Saggi di critica d'arte
facoltà della mano. Michele è veramente un celeste, il cui volto meraviglioso par che scintilli d’una luce ch’è fuor della nostra natura; la chioma
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spontanei alla mano ogni volta ch’ei dovesse dipingere un viso femminile volto all’insù. Qui a Bologna possono vedersene vari saggi. Uno è nella madre
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un lapis in mano, m’ingegnava di disegnarla e ridisegnarla, e quando la mano m’era divenuta più obbediente, mi provava a disegnare quel tipo
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felicità della mano. S. Carlo, estenuato e pallido, colle sottili mani ceree si stringe mestamente al petto un piccolo crocifisso, mentre S. Francesco
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, da dare il capogiro a chi regge in mano una tavolozza. E il S. Andrea Corsini? Una luce celestiale rischiara e consola quell’estatica testa senile, e
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color d’ardesia, in cui la destrezza della mano non compensa la vanità dell’idea e l’assenza di una viva percezione della natura? Dissi anch’io nella mia
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’ingegni forti, che somiglia alla riservatezza d’una bella pudica. E quella circospezione rispettosa, che infine è desiderio di non deviare la mano fuor
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presagito la distruzione che, quarantasette anni dopo, sarebbe stata fatta della grande opera a cui egli ponea mano, Sante Bentivoglio, corteggiato da tutte
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Procedendo innanzi nell’esercizio, il Francia acquistò più scioltezza e disinvoltura di mano, non mai vera larghezza di stile. Egli è di quelli che
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blandi e pietosi ove il pennello è passato come una carezza, da quelle narici d’un taglio sì fine, da quelle labbra ove la mano s’è intrattenuta a
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, meraviglioso giovane sui ventitrè o ventiquattro anni, a cui il Francia regala il suo ritratto, dipinto di sua mano e dedica un sonetto, ov’è la più
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con essi, il Francia sentì di mano in mano che lo scettro dell’arte non gli poteva essere contrastato a Bologna, e infine lo strinse con animo
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giovinezza egli è stato rigoroso, accuratissimo disegnatore. Si può permettere alla mano di sbizzarrirsi, quando vigila l’intelletto ricco di conoscenze. Il
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riflesso di ciò che le si agita dintorno. Chiuso nella sua maniera, egli si andò di mano in mano peggiorando. La fluidità delle modellazioni trasmoda più che
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mendicato, non vede che in quell’applicazione di seconda mano è svaporato il profumo essenziale che l’originalità della primitiva visione avea
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ferrarese, e principalmente ricorda la mano di Benvenuto Garofolo. Eppure è di Innocenzo. Lo dice il Vasari, che anch’esso dipinse in quel monastero e conobbe
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attenzione che il Lamo nomina due Profeti dalla stessa mano, quivi accanto, a destra e a sinistra; ma non possiamo deplorar troppo un’omissione si
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