Saggi di critica d'arte
dipingeva un’accolta di visi benevoli intenti alle mie parole, e dalla brama di non veder que’ visi, neppure un momento, illanguidirsi per stanchezza
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Ma Michelangelo aveva ragione? Dal suo punto di vista, esclusivo per ingenita necessità del suo essere, forse sì. Nel senso assoluto della cosa aveva
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Io son qui a parlarvi di un pittore secentista, ossia di uno di quelli intorno ai quali non s’industria in alcun modo l’acuità, per tanti rispetti
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qui; toccherà ad essi aggiungere all’opera dei presenti quel che questi per preconcetto o per antipatia trascurano di esaminare; e quest’ultima parte
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’arrivo di un trionfatore. Così avea voluto il pontefice che si onorasse Guido. Il quale del resto, se non aveva immaginato che per lui si sarebbero
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ramingato per la Francia, nutrendosi a stento e sempre tendendo verso l’Italia, il suo sogno, il suo delirio, ove intendea studiar molto e divenir
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contendergli quest’onore. Se poi mi si chiedesse ancora se il Francia avesse per avventura posseduto la scienza dell'arte, ossia il dominio dei mezzi
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’essa ha di più significativo per l’arte. Se tuttociò avvenne per virtù di riflessione più che per islancio inconscio, egli è che le condizioni storiche
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diventerà, reputo si possa dire che l’elemento desunto dal Calvari sia stato da lui mantenuto per deliberata volontà, giacchè egli era già si padrone
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L'ammirazione per Guido crebbe molto quand’ebbe frescato nel claustro di S. Michele in Bosco una storia di S. Benedetto, della cui perdita ci resta
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tutte le tradizioni, erano una piccante novità fatta apposta per sedurre un ingegno giovanile. Di ciò il Delaborde fa a Guido un’accusa, e si
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serie di cause storiche, si sentano un po’eccitati tutti; giacchè, in fondo, l’artista non è dissimile degli altri uomini se non per la sua facoltà di
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Ad ogni modo, l’ingegno di Guido fatto per amar la luce nelle armonie blande e per intendere quant’efficacia di poesia si possa trarre dalle dolci
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di regina, e la spinse, graziosa civettuola, tra la leggera mondanità del suo tempo. Per verità, in tutto il secento italiano nessuno più di Guido era
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. Non do altri esempi per non prolungar di troppo l’enumerazione; ma desidero si noti da quelli che ho dati come la reminiscenza della Niobe si
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più raffinato e, se l’espressione può correre, di più zuccheroso. Certo, ei fece cosa assolutamente nuova e piena di allettamento. Per me, non saprei
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indeterminatezza che simula per noi un’alta idealità, Guido li escludeva per proposito. Ma certo più utili, benchè la storia non ce ne avverta, gli furono
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dei potenti, dalle lodi iperboliche dei poeti, dagli eleganti distici latini che allo stesso Paolo V inspiravano le sue pitture, ei fu per qualche tempo
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vecchio errore che Marco Zoppo sia stato maestro del Francia. Inconsapevole per molti anni del suo istinto di pittore, ei dovè sentirne lo stimolo
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alcuna ragione oramai per accettare l’affermazione del Malvasia, che, invertendo le parti, vuole il Costa discepolo del Francia; ma non ce n’è nemmeno
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penetra diffusa o per riflesso, non è percettibile allo sguardo. Nei ruscellini d’erba, nei fiori, nei capelli e nelle barbe, negli alberi lontani, nelle
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quali ho dato una traccia descrittiva, alle altre opere, sempre c’è una nota fondamentale: la serenità. Naturalmente placido, ei rifuggiva per istinto
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sue fossero belle, devote e ben fatte. Per farsi un’idea dell'altezza a cui nelle sue visioni ei sollevava il tipo della donna, non basta fermar
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, ritolse a Raffaello a cui era stato sempre attribuito, per darlo al Francia, è chiaro che questi oltrepassò di molto nel cammino l’illustre ferrarese.
