Saggi di critica d'arte
speciale del loro genio prescrive di limitar nettamente l’orbita dell’ideale, tanto che s’abituano a non intendere più ciò che sta fuori di
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Io son qui a parlarvi di un pittore secentista, ossia di uno di quelli intorno ai quali non s’industria in alcun modo l’acuità, per tanti rispetti
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necessario fare reazione alla stima esagerata che dei secentisti s’è avuta per più di un secolo e mezzo, e che parve ai nostri padri incontrastata
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Guido Reni, come quegli che la fama avea sollevato di più fra tutti i secentisti d’Italia e di cui l'influenza s’era più o meno prolungata quasi a
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seggio ai celesti, degli angeli folleggianti, dei putti disturbatori che s’introducono dappertutto. Non era eclettismo: era rimaneggiare il Correggio
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parer mio. Dopo Raffaello non s’era avuta una più alta idealità di bellezza, una più perfetta depurazione della forma umana da tutti i caratteri
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L'ammirazione per Guido crebbe molto quand’ebbe frescato nel claustro di S. Michele in Bosco una storia di S. Benedetto, della cui perdita ci resta
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Nella scuola dei Caracci Guido si maturò innanzi tempo. Le copie ch’ei fece di due quadri di Annibale, la Deposizione e l'Elemosina di S. Rocco
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quale fece sua una tecnica indicibilmente poderosa, che lo trasse più tardi a singolarissime meraviglie, quando del Caravaggio s’era scordato affatto. Ma
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Bologna ha avuto, secondo il mio giudizio, cinque appassionati cultori della bellezza muliebre: Vitale Cavalli con cui il 300 bolognese s’inizia
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rielaborato dai pittori cristiani. Si direbbe ch’egli abbia pensato che ad adattarlo alle esigenze della sua fede bastassero le sole sue forze, e non s
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pur sincera e profonda. Un esempio di questa specie qui a Bologna si ha in quella perla inestimabile che è la Madonna di S. Bartolomeo, e fino a un
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alla comunione o infervorate nell’implorare una grazia. Tutti i contorni s’addolcivano o si perdevano nella vaporosità quieta del fondo, e spesso la
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felicità della mano. S. Carlo, estenuato e pallido, colle sottili mani ceree si stringe mestamente al petto un piccolo crocifisso, mentre S. Francesco
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Il segreto di Guido è l’associazione della sua morbidezza di pennello con tutte le attrattive del tocco fresco e risoluto. Il martirio di S. Pietro
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due Crocifissi, uno a Roma nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, l’altro nella galleria di Modena, i Crocifissi biancheggianti luttuosamente sul cielo
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Quando s’è avuto un’anima come quella di Guido, non si decade nella stima della posterità. Che importa se sorgono accusatori? Raffaello nella prima
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da Ercole Roberti chiamato da Domenico Garganelli a frescare la cappella in S. Pietro che noi invano cerchiamo? Ei vide in trono vergini non leggiadre
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stessi del maestro, da lui conservati ed ora purtroppo perduti, non si vale di quest’argomento quando s’affatica, si dimena, s’arrabatta per sostenere
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giardino. Nella cappella in S. Giacomo al Costa sono lasciati i muri laterali; al Francia è ordinata la tavola dell’altare. Anton Galeazzo commette al
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Adolfo Venturi pensa giustamente che una della prime opere pittoriche del Francia sia quel piccolo S. Stefano della galleria Borghese a Roma, nella
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La mattina del 12 marzo 1460 quasi tutta la popolazione di Bologna, attratta da una pompa insolita, doveva essersi stretta nella piazza di S. Giacomo
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viene innanzi. Dovrei dire press’a poco le stesse cose dei due Cristi morti che sono in S. Martino e in S. Giacomo nei lunettoni degli altari, sopra
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blandi e pietosi ove il pennello è passato come una carezza, da quelle narici d’un taglio sì fine, da quelle labbra ove la mano s’è intrattenuta a
