Scritti giovanili 1912-1922
Essi infine, nei riguardi della pittura, mi paiono rappresentare un episodio affatto eccezionale della carriera dell'artista; e neppure un episodio
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Ma un'altra questione, forse, mi si domanderà di risolvere prima di chiudere queste note fugacissime. Quando precisamente il Greco abbandonò Roma?
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Mi riferisco infatti a Compenetrazione di testa e di finestra e a Testa+casa+luce [figura 67].
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Ma se, per conseguenza, posso seguire con interesse i tentativi ambientali e luministici di Boccioni devo anche riconoscere che mi si svelano infine
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Mi basti infine la convinzione di non aver lasciato intentato alcun mezzo per estrarre dal fondo di queste creazioni la massima facoltà di stimoli
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Ingolfatomi nel passato con spirito odierno, mi accorsi di questo fatto stupefacente, che la critica coincideva con la storia.
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E ora che un caso avventurato mi ha permesso di dire quattro parole su creazioni genuinamente Italiane, posteriori a Guardi, che cosa devo credere di
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Mi dimenticavo di dire che l'opera è un capolavoro del mio prediletto Orazio Borgianni 3, l'autore del famoso rembrandtiano ritratto di Braunschweig
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Così mi piace di finire, meglio di troncare, lo studio della strana, un po' boriosa un po' seria e testarda pittrice, alla conoscenza della quale
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Giorgione (e mi dispiace per Lionello Venturi) ha un ritratto di donna nella Galleria di Montepulciano.
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Ed io che senza pensarci, andando come buon turista, da Milano a Pavia in bicicletta, mi ci son fermato tante volte, alla Certosa! Che bestia!
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Per la illustrazione io non mi sento in petto quell'odio quasi teologico che ostentano così metodicamente i seguaci dell'arte quintessenziale ai
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Troppo maltrattato è Ribera (confiteor), e quel che più mi incresce anche Zurbarán ch'è pure il più grande costruttore di forme in luce, dopo
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Mi avvio allora nella sala di Moggioli, il buon pittore trentino, morto da poco. Un giovine che come Spadini, cui appare mirabilmente congeniale
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Non nascondo che fino a poco fa egli mi appariva nient'altro che un pittore alla moda e di qual dubbia moda. Le sue oltranze tecniche e la sua
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Pochi giorni dopo aver incontrato il Correggio a Madrid, mi accadde di rivederlo ad Orléans, nel Museo, appiattato dietro una porta, come un inconnù
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di lingua, che sempre mi stimolarono a pubblicarlo.
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onoraste di Vostre corrispondenze, siccome un de' Lazara, un Boni, un Tiraboschi e mi sforzate a darVi distinto agguaglio di quelle principalità
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La rilevata discrepanza tra questa opinione e quella scritta e stampata nel catalogo mi esorta a riparare un silenzio che, se protratto, potrebbe
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mi dilati troppo in così fatta schiera, o ditela pur setta, per essermi in quella sempre soverchiamente piaciuto. Non mi chiamaste un giorno
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Giocoforza mi è confessare rimanermi ignoto il nome del professore che li dipinse; né sarà gran danno che, dopo tanto sentenziare, io mi astenga una
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E per dar le chiavi necessarie alla consultazione. Le citazioni di opere seguite da una (L) voglion dire che l'attribuzione mi apparteneva e spesso
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18. Anzia e Abrocome. Venezia. Accademia. Allora mi pareva di Amigoni, ma derivante da Ricci [ora lo credo del Tiepolo ispirandosi all'Amigoni
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115. L'Adultera. Dresda, Galleria. Mi sembrava [e mi sembra ancora] di Valerio Castello.
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48. Tralcio di vite. Modena, raccolta Campori. Mi faceva pensare al Cerquozzi.
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65. Madonna. Roma, Coll. Addeo. Mi pareva di Fr. Trevisani. Ma nulla venne corretto.
