Saggi di critica d'arte
quell'orbita, e a supporre che altro ideale diverso dal loro non ci possa essere. Sublime aberrazione dei magnanimi, senza cui forse non sarebbero nate opere che
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Caravaggio l’esteriorità di quell’arte, non lo spirito. Adottò quella fierezza e robustezza di stile, e fu per lui ginnastica salutare, grazie alla
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, vi parlerei a lungo delle delizie inesprimibili che io, fanciullo, ho provate dinanzi a quell’immagine. Solo vi dirò che, inesperto ancora a tenere
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gli esempi del Francia. Qualcosa di quell’aria estatica, di quello scender leggiadro delle linee del collo, delle acconciature stesse del capo e
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esaminato che una parte. C’è un quadro, Signori, nella vostra pinacoteca che li compendia tutti, salvo quell’unico, sì importante di cui ho ragionato
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, da dare il capogiro a chi regge in mano una tavolozza. E il S. Andrea Corsini? Una luce celestiale rischiara e consola quell’estatica testa senile, e
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l'attenzione a quell’armoniosa struttura dei lineamenti, ma bisogna aprir l'animo alle compiacenze .interiori dell’artista, accertate da quegli sguardi sì
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bene et fortuna.„ Non traspare da quel caro, da quell’augurio fatto nel suo segreto ad un giovane ch’ci non pensava forse di riveder più, una grande
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quell’umor balzano che diè pascolo alle celie del Vasari, era tornato a Bologna. Capriccioso, scontroso, facile censore di tutti, fiacco oltracciò nel
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, posseduto da Giovanni II Bentivoglio; ma, seppur non perì o non andò dispersa nella caduta di quella famiglia, certo quell’opera, ancor lungi da slanci
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discepoli diretti di lui non conservano le grazie raffaellesche se non a patto di farne una specie di revisione e di correzione, adattandole a quell
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Se nel raffaellismo bolognese avessero grandeggiato uomini d’alto ingegno, se, invece d’una servile adozione della parte estrinseca di quell’arte, ci
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carattere, getti di pieghe sobri e veri. Ma io non sarei meravigliato se un bel giorno una vecchia carta venisse a rivelarci che quell’opera è di Lorenzo
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mendicato, non vede che in quell’applicazione di seconda mano è svaporato il profumo essenziale che l’originalità della primitiva visione avea
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convinto che le figure, che la posseggono, sieno inconscienti della gradevole sensazione che destano. In quell’inconsapevolezza è tutto il fascino della
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guscio, giacchè non abbiamo memoria ch’egli andasse mai a Padova, a Venezia, a Roma, a Milano, dovè sentirsi pungere nell’animo quell'amara verità per cui
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dalla tabe dei ritocchi, esse tuttavia sono assai lontane dal mostrarsi a noi in quell’eccellenza che fruttò all’artista, nel suo tempo giustissima
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