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II e data alla chiesa di S. Giacomo. Preposto alla zecca dal Bentivoglio, fu confermato nell’ufficio da papa Giulio, e lo mantenne fino alla morte
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oreficeria, su ne lo salone, com’egli scrisse nei suoi Registri, scuola di pittura. Più di dugento giovani s’onorarono di tal maestro. Pochi artisti
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Fra quella serie di pittori che s’affaticavano a conciliare le pie intenzioni del medioevo coll’ossequio al reale e alla rifiorita bellezza pagana, e
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lasciar supporre che potesse staccarsene mai più. Guido Aspertini, allievo di Ercole Roberti, pieno d’ingegno, s’era accasciato sotto le fatiche e i
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, lo spirito ascetico di Elena Duglioli potò compiacersi di veder porre in S. Giovanni in Monte la S. Cecilia, da lei ordinata, i giovani bolognesi
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significato, non risalgono al ganglio da cui s’irradia quella vita potente; c giungono presto anche all'alterazione di quei caratteri superficiali, giacchè a
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tracciata dal maestro. Non s’avventurarono a percorrerne ogni spazio; ma non si chiusero, come gli altri, in tanta angustia di siepe. C’è una formola
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debolissimo, fiacco e meschino nelle modellazioni, e che spesso annega gl’insegnamenti del Francia o del Costa (non discuto s’ei provenga dall'uno o dall’altro
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Se sono del Chiodarolo il Presepio della pinacoteca segnato col n. 60, l’altro Presepio della chiesa di S. Vitale, che il Ricci con buone ragioni gli
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Il bisogno di affrettarmi m’impedisce d’intrattenermi a ragionare dell’Assunzione in S. Martino, opera pregevolissima, di cui Corrado Ricci fa onore
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sue vendette. Bologna festeggia il papa, e il gran Michelangelo rizza sulla fronte di S. Petronio la statua di Giulio, sì terribile che parve al papa
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. In qualche opera fatta da Giacomo poco dopo la morte di suo padre, per esempio, il Crocifisso in S. Stefano, lo spirito dell’estinto ancor gli parla
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michelangiolistica in quel ch’essa poteva avere di più eletto, e non senza indipendenze frequenti e ribellioni in cui s’alza trionfatore il buon senso
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’adolescenza allievi del Francia; il primo dei quali s’innamorò dell’arte di Raffaello, conoscendo e avvicinando il grande artista, come ho già detto; l’altro
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spesso s’avventura da incauto, come in un gorgheggio difficile un orecchiante proclive a uscir di tono. Ambedue riproducono, quando possono, motivi
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del coro notturno di S. Michele in Bosco. Fu scoperta pochi anni fa, sotto l'intonaco che la nascondeva. A primo aspetto pare opera di un buon
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Altre opere d’Innocenzo restano a Bologna in S. Maria dei Servi, in S. Salvatore, in S. Giacomo. Sempre è lo stesso principio di imitazione che vi
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Gli affreschi del Bagnacavallo hanno avuto mala sorte. Distrutti affatto quelli del refettorio di S. Salvatore, distrutti quelli della cappella della
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Ma quando si guardino altre opere del Bagnacavallo, per esempio, il quadro del Crocifisso nella sagrestia di S. Pietro, la sacra famiglia con S
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; lodatissimi furono quelli di Massimiliano Sforza e di Gastone di Foix. I suoi affreschi qui in S. Maria Maggiore sono stati abbattuti. Insieme a
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torcere gl’insiemi più che le ossa non comportino. Si guardino, per aver un’idea della sua maniera, il Presepio della pinacoteca e la S. Orsola in S
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giunto neppure il nome, e che forse s’accasciarono sotto il peso di condizioni maligne ? Raffaello è singolare non solo pel genio, ma pel cospirare
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. Nè si dee presumere che i lettori s’interessino degli accidenti della nostra vita privata, o che molti di essi, conoscendoli, ci risparmino P
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