissimo spazio di mare
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I belli umori, invece, si raccoglievan quasi tutti sul castello centrale, che offriva maggior spazio a far buffonate, ed era come una piazza di
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poco innanzi al tramonto il velo fitto di vapori che ci avvolgeva da tre giorni, il sole calava nel mare come un rubino enorme, gettando sulle acque
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lastra di piombo, e sul piroscafo tutto quello che si toccava, scottava. E il caldo cocente non era il peggio: era un puzzo d'aria fracida e ammorbata, che
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Della nascita parlavano principalmente le donne, smaniose di sapere se e come il bambino sarebbe stato battezzato, e chi sarebbe stato il padrino e
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gente. Prima di tutto, le era antipatico. L'ignoranza non ammira il mare, perchè ha poco o nulla da scrivere col pensiero su quella immensa pagina pulita
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Non importa: il passaggio dell'equatore era una festa per tutti, specialmente per la distribuzione straordinaria ch'era stata annunziata, di tre
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visibilissimo di fare un dispetto visibile a suo marito, tutti chiacchierarono calorosamente, come una gran tavolata di buoni amici. E si ebbe la grande sorpresa
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Levatici da tavola, salimmo sul terrazzino del palco di comando, preceduti dal quarto ufficiale che portava una bracciata di razzi, di girandole e di
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Quest'atto gentile, come poi seppi, gli riconciliò gli animi dei passeggieri, i quali fino allora avevano accusato lui e gli altri argentini di stare
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E poi, come ricetta contro la noia, avevo una lettera di presentazione per il Commissario, scritta da un amico di Genova, il quale lo pregava di
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che stava per tuffarsi nel mare di bragia, enorme, come se si fosse ravvicinato alla terra di milioni di leghe, era attraversato nel mezzo da una
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al silenzio ammirativo di tutti, egli si lamentava stizzosamente col Secondo della trascuranza cri-mi-no-sa delle società di navigazione, che non si
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Tutti si voltarono verso il mare. Il piroscafo correva in fatti in un mare acceso, facendo schizzare lungo i suoi fianchi zampilli di topazi e di
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Bastò uno scambio di poche parole a farmi capire che avrei avuto nel viaggio un assai più vasto e nuovo campo d'osservazione di quello che mi fossi
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Aveva sul tavolino un monte di passaporti, di cui mi mostrò lo spoglio. Il Galileo portava mille e seicento passeggieri di terza classe, dei quali
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Ancora cinque giorni! Era l'esclamazione di tutti quella mattina, e parevan più lunghi i cinque giorni che restavano dei diciassette ch'eran passati
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La figura di quel povero innamorato che s'allontanava per il passaggio coperto, rimase legata nella mia memoria a un aspetto nuovo del mare e del
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Appena svegliato, sentii che l'aria era carica d'elettricità: una sfuriata di gelosia della cameriera genovese, portata via dalla passione a tal
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Eppure, per quei primi giorni, mi attirò assai di più lo spettacolo dell'arca che quello degli animali. E credo che segua il medesimo a chiunque
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Dove andare? Sei ore eterne dovevano passare prima di notte. Rientrai nel salone, e cominciai a sfogliare l'album di bordo, in cui varii passeggieri
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giunta all'uscio, il buio repentino, la prima ondata nella gola, e quel dubbio orribile, se avrei sofferto per lungo tempo. Confusamente cercavo di
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di bellissimo tempo; ma giungendo la mattina del quarto allo stretto di Gibilterra, trovammo una nebbia fitta che non ci lasciò vedere nè la rocca, nè
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di mille piccoli incidenti di nulla, che la paura aveva ingigantiti nella immaginazione di ognuno, e che assumevano nell'esagerazione del discorso
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conoscenti intorno al da farsi. L'affare più grave era l'iscrizione per lo sbarco, il decidere, cioè, se convenisse di andare o no dal Commissario a farsi
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mettiscandoli, i rissanti che era stato costretto a spartire e a punire; e a ciascuno mostrava di riconoscerlo con un sorriso, o con un scotimento di capo, o
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E lui e gli altri si spassarono di tutto cuore, più tardi, accennandosi la schiena rotonda del professore che, appoggiato al parapetto, dava delle
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Che piacevole risvegliarsi! Quelle parole "oggi sentiremo la terra sotto i piedi" nelle quali s'esprimeva il pensiero di tutti, avevan per noi come
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Siccome si credeva d'arrivare a Montevideo di pieno giorno, così, fin dalla mattina all'alba, cominciò fra gli emigranti un lavoro di ripulitura
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Ma le ore passarono, e la terra non spuntava. Il cielo era sparso di nuvole, ma l'orizzonte sgombro, e il mare presentava sempre la sua linea azzurra
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E corsi subito a prua, dove al primo tumulto era seguito un grande silenzio. Tutti stavano con gli occhi fissi su quella striscia di terra nuda, dove
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Ma poco tempo dopo, cessato il primo effetto dell'apparizione, come se fosse un'intesa, scoppiò a prua un'allegrezza smodata, un coro di canti e di
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Il sole intanto era andato sotto, diritto davanti a noi, di là dalla terra, e si vedeva un crepuscolo stupendo, bello quanto più belli che avevamo
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Due giorni dopo, si poteva dire che ogni cosa fosse in ordine a prua, ed io cominciai le mie osservazioni. Quando salii sul palco di comando, poco
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Ruy Blas, presentandomi il vassoio, mi fece i suoi auguri di buona permanenza in America col suo porgere corretto di cameriere da palco scenico, ma
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Sopra coperta, trovai il comandante e gli ufficiali in faccende. Erano saliti a bordo allora un impiegato gallonato del porto di Montevideo e un
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Salii sul cassero per vedere l'ultima volta i miei mille e seicento compagni di viaggio. Arrivarono pochi minuti dopo l'impiegato e il dottore
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Allora, dal primo vaporino arrivato salì sul piroscafo un branco di gente, parenti ed amici dei passeggieri, che si sparpagliarono a prua e a poppa
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avrebbero potuto campare onestamente in patria, e che non emigravano se non per uscire da una mediocrità, di cui avevano torto di non contentarsi; ed anche
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che doveva esser poi la mia compagnia più piacevole fino alla fine del viaggio. Era un torinese, agente di una casa bancaria di Genova, il quale andava
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Era il mugnaio, che tartassava l'Italia, dondolandosi in mezzo a un crocchio di passeggieri, orgoglioso della sua pancia di nuovo acquisto, come
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venivan su morbide e lucide di cento sfumature verdi e azzurre di cristallo, di velluto, di raso, sormontate di ciuffi e di pennacchi d'argento e di
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. Molti gruppi fissi s'eran già formati, come accade sempre, fra emigranti della stessa provincia o della stessa professione. La maggior parte eran di
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, di trovarsi sul piroscafo a loro agio, come in casa propria. I montanari, per contro, quasi tutti immobili e taciturni, e come istupiditi dallo
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Scendendo dal castello di prua, mi trovai faccia a faccia col medico: un napoletano, Giovanni Nicotera pretto sputato, ma con gli occhi e i modi d'un
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