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generale., congiunto alla calata da un piccolo ponte mobile continuava a insaccar miseria: una processione interminabile di gente che usciva a gruppi
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alle creature più amate, in quella stanza, dove sono raccolti quei visi, al chiarore d'un lume, che brilla ora alla nostra mente come un sole. Ma
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Duu! Cinqu! Vott! Tucc!- Mi riscossero queste grida d'un gruppo d'emigranti lombardi che giocavano ogni sera alla mora sul castello centrale. A
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affollate vicino alla cucina, in un angolo dove pendeva da un gancio un grosso vitello sparato. Quando io arrivai, c'era già il Commissario, circondato da
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alla boccaporta del dormitorio femminile, dondolando sulle gambe arcate il suo lungo busto di Patagone. Mi disse poi l'agente di cambio che fin dal
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appare più il giorno che come un barlume, ci pare d'essere calati dal tetto giù fra le fondamenta d'un alto edifizio; e alla vista di tutte quelle
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qualche tempo in una familiarità inevitabile. II mare essendo un po' agitato, mancavano varie signore. Notai subito in fondo alla tavola il prete
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umilmente la conversazione di certi tali, che hanno offesi fino alla sera innanzi con una manifestazione evidentissima di antipatia. Vidi fra le altre
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Il mare era orribile; ma lui un originale divertentissimo. Avevo fatto la sua conoscenza alla latitudine delle isole Canarie, e parlato con lui due o
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stretta all'anima alla ragazza; la quale rispose subito, con voce alterata, ma fingendo franchezza: - Ma no, ma no. Che, cosa dite Rivedrete il vostro
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, poveretto, era quel tale giovane mingherlino, con una borsa di cuoio alla cintura, che pareva preso alla pania; - un modenese, scrivano di professione
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trasmette i segnali alla macchina, e come sul palco c'era il quarto ufficiale, che desinava nelle seconde con lui, gli domandò che cosa fosse quel
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gamelle alla mano, accompagnati da mille occhi; chiamati da mille mani, apostrofati da mille bocche. Accanto al Commissario c'era il garibaldino, che
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. Dinanzi all'acqua essi rimangono sempre alla prima idea che essa desta in ogni creatura umana, che è quella dell'elemento dell'asfissia. Poi ebbi modo di
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forbici. Passando davanti alla dispensa, vedemmo gli sposi ritti davanti al banco, che bevevano rosolio annacquato. L'agente li salutò. Lo sposo disse
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alla descrizione agglungendosi l'armonia imitativa, fu un frastuono di muggiti, di gracchi e di sibili che pareva d'essere davvero in mezzo a una
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Tutto era già stabilito. Battesimo e registrazione civile sarebbero stati fatti nella camera nautica, posta accanto alla timoniera, sotto il palco di
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far di tutto per suscitare il sentimento contrario. Era perchè la tristezza, quand'è congiunta alla bellezza e alla forza, seduce, come indizio d'un
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che stava per tuffarsi nel mare di bragia, enorme, come se si fosse ravvicinato alla terra di milioni di leghe, era attraversato nel mezzo da una
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come un linguaggio misterioso di gente sparpagliata e invisibile, che a bassa voce s'inciti a vicenda al lavoro e alla lotta. La poppa sussulta sotto
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anche molti affamati senza professione, di quelli aspiranti ad impieghi indeterminati, che vanno alla caccia della fortuna con gli occhi bendati e
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, l'illusione mutò, e mi venne alla mente quell'ampio spazio d'oceano, coperto d'un fitto tappeto d'alghe, di fuchi natanti e di traghi del tropico
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sentirà di tutti i generi, - mi disse -, e la commedia crescerà d'attrattiva fino all'ultimo giorno. - Intanto mi preparò alla rappresentazione
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alla sua spaventevole sepoltura. Ed era l'argomento di tutti i discorsi, i quali si facevan gradatamente più neri, come se via via che cresceva
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Se è vero che in ogni lunga navigazione v'è una così detta "giornata del diavolo" in cui tutto va alla peggio, e il piroscafo diventa un inferno, io
