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Poiché non spero più che avanzando nel mondo ci sia un delta parlo una lingua di fosso seguo suoni di legno mentre il vento dilania l`incerata.
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, al suo trambusto che cercava nitore scrostando gli angoli, buttando calce sui muri. Adesso c'è silenzio. So che non torna più nessuno ma che esiste
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più affilato (come la spina) teneva insieme la pelle. Spina e pelle. Osso. Quello che la morte smembrava poteva essere unito di nuovo. Da piccola cucivo
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, lucido e nero di pioggia senza passato o futuro. Il desiderio non è più l'affamato che guarda dalla finestra la casa illuminata.
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Mi chiedo, osservando le foto più antiche, se tra quei nomi ci siano anche quelli le cui ossa andarono disperse nel trasporto dal vecchio cimitero a
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dietro un vetro che ha molte parti già offuscate, le tibie sono molto più numerose dei minuscoli crani collocati in alto e di cui non sappiamo né il
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distante un telo bianco più simile a un asciugamano che a un paramento con la scritta ricamata “Trinità”. A questi dettagli se ne aggiunge un altro: la