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138. Cristo morto. Roma, Galleria Nazionale. Mi appariva copia dall'originale Mingoni (entrato poi nella mia raccolta).
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139a. Cristo morto. Roma, Ministero Lavori Pubblici. Attribuitogli nella seconda edizione, mi risultava cosa vicina al Brandi.
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100. Vecchia con la candela. Padova, Coll. U. Fiocco. Mi pareva copia da un dipinto del gruppo «Amorosi».
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45-47. Nature morte. Coll, Spiridon e Ojetti. Mi sembravano di pieno '700 e perciò non del Barbieri, morto nella prima metà del secolo precedente
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153. Martirio di Sant’Eufemia. Bologna, Pinacoteca. Già allora mi appariva «copia da» e non «bozzetto per» la pala di Ravenna.
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Mi pareva dello Zanchi; e nella seconda edizione (915 B) fu infatti trasferito alla «Scuola veneziana del Seicento».
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223. Ritratto di monaco benedettino. Modena, Galleria Estense. Mi pareva quasi del '700 e infatti nella seconda edizione regredì ad «attribuito».
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252. Il congedo di Tobiolo. Roma, Galleria Nazionale [figura 228]. Mi pareva soltanto copia settecentesca (forse del Diano) dal Cavallino, ma non
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337. Due mezze figure. Modena, raccolta Campori. Non mi risultavano sue.
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Incerti mi sembravano i nn. 379 e 380 con Scene carnevalesche della Coll. Lazzaroni. La Sant’Agata, n. 381 della Coll. Gualtieri facevo ridurre ad
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480, 481. Scene di genere. Venezia, raccolta Brass. Mi sembravano del De Matteis e pertanto, nella seconda edizione, venivano ridotte ad «attribuite
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488. Cristo esce dal tempio. Raccolta Harris. Mi pareva più probabilmente del Volterrano (come veniva riconosciuto subito dopo anche dal Giglioli).
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720. Giuditta. Venezia, Congregazione degli Armeni. Mi pareva di Pietro Vecchia.
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759. Madonna col putto e San Giovannino. Genova, Coll. Ricci. Non mi pareva autografo e nella seconda edizione venne ridotto ad «attribuzione».
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713. Un Santo. Roma, Galleria Nazionale. Sebbene il riferimento durasse in entrambe le edizioni, il quadro non mi pareva del Novelli, anzi
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802. Sacra Famiglia [figura 237]. A lui attribuita nella Galleria di Ferrara, mi sembrava opera giovanile di Pasquale Rossi per il rapporto con
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836. Venezia dinnanzi a San Marco. Venezia, Museo Correr. Mi risultava del Fontebasso. Il numero 837, con la Scoperta della Vera Croce (coll
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855. La congiura di Catilina. Firenze, Casa Martelli. Mi tornava copia dal dipinto delle Gallerie.
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826, 827. Burrasche. Bassano, Museo Civico. Mi risultavano della stessa mano dei nn. 638, 639, da Bologna, esposti come Magnasco e del n. 421 di
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910 (seconda edizione). Uomo che suona il liuto. Firenze, dott. Giuseppe D'Ancona. Assai bello. [oggi mi pare orientabile verso Mattia Preti].
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896. Giuditta. Torino, Coll. Damiano. Mi pareva certamente lombarda e probabilmente del Morazzone. Per il n.900 si veda a: MANFREDI, BARTOLOMEO.
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Gentileschi cui io l'avevo avvicinato nel 1916). [Nel 1928, nel mio libretto sulla Galleria Borghese, mi provai ad accostarlo, ma sempre per ipotesi, al
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Chi non comprende infatti che in Boccioni che, mi piace affermarlo, è essenzialmente un supremo disegnatore anche nella scultura, i disegni non
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Lionello Venturi ha riscontrato la tendenza alla regolarizzazione della forma fin dall'opera prima di Antonello, ed ha ogni ragione. Ciò mi porta a
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