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come il sommoversi per terremoto d’una massa liquida sempre tranquilla: alla superficie del lago appare insolito increspamento; ma il terremoto è
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caro per la sua fedeltà ai principi del quattrocento, per la sua inconsapevolezza dell’ulteriore svolgimento (ov’egli maldestro avrebbe potuto
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della persona, era riuscito, inframettendosi tra la gente a procacciarsi un buon posto per vedere. Egli avea nel cuore la fiamma sacra dell'arte
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disagi d’ogni specie sopportati per l’arte, ed era morto giovane. Amico, suo fratello minore, dopo avere lungamente viaggiato per l'Italia, sospinto da
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stato maestro di disegno: Marcantonio Raimondi, notissimo dapprima come abile contraffattore delle stampe tanto ammirate che Alberto Durer spandeva per l
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parte d’Italia questo grande artista sia stato consultato, imitato, seguito con tanta devozione quanto a Bologna; giacchè, per esser giusti, gli stessi
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Il raffaellismo.... (mi si perdoni questa parola, che è brutta, ma divenuta necessaria per esprimere in astratto l’arte nata dagli insegnamenti di
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cristallizzata in formole, se fosse stata fonte feconda di nuovi motivi pittorici, Bologna in quel periodo infelice che sorgeva per tutte le scuole d
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, troppo rossa d’intonazione, ma per disegno, per garbo di atti e di volti abbastanza buona. Nulla palesa in questo artista il proposito di dipartirsi dalle
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politica!) che, tre anni dopo, sarà spezzata tra gli urli di collera di quelle bocche medesime che s’erano spalancate per applaudirne l’erezione
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. In qualche opera fatta da Giacomo poco dopo la morte di suo padre, per esempio, il Crocifisso in S. Stefano, lo spirito dell’estinto ancor gli parla
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’uno, S. Frediano con altri santi, l’altro, la Madonna con S. Paolo, la Maddalena e S. Giovannino, per non dire di altri nelle chiese di Bologna, sono
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si risolse a seguirla per aver veduto ed amorosamente, divotamente, copiato la sacra famiglia, ora gemma del museo di Napoli, allora posseduta da
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agevolezza di atteggiamenti; e che cosa l’arte possa guadagnare in tali condizioni, ognuno lo vede. Aggiungete pure che non riesce a nessuno, per
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non indebite, esagerate. Per esempio, il Malvasia antepone Innocenzo al Francia, e di tal giudizio si fa argomento per dimostrare la sua imparzialità
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giovanili alquanto arricciati, per le narici oblique che rendono talora men amabili le fisonomie, per angoli di bocche volti all’insù; Innocenzo ha
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giacenti in terra, si è ricordato della bellissima Pace del Francia, ov’è niellato lo stessosoggetto. E un affresco pregevolissimo per la spontaneità delle
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di costui. Ei ci lascia col dolore di vederlo uscir subito da una strada eh’era meglio accomodata ai suoi passi. Basta volger lo sguardo per vedere lo
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Poco lontano dai sessant’anni in quel tempo, il bolognese, avvezzo ad un’ammirazione incontrastata, ignaro fin allora dei nuovi avviamenti per cui l
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grande naufragio, i quali, per quanto lodati dai vecchi scrittori, non alterano il concetto che abbiamo di questo artista. Il quale, scrive il Vasari
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. Grandeggia nel fondo un’architettura sontuosa, a cui si ascende per magnifico scalone, e in ciò pare il Bagnacavallo quasi un precursore di Paolo Veronese
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Ma quando si guardino altre opere del Bagnacavallo, per esempio, il quadro del Crocifisso nella sagrestia di S. Pietro, la sacra famiglia con S
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bolognese; ma basterà dir poco, che all’importanza loro sarebbe sproporzionato un lungo discorso. Girolamo Marchesi, detto il Cotignola, peregrinò per l
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campo in cui vi ho condotti, il ragionamento dovea per necessità esser monco. Chi potrebbe ormai, dopo tanto disperdimento di notizie, tener dietro ai
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torcere gl’insiemi più che le ossa non comportino. Si guardino, per aver un’idea della sua maniera, il Presepio della pinacoteca e la S. Orsola in S
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miei numerosi appunti, avrei potuto rimaneggiare i tre discorsi per avvicinarli un po’più al tipo che tali scritture devono avere ai nostri giorni; ma
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