Saggi di critica d'arte
dinanzi ad un capolavoro, come necessario contributo agli studi, la critica odierna trapassa al 300 e al 400, ma non prolunga le sue investigazioni se non
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’entusiasmo per le sue pitture, specialmente per la nuova soavità delle sue Madonne e dei suoi angeli era di quelli che hanno bisogno nella popolar fantasia
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Guido non scordò il Calvart mai del tutto, anzi se ne rammentò dipingendo, molto più tardi, una delle sue opere più. perfette. Chi di voi ha veduto il
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Raffaello meno degli altri. Quando l’anima giovanile non ha ancor avuto rivelazione delle sue segrete potenze e si apre ansiosa ai diletti di ciò che la
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rielaborato dai pittori cristiani. Si direbbe ch’egli abbia pensato che ad adattarlo alle esigenze della sua fede bastassero le sole sue forze, e non s
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dei potenti, dalle lodi iperboliche dei poeti, dagli eleganti distici latini che allo stesso Paolo V inspiravano le sue pitture, ei fu per qualche tempo
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la prima concezione; sicchè si pensa che l’artista abbia adunato a raccolta tutte le sue energie e le abbia spese compiutamente, mentre è proprio dei
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tranquillità regna nelle sue composizioni, nella placidità delle sue figure, nella limpidezza delle sue tinte„.
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sue fossero belle, devote e ben fatte. Per farsi un’idea dell'altezza a cui nelle sue visioni ei sollevava il tipo della donna, non basta fermar
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. Sono bellissime le sue medaglie, specialmente quella ov’è rappresentato il Bentivoglio e l’altra ove il papa volle la sua effigie. Se, come pensa il
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non gli fu piacevole assicurarsi della propria inferiorità, quand’anche gliene fosse data la prova dal più stimato dei suoi amici. Traspare dalle sue
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sue opere. Conosciuto Raffaello, Marcantonio poteva dirsi pago d’essere il confidente, il rappresentante del pensiero di tant’uomo; sicchè non visse
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contemplare la vita nella moltiplicità inesauribile delle sue manifestazioni, ma ripetizione perpetua delle cose medesime, e queste rappresentanti sempre
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Malvasia, egli fu assai più abile, dipingendo pel cardinale Ivrea nella palazzina della Viola, ove forse sotto gl’intonachi resta qualcosa delle opere sue
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sue vendette. Bologna festeggia il papa, e il gran Michelangelo rizza sulla fronte di S. Petronio la statua di Giulio, sì terribile che parve al papa
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sue modellazioni che raramente s’arrischiano a larghezza, ma che, nei brevi limiti entro cui il sentimento dell’artista le ha circoscritte, pur
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’animo inaccessibile a quel senso d’armonia. Le sue carnagioni sembrano di sostanza dura verniciata in roseo chiaro, senza trasparenza, senza largo
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