Saggi di critica d'arte
vedendoli lontani, li giudicano stremati di forze; era ingiusto di quella ingiustizia che quasi fatalmente convien che abbiano quei grandi a cui la natura
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a titolo di onore qui nomino, poichè egli ha dottrina comparabile a quella dei più valorosi scrittori stranieri di cose d’arte, e forse li supera per
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chioma diffusa di Guido Reni, sembrava circuire d’un nimbo quella bella testa intelligente, mentre il popolo di Quirino acclamava come un tempo all
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trovava in quel tempo lo spirito italiano. Ma chi crede che quella ridondanza e quel fasto fossero pura applicazione di precetti pittorici, è pensatore
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modo di esprimersi. Ma Guido, dipingendo quella figura, non ha potuto, o non ha voluto, deporre del tutto il ricordo del S. Michele che il Calvari avea
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Caravaggio. Quel vigoroso lumeggiare, quella saldezza d’impasti, quella quasi brutalità di metodo nel trattar le mestiche, quella sdegnosa contraddizione a
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di esagerare la teoria detta dell'ambiente, anzi di non assegnare alle manifestazioni artistiche altra cagione che quella; ma nessun critico savio e
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quella di un cielo velato da lievi nuvole grige, in cui la intensità colorifica di tutti gli oggetti si smorza alquanto, e tutti i toni hanno qualcosa di
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disegnata e ridisegnata con immensa passione nella scuola del Calvart, ch’era ben fornita di gessi calcati dall’antico. Di quella sua giovanile
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pur sincera e profonda. Un esempio di questa specie qui a Bologna si ha in quella perla inestimabile che è la Madonna di S. Bartolomeo, e fino a un
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la massima accusa fatta a Guido è di snervatezza e vacuità di stile; guardate il filisteo morente ch’ci comprime col piede, e ditemi se quella testa
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qual doveva essere nella primitiva freschezza, esce da quelle figure fosche, solenni e rigide nel dolore, esce da quella tetraggine del cielo e della
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Quando s’è avuto un’anima come quella di Guido, non si decade nella stima della posterità. Che importa se sorgono accusatori? Raffaello nella prima
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, una forte impressione, di quelle che lasciano una traccia per tutta la vita; un’impressione la quale rivelò al Francia che quella revisione
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Tuttavia quella scritta sotto il ritratto del Bentivoglio poteva anche essere vera. E allora l’ipotesi preferita dai moderni, ossia che il Costa sia
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Misericordia sia stato il primo saggio pittorico di lui, e ch’esso avesse la data del 1490. Ma nè quella tavola ha la data che si dice, dopo che il
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’ingegni forti, che somiglia alla riservatezza d’una bella pudica. E quella circospezione rispettosa, che infine è desiderio di non deviare la mano fuor
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sguardi, dovè sembrare quella mattina rischiarato da un’intima letizia, alla cui espansione era freno il raccoglimento della preghiera alla quale si
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sparire il vero nelle variabilità degli accidenti di luce. Sapienti oramai del reale, pensavano: quella linea effettivamente c’è, dunque dobbiamo
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. Sono bellissime le sue medaglie, specialmente quella ov’è rappresentato il Bentivoglio e l’altra ove il papa volle la sua effigie. Se, come pensa il
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Fra quella serie di pittori che s’affaticavano a conciliare le pie intenzioni del medioevo coll’ossequio al reale e alla rifiorita bellezza pagana, e
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A me piace immaginare tra quella turba occhiuta un fanciullo di dieci anni che, grazie alla vivezza infrenabile dell’età e alla piccolezza stessa
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, posseduto da Giovanni II Bentivoglio; ma, seppur non perì o non andò dispersa nella caduta di quella famiglia, certo quell’opera, ancor lungi da slanci
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dissimile da quella ch’era stata la sua, anzi da non destargliene neppure il desiderio. Noi siamo degl’infelici sempre irrequieti alla ricerca di un ideale
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significato, non risalgono al ganglio da cui s’irradia quella vita potente; c giungono presto anche all'alterazione di quei caratteri superficiali, giacchè a
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I seguaci di Raffaello, rispetto agli altri, videro nel loro campo quella maggior ampiezza e varietà che nel dar vita a soggetti differenti era stata
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conquista della bellezza, essi vollero, per dir così, afferrare quella parvenza, ch’era anch’essa fenomeno transitorio, e prolungarne la durata
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, bramosa dell’impreveduto, sa donde quella solennità è tolta, e l’anima non ne deduce alcuna vibrazione. Hanno il sentimento del decoro; ma voi avete
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raffaelleschi. Una sacra famiglia di Innocenzo in questa pinacoteca, è pochissimo dissimile da quella del museo di Napoli, della quale è evidente che il
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; lo dice finalmente il contratto, scovato da Corrado Ricci, in cui Innocenzo si obbligò nel 1517 a fare quella pittura.
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tempo. Se si pensa che in quella colomba è simboleggiato lo Spirito Santo, è da accusare l’artista, non dico d’irriverenza (chè questa non fu
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