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Ma qui trovai di peggio. L'afa e il puzzo avevan cacciati tutti su, non ci avevo mai visto tanta gente: era una folla densa dalle cucine fino alla
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Per noi di prima le cose si guastarono ancora alla colazione, che fu cattiva, e resa peggiore dal silenzio e dal cipiglio addirittura tragico del
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tremarella. - solenne e comico a un tempo. Il Galileo andava innanzi Ientissimamente dentro alla nebbia densa, che intercettava la vista da tutte le
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grandi stivaloni, inzuppati da capo a piedi, coi capelli appiccicati alla fronte e al collo, rotti dalla fatica. Incontrammo nel passaggio coperto il
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briachi. E anche alla nostra mensa ci fu festa. Tutti sgranocchiarono come lupi, contenti della vita, beffandosi dell'oceano. E il pranzo finì comicamente
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, fra l'altre cose, fosse un vincolare fin d'allora la propria libertà riguardo alla scelta dei luoghi e alle condizioni dei contratti. Ciò non ostante
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veder tutta quella gente, la quale andava a chieder sostentamento alla loro patria, la maggior parte per sempre, e i cui figliuoli a venire, nati
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giri in mezzo alla folla, e fui maravigliato al vedere quanta gente conosceva, a quanti aveva fatto del bene in quei pochi giorni. Rimise al contadino
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, l'entusiasmo, la gioia, e mi fece scattare in piedi, con un'ondata di sangue alla fronte. Un altro grido, ma di mille voci, rispose a quel primo, e nello
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di tanto in tanto il grido lungo, e lamentevole del barbiere, latrante alla luna.
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Mi riscosse dalla meditazione il comandante, che mi passò accanto fregandosi le mani, - cosa insolita, - come se dentro alla sua testa irta d'orso
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Dormire? Mentita speme. Come accade a tutti dopo una giornata d'agitazione alla quale si sappia che ne seguirà un'altra non meno agitata, i
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si dovevano avanzare a uno a uno, passare sul ponte che correva di sopra alla "piazzetta" e poi, scendendo dal cassero per la scaletta di destra
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, come inutili carcasse umane, neanche più buone a ingrassare la terra, e già immaginavano un viaggio di ritorno disperato alla patria, dove non
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mattina. II comandante, interrogato, scrollava il capo. Tutti stettero aspettando alla porta del salone, in due ali. Prima uscì il garibaldino che
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miseria, davanti alla quale, come disse un ministro, "ci troviamo altrettanto addolorati che impotenti", all'impoverimento progressivo del suolo
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i gradi di longitudine e di latitudine, scritti ogni giorno sopra una lavagnina, appesa alla porta del salone; ci, venivano per solito gli ufficiali
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che doveva esser poi la mia compagnia più piacevole fino alla fine del viaggio. Era un torinese, agente di una casa bancaria di Genova, il quale andava
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d'un'insegna di signoria. Era vestito da fattore benestante, e aveva un grosso anello d'oro alla mano destra: occhio falso, il naso petulante, la bocca
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passione furiosa in tutti d'arrivare, non alla gloria, ma alla fortuna; l'educazione della gioventù non rivolta ad altro; ciascuna famiglia mutata in una
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ch'eran così timidi e impacciati davanti alla gente, si proponeva di stuzzicarli un poco. Appena seduto, domandò allo sposo, che gli era seduto di faccia
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quelli che v'eran già stati, all'attenzione con cui gli altri li stavano a sentire, e alla voce alta, al torso di sicurezza col quale sdottoravano
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vino: e questi gironzavano di crocchio in crocchio e rivolgevano la parola da tutto le parti, ridendo alla gente e al mare, come se avessero saputo
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crocchio, riconobbi il vecchio lungo che aveva mostrato il pugno alla patria la sera della partenza: un tipo di avventuriere scarno, con gli occhi
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, porgendo un braccio alla moglie, che gli rimendava la manica. Poveri, ma puliti: sei visi che spiravano una cert'aria di bontà e di rassegnazione serena
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